Disturbo d'ansia

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Disturbo d'ansia

Messaggioda Royalsapphire » 20/11/2012, 23:25



Disturbo d'ansia


La definizione di disturbi d'a. comprende un insieme di quadri sintomatologici che in passato rientravano nel grande capitolo delle nevrosi. Alla base dei disturbi è la sintomatologia ansiosa, espressione di uno stato di sofferenza caratterizzato da timore, insicurezza, paura, senso di catastrofe imminente. Secondo la tradizione psichiatrica, il termine nevrosi indicava precisi quadri sindromici di cui Freud per primo fornì una classificazione sistematica. Analizzando gli aspetti clinici e psicopatologici, individuò, infatti, nel quadro nevrosi d'ansia elementi comuni come gli episodi acuti di angoscia, l'aspettativa ansiosa e le fobie. Inoltre, in un secondo momento, distinse precise classi sindromiche: la nevrosi d'a., la nevrosi fobica e la nevrosi ossessiva. Tra i sistemi di classificazione più diffusi, il DSM-IV-R (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, ed. IV) ha eliminato il termine nevrosi sostituendolo con la dizione generica disturbo. La decima versione dell'International Classification of Diseases (ICD-10) mantiene nell'intestazione la definizione di disturbi nevrotici correlati allo stress e somatoformi, mentre i singoli quadri diagnostici sono indicati con il termine di disturbo. L'abbandono del termine nevrosi è, peraltro, ancora oggi oggetto di accesi dibattiti: se la praticità dei nuovi sistemi classificatori permette un approccio prevalentemente pragmatico, viene meno l'attenzione a comprendere i meccanismi di fondo che causano il sintomo, ciò che è stato, invece, il tratto peculiare della psichiatria e della psicoanalisi. Nel DSM-IV-R i disturbi dissociativi, i disturbi somatoformi e dell'adattamento vengono distinti dai disturbi d'a. In questi ultimi, risultano compresi il disturbo da attacchi di panico con e senza agorafobia, il disturbo da a. generalizzato, l'agorafobia senza storia di DAP, la fobia sociale e specifica, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo posttraumatico da stress, il disturbo da stress acuto, il disturbo d'a. dovuto a condizioni mediche e quello indotto da sostanze. Nell'ICD-10 vengono trattati nella stessa sezione i Disturbi d'ansia, da stress e somatoformi, che sono poi suddivisi in disturbi d'a. fobica, altri disturbi d'a., disturbo ossessivo-compulsivo, reazioni a stress grave e disturbi dell'adattamento, disturbi dissociativi (di conversione), disturbi somatoformi, altri disturbi nevrotici. Un ulteriore elemento di differenziazione tra le due classificazioni è che nell'ICD-10 la contemporanea presenza di un episodio depressivo impedisce di porre diagnosi di disturbo di attacchi di panico, mentre il DSM-IV-R non solo elimina la dicotomia diagnostica tra i due disturbi, ma ne evidenzia la comorbidità, indice di una maggiore gravità dal punto di vista del decorso e della prognosi. Nel DSM-IV-R vi è una distinzione sostanziale tra a. acuta (attacchi di panico) e a. cronica (a. generalizzata). Particolare evidenza poi, è stata attribuita ai disturbi da attacchi di panico, considerando l'agorafobia secondaria o strettamente legata al DAP. Infatti, il DSM-IV-R divide il DAP nelle forme con e senza agorafobia, mentre quest'ultima, intesa come la paura di restare soli, di trovarsi in luoghi affollati o pubblici dove sia impossibile fuggire, assume una posizione di secondo piano; non viene, peraltro, evidenziata la varietà clinica dell'agorafobia senza attacchi di panico. Nell'ICD-10, al contrario, l'agorafobia viene distinta nelle forme con e senza attacchi di panico, inserita nel gruppo dei disturbi di a. fobica, ponendo così in posizione subordinata il quadro sintomatologico degli attacchi di panico. Sempre in questo gruppo, l'ICD-10 sottolinea come l'a. debba essere strettamente correlata con la condizione fobica e non deve essere secondaria ad altra psicopatologia (come deliri e pensieri ossessivi). Così come la classificazione dell'OMS, anche quella dell'American Psychiatric Association (DSM-IV-R) descrive due forme di fobia: la semplice e la sociale. Nella prima il paziente mostra un paura irrazionale nei confronti di oggetti o situazioni specifiche, diverse da quelle indicate