Affetto, Affezione, Affettività, Disturbo affettivo

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Affetto, Affezione, Affettività, Disturbo affettivo

Messaggioda Royalsapphire » 20/11/2012, 23:43



Affettività

Con questo termine si designa un aspetto fondamentale della vita psichica che, come luogo degli affetti, delle passioni dei sentimenti, delle emozioni, connota di particolari modalità (amore, odio, simpatia, rabbia, e così via) ogni processo relazionale dell'individuo. La vita affettiva pone in relazione l'organismo e l'ambiente, da un lato per il soddisfacimento dei bisogni e dall'altro per lo sviluppo dei processi cognitivi, legati alla conoscenza di sé e del mondo. Al di là delle loro funzioni legate alla costruzione del mondo interno delle rappresentazioni e alle successive decisioni di azione, le afferenze sensoriali possono essere sperimentate come piacevoli o spiacevoli, belle o brutte, gradevoli o sgradevoli. Le caratteristiche affettive attribuite a persone, cose, situazioni, stati interni, tendono a fissarsi in schemi molto duraturi, spesso pervasivi della vita psichica e sociale. Da qui la grande importanza che assumono le variabili di ordine affettivo nello studio della personalità, delle condotte normali e patologiche, dei comportamenti sociali. In tale ottica si guarda alla vita affettiva sotto il profilo della qualità e della direzionalità, della stabilità e labilità, dell'intensità. Tali caratteristiche sono rilevanti anche sotto il profilo patologico, che costituisce un grosso capitolo in molte affezioni di ordine non solo psichico ma anche organico. La labilità affettiva e l'iper-intensità sono fattori che si riscontrano in genere nelle psico-nevrosi, con conseguenze spesso notevoli sulla percezione di sé, di situazioni e persone e, di conseguenza, sulla vita di relazione. Nella psicosi maniaco-depressiva le variazioni del tono affettivo raggiungono valori importanti, sia verso l'alto sia verso il basso con conseguenze spesso gravissime; nella schizofrenia è ben nota la freddezza affettiva, cioè il ritrarsi dell'affettività dagli oggetti esterni e il conseguente rinchiudersi della persona in un proprio mondo che tende a staccarsi dalla realtà. In ambito psicologico, Wundt ha elaborato una teoria dei sentimenti ordinata intorno alle dicotomie piacere-dispiacere, tensione-rilassamento, eccitamento-inerzia; Titchener ha stabilito un legame tra stati affettivi ed elementi sensoriali che, attraverso la ripetizione, diminuiscono entrambi la loro intensità. Alcuni attributi degli stati affettivi sono qualità, intensità e durata. Oggi in ambito psicologico si tende ad abbandonare il termine a. perché considerato troppo generico e a sostituirlo con quelli più specifici di emozione e sentimento. In ambito psichiatrico Bleuler ha individuato nei disturbi dell'a. uno dei sintomi della schizofrenia. In sede psichiatrica si parla di psicosi affettive per indicare i disturbi gravi dell'umore, tra cui la depressione e la mania. In ambito psicoanalitico, l'a. appartiene alla dimensione dell'inconscio. In ambito pedagogico, l'a. nei processi di crescita e di maturazione rientra nel quadro della relazione genitore-bambino.



Disturbo Affettivo

I disturbi dell'affettività sono relativi ai disturbi dell'umore e alla schizofrenia. In quest'ultima, ad esempio, si parla di blocco affettivo come incapacità di esprimere affetto per la presenza di sentimenti contraddittori (ad es., ira e gioia).



Affetto

Il termine nasce in psicoanalisi per esprimere l'aspetto qualitativo della quantità di energia pulsionale, che può essere gradevole o sgradevole; vago o specifico; a scarica violenta o a tonalità diffusa. Secondo Freud, l'a. è sempre legato a una rappresentazione, perché entrambi i termini si riferiscono al modo con cui ogni pulsione si esprime. In psicoanalisi la causa di alcune nevrosi, come l'isteria, viene attribuita ad un'insufficiente scarica dell'a. Secondo Jung e la psicologia analitica, l'a. viene inteso come uno stato di sentimento caratterizzato, da un lato, da percettibili innervazioni corporee; dall'altro, da un disturbo del decorso rappresentativo.



Affezione

Dal latino afficere (esercitare una certa influenza su qualcosa, e, in senso passivo, essere affetto da), il termine può avere due significati: 1) sollecitazione subita da un ente, che ne risulta, in certo modo, modificato, da parte di un agente esterno oppure interno, capace di esercitare su di esso un'azione. Gckel distingue tra affectio externa, che perviene al soggetto da una causa esterna, e affectio interna, che promana da principi intimi del soggetto. Kant chiamò a. le rappresentazioni nei cui confronti lo spirito si comporta passivamente; 2) legame emotivo costante di diversa intensità verso una o più persone, solitamente di natura non sessuale. La psicoanalisi considera le a. come impulsi erotici inibiti nel raggiungimento della loro meta.
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