L'ultimo viaggio dell'HMHS Britannic

12 - 21 Novembre 1916

Teniamoci aggiornati con gli avvenimenti che accadono quotidianamente nel mondo e commentiamoli postando il nostro libero pensiero.

L'ultimo viaggio dell'HMHS Britannic

Messaggioda Bonifacio » 05/05/2021, 19:48



12 Novembre 1916

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In piena prima guerra mondiale, the His Majesty's Hospital Ship Britannic si accinge a salpare da Southampton, Regno Unito, per quello che sarà il suo sesto ed ultimo viaggio, destinazione l'isola di Lemno (nello specifico Moudros), Grecia, al fine di assistere centinaia e centinaia di soldati che in quell'area combattono contro l'impero Ottomano. Sono le 14:23 del 12 Novembre 1916.

Il Britannic, nave gemella del più noto Titanic e concepito per essere una versione migliorata di quest'ultimo sotto tutti gli aspetti, non è nuovo a questo genere di missione: varato il 26 Febbraio 1914 e completato in ritardo a causa dello scoppio della prima guerra mondiale, dopo un periodo di attesa venne requisito come nave ospedale dall'ammiragliato in un primo momento il 13 Novembre 1915, con l'identificativo G.608.
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La nave venne costruita nello stesso "slot" del cantiere occupato in precedenza dal gemello Olympic, il primo del trio ad essere costruito e l'unico a sopravvivere (ritirato nel 1935 e demolito nel 1937).
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I lavori per completarla e renderla almeno operativa verranno pesantemente rallentati dallo scoppio della prima guerra mondiale perchè il Regno Unito volle non a torto priorizzare ogni intervento alla Royal Navy, rallentando in questo modo ogni contratto civile tra i quali il Britannic.

Video del varo, 26 Febbraio 1914: https://www.youtube.com/watch?v=gOa9r5gb0R0

Nonostante non fosse stato concepito per essere un ambiente ospedaliero, dopo la riorganizzazione dei suoi interni poteva ospitare ben 3309 letti, alcune sale operatorie e aree specifiche per feriti lievi e gravi.
Andò tutto relativamente bene e il Britannic portò a termine in maniera ottimale i suoi compiti (tre viaggi) e alla scadenza di questa prima requisizione, il 6 Giugno 1916, venne riconsegnato alla compagnia proprietaria, la White Star Line, che naturalmente lo rimise in attesa che la guerra finisse e al contempo lentamente iniziava ad allestire i lussuosi interni e ad assicurarsi che la nave potesse offrire ogni genere di comfort e svago per quando avrebbe finalmente iniziato il suo servizio civile, come da grandi aspettative.

Il destino non volle: la guerra per il Regno Unito si stava dimostrando più difficile del previsto, così l'ammiragliato richiamò il Britannic in servizio il 26 Agosto 1916. In questa occasione o poco prima che scadessero i termini della prima requisizione, l'identificativo venne cambiato in G.618.
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Il sesto ed ultimo viaggio del Britannic avvenne dunque durante la seconda requisizione, sempre in veste di nave ospedale.
Interessante notare come durante il quinto viaggio l'equipaggiò soffrì di un'intossicazione alimentare e per questo motivo la nave, giunta a Moudros, fu costretta ad un periodo di quarantena.

Gli interni

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Essendo stato requisito come nave ospedale poco dopo una parziale ultimazione, gli interni del Britannic furono lasciati non ornati, spogli e in alcuni casi non assemblati, allestiti solo il necessario. Si dia per rendere l'idea uno sguardo alle due immagini qui sopra: sono immortalate la grande scalinata con l'orologio, la quale era già stata motivo di sfarzo sui gemelli Titanic e Olympic, con la parete antistante, sulla quale come esclusiva del Britannic era previsto un organo con melodie predefinite che avrebbero risuonato ad orari prestabiliti al fine di rendere onore al contesto lussuoso che si voleva mostrare. Il fatto che questo organo fosse un'esclusiva del solo Britannic (non verrà aggiunto nemmeno in seguito al sopravvissuto Olympic) è un'ulteriore prova di come questo fosse destinato ad essere il più magnificente dei tre, il top gamma della sua classe. Naturalmente come si intende, le immagini mostrano come invece era questo ambiente durante il suo servizio ospedaliero: l'orologio della scalinata non venne assemblato e sulla parete destinata all'organo oltre a mancare persino la copertura, c'era solo una foto di Re Giorgio V del Regno Unito.
Concedendoci un po' di utopia, possiamo osservare come questi ambienti sarebbero apparsi se la nave fosse sopravvissuta e avesse avuto modo di fare il figurone per il quale era stata designata.
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L'organo concepito per il Britannic era già pronto e funzionante, il non esserci stato assemblato ne ha paradossalmente garantito la sopravvivenza. Dopo essere stato nel corso degli anni rintracciato e riconosciuto è tuttora conservato in un museo svizzero.
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Nonostante come abbiamo visto gli interni non fossero in grado di offrire il livello di comfort e lusso che avrebbero sicuramente offerto se invece fossero stati pienamente assemblati ed ornati, alcuni di essi furono comunque abbastanza frequentati durante le missioni, per esempio la piscina venne attivata come esclusiva dell'equipaggio e dello staff medico durante le ore libere, i pazienti ricoverati non potevano accederci:
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La piscina ornata come da intenzioni:
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15 Novembre 1916

