Visita psichiatrica, domande.

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Messaggioda Pandino » 29/06/2017, 10:58



Se alla radice il problema è il rapporto umano la soluzione è il rapporto umano... Il terapeuta,se competente,ti offre l'imput necessario per superare le paure più radicate... Poi spetta a te evolvere progressivamente attraverso il contatto umano pratico e sociale...
Il problema della sociofobia,apatia è diffuso e superarlo con il solo dialogo é possibile...
Ho conosciuto diverse persone che hanno superato senza l'ausilio di farmaci disagi quali la sociofobia,la ludopatia,la dipendenza affettiva da borderline, disturbo bipolare,angosce d'abbandono,psicosi... Io stesso ho curato da solo una pesante gelosia retroattiva...
Ma quando si parla di depressione maggiore non ho ancora conosciuto nessuno che sia riuscito a superarla senza l'aiuto dei farmaci..
Non tutti reagiscono ai farmaci allo stesso modo,per alcuni addirittura sono acqua fresca... Io stesso ho cambiato 3 antidepressivi...
Per quanto riguarda l'attitudine all'indagine del terapeuta c'è da fare una precisazione... Il loro compito è quello di tracciare un quadro sintomatoligico e stabilire la giusta strategia... Ci vuole tempo e metodo...
Pensare di riassumere in una sola seduta anni e anni di disagi,scenari cupi e articolati,gineprai affettivi... Non è assolutamente possibile
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Messaggioda andrea444 » 29/06/2017, 12:34



Anuar ha scritto:
andrea444 ha scritto:Premesso che è pieno di strizzacervelli che dovrebbero lavorare la terra, il discorso medicine è piuttosto semplice. Se arrivi a sederti davanti a uno psichiatra, va da sè che c'è roba seria da affrontare. Se non sei lucido (io ai tempi mi marchiavo a fuoco) il percorso non funziona perchè non sei in grado di apprendere. Così come qualsiasi persona preoccupata, cioè con la mente occupata da altro (pensa quanti bambini giudicati poco intelligenti hanno scazzi tremendi in famiglia che gli impediscono di concentrarsi a scuola). Io ho preso ansiolitici e antidepressivi per anni (sapendo benissimo che non mi avrebbero risolto i problemi ma solo ciò che i problemi generavano), è da un anno che sono riuscito a liberarmi anche dell'ultimo medicinale ma ti assicuro che se lo strizzacervelli è in gamba saprà impostare dei dosaggi in grado di riequilibrare la situazione e metterti nelle condizioni di ragionare. Se poi sei in grado di controllare l'ansia e la depressione in altro modo è un altro discorso, ma in caso contrario, la vedo molto dura.


Io sono sempre lucido è razionale, è uno dei problemi che devo affrontare con la psichiatra, sono incapace di assecondare i miei sentimenti, il più delle volte sono quasi completamente privo di sentimenti, e la soglia per farmi provare un sentimento è molto alta di solito.
Forse sarò ansioso perché socio-fobico, ma oltre quello sarò lucido, sono perfettamente in grado di capire e riconoscere quali siano i miei problemi, sono in grado di vedermi dall'esterno insomma, il problema è che poi non so come risolverli questi problemi, avendo io vissuto tanti anni senza contatto umano, non ho accumulato l'esperienza è la conoscenza necessaria per aiutarmi.
In che modo un medicinale potrebbe aiutarmi a fare quello che già faccio senza.
Sono sempre stato una persona molto riflessiva, e un farmaco che mi aiuti ad essere ancora più riflessivo di così non mi serve.



