Funziona la psicoterapia?

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Funziona la psicoterapia?

Messaggioda White Rabbit » 28/06/2023, 8:50



kathellyna ha scritto:
White Rabbit ha scritto:
penso sia relativo, per alcuni problemi può servire e per altri no.

mi è sembrato di capire che frequenti questa gente o lo hai fatto in passato. se posso, ti è/è stato utile? o una perdita di tempo? ha effettivamente migliorato la tua vita?


buongiorno kathellyna.

Sì, ho frequentato psicoterapeuti dal 2015 al 2022. Ma non continuativamente; li ho frequentati a periodi cambiandone molti. In tanti casi ho fatto sola la prima seduta gratuita conoscitiva, così da esaurire tutti gli psicoterapeuti della mia città che offrono la prima seduta gratuita ahah.

- ho iniziato da una psicoterapia di gruppo di otto sedute al centro di ascolto dell'università. Dal punto di vista dei benefici dati dalla psicoterapia in sé, l'aiuto è stato nullo. La psicologa si basava su un approccio chiamato ACT, incentrato sulla mindfulness, sul distacco dai propri pensieri, sul trovare valori verso cui indirizzare la propria vita. Forse gli altri partecipanti al gruppo si sono trovati meglio rispetto a me, ma è chiaro che ognuno ha problemi differenti. In sostanza l'unico risultato positivo sta nel fatto che sono uscito qualche volta con 2-3 partecipanti al gruppo.

- in seguito ho fatto quasi due anni di una psicoterapia che segue un indirizzo chiamato Schema Therapy, una sorta di sottogenere della cognitivo-comportamentale. Questi quasi due anni sono da suddividere in due blocchi, perché prima ho mollato la psicoterapeuta e poi ci sono tornato. La psicoterapeuta era una ragazza di 29-30 anni molto carina e con un atteggiamento materno. Le sedute erano molto piacevoli, di solito erano l'ora migliore della settimana. Mi sentivo libero di esprimere liberamente le mie emozioni e di essere me stesso, questo era molto bello. Peccato che da un punto di vista pratico le sedute fossero totalmente inutili, la mia quotidianità non veniva intaccata. Tuttavia, un elemento di beneficio si può trovare. Credo che il rapporto con lei potesse essere considerato come modello di rapporto ideale da tentare di ripetere nella vita reale: ovvero un rapporto in cui sono me stesso, mi esprimo senza problemi e ricevo accoglienza e comprensione. Forse con alcune persone conosciute in quel periodo mi sono aperto di più per merito di questo modello relazionale dato dalla psicoterapia. Detto questo, nel complesso la mia vita è peggiorata molto nel periodo in cui ho fatto psicoterapia con lei. Tante chiacchiere carine e pochi fatti, poca attenzione alla vita vera. Del tipo, stare a parlare di quando ero bambino mentre nella realtà continuo a non dare esami all'università.

- nel mezzo ai due blocchi della Schema Therapy, ho fatto circa sette mesi di terapia breve strategica. All'inizio mi è stata molto utile. Ogni settimana ci davamo degli obiettivi concreti, riuscire a metterli in pratica mi dava un senso di autoefficacia che mi faceva sentire produttivo. Però a un certo punto l'utilità delle sedute è svanita. Non sono riuscito a prepararmi in tempo per un esame universitario, questo mi ha provocato sconforto e ha rotto i piani che mi ero fatto. Era già indietro con l'università e non accettavo di aver provocato un ulteriore ritardo. Mi ero contruito un piano preciso e rigido che ormai era stato scalfito. Dunque dal quel momento in poi le sedute sono state inutili, non avevo più la forza e la motivazione di perseguire gli obiettivi di cui si discuteva. E la psico non sapeva farci nulla.

A questo punto siamo all'estate del 2019 e mi trovo prosciugato di soldi e molto sfiduciato verso la psicoterapia. Faccio una serie di incontri conoscitivi che solitamente si fermano già al primo incontro. In un caso sono arrivati a tre sedute e nel caso più fortunato a cinque. Cerco qualcosa di concreto, che possa realmente impattare sulla mia vita. Invece spesso trovo risposte vaghe e perciò fastidiose. Se una persona va da un medico perché gli fa male un ginocchio e il medico gli dice "ma sì, ne discuteremo, i tempi sono indefiniti, ci vuole consapevolezza, approfondiremo... intanto dimmi che rapporto avevi coi tuoi nonni"... beh, c'è da incavolarsi. E questo è il genere di frasi tipiche che ascoltavo dagli psico al primo incontro. Eppure i problemi che ponevo erano tanto reali e concreti quanto un dolore a un ginocchio di cui si può parlare a un medico.