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Intorno alla mezzanotte del 15 Novembre 1916, la nave supera lo stretto di Gibilterra ed entra nel Mediterraneo. Non ne uscirà più. Il tempo è sereno e la vista è pulita, per questa ragione la velocità è sostenuta. L'arrivo a Napoli per la consueta sosta è previsto per il 17 Novembre.
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Interessante osservare come di notte l'equipaggio usasse dei teloni per coprire delle aree, situate a prua e a poppa ed attraversate nell'evenienza a tutte le ore dallo staff medico, con lo scopo di ripararle dal freddo e dalle intemperie.
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L'obitorio

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Come qualsiasi altro ospedale che si rispetti, anche il Britannic venne dotato di un obitorio, esso altro non era che questa "casina" situata all'estremità della poppa: non era infatti raro che uno sfortunato ricoverato a bordo morisse a causa di complicanze dovute alle ferite o ad altri motivi e non lo si poteva mica gettare in mare, quindi il suo cadavere veniva chiuso in questo "magazzino", situato come si può intuire all'estremità della poppa per motivi igienici (procedendo la nave in avanti, in caso di veloce decomposizione la puzza non avrebbe impestato le sovrastrutture che avrebbe altrimenti impestato fosse stato situato in luogo diverso). Fu una struttura aggiunta ad hoc per il servizio ospedaliero, fosse la nave sopravvissuta sarebbe stata ovviamente rimossa, si osservi l'immagine di seguito.
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L'organizzazione a bordo

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Passata un'altra notte, i pazienti venivano svegliati alle sei e chi poteva veniva fatto allontanare affinchè si potesse meglio procedere ad un'accurata pulizia dell'area di ricovero, quindi verso le sei e trenta veniva servita la colazione, dopodichè i pazienti erano invitati a recarsi di nuovo nei loro ricoveri al fine di consentire all'equipaggio e al capitano di procedere senza intralci alla prima delle due ispezioni della giornata atte a verificare che tutto andasse per il verso giusto. Una volta che questa veniva completata, si poteva procedere con le cure e gli interventi prestabiliti per i pazienti. Il pranzo veniva poi servito intorno alla mezza, seguito dalla classica abitudine inglese del tè verso le sedici e trenta. I pazienti erano quindi liberi di trascorrere il tempo passeggiando per la nave, evitando eventualmente le aree chiuse a causa di interni del tutto non assemblati. Alle venti e trenta tutti i pazienti dovevano tornare ai loro ricoveri perchè iniziava la notte, una volta che ciò veniva fatto il capitano e l'equipaggio eseguivano la seconda ispezione della giornata, quindi anche il capitano si ritirava nella sua cabina e rimaneva operativo solo lo staff medico e l'equipaggio assegnati per la notte. Il giorno dopo il ciclo si ripeteva.
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Lo staff medico della Royal Navy e alcuni membri dell'equipaggio venivano fatti alloggiare in quelle che dovevano essere le cabine e le suites più lussuose della nave, ovviamente però queste erano disassemblate al fine di ricavare spazio e posti letti. Ecco due esempi:
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Questa che segue è nello specifico una suite di alto rango, dotata di salotto, al posto del quale si ricavarono invece due posti letto.
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Si osservi bene questi due ultimi spazi appena mostrati, perchè li stiamo per confrontare con quelli pienamente ornati della realtà alternativa nella quale la nave è sopravvissuta:
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La sicurezza senza eguali