io non conosco i tuoi livelli di ansia, ma associarla al termine lucidità mi sembra assurdo. Cioè se sei ansioso come puoi essere lucido? I farmaci non ti fanno diventare più riflessivo. Servono semplicemente a tenere sotto controllo l'ansia o la depressione o entrambe proprio perchè sono stati mentali che non ti permettono di ragionare in maniera obiettiva. Con questo non voglio dire che i farmaci siano l'unica soluzione. Con me sono serviti ma non posso dire che seguendo una strada alternativa non avrei potuto risolvere. Onestamente la vedo difficile perchè era ansia invalidante che sfociava nell'autolesionismo e un percorso esclusivamente di 'dialogo' non so se sarebbe stato efficace nello stato in cui mi trovavo. Anyway, un bravo strizzacervelli dovrebbe essere in grado di capire e argomentare in maniera esaustiva. In una seduta ne dubito. Se è uno strizzacervelli 'pubblico' i dubbi aumentano.
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Messaggioda Jul » 29/06/2017, 13:48



Avendo frequentato questo tipo di medico, posso risponderti secondo la mia esperienza. Lo farò riportando ogni tuo quesito.

-Cosa devo aspettarmi?
Una visita di tipo più specialistico rispetto ad un incontro con uno psicologo. Lo psichiatra inoltre ti metterà a completo agio, nonostante si comporterà in modo molto professionale. Ti farà delle domande sui tuoi presunti problemi, sulle tue relazioni, sulle tue abitudini. In modo da avere un quadro completo della tua persona.

Ho sempre creduto che uno psichiatra ti impasticcasse e ti chiudesse assieme ai matti, lo so è una visione un po bambinesca.
I manicomi in Italia, fortunatamente, non sono più presenti.

-Secondo voi una sola seduta è sufficiente a farle capire che problemi ho?
Sì. Molti psichiatri potrebbero iniziare già dalla prima seduta a prescrivere farmaci. Ma ti assicuro che per ricevere una terapia sana è altamente consigliato continuare le sedute nei modi e nei tempi che ti verranno suggeriti.

-Posso rifiutare di prendere medicinali perché contro il mio credo?
Certo!

Io sono fondamentalmente agnostico, ma credo che non basti una pillola a risolvere i problemi, devo farlo io, con le mie forze.
Le medicine non sono l'unica cosa su cui si deve lavorare. Bisogna ricevere un aiuto a tutto tondo, completo di terapia psicologica accompagnata dalla propria volontà. Per mia esperienza, però, ti dico che le medicine hanno SALVATO molte persone.

-Se le parlo di depressione e di alcuni pensieri suicidi passati ormai da quasi un anno mi metterà una camicia di forza o chi lo sa morfina tante pasticche e stanza piena di cuscini?
Assolutamente no!

-La terapia la decideremo assieme? Mi chiederà quale terapia mi mette più a mio agio? Oppure mi costringerà con la forza?
La terapia verrà decisa insieme. Potrai anche tu consigliare un tipo di terapia. Ad esempio, se pensi di aver bisogno di un antidepressivo ma questo non ti verrà prescritto, puoi esplicitare che secondo il tuo parere pensi di averne bisogno.
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Messaggioda iddream » 29/06/2017, 14:38



Anuar ha scritto:
Ho conosciuto un amico che ha problemi di agorafobia e depressione, ed i medici gli hanno prescritto dei farmaci antidepressivi, lui per un mese è stato completamente annientato, era come se avesse perso la grinta, percepiva ciò che gli succedeva attorno, ma non gli importava assolutamente.
Anche la madre di una persona che conosco (sono vago di proposito adesso), prende antidepressivi, e ha smesso di lottare, prima di prenderli stava lottando per avere una vita migliore divorziare, adesso subisce e basta, si prende parolacce dal marito viene trattata male, ma non gli frega niente.

Per sentito dire invece, mi ha parlato mio fratello di una ragazza che ha conosciuto che prende antidepressivi e ha gli stessi problemi sopracitati.

Ed ora vengo io, permettimi di citare me stesso.
adesso subisce e basta, si prende parolacce dal marito viene trattata male, ma non gli frega niente.


