IL MESSAGGERO (Nazionale)
LONDRA - Anche le aragoste (e i gamberetti) piangono, e non è vero che gli animali invertebrati non percepiscano il dolore, ma anzi reagiscono muovendo l'area ferita. A dirlo è una ricerca della Queen's University di Belfast.
«Ho versato dell'acido acetico (il principale componente dell'aceto) sulle antenne di 144 gamberetti - ha spiegato il biologo Robert Elwood- che si sono strofinati l'area affetta per più di cinque minuti». La reazione, secondo il professore, è la stessa che manifestano i mammiferi esposti a prodotti irritanti. «È un'interpretazione dell'esperienza del dolore - ha dichiarato alla rivista britannica 'New Scientist' - gli animali imparano cos'è il dolore dalla sofferenza provata in passato e lo evitano in futuro».
Finora si è sempre creduto il contrario e molti studiosi contestano la ricerca di Elwood. «C'è una differenza tra rispondere ad un acido e provare dolore», ha spiegato Richard Chapman dell'Università dello Utah. Anche secondo il ricercatore Lynne Sneddon della Liverpool University, l'esperimento del professor Elwood non è sufficiente a validare la tesi. «Si può sempre sostenere che il gamberetto si stava solo pulendo l'antenna e non mostrando dolore».
A restarci male, probabilmente, saranno i cuochi: il miglior modo di cucinare l'aragosta è infatti bollirla viva, sia per conservare il sapore fresco che per ridurre il rischio di intossicazione. A favore dello studio sono, invece, gli animalisti, che lo vedono come un altro buon motivo per non mangiare pesce. «Più informazioni abbiamo sul dolore che provano gli animali e sul modo in cui vengono trattati e più dovremmo orientarci verso una dieta vegetariana», ha detto Annette Pinter della Società dei vegetariani.