Non solo il lusso e lo sfarzo di ogni genere. Come abbiamo già accennato, il Britannic era anche progettato per essere molto più sicuro dei suoi gemelli Olympic e Titanic. Per capire questo concetto occorre tuttavia procedere per gradi, si tenterà dunque di essere il più chiaro e il più esaustivo possibile a riguardo.
Serve innanzitutto prendere come premessa iniziale il gemello Titanic: esso può paradossalmente essere considerato anche oggigiorno una delle navi più sicure mai realizzate, specialmente all'epoca, inabissatasi per errore umano e non per suoi difetti strutturali. Il Titanic (così come inizialmente l'Olympic) poteva infatti resistere a galla e sopportare l'allagamento di due compartimenti in qualsiasi punto dello scafo, di quattro compartimenti se invece il danno fosse avvenuto a prua. Questa elevata sicurezza era garantita dalla suddivisione dello scafo in compartimenti stagni, i quali alla fine stagni non erano poichè non si innalzavano oltre un certo punto dell'altezza della nave, questo aspetto tuttavia non fu tenuto in considerazione dato che era comunque assicurata la rimarchevole capacità di sopportazione descritta poc'anzi, inoltre vi era anche un raddoppiamento del fondo (doppio fondo) della nave che contribuì a migliorare il senso di sicurezza generale. La notte del 14 Aprile 1912 il danno dell'iceberg avvenne a prua, ma interessando sei compartimenti stagni e di conseguenza, siccome la matematica non è un'opinione, la nave iniziò ad inabissarsi perchè non essendo i compartimenti appunto propriamente stagni, questi iniziarono ad allagarsi uno dopo l'altro per effetto domino a causa della progressiva inclinazione dello scafo. Si osservi questa immagine per capire il tutto:
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in rosso: i compartimenti stagni e le paratie.
in verde: il danno causato dall'iceberg.
in azzurro: l'acqua e il suo livello man mano che lo scafo si inclinava.
Si noti come ad un certo punto il livello dell'acqua superò l'altezza dei compartimenti e condannò definitivamente la nave.

Spiegato questo, il progetto del Titanic rimaneva comunque valido: oltre ad essere infatti raro che potesse, specie dopo il disastro, se non accadere ripetersi un danno di tale entità per una nave, era sufficiente avere fissi a bordo una manciata di binocoli al fine di migliorare la visibilità di notte e un numero sufficiente di scialuppe di salvataggio. Tuttavia si decise di intervenire comunque strutturalmente sui suoi gemelli: l'Olympic e il Britannic.
Nel mentre che il Titanic si inabissava, il primo era anch'esso in viaggio pieno zeppo di passeggeri e comunque già in servizio da un po' di tempo, il secondo invece era ancora in costruzione presso il cantiere. Le migliorie proposte dunque riguarderanno in maniera più consistente il Britannic, che essendo per l'appunto non ancora costruito permise ai progettisti di avere più mano libera nelle modifiche necessarie da attuare al progetto originale, riguarderanno invece in misura minore, ma comunque efficace, l'Olympic, che come abbiamo visto era già in servizio e non lo si poteva in ogni caso "smontare" del tutto per poi ricostruirlo da capo.

Le migliorie in breve furono le seguenti:
  • Innalzamento generale dei compartimenti stagni esistenti e creazione di nuovi compartimenti in punti critici dello scafo;
  • L'innovativo doppio fondo - rilevatosi inutile sul Titanic - venne esteso alle fiancate raddoppiando di fatto l'intero scafo;
  • Il sistema di pompaggio venne migliorato e le pompe di sentina avrebbero ora potuto espellere più quantità d'acqua in un determinato lasso di tempo;
  • Incremento del numero di scialuppe.
Una volta apportati, questi miglioramenti strutturali avrebbero consentito al Britannic e all'Olympic di resistere a galla e sopportare l'allagamento di ben sei compartimenti stagni, due in più rispetto al limite massimo sopportabile invece dal Titanic.

Non esiste miglior modo per capire l'effetto di queste migliorie se non quello di osservare come l'Olympic e il Britannic sarebbero sopravvissuti qualora avessero subito lo stesso ingente danno che affondò il Titanic:
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Nota bene: per un motivo che ignoriamo, questa immagine si riferisce al solo Olympic, va tuttavia sottinteso come già scritto in precedenza che queste migliorie furono apportate in maniera più consistente al Britannic.
in rosso: i compartimenti stagni migliorati.
in nero: il doppio scafo.
in verde: il danno causato dall'iceberg al Titanic.
in blu: l'acqua e il suo livello.

A conferma della maggior consistenza di queste migliorie sul Britannic, vi è il fatto che a costruzione completata la larghezza del suo scafo risultò aumentata. Ciò consentì l'installazione di potenti bracci elettrici i quali non solo permettevano un più autonomo ammaraggio delle scialuppe in caso di emergenza, ma se la nave fosse sopravvissuta avrebbero anche raccolto tutte le sue scialuppe presso la loro sede e lasciato il ponte libero da ostacoli al fine di far godere ai passeggeri una splendida visione del panorama, ciò quindi rappresentò al contempo anche un'altra esclusiva per il Britannic, poichè non avendo modo di assemblare questi bracci elettrici anche sull'Olympic, quest'ultimo fu costretto fino alla fine della sua carriera ad avere il ponte perennemente "occupato" dalle scialuppe poste in fila una dopo l'altra.
Purtroppo a causa dei disservizi dovuti alla guerra e alla requisizione da parte dell'ammiragliato, non fu possibile assemblare il numero che si intendeva di bracci elettrici, quindi al fine di garantire scialuppe per tutti si vide comunque necessario assemblare temporaneamente anche i bracci "tradizionali" già visti per le scialuppe del Titanic e dell'Olympic.
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Come fatto intendere poc'anzi, così è come invece sarebbe apparso il ponte se la nave fosse sopravvissuta:
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17, 18, 19 e 20 Novembre 1916

Il Britannic a Napoli

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Nella mattinata di Venerdì 17 Novembre 1916, la nave giunse come programmato a Napoli, Regno d'Italia, per il suo consueto rifornimento di acqua, carbone e, se possibile, materiale sanitario qualora ve ne fosse stata la necessità.
Napoli fu una sosta abituale per il Britannic nel corso del suo servizio ospedaliero nel teatro Mediorientale. La fotografia mostrata poc'anzi lo immortala sullo sfondo assieme al Vesuvio nel Febbraio 1916.