Io ho questo problema, solo che non prendo medicinali, puoi maltrattarmi, picchiarmi, aggredirmi, offendermi, è veramente molto difficile che tu ottenga una reazione da me, sono veramente molto apatico già di mio, sono molto passivo già di mio, e già di mio quando ho i miei momenti di apatia, non sento assolutamente il bisogno di lottare per migliorare la mia vita, anzi ti dirò, se sono arrivato fin quì, l'ho fatto solo perché io possiedo una scheda di un personaggio che sono io (sono uno scrittore per hobby), e quando sono apatico e perdo la voglia di fare, seguo le caratteristiche del personaggio da me ideato ed agisco di conseguenza, perché divento totalmente privo di bisogni, ed interessi, grazie a dio una delle cose che so fare bene è scrivere racconti, così riesco per lo meno a "immaginare" cosa farei "se".

Adesso immagina io con i miei problemi di apatia, che prendo farmaci che mi aiutano a non dare peso ai problemi, e che mi spingono a prenderli con passività.
Sarebbe veramente un disastro non credi?


Sai, capisco cosa intendi, davvero. È uno dei motivi per cui sto rimandando la decisione se orientarmi verso i farmaci oppure no. Attualmente sto assumendo i Fiori di Bach. Al di là del fatto che secondo molti sono solo un placebo, quando l'erborista me li ha prescritti (non so se sai come vengono prescritti, comunque in breve vengono selezionati 5 o 6 fiori specifici per i problemi del paziente), tra gli altri mi ha messo un fiore che dovrebbe servire ad essere più "tollerante". Al di là dell'effetto dei Fiori, quello che mi ha lasciata perplessa è stata questa scelta. Mentre sugli altri ero d'accordo, questo mi ha spiazzata. Ne avevo poi parlato con la mia terapeuta, dicendole che, sinceramente, sono stata anche troppo tollerante nella mia vita, e che molti dei problemi che ho sono derivati proprio da questo. Non è che continuando a farsi mettere i piedi in testa uno starà meglio, anzi. E, soprattutto, se il problema deriva dal contesto in cui uno vive, o dalle relazioni disfunzionali in cui uno si è trovato immerso, il farmaco che cosa farà? Non potrà mai agire sulla causa del problema, ma potrà soltanto "addormentare" i sintomi, col rischio di restare ancora di più intrappolati in una situazione nociva per la persona stessa. Ovviamente, questa è solo la mia opinione, maturata sulla base di esperienze dirette e indirette e di diversi studi e letture, e vale solo per quei casi in cui i problemi nascono da fattori "esterni", contestuali e/o relazionali. Se uno invece ha una psicosi, è chiaro che deve assumere psicofarmaci specifici, non è che può evitarlo (anche se, anche in quel caso, i soli farmaci non bastano: ho conosciuto un ragazzo psicotico che assumeva farmaci piuttosto pesanti ma era anche seguito da una psicologa).
Mi ha colpito quello che hai scritto perché resto sempre amareggiata da quanto i servizi che dovrebbero aiutare le persone in realtà spesso causano più danni che altro. Una persona maltrattata ha bisogno di essere aiutata a riconquistare stima e fiducia in se stessa, in modo da potersi allontanare da una relazione tossica, non certo di essere riempita di antidepressivi, che aiutano molto di più il partner maltrattante piuttosto che lei. Questo un bravo professionista dovrebbe riconoscerlo e agire di conseguenza. Invece purtroppo dalla mia esperienza posso dire che in molti vogliono solo arrivare alla fine del mese per prendere lo stipendio.
Relativamente al tuo amico che è stato "annientato" dai farmaci per un mese, non è infrequente che, soprattutto durante le prime settimane di assunzione, gli psicofarmaci diano parecchi effetti collaterali, che poi però dovrebbero risolversi andando avanti nella terapia. Se invece non dovessero passare, allora lo psichiatra dovrebbe valutare di cambiare tipo di farmaco. La mia terapeuta mi ha detto che molto spesso la prima prescrizione non è quella corretta, e occorre poi cambiare o il dosaggio o il tipo di farmaco o la combinazione di farmaci, proprio perché è difficile per uno psichiatra arrivare subito alla diagnosi corretta e quindi alla terapia corretta.
Tu però non abbatterti, magari sarai fortunato e incontrerai un bravo professionista che saprà indirizzarti verso una terapia adatta al tuo caso. Mi sembri pienamente in grado di valutare lucidamente quanto lo psichiatra ti dirà, quindi fai affidamento anche su come ti sentirai durante il colloquio, sull'impressione che ricaverai e prendi la tua decisione.
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Messaggioda kiono » 29/06/2017, 15:03



