Suicidio in polizia

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Suicidio in polizia

Messaggioda Rosario » 31/01/2013, 23:22



Esiste un fenomeno preoccupante di suicidi tra i poliziotti

Il suicidio di un appartenente alle forze di polizia colpisce sempre l’opinione pubblica, ed ogni volta i mass media si interrogano successivamente sulla necessità di verificare meglio lo stato psicologico degli operatori di polizia e la loro capacità di gestire l’arma d’ordinanza, sia al momento dell’assunzione ma soprattutto durante tutta la carriera professionale.

I dati non ufficiali relativi al numero degli operatori di polizia che decidono di suicidarsi sono allarmanti: 74 suicidi tra i militari della Guardia di Finanza in dieci anni, 132 casi dal 1995 al 2008 nella Polizia di Stato e numerosi casi sono segnalati nella Polizia Penitenziaria.

Riguardo agli operatori di Polizia Locale, non essendo strutturati in modo unitario sul territorio nazionale, non ci sono dati disponibili, anche se le informazioni che ci giungono fanno pensare ad un allineamento con i colleghi delle forze di polizia nazionali.

La domanda che ci dobbiamo porre è la seguente: esiste un fenomeno (tipico) del suicidio dei poliziotti oppure questi fatti restano all’interno della media dei suicidi della popolazione in generale?

In Italia, a differenza di molti altri paesi occidentali, il suicidio dei poliziotti non è stato ancora studiato a sufficienza, le Università non riescono a fare ricerca su questo tema all’interno delle varie organizzazioni di polizia che spesso non sentono il problema come proprio rimandandolo a motivazioni esclusivamente personali, scontando così un gap culturale con gli altri paesi europei.

I dati relativi ai suicidi ed ai tentati suicidi in Italia sono estrapolabili da due fonti: l’Annuario Statistico Italiano che raccoglie dati dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri e l’Annuario delle Statistiche Sanitarie, stilato dai Comuni, sulla base e tramite la raccolta dei certificati di morte, queste due statistiche però sono tra loro discordanti.

Un’altra grave lacuna statistica per quantificare il fenomeno dei suicidi tra gli appartenenti ai corpi di polizia è relativa alla classificazione ufficiale ISTAT, che raccoglie solamente i dati relativi al genere, alle fasce d’età, allo stato civile, al titolo di studio, al mezzo di esecuzione ed ai cosiddetti moventi (motivi affettivi, motivi d’onore, motivi economici, motivi ignoti o non indicati).

Riguardo ai dati relativi alla professione svolta, questi sono alquanto generici, essendo indicati solo la condizione lavorativa, il settore di attività (agricoltura, industria, alte attività) e la posizione (imprenditore o libero professionista, lavoratore in proprio, dirigente o impiegato, operaio o coadiuvatore).

Proprio questi ultimi dati sono pressoché inutili per comprendere il fenomeno del suicidio tra gli
appartenenti alle forze dell’ordine; tentiamo quindi con i pochi dati che abbiamo di fornire una possibile risposta alla domanda che ci siamo posti in precedenza.
In Italia

In Italia non esistono ricerche in questo ambito, forse sono ancora molto forti i tabù culturali che ostacolano l’analisi del problema, tanto che ancora oggi è difficile quantificare il numero dei suicidi e dei tentati suicidi tra gli appartenenti alle forze di polizia e compararne i dati con la popolazione di riferimento.
Sono invece numerose le ricerche internazionali, per lo più anglosassoni, sul fenomeno dei suicidi dei poliziotti, che hanno dimostrato in alcuni casi una correlazione con lo stress lavorativo.
A solo titolo di esempio sono da citare la meta analisi di Loo R. ed altri (2003) che ha comparato numerose ricerche effettuate in 30 diversi paesi Americani ed Europei tra i quali gli Stati Uniti, il Canada, la Germania e la Gran Bretagna, ed è emerso che esistono tassi differenti di suicidio tra forze di polizia federali, regionali, nazionali e municipali.
Da uno studio famoso che ha interessato la polizia di New York, svolto da P. M. Marzuk ed altri effettuato nel periodo di riferimento 1977 – 1996, è emerso che i tassi di suicidio dei poliziotti sono uguali se non più bassi rispetto alla popolazione di riferimento della città di New York.

Così come uno studio effettuato da John M. Violanti (1996) non ha rivelato tassi di suicidio maggiori tra gli appartenenti delle forze di polizia. Un altro studio del 1999, (Michael G. Aamodt e Nicole A. Stalnaker della Radford University), ha evidenziato che i media hanno una percezione maggiore del fenomeno dei suicidi in polizia, stimando 22 suicidi di poliziotti ogni 100.000 agenti rispetto al dato effettivo emerso, cioè 18,1 ogni 100.000 agenti.