Durante questo suo ultimo viaggio, una violenta tempesta trattenne la nave nel golfo partenopeo fino al pomeriggio di Domenica 19 Novembre quando, durante un momento di quiete, il capitano ne approfittò per ripartire. La tempesta riprese impetuosa poco dopo, ma il Britannic era ormai ripartito.
La seguente fotografia immortala la nave intenta a lasciare Napoli durante uno dei suoi abituali viaggi verso il teatro di guerra sopracitato.
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Il giorno successivo, Lunedì 20 Novembre 1916, la tempesta si placò e il Britannic superò senza problemi lo stretto di Messina.
Si accingeva dunque ad entrare per l'ultima volta nel mar Egeo.

21 Novembre 1916: l'inizio della fine

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Alle prime ore del 21 Novembre 1916, il Britannic raggiunse Capo Matapan ed era ormai entrato nell'Egeo.
Man mano che il giorno prendeva il posto della notte, la velocità venne progressivamente aumentata fino a raggiungere la massima che la nave poteva ottenere (43 km/h). La destinazione, l'isola di Lemno, era ormai prossima quindi lo staff medico e l'equipaggio si stavano emotivamente preparando ad accogliere un nuovo cospicuo numero di persone ferite, mutilate o anche solo psicologicamente a pezzi provenienti da un teatro di guerra, al fine di assisterle meglio che si poteva e riportarle a casa.
Quello che l'equipaggio non sapeva e che molto difficilmente avrebbe potuto prevedere è che esattamente un mese prima, il 21 Ottobre 1916, il vile sottomarino tedesco U-73 avesse piazzato delle mine nel canale di Kea (Ceo in italiano). Per raggiungere Lemno, il Britannic doveva attraversare proprio quel canale e la rotta tracciata lo stava tristemente portando verso una di queste mine.

L'esplosione

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Alle 08:12, nel mentre della sua accelerata navigazione, una violenta esplosione improvvisamente scosse la nave. L'immediata reazione dell'equipaggio fu ovviamente chiudere le paratie stagne tramite apposito comando dalla plancia, contestualmente il capitano ordinò in un primo momento di arrestare i motori al fine di analizzare bene la situazione e di capire cosa fosse successo. Sebbene il Britannic fosse una nave ospedale, quindi non bersaglio di guerra, l'equipaggio non riuscì ad accertare cosa avesse colpito la nave, se una mina come poi definitivamente si appurò, oppure un siluro lanciato indiscriminatamente.