Anuar ha scritto:Ho conosciuto un amico che ha problemi di agorafobia e depressione, ed i medici gli hanno prescritto dei farmaci antidepressivi, lui per un mese è stato completamente annientato, era come se avesse perso la grinta, percepiva ciò che gli succedeva attorno, ma non gli importava assolutamente.
Anche la madre di una persona che conosco (sono vago di proposito adesso), prende antidepressivi, e ha smesso di lottare, prima di prenderli stava lottando per avere una vita migliore divorziare, adesso subisce e basta, si prende parolacce dal marito viene trattata male, ma non gli frega niente.


Il discorso farmaci secondo me è un po' complesso.
Se vai a cercare in giro il nome di ogni molecola, leggerai sempre la parola "trattare": "la molecola xxxxx è utilizzata per trattare la sindrome depressiva...eccetera eccetera....".
Qualcosa che viene "trattato" è per forza di cose qualcosa che non viene "curato", ma al limite tenuto sotto controllo...o almeno quello dovrebbe essere l'intento.
Personalmente, nella mia più grande ignoranza nel campo medico, suddivido i farmaci in tre grandi categorie:
- farmaci che eradicano la causa del problema; ad esempio, se hai una scottatura ti metti sopra il farmaco e nel giro di qualche giorno guarisce;
-farmaci che eliminano o alleviano i sintomi, lasciando intatta la causa; ad esempio, gli antidolorifici...non eliminano la causa del dolore ma eliminano la sua percezione;
-farmaci che non eliminano la causa del problema e che non eliminano/attenuano i sintomi: esempio banale sono i farmaci per la calvizie; nonostante esista da millenni ora si "accorgono" che sia una malattia vera e propria.
Gli antidepressivi sono nella terza categoria, e a volte strabordano nella seconda e il fatto che una molecola sia approvata per essere utilizzata come farmaco non garantisce che sia efficace.

Quando dici che quelle persone si sono ritrovate in uno stato di apatia totale dopo aver iniziato a prendere antidepressivi non deve sorprendere, proprio perché quei farmaci non eliminano il problema e in molti casi non lo attenuano nemmeno; poi entra in gioco anche la componente emotiva, secondo questo schema:
Prendo gli antidepressivi così guarisco -----> prendo gli antidepressivi da mesi ma non sono ancora guarito -----> chiedo al medico di darmi dei farmaci più forti -----> neanche questi farmaci mi aiutano, quindi sono inguaribile -----> non guarirò mai e starò sempre così.
Una persona che sta male ha bisogno di un aiuto pratico: ad esempio, se una persona va in depressione per la mancanza di lavoro, non saranno dei farmaci a ripristinare la sua serenità, ma trovare un nuovo lavoro.
Se una persona sta male per via della solitudine perenne in cui è costretto, non saranno i farmaci a spingerlo ad uscire di casa.
E via dicendo.

Un'ultima cosa.
Se vai dallo psichiatra, uscirai dal suo ufficio sempre con qualche malattia addosso.
Ti consiglio di leggere l'articolo "On being sane in insane places" di Rosenhan.
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Messaggioda Anuar » 29/06/2017, 19:06



andrea444 ha scritto:io non conosco i tuoi livelli di ansia, ma associarla al termine lucidità mi sembra assurdo. Cioè se sei ansioso come puoi essere lucido? I farmaci non ti fanno diventare più riflessivo. Servono semplicemente a tenere sotto controllo l'ansia o la depressione o entrambe proprio perchè sono stati mentali che non ti permettono di ragionare in maniera obiettiva. Con questo non voglio dire che i farmaci siano l'unica soluzione. Con me sono serviti ma non posso dire che seguendo una strada alternativa non avrei potuto risolvere. Onestamente la vedo difficile perchè era ansia invalidante che sfociava nell'autolesionismo e un percorso esclusivamente di 'dialogo' non so se sarebbe stato efficace nello stato in cui mi trovavo. Anyway, un bravo strizzacervelli dovrebbe essere in grado di capire e argomentare in maniera esaustiva. In una seduta ne dubito. Se è uno strizzacervelli 'pubblico' i dubbi aumentano.