L'ultima esperienza risale a circa un anno fa. Otto sedute al CSM a costi ridottissimi. Tempi di attesa assurdi, sei mesi di attesa. Sedute imbarazzanti. Lo schema era sempre lo stesso. Psico: "Eh, per cambiare la tua vita devi trovare lavoro". Io: "Certo, ma il mio curriculum fa schifo e mi vergogno a mostrarlo in giro, è ridicolo per una persona della mia età". La psico non sa più cosa inventarsi e tira fuori discorsi banali per cercare di convincermi che il mio CV non fa così schifo, quando in realtà è oggettivo che sia decisamente sotto la media.

ti hanno mai detto o fatto capire in qualche modo che pensano che tu sia ingrato, viziato ecc. in terapia?


No. Di solito son brave persone. Sono gentili e ci mettono buona volontà. Il punto gravemente problematico sta nella mancanza di concretezza. Cioè, se uno ci vuole andare solo per sfogarsi o per conoscere meglio se stesso o per ricevere qualche semplice consiglio, va benissimo. Ma se uno vuole concretamente modificare una vita che gli fa schifo, credo che possano anche risultare inutili. Se ad esempio l'obiettivo di una persona è avere amici, o la ragazza o diventare ricco, servono strategie concrete orientate a questo. Personalmente ho avuto la sensazione che o la terapia fosse troppo distante dalla realtà di tutti i giorni, oppure ci mettesse la buona volontà per andare sui problemi quotidiani senza tuttavia portare a risultati.
Secondo me la psicoterapia andrebbe riformata, ci vorrebbe un indirizzo che dia un aiuto concreto anche fuori dall'ambiente della seduta. Esempio: far conoscere i pazienti tra loro, accompagnare un paziente a cercare lavoro, aiutarlo materialmente nel seguire corsi o tenergli compagnia. Tante persone hanno grossi problemi di solitudine; una breve chiacchierata a settimana è un qualcosa di decisamente effimero per chi ha una vita vuota e sola.

mi è sembrato qualche volta di notare in alcuni tuoi messaggi un atteggiamento vagamente simile al mio a proposito dei rapporti con le altre persone e con certe circostanze della vita.


ah ottimo. In che cosa hai notato somiglianze?
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Messaggioda kathellyna » 02/07/2023, 17:51



diresti quindi che ti è servita la terapia o è stata completamente inutile? ho letto che hai smesso l'anno scorso, è perché pensi che non faccia per te o hai intenzione di ricominciare prima o poi? pensi che qualcuno di loro abbia capito almeno un po' che persona sei?
la fissa che hanno per il lavoro non l'ho mai capita. eppure sanno benissimo come viene trattata ai colloqui e durante il lavoro una persona timida, con disagi, con difficoltà sociali. i pazienti che seguono questi consigli di sicuro racconteranno queste cose, eppure loro continuano a suggerire solo il lavoro come soluzione, anche se uno magari si vuole ammazzare e quindi l'avere o meno un impiego è l'ultimo dei suoi problemi. mai che aiutassero davvero a trovare effettivamente il lavoro, poi. probabilmente hanno nella maggior parte dei casi il solo scopo di far adattare la persona alla società [quindi a lavorare] e poco si interessano del suo benessere personale: è mai possibile che andare in ufficio o in fabbrica o chissà dove otto o più ore al giorno a faticare, con il capo che urla che ci sono le scadenze e bisogna muoversi e la gente che dà per scontato che se una persona è timida abbia pure un qi sotto lo zero, sia la soluzione migliore per tutti? o tentare cinquanta colloqui con le risorse umane del cazzо che ti prendono per il culо, ti giudicano per la tua vita personale o ti sbattono la cornetta in faccia perché pensano che tu non valga neanche trenta secondi del loro tempo?

questo tema della vergogna, in questo caso per il curriculum ma almeno nel mio caso [e forse pure nel tuo] riguarda i rapporti con gli altri in generale, loro lo capivano? hanno mai fatto intendere che tu dovessi "crescere" o che fossi viziato in qualche modo per questo atteggiamento?
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Messaggioda White Rabbit » 02/07/2023, 22:25



kathellyna ha scritto:diresti quindi che ti è servita la terapia o è stata completamente inutile?