Le conseguenze dell'esplosione

Nonostante l'eccellente sicurezza garantita dal Britannic, la situazione ben presto apparve tragica: il doppio scafo non era infatti riuscito ad impedire che la violenta esplosione aprisse una breccia tra il compartimento (hold - stiva) numero 2 e il compartimento numero 3. Con la paratia che li divideva saltata in aria, questi due compartimenti furono quindi i primi ad essere interessati da un veloce allagamento, anche il tunnel di servizio sottostante che collega gli alloggi dei fuochisti situati a prua con il locale caldaie (boiler room) numero 6 risultò danneggiato e ciò facilitò l'acqua nell'invadere anche citato locale caldaie. Le rimanenti paratie di prua fino al gavone (peak) a causa della violenta esplosione videro il loro meccanismo di funzionamento danneggiato, quindi impossibilitate a chiudersi. Come se non bastasse, un'ulteriore paratia che avrebbe dovuto proteggere il locale caldaie numero 5 si chiuse a metà vanificando dunque la sua esistenza e permettendo all'acqua di invadere anche quest'ultimo locale caldaie man mano che il locale caldaie numero 6 a sua volta si inondava. I primi sei compartimenti del Britannic si ritrovarono quindi in men che non si dica aperti al mare senza nessun tipo di protezione e si stavano allagando velocemente. Si osservi questa immagine per capire il tutto:
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in fucsia: i compartimenti stagni e le paratie.
evidenziato in verde: il tunnel di servizio sottostante i due compartimenti coinvolti nell'esplosione.
X rosso scuro: paratie danneggiate non chiuse.
X arancione: paratia non chiusa correttamente.
Come abbiamo già avuto modo di narrare, a seguito del disastro del Titanic la sicurezza del Britannic venne notevolmente aumentata e la nave avrebbe potuto resistere a galla e sopportare l'allagamento massimo proprio di sei compartimenti. Se questo aspetto formalmente poteva far tirare un sospiro di sollievo, nella realtà non fu così, perchè su tutta questa bella torta finì come ciliegina la questione degli oblò, che ci accingiamo a spiegare:
Il Britannic, così come i suoi gemelli, era progettato per le fredde traversate nell'oceano Atlantico, quindi con interni designati a trattenere il calore e non certo favorire un ricambio d'aria come invece in maniera opposta richiedeva il contesto ospedaliero al quale era stato adibito. C'era poi un ordine predefinito per tutte le navi in tempo di guerra che obbligava a tenere gli oblò chiusi o comunque aperti solo per pochi minuti. Sul Britannic le cose andarono diversamente. Per venire incontro allo staff medico, il capitano e l'equipaggio decisero infatti di chiudere un occhio riguardo questa restrizione e consentirono a medici e infermieri l'apertura a piacere degli oblò al fine di far ventilare gli ambienti, dando tuttavia erroneamente per scontato che in caso di emergenza prima di evacuare avrebbero provveduto a chiuderli. Così naturalmente non fu, nè il capitano nè l'equipaggio ci pensarono minimamente e a farne le spese fu la nave, la quale come voleva la matematica poteva resistere con sei compartimenti stagni allagati, ma dal momento in cui lo scafo iniziò inesorabilmente ad inclinarsi a causa di tutte le criticità sopra illustrare e descritte, l'acqua iniziò a penetrare nello scafo anche attraverso gli oblò lasciati aperti, surclassando in questo modo le paratie stagne chiuse correttamente e allagando di conseguenza ulteriori compartimenti. Questo errore umano condannò definitivamente la nave.

Ci furono infine altre conseguenze dovute all'esplosione, elencate in ordine di gravità:
  • Rottura del timone, che risultò bloccato e inoperabile;
  • Parziale rottura della radio di bordo. La scossa causata dalla violenta esplosione aveva fatto sì che i fili dell'antenna tra i due alberi della nave si spezzassero: il Britannic poteva inviare comunicazioni, ma non ricevere risposte;
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  • Rottura della catena di comando dei telegrafi principali: per mandare gli ordini in sala macchine, ci si vide costretti ad usare il telegrafo di emergenza, sito subito a sinistra del timone.
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L'isola di Kea

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Appurata con non poco sgomento la tragica condizione in cui riversava la nave, sapendo che a tribordo (destra) si trovasse l'isola di Kea e non fidandosi del fatto che il danno fosse pienamente circoscritto al limite massimo sopportabile di sei compartimenti allagati (non si pensò come già scritto agli oblò aperti, ma si diede credito alla possibilità potessero sorgere pian piano nuove criticità o che comunque non ne fosse stata notata qualcun'altra), il capitano e l'equipaggio decisero di spiaggiare il Britannic su Kea.
Per ovviare al timone inoperabile si ricorse all'ingegnoso stratagemma di disattivare l'elica di tribordo (destra) e di azionare al massimo la turbina centrale e l'elica di babordo (sinistra): in questo modo la nave avrebbe potuto procedere e virare verso l'isolotto in autonomia.
Fu così che il Britannic iniziò a lottare contro il destino.

Le scialuppe ribelli

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Con una serie di quattro fischi scanditi dal primo fumaiolo venne resa nota a tutti l'emergenza in corso, al contempo vennero anche azionate le campanelle di allarme situate in punti strategici della nave, le quali rimasero in funzione per molto tempo al fine di accertarsi che tutti fossero al corrente della situazione.
L'ordine fu quello di recarsi sul ponte presso le scialuppe, di preparare queste ultime, ma di non calarle dato che la nave era ancora in movimento e, una volta spiaggiata, l'evacuazione sarebbe potuta procedere con molta calma.