E’ da tenere presente che se andiamo a diversificare gli elementi epidemiologici del suicidio nei diversi Stati, emerge ad esempio che la Scandinavia ha un tasso di suicidi di 25 casi per 100.000 persone, mentre l’Italia si attesta a 9 suicidi ogni 100.000 persone.

Proprio per questo motivo il fenomeno dei suicidi tra gli appartenenti alle forze dell’ordine italiani è da considerarsi degno di attenzione.

In Italia
Uno dei lavori ad oggi interessanti è quello svolto dal dottor Carlo Mamo, del servizio Epidemiologia ASL 5 Piemonte2, il quale in una tabella che prende in considerazione il periodo 1981 – 2001, dove vengono individuati i rischi di mortalità per le varie cause di decesso tra cui i suicidi specifici per la categoria professionale degli operatori di Polizia Municipale, dello Stato, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza (senza però poter distinguere tra le varie categorie), individua il fattore RR (rischio relativo di mortalità) in 0,713. Gli RR maggiori di 1 indicano un eccesso di mortalità per quella causa rispetto ad altre professioni.
Il dato 0,71, secondo il dott. Mamo, deve essere considerato come un’indicazione di minore mortalità da suicidio rispetto alle altre professioni, ma ci avvisa che dati il numero minimo di soggetti indagati la stima non può essere considerata precisa (limite di confidenza).
Nonostante quindi questa interessante tabella, non possiamo sostenere se la professione dell’operatore di polizia sia una professione soggetta maggiormente al rischio suicidio rispetto alle altre professioni.
Altro lavoro molto interessante sul fenomeno dei suicidi con le armi da fuoco legali, è quello svolto dal gruppo di lavoro della Sezione di Psicologia del Dipartimento di Scienze e tecnologie Biomediche della Facolta’ di Medicina dell’Università degli Studi di Milano, progetto denominato WAR (Weapons Risk Assessment).
Il gruppo di lavoro ha documentato attraverso una ricerca specifica sui suicidi tra le Guardie Giurate 4, 50 suicidi con armi da fuoco (di cui 45 con armi corte) in 10 anni, con una Incidenza media annuale di 11,7 su 100.000 g.p.g..
Dal Confronto con la popolazione generale, i dati riferiti alle guardie particolari giurate risultano più elevati dell’incidenza annuale dei suicidi nella popolazione generale commessi sia con armi da fuoco (0,7 per 100.000 persone) sia con ogni mezzo (5,5 per 100.000 persone) sia rispetto alla popolazione generale adattata per età con armi (0,5 per 100.000 persone).

Un modo concreto per approcciarsi allo studio del fenomeno non deve essere esclusivamente quello della comparazione tra l’indice di mortalità degli operatori di polizia rispetto alla popolazione in generale.
Chiunque per lavoro porta ogni giorno un’arma al fianco ne conosce l’alto valore simbolico, oltre a
rappresentare un immediato strumento di morte facilmente utilizzabile.
Altro dato, che già di per se presenta notevoli problemi di reperibilità statistica, è quello relativo ai tentati suicidi, con le armi da fuoco, spiegano proprio l’alto grado di letalità del mezzo utilizzato.
Se in alcuni casi possiamo attenderci una, se pur remota, realistica possibilità di sopravvivenza, come ad esempio nella precipitazione, nell’impiccagione o nell’avvelenamento, nel caso dei suicidi con l’uso dell’arma da fuoco, il gesto, anche se accompagnato ad un basso intento, non lascia quasi mai scampo ed il tentativo di suicidio nei poliziotti si riduce quasi a zero.
Altre riflessioni che giungono dall’analisi dei dati relativi ai suicidi dei poliziotti e che meriterebbero di essere analizzati e comparati a quelli della popolazione in generale, sono quelli relativi all’età ed al genere.
E’ conosciuto che la fascia di età esposta maggiormente al rischio suicidio della popolazione in generale è quella oltre i 65 anni, con il 34% dei suicidi in totale, con una ratio maschi ‐ femmine di 4 ad 1.
Questo dato andrebbe confrontato con quello dei poliziotti suicidi, infatti.
Molto spesso fanno questa triste scelta operatori ancora giovani, uomini e donne in una fascia d’età che va dai 25 ai 45 anni, quindi in controtendenza con i dati relativi alla popolazione in generale.

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Suicidio in polizia

Messaggioda Royalsapphire » 01/02/2013, 2:57



La domanda che ci dobbiamo porre è la seguente: esiste un fenomeno (tipico) del suicidio dei poliziotti oppure questi fatti restano all’interno della media dei suicidi della popolazione in generale?

In Italia, a differenza di molti altri paesi occidentali, il suicidio dei poliziotti non è stato ancora studiato a sufficienza...

Ma infatti io ad esempio non ne sapevo niente di suicidi nel corpo di polizia... Devo dire sono rimasta stupìta dal momento che sono uomini che servono la Legge e la Giustizia e che sono sempre in movimento...
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