Conflitto in Ucraina

Teniamoci aggiornati con gli avvenimenti che accadono quotidianamente nel mondo e commentiamoli postando il nostro libero pensiero.

Conflitto in Ucraina

Messaggioda Ātman » 02/08/2023, 15:52



Siamo sempre lì, mancano gli aerei. E ci vorrebbe anche una costante fornitura di droni.
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Messaggioda Navigator63 » 03/08/2023, 1:25



Cordis ha scritto:Questo articolo su Quora
a me sembra un buon sunto della situazione del conflitto

Concordo. John Battista è competente e scrive sempre in modo accurato e bilanciato; una fonte affidabile.

Il problema degli aerei non è solo la fornitura; ch'io sappia gli USA hanno provato la fornitura di F16.
Però ci vuole l'addestramento: pilotare un caccia moderno non è come un'automobile, che se sbagli basta correggere la manovra ;)
Quindi è probabile che ci vorrà almeno qualche mese per addestrare i piloti ucraini, oltre ad implementare risorse logistiche di supporto dedicate (senza meccanici e manutenzione gli aerei non volano).

Insomma, non è come nei videogiochi dove prendi un'arma nuova e la usi: in realtà è più complicato :)
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Messaggioda Ātman » 03/08/2023, 10:38



ci vuole l'addestramento


A quanto leggevo ieri, quello dovrebbe cominciare a breve. Ma sarebbe anche il caso che ci fossero accordi ben definiti sulla fornitura degli aerei. Pare che anche per quello ci voglia tempo...
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Messaggioda Bonifacio » 03/08/2023, 13:07



Ātman ha scritto:
ci vuole l'addestramento


A quanto leggevo ieri, quello dovrebbe cominciare a breve. Ma sarebbe anche il caso che ci fossero accordi ben definiti sulla fornitura degli aerei. Pare che anche per quello ci voglia tempo...

https://www.rainews.it/maratona/2023/08 ... e53850c361

contro il potere russo non ci può essere vittoria: noi dobbiamo unirci a lui, atman, dobbiamo unirci a putin. sarebbe saggio, amico mio.
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Messaggioda Ātman » 03/08/2023, 13:26



Meglio la morte.
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Messaggioda Navigator63 » 03/08/2023, 18:15



Un altro dettaglliato post di John Battista (su Quora) relativo ai risultati possibili degli F16 in Ucraina.
Come già accennato, il problema principale è l'addestramento, che potrebbe richiedere anche un anno o più.


Bonifacio ha scritto:contro il potere russo non ci può essere vittoria:

Ma se hanno le pezze al kiulo... :D
(non gl oligarchi, ovvio, ma per il resto sì)

Un territorio immenso, risorse naturali che noi ce le sogniamo... ed hanno un PIL simile a quello dell'Italia?!? :facepalm:
Pezzenti. :rolleyes:
(certo sono tantissimi pezzenti... ma tali restano)
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Messaggioda Ātman » 04/08/2023, 12:52



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Messaggioda Navigator63 » 04/08/2023, 16:58



Ātman ha scritto:https://www.rainews.it/video/2023/08/il-putin-di-villa-borghese-5e8b1245-e07d-4bff-b33e-31b864c5cbc3.html

:rolleyes:

LOL! :D

Una risata li seppellirà 8-)
(speriamo presto...)
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Messaggioda Cordis » 16/08/2023, 21:58