Nel mentre che tutti si recavano sul ponte per adeguarsi alla crisi in corso, la grande nave stava fieramente guerreggiando con il vile fato, senza mostrare per ora segni di cedimento. Tuttavia, il procedere in avanti con una falla fuori controllo nello scafo fece sì che, nel giro di quindici minuti dall'esplosione della mina, la prua iniziasse ad inabissarsi notevolmente (appruamento) con una progressiva inclinazione a tribordo (destra).
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Non solo, come abbiamo già avuto modo di osservare in precedenza, i due locali caldaie non protetti si ritrovarono ben presto lambiti dall'acqua, quindi per evitare che le caldaie potessero esplodere ci si vide costretti a far fuoriuscire il vapore dal primo fumaiolo. Man mano che l'inabissamento continuerà, il vapore verrà fatto fuoriuscire successivamente anche dal secondo e dal terzo fumaiolo.
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A causa del repentino inabissamento della prua e dell'inclinazione a tribordo, alcuni passeggeri presi dalla paura iniziarono a mal tollerare l'ordine di non calare le proprie scialuppe. Vennero così calate abusivamente in tutto cinque scialuppe.
  • La prima fu molto fortunata: nonostante come vedremo tra poco la pericolosità del punto di ammaraggio, il Britannic non era ancora inclinato ad un punto tale da far emergere l'elica assassina, la quale quindi non rappresentò un pericolo per questa scialuppa;
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  • La seconda venne calata dal lato di tribordo (destra), cioè quello rivolto verso l'isola di Kea: dal momento che la nave stava virando verso questa, fu lo stesso scafo ad allontanarsi naturalmente dalla scialuppa che in ogni caso non avrebbe corso alcun pericolo dato che l'elica di tribordo, sotto il livello dell'acqua, era anche spenta;
  • La terza e la quarta pagarono il prezzo più alto: calate a poca distanza l'una dall'altra dal lato di babordo, vennero tritate ben bene dall'elica ormai in procinto di emergere;
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    Curiosità: sulla terza scialuppa erano presenti anche due sopravvissuti all'affondamento del Titanic. Una di questi era una certa Violet Jessop, la quale non solo sopravvisse come detto al Titanic, ma era a sua volta anche a bordo dell'altro gemello, l'Olympic, nel mentre che questo veniva gravemente speronato dall'incrociatore militare Hawke nel 1911. Entrambi i sopravvissuti del Titanic sopravvissero anche al Britannic.
  • La quinta ebbe una cosiddetta botta di c*lo: calata poco dopo la quarta sempre dal lato di babordo, vide l'elica arrestarsi a pochi metri di distanza poichè si era ordinato intanto lo stop dei motori.

L'arresto temporaneo dei motori e l'evacuazione

Nel frattempo, nonostante le criticità, il Britannic aveva compiuto validi progressi e stava virando con successo verso Kea.
Quando al ponte di comando arrivarono notizie della carneficina in atto presso l'elica, si decise di fermare temporaneamente i motori e di consentire infine l'evacuazione.
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Con i motori spenti e la nave in via d'arresto, tramite una nuova serie di quattro fischi scanditi dal primo fumaiolo si diede via libera completo all'ammaraggio delle scialuppe, contestualmente si provvide a disattivare le campanelle d'allarme le quali a questo punto avevano assolto il loro compito. L'evacuazione venne completata in poco più di dieci minuti e quasi tutti vennero allontanati con successo dalla nave azzoppata.
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Unico inconveniente che si ebbe durante questa frettolosa evacuazione fu la rottura di una coppia di bracci elettrici, che risultò inoperabile e costrinse coloro che avevano già trovato posto a scendere e ripiegare su altre scialuppe.
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Ad evacuazione quasi completa, il Britannic aveva intanto arrestato la sua corsa forzata e, nonostante la prua fosse ulteriormente inabissata e nonostante fossero sopraggiunti i primi segnali di cedimento strutturale, mostrava un senso di stabilità che finì con l'ingannare l'equipaggio: sebbene infatti si trovasse in una condizione ormai critica, l'inabissamento procedeva talmente a rilento che sembrò ad un certo punto cessare.
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Nuovo tentativo: di nuovo in movimento

L'equipaggio decise di non sprecare il senso di assestamento che il Britannic stava trasmettendo: per ritentare quindi di spiaggiare la nave, il capitano riavviò i motori consapevole del fatto che buona parte delle caldaie fosse ormai allagata e fuori uso.
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Poco dopo aver inviato il comando in sala macchine tramite il telegrafo di emergenza, sorprendentemente i motori si riaccesero e, nonostante le eliche fossero in buona parte emerse dall'acqua, riuscirono a far sì che la nave riprendesse a muoversi in avanti con una velocità ritenuta accettabile sommate tutte le criticità del momento. Nel frattempo proseguiva anche l'ammaraggio delle ultime scialuppe, prevalentemente dai bracci elettrici di tribordo (destra).

Una volta ripreso il forzato procedere in avanti la nave iniziò a mostrare evidenti segnali di cedimento strutturale con scricchiolii, stridii di lamiere e boati provenienti dalle sue viscere, al contempo l'acqua iniziò tristemente a lambire la prua.
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Fu in questa circostanza che si venne inoltre a configurare una di quelle situazioni propriamente definite <<del c***o>>: divenne infatti evidente che le eliche avessero ovviato al timone inoperabile più del dovuto e adesso la nave stava virando eccessivamente, quindi non avrebbe più centrato l'isola di Kea.
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L'equipaggio non si perse d'animo e tramite un non ben precisato marchingegno riuscì a riparare parzialmente il timone, che riprese in parte a rispondere ai comandi e subito fu ruotato a babordo (sinistra) per tentare di riportare il Britannic in direzione dell'isola.
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Niente più Kea