Quando si usano termini del tipo di "completamente" bisogna stare attenti, sono termini estremi, assoluti. Quindi diciamo che la terapia non è stata completamente inutile; tuttavia ha avuto una utilità veramente scarsa e decisamente insufficiente rispetto alle mie esigenze.

ho letto che hai smesso l'anno scorso, è perché pensi che non faccia per te o hai intenzione di ricominciare prima o poi?


Ho smesso perché penso che le sedute non valgano il prezzo che costano. Se fossero gratuite o a prezzi bassissimi tipo 3 euro ci andrei volentieri ogni settimana. Anche solo per sfogarmi con qualcuno...

pensi che qualcuno di loro abbia capito almeno un po' che persona sei?


Sì, ma questo non è affatto sufficiente affinché le sedute modifichino in meglio la mia vita. O forse non l'hanno capito abbastanza bene, e se l'avessero capito meglio avrebbero saputo aiutarmi con maggiore efficacia.

la fissa che hanno per il lavoro non l'ho mai capita. eppure sanno benissimo come viene trattata ai colloqui e durante il lavoro una persona timida, con disagi, con difficoltà sociali. i pazienti che seguono questi consigli di sicuro racconteranno queste cose, eppure loro continuano a suggerire solo il lavoro come soluzione, anche se uno magari si vuole ammazzare e quindi l'avere o meno un impiego è l'ultimo dei suoi problemi. mai che aiutassero davvero a trovare effettivamente il lavoro, poi. probabilmente hanno nella maggior parte dei casi il solo scopo di far adattare la persona alla società [quindi a lavorare]


c'è da dire che il lavoro è oggettivamente un qualcosa di utile e che prima o poi va trovato - salvo l'improbabile caso in cui si sia già molto ricchi. Quindi consigliare di trovare un lavoro non è un suggerimento stupido. Anche perché attraverso di esso si possono ottenere i soldi per poi muoversi verso altri obiettivi.
Il punto è: se una persona ha difficoltà nel cercare e trovare un lavoro, allora va aiutata in maniera empatica e sensata. In questo pare che gli psico difettino abbastanza. Di solito si limitano a consigli molto banali.

Parli di psico che suggeriscono solo il lavoro come soluzione. In realtà soltanto l'ultima da cui sono andato era fissata sul lavoro. Quindi non credo che suggerire solo il lavoro come soluzione sia un qualcosa di estremamente comune tra gli psicoterapeuti. Probabilmente però con altri psico il tema del lavoro è emerso meno perché ero più giovane e dunque era meno grave che ancora non avessi riempito il mio CV con qualcosa di significativo.

e poco si interessano del suo benessere personale: è mai possibile che andare in ufficio o in fabbrica o chissà dove otto o più ore al giorno a faticare, con il capo che urla che ci sono le scadenze e bisogna muoversi e la gente che dà per scontato che se una persona è timida abbia pure un qi sotto lo zero, sia la soluzione migliore per tutti? o tentare cinquanta colloqui con le risorse umane del cazzо che ti prendono per il culо, ti giudicano per la tua vita personale o ti sbattono la cornetta in faccia perché pensano che tu non valga neanche trenta secondi del loro tempo?


Eh, capisco il tuo discorso. Però oggettivamente uno psico che ci può fare? Può fare in modo che gli ambienti di lavoro siano più sopportabili? Può far sì che le risorse umane si comportino diversamente? È anche per questo che dico che l'utilità dello psico è limitata. Servirebbe proprio una generale riforma della società che migliori concretamente le condizioni di vita di tante persone svantaggiate. Oppure servirebbe che le persone fossero seguite e aiutate fin da piccole in modo tale da far sì che raggiungano posizioni lavorative piacevoli e remunerative. Più l'età avanza e più diventa difficile ottenere lavori di valore.

questo tema della vergogna, in questo caso per il curriculum ma almeno nel mio caso [e forse pure nel tuo] riguarda i rapporti con gli altri in generale, loro lo capivano?