Altro articolo di Stirpe

Giorno 538
...
Come abbiamo visto, il potenziale militare russo è in calo costante, in quanto il rinnovo delle risorse (umane e materiali) non tiene il passo con le perdite in combattimento e pertanto allo scopo di evitare il tracollo le risorse vengono immesse in azione senza essere pronte all’impiego: ne risulta una costante riduzione del livello qualitativo delle risorse stesse (soldati addestrati sempre meno, materiali sempre più obsoleti e unità comandate e supportate sempre peggio).
Questo trend, costante per tutto il conflitto tranne che durante la “mobilitazione parziale”, ha di fatto annullato la componente offensiva del potenziale militare russo: in sostanza, a fronte della costante crescita qualitativa dello strumento militare ucraino (non necessariamente quantitativa), ha reso difficile se non impossibile una ripresa offensiva della campagna da parte russa. Gerasimov, che il suo mestiere lo conosce, ha tratto le sue conclusioni: date le direttive politiche che lo vincolano (scordiamoci che si ribelli al suo potere politico: non ne ha né l’attitudine né la possibilità pratica a causa della rete di controllo che Shoygu gli ha steso intorno), è giunto alla conclusione che l’unico modo per cercare di attenervisi senza distruggere l’esercito è passare ad una difesa strategica.
Un esercito come quello russo attuale, qualitativamente scarso ma quantitativamente ancora sostanzioso e in grado di rinnovare i propri numeri ancora per un certo tempo, può difendersi abbastanza agevolmente da un avversario numericamente inferiore anche se con un margine di vantaggio qualitativo; il suo vantaggio è dato dalla possibilità di difendersi in profondità, infliggendo all’avversario un attrito capace di logorare il suo vantaggio qualitativo.
Questo, in generale: poi occorre esaminare la posizione delle forze sul campo... E qui le cose per Gerasimov si complicano molto.
Non finirò mai di invitare chi intende capire la guerra a cercare di comprenderla osservando una carta geografica. Il problema russo è che il fronte di guerra non corre tanto lungo il confine internazionale posto fra la Bielorussia e il Mare di Azov, cioè con l’Ucraina a sud-ovest della Russia e immense praterie fra questo e Mosca, ma si sviluppa piuttosto a sud dell’Ucraina stessa, lungo lo stretto corridoio di territorio occupato che protegge la Crimea; e la Crimea stessa rappresenta per Putin il pilastro politico che sorregge il suo Regime.
Insomma: ricollegandoci a quanto detto durante lo studio della pianificazione, nel momento in cui si assume una postura difensiva la Crimea rappresenta per la Russia il CoG operativo, esattamente come Kramatorsk lo rappresentava quando la postura era offensiva.

La Russia di Putin non può permettersi di perdere la Crimea, in quanto questa rappresenta la forza del Regime, e questo non sopravvivrebbe alla sua perdita: i nazionalisti non perdonerebbero l’autocrate perdente, e la popolazione apatica non potrebbe più nascondersi dietro la delega in bianco concessa all’autocrate stesso.
Il problema però è che questo CoG difensivo, quello il cui mantenimento determina il successo di un’operazione difensiva, si trova dalla parte sbagliata del confine: a sud-ovest della massa territoriale ucraina, e non a nord-est, dove l’estensione del territorio russo è tale da garantire tutti i vantaggi di una difesa in profondità.
Insomma: l’assunto per cui un esercito qualitativamente scarso ma quantitativamente ancora sostanzioso può difendersi abbastanza agevolmente da un avversario numericamente inferiore anche se con un margine di vantaggio qualitativo grazie alla possibilità di difendersi in profondità imponendo all’avversario un tasso di attrito tale da annullarne la superiorità qualitativa erodendone il potenziale offensivo, non vale più.
Il motivo per cui non vale più salta all’occhio osservando la carta geografica: normalmente si direbbe che mentre l’attaccante consuma il proprio potenziale offensivo investendo la prima delle tre linee difensive, il difensore ne prepara una quarta più indietro attingendo alle sue risorse quantitativamente superiori. Purtroppo però se alle spalle c’è il mare, viene a mancare lo spazio fisico dove costruire ulteriori linee difensive.
Se poi scendiamo nei dettagli del terreno (passando dalla carta geografica a quella topografica, e quindi dal problema operativo a quello tattico), scopriamo che il corridoio di terra da difendere dispone di poche vie di comunicazione cosiddette “di arroccamento” (cioè parallele al fronte e in grado di assicurare i rifornimenti alle unità che lo difendono), mentre ne ha diverse “di penetrazione” (cioè perpendicolari al fronte e in grado di supportare i rifornimenti alle unità avversarie che lo attaccano). In particolare abbiamo una sola vera strada principale che corre da Rostov alla Crimea via Melitopol, e soprattutto una sola linea ferroviaria: e sappiamo come i rifornimenti russi in particolare dipendano dalla rete ferroviaria. A peggiorare le cose, tanto la strada che la ferrovia non corrono lungo la costa, ma sono all’interno, piuttosto vicine al fronte.
Il punto fondamentale dunque è che non serve a niente costruire nuove linee difensive alle spalle delle uniche linee di comunicazione disponibili con il resto della Russia, perché non sarebbe poi possibile rifornirle. La difesa russa dunque non può essere sviluppata ad una profondità superiore rispetto alla distanza fra il fronte attuale e le linee di comunicazione di arroccamento. Di qui l’obbligo di una difesa lineare avanzata e non in profondità.