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Come immaginabile, il timone parzialmente ruotato verso Kea non aiutò la grande nave appesantita ormai da tonnellate d'acqua a tornare in direzione dell'isola anzi, l'eccessiva virata a destra finì invece con l'aumentare e il Britannic arrivò a ruotare di ben 180° dal punto di impatto con la mina, vale a dire invertendo di fatto la rotta originale. Persa dunque ogni speranza di raggiungere Kea, anche questa volta l'equipaggio non si perse d'animo e sperò di poter in alternativa spiaggiare la nave su una secca in modo da poter compensare l'eccessiva lontananza dell'isola. Non erano tuttavia segnalate secche o rialzamenti vari del fondale marino nei pressi di Kea.


Gli ultimi instanti

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La secca non si trovava, il Britannic era stremato e con i minuti contati. Le eliche erano ormai a pelo d'acqua, di conseguenza il forzato procedere in avanti andava via via svanendo e la prua al contempo si inabissava pericolosamente sempre più.

Gettando la spugna, il capitano diede l'abbandono nave, ossia una serie di due lunghi fischi scanditi per l'ultima volta dal primo fumaiolo, in questo modo sia lui, l'equipaggio rimanente sul ponte di comando, che i macchinisti e gli ingegneri in sala macchine poterono lasciare legalmente i loro posti e abbandonare la morente nave.
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Una volta suonato l'abbandono nave, potremmo dire che anche la nave si arrese: in men che non si dica, la prua si inabissò completamente.
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L'acqua invase il ponte di comando all'incirca 09:02, il capitano Bartlett e l'equipaggio rimanente uscirono a nuoto man mano che questo si inabissava.
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Allora l'affondamento proseguì molto velocemente e la nave iniziò l'inesorabile declino verso il fondo dell'Egeo.
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Essendo la nave più lunga della profondità del tratto di mare in cui stava affondando, nel mentre che la prua si inabissava quest'ultima urtò violentemente il fondale marino, contorcendo e deformando le sovrastrutture e "frenando" per breve tempo l'affondamento.
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21 Novembre 1916: la fine

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Dopo aver lottato per 55 minuti contro il vile destino, il Britannic si inabissa per sempre alle ore 09:07 del 21 Novembre 1916.

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Aveva avuto una vita operativa di poco più di un anno, senza tuttavia aver avuto modo di fare il figurone per il quale era stato designato, dato che la sua breve carriera iniziò con la requisizione dell'ammiragliato e finì nel mentre, senza mai svolgere servizio civile. I lussuosi interni pronti per essere assemblati saranno di conseguenza venduti o, dove possibile, assemblati al gemello sopravvissuto Olympic. Dell'organo musicale designato per la sua grande scalinata se ne perderanno le tracce fino a tempi recenti quando viene resa nota la sua presenza al "Museum für Musikautomaten" in Seewen, Svizzera.

Il Britannic riposa alle coordinate 37°42′05″N 24°17′02″E , vicino Kea (nella foto l'isola a sinistra).
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Il relitto verrà scoperto il 3 Dicembre 1975. Come si evince da quanto detto in precedenza, dato che nel mentre tentava di spiaggiarsi la nave virò eccessivamente di 180° invertendo di fatto quella che era la rotta originale, la posizione del relitto tenderebbe erroneamente a suggerire che il sinistro incidente sia accaduto nel mentre che la nave tornava da Lemno e non nel mentre ci si recava come da realtà.

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Dal suo inabissamento, il Britannic è la più grossa nave sul fondale marino, dopo di lui il gemello Titanic. Escludendo inoltre radar e altri strumenti di prevenzione moderni, strutturalmente parlando il Britannic è tutt'oggi la nave più sicura mai realizzata con un limite di sopportazione di ben sei compartimenti allagati.


Riconoscimenti:
Per la realizzazione di questo racconto incluse tutte le sue illustrazioni sono risultati fondamentali la voce dedicata alla semi-sconosciuta nave con tutte le fonti, approfondimenti e dettagli da Wikipedia (lingua inglese) e il simulatore a tema Britannic: Patroness of the Mediterranean.
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Messaggioda Riccardina » 06/05/2021, 14:24



Il Titanic aveva una nave gemella? Bella, comunque
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Trump blasts moralisti's ass, Prime Severgnini escapes.