Non è facile spiegartelo, è come se dentro di me ci fossero due persone, una può essere ansiosa e l'altra no, non so se mi spiego bene, in una situazione dove io provo ansia, riesco comunque a vedermi dall'esterno ed analizzare il problema con lucidità.
Se proprio mi trovo con le spalle al muro, tendo a dialogare fra il mio io ansioso, e il mio io lucido.
:mmm2: Non riesco ad essere più chiaro di così, tranquillo non sei obbligato a credermi, non saresti il primo :nonono: .

Purtroppo è molto difficile da spiegare, le persone normali tendono a pensare in modo molto lineare, e spesso tendono ad essere schiavizzate dalle emozioni, io invece per qualche motivo sconosciuto tengo ad avere un pensiero molto meno lineare, e tendo ad essere schiavizzato dai pensieri logici, con il risultato di essere incapace di assecondare le mie emozioni.
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Ultima modifica di Anuar il 29/06/2017, 19:27, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Anuar » 29/06/2017, 19:19



iddream ha scritto: La mia terapeuta mi ha detto che molto spesso la prima prescrizione non è quella corretta, e occorre poi cambiare o il dosaggio o il tipo di farmaco o la combinazione di farmaci, proprio perché è difficile per uno psichiatra arrivare subito alla diagnosi corretta e quindi alla terapia corretta.


Non ci avevo pensato onestamente li per li, ma ora che me lo fai notare, se il dosaggio dei miei presunti farmaci fossero sbagliati, io non avrei nessuno in grado di accorgersene, se all'improvviso i farmaci mi facessero smettere di lottare per migliorare la mia vita, smettere di andare dallo psicologo e cosi via, chi mi farà notare che sto sbagliando?
Non ho famiglia, non ho amici, ho mio padre, ma ti assicuro che ormai la vecchiaia lo ha quasi preso, e non è più lucido come un tempo, non si e mai accorto che io sto male, e anche se gli e lo dico, lui non capisce.
Temo che se prendessi i farmaci rischierei moltissimo.

Comunque hai ragione, invece di aiutare quella povera donna, aiutano il marito :dry: .
iddream ha scritto:Tu però non abbatterti, magari sarai fortunato e incontrerai un bravo professionista che saprà indirizzarti verso una terapia adatta al tuo caso. Mi sembri pienamente in grado di valutare lucidamente quanto lo psichiatra ti dirà, quindi fai affidamento anche su come ti sentirai durante il colloquio, sull'impressione che ricaverai e prendi la tua decisione.



Grazie :) , a detta dell'assistente sociale questa psichiatra dovrebbe essere brava, così mi ha detto.
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Ultima modifica di Anuar il 29/06/2017, 19:29, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Anuar » 29/06/2017, 19:26



kiono ha scritto:Il discorso farmaci secondo me è un po' complesso.
Se vai a cercare in giro il nome di ogni molecola, leggerai sempre la parola "trattare": "la molecola xxxxx è utilizzata per trattare la sindrome depressiva...eccetera eccetera....".
Qualcosa che viene "trattato" è per forza di cose qualcosa che non viene "curato", ma al limite tenuto sotto controllo...o almeno quello dovrebbe essere l'intento.