Sì, anche nel mio caso il tema della vergogna riguarda anche i rapporti con gli altri in generale. Ho notato che gli psico hanno qualche difficoltà nel capirlo. Questo in effetti è un problema, perché quella della vergogna per me è proprio una questione centrale.
Solitamente invitano ad accettare le cose di cui ci si vergogna. Ma io non ci riesco. Inoltre trovo razionalmente sbagliato accettarle e corretto vergognarmene. Io voglio migliorare concretamente la mia vita, e voglio che le sedute siano incentrate su come raggiungere risultati sempre migliori. Ho in odio tante parti della mia vita e mi pare assurdo doverle accettare.
Un atteggiamento molto frequente degli psico è quello di cercare di far sì che il paziente veda i propri punti di forza e le proprie qualità. Fin qui tutto bene, ma questo sfocia spesso in discorsi in cui gli psico non guardano al paziente in maniera oggettiva ed equilibrata ma tirano fuori solo gli elementi positivi per far emergere una falsa immagine nel complesso valida della persona. Questo atteggiamento mira all'accettazione: "tu sei ok, renditi conto che in realtà sei ok!". Ma si basa su presupposti falsi, perché mette in secondo piano tutta una serie di difetti e fallimenti oggettivi su cui invece si dovrebbe assolutamente lavorare per ottenere veri risultati.
Ho l'impressione che gli psico vogliano convincere le persone di essere valide e che vogliano stimolarle ad avere autostima... senza però fornire concreti elementi su cui questa autostima si possa reggere. A volte è un po' come tentare di convincere una persona che sta a mani vuote del fatto che nelle mani tenga delle monete d'oro. Senza fatti concreti, è assurdo. Per me è normale e giusto che chi fa una vitaccia se ne vergogni.

hanno mai fatto intendere che tu dovessi "crescere" o che fossi viziato in qualche modo per questo atteggiamento?


Direi di no. Tra l'altro non capisco perché tu attribuisca spesso agli psico il fatto di dare dei viziati ai pazienti - oppure perché tu credi che qualcuno ti possa considerare viziata. Solitamente gli psico sono gentili e sorridenti e dicono parole positive al paziente. Poi spesso sono anche del tutto inefficaci eh ahah. Ma almeno i sorrisi e le parole carine ce li mettono.
L'unico che mi ha criticato è stato uno psico che ha detto che ero pigro e dovevo muovere il c*lo (oh, il sito mi ha messo un asterisco al posto della "u"). Ci ho fatto solo due sedute.
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Messaggioda kathellyna » 02/07/2023, 23:24



White Rabbit ha scritto:Sì, anche nel mio caso il tema della vergogna riguarda anche i rapporti con gli altri in generale. Ho notato che gli psico hanno qualche difficoltà nel capirlo. Questo in effetti è un problema, perché quella della vergogna per me è proprio una questione centrale.
Solitamente invitano ad accettare le cose di cui ci si vergogna. Ma io non ci riesco. Inoltre trovo razionalmente sbagliato accettarle e corretto vergognarmene. Io voglio migliorare concretamente la mia vita, e voglio che le sedute siano incentrate su come raggiungere risultati sempre migliori. Ho in odio tante parti della mia vita e mi pare assurdo doverle accettare.
Un atteggiamento molto frequente degli psico è quello di cercare di far sì che il paziente veda i propri punti di forza e le proprie qualità. Fin qui tutto bene, ma questo sfocia spesso in discorsi in cui gli psico non guardano al paziente in maniera oggettiva ed equilibrata ma tirano fuori solo gli elementi positivi per far emergere una falsa immagine nel complesso valida della persona. Questo atteggiamento mira all'accettazione: "tu sei ok, renditi conto che in realtà sei ok!". Ma si basa su presupposti falsi, perché mette in secondo piano tutta una serie di difetti e fallimenti oggettivi su cui invece si dovrebbe assolutamente lavorare per ottenere veri risultati.
Ho l'impressione che gli psico vogliano convincere le persone di essere valide e che vogliano stimolarle ad avere autostima... senza però fornire concreti elementi su cui questa autostima si possa reggere. A volte è un po' come tentare di convincere una persona che sta a mani vuote del fatto che nelle mani tenga delle monete d'oro. Senza fatti concreti, è assurdo. Per me è normale e giusto che chi fa una vitaccia se ne vergogni.

hanno mai fatto intendere che tu dovessi "crescere" o che fossi viziato in qualche modo per questo atteggiamento?