Mister Trump
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*Fai copia e incolla del codice e vota il glande sondaggio!
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E già che ci sei, fai lo stesso con quello del Bunifas!
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Anche a quello del Bunifas:
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Messaggioda Giuseppe90 » 21/07/2021, 9:42



Non avevo mai approfondito così bene l'affondamento del britannic.. È spiegato cosi bene che mi è sembrato quasi di vivere quel momento in prima persona.. È stata anch'essa insieme al Titanic molto sfortunata... Quella con più chiamiamoli difetti di progettazione, l'olympic è stata la nave più fortunata delle 3 nonostante le sue piccole disavventure... Peccato che è stata smantellata a circa 25 anni di servizio
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Messaggioda Bonifacio » 28/07/2021, 15:57



Bonifacio ha scritto:Niente più Kea

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Come immaginabile, il timone parzialmente ruotato verso Kea non aiutò la grande nave appesantita ormai da tonnellate d'acqua a tornare in direzione dell'isola [...] Persa dunque ogni speranza di raggiungere Kea, anche questa volta l'equipaggio non si perse d'animo e sperò di poter in alternativa spiaggiare la nave su una secca in modo da poter compensare l'eccessiva lontananza dell'isola. Non erano tuttavia segnalate secche o rialzamenti vari del fondale marino nei pressi di Kea.


Come doveva andare:

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L'immagine mostra come la nave si sarebbe salvata "poggiandosi" proprio su un rialzamento del fondale marino: non avendo più la prua modo di inabissarsi, la prima paratia chiusa correttamente avrebbe garantito la sopravvivenza della nave in quanto avrebbe bloccato l'effetto domino dell'acqua inondante compartimento dopo compartimento. Verosimilmente il Britannic avrebbe dovuto attendere le riparazioni in questa posizione.


Come è andata alla fine...

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La secca non si è trovata e non c'è stato modo di frenare l'inabissamento della prua che, complice la già grande quantità d'acqua imbarcata e la questione degli oblò aperti, ha continuato ad andare sempre più giù. Di conseguenza, ad un certo punto l'inclinazione dello scafo giunse ad una criticità tale che il livello dell'acqua superò l'altezza dei compartimenti stagni, in maniera analoga a quanto avvenne sul gemello Titanic il 15 Aprile 1912, permettendo all'effetto domino di farla da padrone ed eclissando dunque al Britannic ogni possibilità di salvezza.
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Messaggioda Bonifacio » 16/08/2021, 12:51



Bonifacio ha scritto:Video del varo, 26 Febbraio 1914: https://www.youtube.com/watch?v=gOa9r5gb0R0


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Messaggioda Bonifacio » 20/08/2021, 11:43



Giuseppe90 ha scritto:Non avevo mai approfondito così bene l'affondamento del britannic.. È spiegato cosi bene che mi è sembrato quasi di vivere quel momento in prima persona..

molte grazie, l'ho scritto col cuore.

per un inspiegabile motivo, mi sono ritrovato soltanto adesso a leggere il tuo commento, a distanza ormai di tempo dalla sua pubblicazione, ma ci tenevo a ringraziarti lo stesso.
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Messaggioda Bonifacio » 07/09/2021, 12:26



Bonifacio ha scritto:destinazione l'isola di Lemno (nello specifico Moudros), Grecia, al fine di assistere centinaia e centinaia di soldati che in quell'area combattono contro l'impero Ottomano.

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La nave venne costruita nello stesso "slot" del cantiere occupato in precedenza dal gemello Olympic

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Come qualsiasi altro ospedale che si rispetti, anche il Britannic venne dotato di un obitorio, esso altro non era che questa "casina" situata all'estremità della poppa:

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A conferma della maggior consistenza di queste migliorie sul Britannic, vi è il fatto che a costruzione completata la larghezza del suo scafo risultò aumentata. Ciò consentì l'installazione di potenti bracci elettrici i quali non solo permettevano un più autonomo ammaraggio delle scialuppe in caso di emergenza, ma se la nave fosse sopravvissuta avrebbero anche raccolto tutte le sue scialuppe presso la loro sede

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Napoli fu una sosta abituale per il Britannic nel corso del suo servizio ospedaliero nel teatro Mediorientale.

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I pazienti erano quindi liberi di trascorrere il tempo passeggiando per la nave, evitando eventualmente le aree chiuse a causa di interni del tutto non assemblati.

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Messaggioda Bonifacio » 12/09/2021, 11:07



Bonifacio ha scritto:Concedendoci un po' di utopia, possiamo osservare come questi ambienti sarebbero apparsi se la nave fosse sopravvissuta e avesse avuto modo di fare il figurone per il quale era stata designata.

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La piscina ornata come da intenzioni:

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Britannic's first class dining room under construction.
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Messaggioda Bonifacio » 24/11/2021, 13:22



Bonifacio ha scritto:Britannic's first class dining room under construction.
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Messaggioda Eliminato » 28/11/2021, 20:04



Conoscevo la storia delle tre gemelle, l'epoca dei transatlantici mi affascina molto, sono un patito di ingegneria navale. Hai fatto un ottimo lavoro di raccolta informazioni perché, come scrivi tu, della Britannic si parla pochissimo. Quindi ti ringrazio, mi è piaciuto davvero tanto leggere comunque questi dati, pur avendone memoria precedente. Aspetterò molto volentieri altri thread su questa scia da parte tua :)
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