kathellyna ha scritto:chi ha sempre avuto la vita facile nella maggior parte dei casi percepisce la persona che vive un disagio come negativa, pesante, che non fa altro che piangersi addosso. se si avvicinerà, lo farà quasi esclusivamente per pietà nella speranza di fare una buona azione ma si renderà ben presto conto che le due parole spese per l' "amico" nella pausa tra una bella giornata al mare con gli amici e una serata in discoteca purtroppo non hanno avuto effetto. al che accuserà la persona di essere "tossica", manipolatrice, parassita della serenità altrui, intenzionata a "trascinarlo giù con lei".
chi ha avuto la vita difficile ma ne è uscito, dopo ben poco tempo inizierà a pensare che come ce l'ha fatta lui ce la devono fare tutti. se uno non ce la fa, vuol dire che non ha mai provato ad impegnarsi e che la la situazione in cui è in fondo gli sta più che bene. da qui vale la stessa identica cosa del caso precedente, da "al che" in poi.
chi non è mai stato male ma ha o ha avuto vicino una persona con problemi partirà forse con buone intenzioni, ma ben presto inizierà a caricarvi di sensi di colpa per la situazione che ha vissuto con l'altra persona "problematica". non credo di avere mai visto una risposta ad un aspirante suicida da parte di qualcuno che ha vissuto un lutto a causa appunto di un suicidio che non contenesse le parole "egoismo", "vergogna" o frasi quali "la vita non ti appartiene" o "farai soffrire la tua famiglia".
chi invece sta male non vuole un'altra persona che soffre accanto perché "ha bisogno di positività", "sta già male lui e non vuole altro dolore". se si avvicina, è perché non ha nessun altro. appena la sua situazione migliorerà o lui troverà un'altra persona, verrete spazzati via come foglie al vento e dimenticati.
in breve, è finita.
chiaramente sono generalizzazioni e non dico che questo valga per tutti, ma a quanto vedo, spesso la situazione va così.
kathellyna ha scritto:chi ha sempre avuto la vita facile nella maggior parte dei casi percepisce la persona che vive un disagio come negativa, pesante, che non fa altro che piangersi addosso. se si avvicinerà, lo farà quasi esclusivamente per pietà nella speranza di fare una buona azione ma si renderà ben presto conto che le due parole spese per l' "amico" nella pausa tra una bella giornata al mare con gli amici e una serata in discoteca purtroppo non hanno avuto effetto. al che accuserà la persona di essere "tossica", manipolatrice, parassita della serenità altrui, intenzionata a "trascinarlo giù con lei".
chi ha avuto la vita difficile ma ne è uscito, dopo ben poco tempo inizierà a pensare che come ce l'ha fatta lui ce la devono fare tutti. se uno non ce la fa, vuol dire che non ha mai provato ad impegnarsi e che la la situazione in cui è in fondo gli sta più che bene. da qui vale la stessa identica cosa del caso precedente, da "al che" in poi.
chi non è mai stato male ma ha o ha avuto vicino una persona con problemi partirà forse con buone intenzioni, ma ben presto inizierà a caricarvi di sensi di colpa per la situazione che ha vissuto con l'altra persona "problematica". non credo di avere mai visto una risposta ad un aspirante suicida da parte di qualcuno che ha vissuto un lutto a causa appunto di un suicidio che non contenesse le parole "egoismo", "vergogna" o frasi quali "la vita non ti appartiene" o "farai soffrire la tua famiglia".
chi invece sta male non vuole un'altra persona che soffre accanto perché "ha bisogno di positività", "sta già male lui e non vuole altro dolore". se si avvicina, è perché non ha nessun altro. appena la sua situazione migliorerà o lui troverà un'altra persona, verrete spazzati via come foglie al vento e dimenticati.
in breve, è finita.
chiaramente sono generalizzazioni e non dico che questo valga per tutti, ma a quanto vedo, spesso la situazione va così.
kathellyna ha scritto:kathellyna ha scritto:chi ha sempre avuto la vita facile nella maggior parte dei casi percepisce la persona che vive un disagio come negativa, pesante, che non fa altro che piangersi addosso. se si avvicinerà, lo farà quasi esclusivamente per pietà nella speranza di fare una buona azione ma si renderà ben presto conto che le due parole spese per l' "amico" nella pausa tra una bella giornata al mare con gli amici e una serata in discoteca purtroppo non hanno avuto effetto. al che accuserà la persona di essere "tossica", manipolatrice, parassita della serenità altrui, intenzionata a "trascinarlo giù con lei".
chi ha avuto la vita difficile ma ne è uscito, dopo ben poco tempo inizierà a pensare che come ce l'ha fatta lui ce la devono fare tutti. se uno non ce la fa, vuol dire che non ha mai provato ad impegnarsi e che la la situazione in cui è in fondo gli sta più che bene. da qui vale la stessa identica cosa del caso precedente, da "al che" in poi.
chi non è mai stato male ma ha o ha avuto vicino una persona con problemi partirà forse con buone intenzioni, ma ben presto inizierà a caricarvi di sensi di colpa per la situazione che ha vissuto con l'altra persona "problematica". non credo di avere mai visto una risposta ad un aspirante suicida da parte di qualcuno che ha vissuto un lutto a causa appunto di un suicidio che non contenesse le parole "egoismo", "vergogna" o frasi quali "la vita non ti appartiene" o "farai soffrire la tua famiglia".
chi invece sta male non vuole un'altra persona che soffre accanto perché "ha bisogno di positività", "sta già male lui e non vuole altro dolore". se si avvicina, è perché non ha nessun altro. appena la sua situazione migliorerà o lui troverà un'altra persona, verrete spazzati via come foglie al vento e dimenticati.
in breve, è finita.
chiaramente sono generalizzazioni e non dico che questo valga per tutti, ma a quanto vedo, spesso la situazione va così.
ah, quasi dimenticavo: chi all'inizio non sta male ma poi inizia ad avere problemi [oppure stava già male e riusciva a nasconderlo ma poi la situazione si è aggravata] e si aspetta che le persone gli restino accanto è nella maggior parte dei casi solo un povero illuso: dopotutto quando la nave affonda i topi sono i primi a scappare.
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