Direi di no. Tra l'altro non capisco perché tu attribuisca spesso agli psico il fatto di dare dei viziati ai pazienti - oppure perché tu credi che qualcuno ti possa considerare viziata. Solitamente gli psico sono gentili e sorridenti e dicono parole positive al paziente. Poi spesso sono anche del tutto inefficaci eh ahah. Ma almeno i sorrisi e le parole carine ce li mettono.
L'unico che mi ha criticato è stato uno psico che ha detto che ero pigro e dovevo muovere il c*lo. Ci ho fatto solo due sedute.

secondo me pure quelli carini e sorridenti in realtà hanno questa idea o almeno l'avrebbero nel mio caso. se questi hanno la laurea, lo studio privato, guadagnano 80 euro l'ora e ci vado io che mi vergogno ad uscire di casa e ho una vita da fallita c'è poco da fare, il loro pensiero sarà quello. se qualcuno va lì per dire che sta male, vuole morire e prova disagio nel parlare con gli altri e il consiglio che viene dato è principalmente quello del lavoro, pur con tutta la gentilezza possibile, il pensiero che ci sta dietro è chiaramente qualcosa del tipo "ma guarda un po' sto qua quanto si lagna pur di non crescere. io alla sua età già mi ero fatto il c*lo, ma che vada a lavorare e fine" a mio parere. io poi tendo per natura ad essere ostile con chi si atteggia, palesemente o sottilmente, come se fosse migliore di me, tu forse no, ad esempio se avessi conosciuto la prima psicologa di cui hai parlato e se lei avendo poco più della mia età si fosse posta in modo "materno" avrei dato di matto immediatamente.


il discorso che fanno sull'autostima e che tu hai riportato [e che avevo già sentito più volte sfortunatamente] non lo capisco proprio, non ne trovo il senso logico per due motivi: prima di tutto perché uno finché è casa sua può pure raccontarsi di avere un sacco di punti di forza e di essere una persona da apprezzare, ma se poi esce e viene comunque umiliato, guardato dall'alto in basso, preso in giro, portato a vergognarsi dagli altri a che serve? poi, non ho ancora capito perché "accettare se stessi" dovrebbe corrispondere ad un miglioramento dell'autostima. a me sembra che equivalga a rassegnarsi. ha una migliore opinione di se stesso qualcuno che quando viene umiliato pensa "eh vabbè ho fatto del mio meglio non posso piacere a tutti, ho altre qualità e se lavoro su me stesso forse riuscirò a farmi apprezzare" o qualcuno che si infuria perché sa che meriterebbe di meglio, pensa che dovrebbero essere gli altri a temere di sentirsi delle merdе davanti a lui e si rifiuta di rapportarsi con le persone se il risultato dev'essere appunto la vergogna e l'umiliazione? perché mai dovrebbe essere il primo l'atteggiamento corretto? io proprio non ci arrivo.
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Messaggioda Spazz » 03/07/2023, 9:55



kathellyna ha scritto:ha una migliore opinione di se stesso qualcuno che quando viene umiliato pensa "eh vabbè ho fatto del mio meglio non posso piacere a tutti, ho altre qualità e se lavoro su me stesso forse riuscirò a farmi apprezzare" o qualcuno che si infuria perché sa che meriterebbe di meglio, pensa che dovrebbero essere gli altri a temere di sentirsi delle merdе davanti a lui e si rifiuta di rapportarsi con le persone se il risultato dev'essere appunto la vergogna e l'umiliazione? perché mai dovrebbe essere il primo l'atteggiamento corretto? io proprio non ci arrivo.


Hai centrato esattamente il nocciolo della questione, ha una migliore opinione di se il primo.
É una scelta che ti viene naturale con il tempo, come un piatto che non ti era mai piaciuto ed ora apprezzi o un film che non avevi mai capito ed ora é uno dei tuoi preferiti.
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Messaggioda White Rabbit » 03/07/2023, 10:18



kathellyna ha scritto:secondo me pure quelli carini e sorridenti in realtà hanno questa idea o almeno l'avrebbero nel mio caso. se questi hanno la laurea, lo studio privato, guadagnano 80 euro l'ora e ci vado io che mi vergogno ad uscire di casa e ho una vita da fallita c'è poco da fare, il loro pensiero sarà quello. se qualcuno va lì per dire che sta male, vuole morire e prova disagio nel parlare con gli altri e il consiglio che viene dato è principalmente quello del lavoro, pur con tutta la gentilezza possibile, il pensiero che ci sta dietro è chiaramente qualcosa del tipo "ma guarda un po' sto qua quanto si lagna pur di non crescere. io alla sua età già mi ero fatto il c*lo, ma che vada a lavorare e fine" a mio parere.