Hai centrato il problema, io cerco uno psicologo che mi aiuti ad evitare di controllare le mie emozioni in modo così forte.
Vorrei insomma citando pinocchio "che mi trasformasse in un bambino vero" (anche se ho 26 anni :lol: ).
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Messaggioda Pandino » 29/06/2017, 20:23



Sono millenni che l'essere umano cerca di controllare le emozioni,frenare gl'impeti....Con Socrate si comincia ad usare la ragione come mezzo per ottenere la felicità..
Ci sono frangenti in cui per forza domina la ragione e altri in cui è giusto che prevalgono le emozioni..
Le terapie possono durare anche anni...
Solo per curare completamente una gelosia retroattiva c'ho messo 3 anni,questo da solo..ma se dovessi scegliere tra l'equilibrio di adesso e l'impeto di una gelosia retroattiva non ci sarebbe paragone...infinitamente meglio il controllo che ho adesso
Poi magari qualcun'altro ci riesce in minor tempo
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Messaggioda Themis » 01/07/2017, 9:55



Ti scriverei in privato ma ancora non ho scritto abbastanza messaggi :(
Anche io ho avuto esperienze simili, non ho avuto quasi vita sociale per un decennio, dai 10 anni circa tendo ad autocondizionarmi fino a cambiare completamente il mio comportamento.

Contrariamente alla maggior parte delle persone, da allora per me e divenuto naturale agire subordinando la parte emotiva a quella razionale. La consideravo una cosa moralmente e utilitaristicamente buona ed altruista.
Tuttavia questo ha sicuramente contribuito a generare varie incomprensioni, e per rispettare questo principio ho finito con l’autolimitarmi.

A un certo punto però, sarà stato 3-4 anni fa) ho iniziato a ragionare su tanti miei difetti sui quali tendevo sempre a passare sopra quasi negandoli, e sono arrivato a fare un ragionamento: razionalmente la vita non ha un senso, quindi una cosa vale l'altra, tuttavia io posso vedermi come un sistema deterministico, per cui i miei geni e le mie esperienze determinano ciò che desiderio.
Piuttosto che notare il fatto che nulla abbia senso, e che quindi sia stupido darglielo, ho iniziato a notare che la capacità e la necessità di dare senso alle cose sia propria di noi.
Anche la consapevolezza del nostro determinismo e’ a sua volta derivata dall'interazione di altri processi mentali e dalle esperienze.
Essendo un umano perché non vedere le cose come un umano?
Se devo comunque cuccarmi la parte brutta dell'essere ciò che sono, perché allora negarsi quella bella?
Dopotutto mica mi faccio problemi a mangiare ciò che gli umani necessitano di mangiare. E fin allora cercare di andare contro i miei geni non mi ha portato da nessuna parte, anzi.

Per ciò, pur continuando a “vedermi dall'alto”, invece che continuare a castrare le mie caratteristiche illogiche, ho deciso di coltivarle.
Esattamente come se stessi facendo un gioco di ruolo, in cui il caso ha deciso per me il personaggio che devo interpretare.

All'inizio non era facile, ma pian piano ho riscoperto molte parti di me che avevo seppellito come superflue.
Grazie a ciò sono man mano migliorato e stando meglio posso pian piano anche occuparmi delle cose che reputavo più importanti, che avevo completamente abbandonato prima essendo incapace di portarle avanti perché stavo male.

Per riscoprire queste parti di me all'inizio ho anche preso come modello il mio me delle elementari, visto che allora ero perfettamente spontaneo.

Non so se tu sei sempre stato come ora, se non e cosi magari potresti ispirarti anche tu alla tua persona precedente.

Per il resto si e probabile che tu possa essere solo disabituato alle relazioni sociali.
Se le relazioni sociali ti causano ansia potresti al massimo cercare di vedere l'interazione sociale come qualcosa di necessario per la tua salute psichica, un po come se non avessi fame ma ti sforzassi lo stesso di mangiare perché sei sottopeso.
Ce un limite a quanto digiuno possa fare una persona.
Anche le relazioni più superficiali sono importanti, e sicuramente anche una relazione più profonda dovra nascere come superficiale, percio magari imponiti di comportarti come se dessi importanza anche alle cose più banali. Io spesso parlavo poco perché non pensavo ci fosse niente da dire, ma in questo senso non e il soggetto della discussione la cosa importante ma il fatto di interagire in se stesso.
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Stay human.
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