In uno studio pubblicato sulla rivista Neuroimage, i ricercatori della Monash University hanno cercato di identificare se le diverse componenti dell’empatia siano anche associate a differenze di materia grigia.
Per navigare con successo nel nostro ambiente sociale è importante comprendere e sperimentare gli stati emotivi altrui, un processo generalmente indicato come empatia. L’empatia implica una componente affettiva, l’esperienza soggettiva delle emozioni degli altri, e una componente cognitiva, la capacità di capire le motivazioni degli altri.
Quando consideriamo la componente affettiva dell’empatia l’enfasi è tipicamente posta sul vivere gli stati emotivi degli altri consapevolmente, il che implica una distinzione sé-altro, nonché una comprensione della provenienza dell’esperienza emotiva. Menon e Uddin (2010) suggeriscono che la consapevolezza emotiva si verifica perché l’insula crea una rappresentazione delle emozioni positive e negative integrando le stimolazioni ambientali con sensazioni corporee. La componente cognitiva dell’empatia si basa invece sull’attribuire stati emotivi agli altri e identificarsi con uno stato mentale altrui. Parzialmente richiama i meccanismi di fondo della teoria della mente. Le regioni cerebrali più comunemente associate con la teoria della mente sono la corteccia prefrontale dorso mediale (dmPFC) e la giunzione temporoparietale (TPJ).
Alla luce di questo, in uno studio pubblicato sulla rivista Neuroimage, i ricercatori della Monash University hanno cercato di identificare se le diverse componenti dell’empatia siano anche associate a differenze di materia grigia. I ricercatori hanno utilizzato la morfometria basata sui voxel (tecnica di analisi di neuroimaging che consiste nell’investigazione di differenze focali nell’anatomia del cervello) per esaminare la densità della materia grigia in 176 partecipanti a cui precedentemente era stato assegnato un punteggio del loro livello di empatia cognitiva o affettiva con il Questionnaire of Cognitive and affective emphaty.
(Punteggi più alti nella scala dell’empatia affettiva erano associati con una maggiore densità di materia grigia nell’insula, invece punteggi più alti nella scala cognitiva erano associati con una maggiore densità di materia grigia nella MMC/dmPFC.
Con questi risultati, Eres e colleghi hanno fornito la prova del fatto che l’empatia sia un costrutto multicomponenziale, suggerendo che l’empatia affettiva e quella cognitiva siano rappresentati in modo differente nella morfometria cerebrale e inoltre hanno fornito ulteriori elementi di prova che l’empatia sia rappresentata da diversi correlati neurali e strutturali.)
La scoperta ovviamente solleva nuovi interrogativi infatti Eres afferma:
“futuro si vuole indagare se effettuare training sull’empatia possa portare a cambiamenti in queste strutture cerebrali e se il danno in queste strutture cerebrali, ad esempio in seguito ad un ictus, può portare a difficoltà nel provare empatia .”
Specifiche : L’empatia può essere, quindi, suddivisa in due forme principali. La prima che citiamo è l’empatia cognitiva, detta “teoria della mente” o “mentalizzazione”: questa consiste nella spinta ad identificarsi con lo stato mentale di altri individui. L'empatia affettiva, invece, consiste in quella spinta che fa rispondere con un’emozione appropriata agli stati mentali altrui. La forma cognitiva è la capacità di comprendere il punto di vista dell'altro. Secondo quanto afferma la dottoressa J. Halpern, la forma affettiva è la risonanza o sintonia emotiva. Quando, per fare un esempio, si ascolta una persona ansiosa, subentra una sensazione di ansia. Quando, invece, si ascolta un individuo depresso, subentra la tristezza. La risonanza è una sorta di sfondo emotivo al processo del cercare di immaginare cosa sta provando l’altro individuo. Si tratta di una risposta naturale ed emotiva a quelle che sono le difficoltà altrui. In altre parole, secondo la definizione della psicologa Deborah Serani, l’empatia affettiva è l’abilità di sentire ciò che un'altra persona prova, mentre l’empatia cognitiva è l’abilità nel sentire quello che un’altra persona sta pensando.
- Le persone con alcuni disturbi della sfera psicologica non avvertono empatia cognitiva, sebbene possano provare l'empatia affettiva. Tuttavia è importante sapere che l’empatia è un’abilità che può essere "allenata" attraverso diverse terapie. L'empatia cognitiva si occupa di capire cosa sta pensando una persona in quel momento. L'empatia affettiva, invece, va ad analizzare sentimenti ed emozioni che stanno muovendo quella persona. Eseguire degli esercizi specifici tramite l'aiuto e il contributo di un professionista può aiutare la persona a comprendere le proprie emozioni e quelle che provano gli altri. Ovviamente il procedimento richiede tempo, oltre che un importante lavoro su se stessi e sulla propria sfera emotiva.