Mi pare che tu non abbia alcuna esperienza di psicoterapia, quindi le varie convinzioni che tu hai in merito a essa non hanno la prova di un riscontro empirico. Lungi da me voler difendere una professione che in sostanza non mi ha portato nulla di buono, però credo che vada messa in una prospettiva un po' più realistica.
80 euro all'ora, per quanto ho visto, non è la media ma è sopra la media. La media che mi risulta è attorno ai 60. Alcuni fanno anche prezzi di favore a persone con difficoltà economiche.
Non essere giudicanti è generalmente proprio il punto cardine del loro approccio, quindi è decisamente improbabile che diano del viziato o del fallito a qualcuno. Se qualcuno va lì dicendo che vuole morire, stai sicura che il consiglio non sarà principalmente quello del lavoro. Con l'ultima psico si è parlato principalmente del lavoro anche perché era venuto fuori che era essenziale che guadagnassi dei soldi affinché potessi poi muovermi verso vari altri obiettivi.
Sinceramente dubito che uno psico durante una seduta si metta a pensare "ma guarda questo qua quanto si lagna pur non crescere". Perché attribuisci loro questo pensiero? In genere ascoltano e provano ad aiutare. Fin qui tutto bene. Ciò che critico è che secondo me spesso i mezzi con cui provano ad aiutare sono scarsamente efficaci.

kathellyna ha scritto:io poi tendo per natura ad essere ostile con chi si atteggia, palesemente o sottilmente, come se fosse migliore di me, tu forse no, ad esempio se avessi conosciuto la prima psicologa di cui hai parlato e se lei avendo poco più della mia età si fosse posta in modo "materno" avrei dato di matto immediatamente.


è normale provare fastidio verso chi si atteggia. Ma cosa ti fa pensare che gli psico si atteggino con i pazienti? E cosa ti fa collegare un atteggiamento "materno" con l'atteggiarsi? Con atteggiamento materno intendo un atteggiamento accudente, volto proprio a farmi fare esperienza di come si sarebbe dovuta comportare mia madre. Sedute molto incentrate sulle emozioni, sul "come ti senti?", in cui si veniva a creare un'atmosfera di intimità, favorita anche dal suo tono di voce spesso basso, a volte quasi sussurrato. Aveva la capacità di non restare neutra durante la seduta, ma mostrare tristezza, compassione o altro a seconda di quel che le dicevo: questo mi dava il messaggio che le mie parole avessero su di lei un riscontro anche emotivo, e mi piaceva.
Un mio amico per scherzo chiamava questa terapia "pat pat", intendendo il "pat pat" di una mano che carezza una testa. Una terapia in cui il paziente viene consolato, accudito, fatto sentire a suo agio e protetto, ma in cui in sostanza il lavoro per modificare concretamente la realtà è quasi nullo.

kathellyna ha scritto:il discorso che fanno sull'autostima e che tu hai riportato [e che avevo già sentito più volte sfortunatamente] non lo capisco proprio, non ne trovo il senso logico per due motivi: prima di tutto perché uno finché è casa sua può pure raccontarsi di avere un sacco di punti di forza e di essere una persona da apprezzare, ma se poi esce e viene comunque umiliato, guardato dall'alto in basso, preso in giro, portato a vergognarsi dagli altri a che serve?


Tu vieni spesso realmente umiliata, guardata dall'alto in basso e presa in giro? Io in realtà no - o meglio, soltanto mia madre mostra apertamente di avere una cattiva opinione di me. Per quanto riguarda gli altri, seleziono accuratamente le situazioni sociali, così da affrontare soltanto quelle in cui sono sicuro di potermi trovare a mio agio e di non fare pessime figure. Questo vuol dire essermi progressivamente sempre più isolato a forza di evitare situazioni sociali. Quindi nel mio caso i giudizi negativi sono più immaginati che effettivi. Con gli psico capitava spesso che io dicessi: "ma guarda che se dico questa cosa (es. che ho pochissima vita sociale, che sono un quasi-neet) sarò giudicato male, mi vedranno come uno sfigato". E gli psico replicavano: "ma no, non è vero, andrà meglio di come pensi". Poi io restavo della mia idea e dunque per evitare brutte figure continuavo a evitare interazioni con le persone.
Se una persona fosse sicura di sé e con una solida autostima, generalmente non sarebbe abbattuta da critiche e giudizi negativi. Tranne ovviamente in casi estremi in cui le umiliazioni non intaccherebbero il senso positivo del sé, ma comunque andrebbero a rendere la vita un inferno. In quel caso la cosa migliore sarebbe cambiare ambiente e trovarne uno in cui si è trattati meglio.