per la fobia sociale o per l'agorafobia, comprendenti animali, altezze, sangue, temporali e agenti atmosferici, buio etc. La paura conduce a un comportamento di evitamento tale, in alcuni casi, da interferire gravemente con la normale vita del soggetto. Per quanto riguarda invece la fobia sociale, l'esposizione a giudizio altrui e la paura di poter agire in maniera imbarazzante di fronte a terzi inducono il soggetto a essere incapace di parlare in pubblico, a tremare se deve scrivere in presenza di altri, a non saper parlare in situazioni sociali etc. È un disturbo che insorge prevalentemente nell'adolescenza e può portare anch'esso a gravi comportamenti di evitamento. Si distinguono forme primarie e secondarie: in queste ultime, il disturbo fobico risulta associato a episodi critici (attacchi di panico spontanei). Questa distinzione riveste notevole importanza dal punto di vista terapeutico, poiché le forme secondarie trovano giovamento dall'uso di antidepressivi che, al contrario, risultano inefficaci nelle forme primarie. Inoltre, l'uso di b-bloccanti nella fobia sociale non risolve la concomitante presenza di attacchi di panico. Il disturbo d'a. generalizzato (DAG o GAD: generalized anxiety disorder) è caratterizzato, secondo il DSM-IV-R, da a. persistente per almeno 6 mesi, continuo stato di allarme, tensione motoria, iperattività neurovegetativa e ipervigilanza. Sintomo patognomonico del disturbo risulta poi essere l'attesa apprensiva con anticipazione pessimistica. La classificazione dell'ICD-10 inserisce questo disturbo nel capitolo Altri disturbi d'ansia, escludendo tutte quelle situazioni in cui l'a. risulti in relazione a precise condizioni ambientali. Spesso il GAD è presente in concomitanza con altri disturbi mentali, rendendo così difficile un preciso inquadramento diagnostico; in particolare, spesso la diagnosi viene posta sulla base dell'esclusione di altre condizioni morbose. Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC od OCD: obsessive-compulsive disorder) è attualmente è inserito dal DSM-IV-R nel gruppo dei disturbi d'a., ma le peculiarità cliniche di questa patologia permettono di ipotizzarne, in un prossimo futuro, una collocazione indipendente. Un'ulteriore categoria diagnostica del DSM-IV-R comprende il disturbo posttraumatico da stress (DPTS) e il disturbo da stress acuto. L'evento stressante riveste in tali forme un ruolo etiologico rilevante nell'insorgenza della patologia. Caratteristiche tipiche del DPTS sono il riesperimento dell'evento traumatico, il persistente evitamento degli stimoli associati al trauma e lo stato di ipervigilanza. Notevole risulta essere la compromissione della normale vita sociale del soggetto. Il disturbo da stress acuto è caratterizzato dalla transitorietà dei disturbi (meno di 1 mese), che lo differenziano dal DPTS. In questo tipo di disturbi spesso risultano associate imponenti manifestazioni ansiose anche a carattere somatico. L'ICD-10 include anche un'ulteriore definizione nel gruppo di Altri disturbi d'ansia, ossia il disturbo misto di a. e depressione, che pone l'accento sulla comorbidità delle patologie. Le due sintomatologie spesso si presentano contemporaneamente, rendendo difficile isolare una forma dall'altra. È stato osservato, infatti, come ai disturbi dell'umore, sia nelle forme maggiori, sia in quelle minori, sia negli episodi misti, spesso siano associati vari quadri di disturbi d'a. Molti studi hanno evidenziato la frequente associazione, ad esempio, tra i disturbi da attacchi di panico e la depressione maggiore. La distinzione tra a. e depressione può essere difficile poiché alcuni sintomi, come i disturbi del sonno, dell'appetito, la difficoltà di concentrazione, l'irritabilità e l'affaticamento, possono essere presenti in entrambe le patologie. Risulta inoltre importante porre una corretta diagnosi anche in previsione del trattamento poiché, ad esempio, l'uso esclusivo di benzodiazepine in presenza di depressione può favorire la persistenza della sintomatologia depressiva e incidere negativamente sul decorso della malattia, favorendone la cronicizzazione. Necessaria risulta quindi l'adozione di strategie terapeutiche che si adattino, di volta in volta, ai singoli casi.
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