Gerasimov ha cercato di risolvere questo tremendo problema attingendo ancora una volta alla quantità delle risorse disponibili più che alla loro qualità: al netto delle forze disponibili – di cui però solo un quantitativo limitato può essere sostenuto logisticamente in un corridoio servito da una sola linea ferroviaria – ha fatto uso dei materiali ancora disponibili in misura estremamente vasta: le mine terrestri.
Nei mesi che hanno preceduto la controffensiva ucraina (che non poteva essere anticipata in nessun caso a causa delle condizioni meteorologiche), i russi più che fortificare (i famosi puntini rossi visibili sulle mappe, che lasciano il tempo che trovano a causa della scarsa qualità della maggior parte dei lavori) hanno minato, spargendo un quantitativo di ordigni che non ha precedenti nella storia militare e creando un ostacolo mai visto prima sul campo di battaglia.
Questo gigantesco ostacolo, fintanto che rimane in essere, annulla in gran parte il vantaggio qualitativo offerto agli ucraini dai mezzi corazzati occidentali in dotazione e impedisce la guerra di manovra sempre prediletta da chi opera con un margine di vantaggio qualitativo.
Lo stesso ostacolo, va detto per inciso, vale in entrambe le direzioni: essendo stato steso con metodi speditivi – cioè in fretta – è tale da impedire i movimenti di entrambi i contendenti. È pertanto indice della disperazione dei russi, che sanno di non poter più tornare all’offensiva a loro volta.

Il problema di un campo minato speditivo – per quanto “denso” di ordigni – è che può essere sminato da personale qualificato in grado di operare liberamente: necessita quindi di essere protetto a distanza di tiro delle armi a puntamento diretto. Di qui la necessità da parte russa di difendersi sul davanti delle fortificazioni campali (che a loro volta si trovano subito alle spalle dei campi minati stessi) per evitare che i mobik si facciano ricacciare indietro consentendo ai genieri ucraini di aprire corridoi nelle zone minate.
Ovviamente diventa un gioco sul filo di lana: perché questa tattica funzioni, occorre che le riserve siano costantemente in grado di contrattaccare mantenendo la loro capacità operativa grazie ai rifornimenti che arrivano sulle fragili linee logistiche che provengono tutte dallo stesso terminale: Rostov sul Don.
Di qui il valore tattico – oltre che strategico – del ponte di Kerch: assicura l’unico possibile back-up delle deboli linee di arroccamento dietro il fronte nel corridoio.

In conclusione, la scommessa di Gerasimov si gioca sulla capacità da parte russa di mantenere in gioco le proprie limitate riserve mobili all’interno del corridoio, in modo da impedire agli ucraini di forzare i campi minati che rappresentano l’unica possibile difesa del corridoio stesso e quindi del CoG operativo su cui si basa la difesa del Regime dell’orso Vladimiro.

ORIO GIORGIO STIRPE
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