kathellyna ha scritto: poi, non ho ancora capito perché "accettare se stessi" dovrebbe corrispondere ad un miglioramento dell'autostima. a me sembra che equivalga a rassegnarsi.


accettare se stessi vuol dire guardare a se stessi, riconoscendo in maniera equilibrata pregi e difetti, in maniera neutra e senza provare sentimenti negativi. È un guardarsi con distacco: vedi come stanno le cose, lo riconosci, ma emotivamente resti stabile senza cadere in pensieri e sentimenti negativi. Ad esempio, uno guardando a se stesso può riconoscere di avere una brutta faccia. Accettarlo vuol dire riconoscere il fatto, ma non associarlo immediatamente a pensieri del tipo "sono un mostro", "nessuno mi vorrà" e a emozioni di sconforto e disperazione. Oppure, facendo un'analisi della propria vita si può riconoscere di essere soli. Accettarlo vuol dire guardare questa solitudine da una certa distanza emotiva, tale da evitare di essere coinvolti in pensieri del tipo "allora sono un fallito", "allora non valgo niente".
Una volta che guardi ai tuoi problemi e difetti riuscendo a evitare di cadere in questi pensieri ed emozioni molti negativi, è chiaro che l'autostima migliora. Tuttavia questa è una via che non riesco a praticare. Mi viene più logico aumentare l'autostima sostituendo fallimenti con successi piuttosto che distaccandomi emotivamente dai fallimenti.

La rassegnazione è diversa. È accompagnata da un velo di tristezza. Non ha quel distacco neutrale tipico dell'accettazione. Inoltre chi si rassegna sa che ormai non può più cambiare. Nell'accettazione non c'è il pensiero dell'impossibilità di un cambiamento. Se si possa o meno cambiare non è preso in considerazione. Quel che interessa nel momento dell'accettazione è solo l'osservazione del dato presente.

kathellyna ha scritto:ha una migliore opinione di se stesso qualcuno che quando viene umiliato pensa "eh vabbè ho fatto del mio meglio non posso piacere a tutti, ho altre qualità e se lavoro su me stesso forse riuscirò a farmi apprezzare" o qualcuno che si infuria perché sa che meriterebbe di meglio, pensa che dovrebbero essere gli altri a temere di sentirsi delle merdе davanti a lui e si rifiuta di rapportarsi con le persone se il risultato dev'essere appunto la vergogna e l'umiliazione? perché mai dovrebbe essere il primo l'atteggiamento corretto? io proprio non ci arrivo.


Ha una migliore opinione di se stesso il secondo, ma direi che il primo ha un comportamento più funzionale. Il secondo mi pare un narcisista ahah. Cioè, l'opinione che ha di se stesso è persino esagerata tanto che pensa che gli altri dovrebbero sentirsi delle merde. Teoricamente la cosa migliore quando si viene umiliati è non lasciarsi coinvolgere emotivamente dall'umiliazione e mantenere salda la propria autostima, ma senza per questo arrivare a considerarsi dei semidei in confronto agli altri che son solo dei pezzi di fango.
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Messaggioda kathellyna » 03/07/2023, 12:38



Spazz ha scritto:
kathellyna ha scritto:ha una migliore opinione di se stesso qualcuno che quando viene umiliato pensa "eh vabbè ho fatto del mio meglio non posso piacere a tutti, ho altre qualità e se lavoro su me stesso forse riuscirò a farmi apprezzare" o qualcuno che si infuria perché sa che meriterebbe di meglio, pensa che dovrebbero essere gli altri a temere di sentirsi delle merdе davanti a lui e si rifiuta di rapportarsi con le persone se il risultato dev'essere appunto la vergogna e l'umiliazione? perché mai dovrebbe essere il primo l'atteggiamento corretto? io proprio non ci arrivo.


Hai centrato esattamente il nocciolo della questione, ha una migliore opinione di se il primo.
É una scelta che ti viene naturale con il tempo, come un piatto che non ti era mai piaciuto ed ora apprezzi o un film che non avevi mai capito ed ora é uno dei tuoi preferiti.

ma perché dovrebbe essere il primo? chi l'ha decisa questa cosa? anche la vecchiaia viene naturale con il tempo ma nessuno mai direbbe che è meglio della gioventù.
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Messaggioda kathellyna » 03/07/2023, 13:07



no, io non ho mai frequentato la terapia e per questo chiedo. le esperienze di chi conosco di persona sono state terribili e, in qualche modo che è inutile approfondire adesso, hanno rischiato di danneggiare anche me; quelle che ho letto online sono leggermente migliori ma il fatto che non diano una eccessiva importanza al lavoro è la prima volta che lo sento, forse hai avuto fortuna.

sul costo mi cambia poco, tanto pure 60 euro per me sono tantissimi. quelli che "eh ma pure gli altri professionisti/medici...", evidentemente vanno dal dentista, dall'oculista, dall'ortopedico ecc. una volta a settimana, altrimenti non si spiega questa critica.

il pensiero di una ragazza poco più grande di me che si comporta come dovrebbe fare mia madre mi turba proprio lol, in parte perché mi pare un teatrino, in parte perché non mi interessa avere altre madri dato che la mia è già abbastanza impegnativa da sola come persona e in parte perché una persona che si atteggia così di sicuro non si pone al mio pari, anzi.

la sensibilità alle brutte figure e alla vergogna non la vedo come un sintomo di scarsa autostima in realtà. qualcuno che davvero ce l'ha scarsa secondo me non ci resterebbe così male perché alla fine l'umiliazione è quello che si aspetta, quello che crede di meritare e quello che pensa di se stesso. se invece hai un'autostima normale, ma sai che quello che sei o che fai agli altri non piace, è normale che tu abbia paura di figuracce varie, non capisco nemmeno perché sia considerato un "problema" da risolvere, mi sembra una reazione normalissima e giustificata.

come fa una persona ad accettare di avere, ad esempio, una brutta faccia senza pensare che ciò avrà conseguenze negative sulla sua vita? è vero che chi è brutto più facilmente resterà solo e sicuramente verrà trattato peggio degli altri, come pure che se una persona è sola non per scelta effettivamente gli altri non le attribuiscono un grande valore, né hanno interesse ad iniziare un rapporto con lei. non fare questi pensieri significherebbe negare la realtà.
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kathellyna
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Funziona la psicoterapia?

Messaggioda Spazz » 03/07/2023, 16:58



kathellyna ha scritto:
Spazz ha scritto:
kathellyna ha scritto:ha una migliore opinione di se stesso qualcuno che quando viene umiliato pensa "eh vabbè ho fatto del mio meglio non posso piacere a tutti, ho altre qualità e se lavoro su me stesso forse riuscirò a farmi apprezzare" o qualcuno che si infuria perché sa che meriterebbe di meglio, pensa che dovrebbero essere gli altri a temere di sentirsi delle merdе davanti a lui e si rifiuta di rapportarsi con le persone se il risultato dev'essere appunto la vergogna e l'umiliazione? perché mai dovrebbe essere il primo l'atteggiamento corretto? io proprio non ci arrivo.


Hai centrato esattamente il nocciolo della questione, ha una migliore opinione di se il primo.
É una scelta che ti viene naturale con il tempo, come un piatto che non ti era mai piaciuto ed ora apprezzi o un film che non avevi mai capito ed ora é uno dei tuoi preferiti.

ma perché dovrebbe essere il primo? chi l'ha decisa questa cosa? anche la vecchiaia viene naturale con il tempo ma nessuno mai direbbe che è meglio della gioventù.


Non "deve" essere il primo, è la mia risposta alla tua domanda, nessuno l'ha deciso.
Perché il primo pensa a star bene, il secondo ad aver ragione e con la ragione non ci si fa un bel niente.
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Funziona la psicoterapia?

Messaggioda kathellyna » 03/07/2023, 17:33



che paraculata. come fanno a convincere la gente seriamente con questa roba?
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