Eric Berne e l'Analisi Transazionale

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Eric Berne e l'Analisi Transazionale

Messaggioda Royalsapphire » 18/02/2014, 17:45



"Analisi Transazionale: un nuovo ed efficace metodo di terapia di gruppo". Dalla presentazione di questo scritto possiamo dire che l'Analisi Transazionale possa oggi essere utilizzata in qualsiasi campo in cui vi sia la necessita' di capire le persone, i rapporti e la comunicazione.

Il nome "Analisi Transazionale" indica chiaramente qual è l'oggetto principale di questa teoria: la "transazione" ovvero lo "scambio" che si verifica tra due individui che comunicano.
Piu' precisamente, con Transazione si vuole intendere qualsiasi scambio che avvenga fra due o piu' persone: un dialogo è una transazione, cosi come può esserlo, ad esempio, uno scambio di gesti di affetto.

Nell'affrontare determinate situazioni, le persone, tendono a ripetere un "copione", ovvero le esperienze vissute nell'infanzia, vengono continuamente riproposte come strategie operative, anche se a volte si rivelino auto-lesioniste o dolorose.


Le persone infatti, tendono a seguire le strade già tracciate per sentirsi più sicuri, depauperando la possibilità di un pensiero divergente che riesca a trovare soluzioni a problemi vecchi e nuovi.
L'Analisi Transazionale è quindi una teoria psicologica che studia l'individuo all'interno dell'ambiente in cui vive, attraverso i comportamenti che manifesta.

Lo scopo di questa teoria della personalità p è quello di indagare i comportamenti dei soggetti in relazione, comprendere le motivazioni per cui a volte si sente a disagio ed individuare quali siano le modalita' piu' opportune per evitare il disagio e vivere, il piu' possibile, in armonia.

Per raggiungere questi obiettivi, l'Analisi Transazionale, scompone la struttura della personalita' in tre elementi distinti (stati dell'Io):

Il Genitore
Il Bambino
L'Adulto

Ognuno di questi stati di personalita' si esprime, agisce ed entra in relazione con gli altri nelle diverse situazioni in cui ci veniamo a trovare.
Lo stato "Genitore" e' costituito dall'insieme dei valori recepiti durante l'infanzia dai propri educatori: genitori, insegnanti etc.
Lo stato "Bambino" rappresenta quella che possiamo definire la parte "spontanea", quella che conserva memoria delle emozioni vissute durante l'infanzia: entusiasmo, meraviglia, ma anche insicurezza e paura.
Lo stato "Adulto" invece, svolge il ruolo di mediatore fra gli altri due stati ed è, in sostanza, la parte razionale.

Per individuare questi stati, vengono analizzate molte indicazioni, che comprendono le parole utilizzate, il tono della voce e le espressioni del volto.

Essere consapevoli di quali siano gli stati dell'Io, dei ruoli giocati da noi stessi e dal nostro interlocutore nelle diverse situazioni, ci permette di adattarci meglio ad esse, di recepire correttamente il messaggio del nostro interlocutore e di rispondere in modo efficace.



Analisi Strutturale:


Per comprendere il comportamento di una persona, occorre essere consapevoli di quello che succede al suo interno. Per realizzare questa analisi possiamo suddividere la personalità in diverse parti, consistente ognuna in una struttura integrata di pensieri, emozioni e comportamenti, a cui diamo il nome di stati dell’Io. L’analisi strutturale permette di rappresentare le componenti storiche e biologiche della personalità e si occupa del contenuto dello stato dell’Io; per rappresentare il suo funzionamento si ricorre all’analisi funzionale, che descrive come una persona usa i suoi stati dell’Io per rapportarsi a se stesso e agli altri.



STATI DELL’IO

Berne definisce uno stato dell’Io come un insieme coerente di pensieri, sentimenti ed esperienze direttamente correlate ad un insieme coerente di modelli di comportamento.


ANALISI
Il Genitore (G)



Il Genitore è l’insieme di pensieri, sentimenti e comportamenti che incorporiamo dall’esterno durante la nostra infanzia ed adolescenza dalla relazione con le figure significative: i nostri genitori reali (o chi ne fa le veci), dai parenti, maestri, insegnanti, o da tutte quelle persone autorevoli che incontriamo negli anni della nostra formazione. Per esempio un genitore si può accorgere che a volte assume un comportamento simile a quello dei propri genitori quando sta utilizzando in modo automatico il proprio Stato dell’Io G. Esternamente l’attivazione di questo stato dell’Io si identifica spesso in comportamenti pregiudiziali, critici o protettivi; mentre dall’interno è vissuto come vecchi messaggi Genitoriali che continuano ad influenzare il Bambino interno.

Funzionalmente si può avere il Genitore Normativo o Critico (GN) quando si manifestano atteggiamenti di divieto e di comandi, il sancire regole, dettare le leggi etc, ed il Genitore Affettivo (GA), che invece si prende cura, mostra attenzione, premura, da sostegno ed è comprensivo etc.


L’Adulto (A)


L’Adulto è un insieme obiettivo di pensieri, sentimenti e comportamenti coerenti con la situazione che stiamo vivendo (qui ed ora) e indica la nostra capacità di elaborare continuamente nuovi dati. Infatti, per gestire la nostra realtà attuale abbiamo bisogno di trovare in continuazione strategie efficaci senza subire interferenze limitanti da Stati dell’io arcaici o incorporati dall’esterno.


Il Bambino (B)


Il Bambino è l’insieme di pensieri, sentimenti e comportamenti che risalgono alla nostra infanzia. Contiene le registrazioni delle prime esperienze di vita e delle “posizioni” che il bambino ha assunto verso se stesso e gli altri. A livello strutturale è uno Stato dell’Io arcaico e si manifesta come vecchi comportamenti dell’infanzia: così come la persona reagiva da bambino.


Si parla di Bambino Adattato (BA) se attiviamo un comportamento correlato all’influenza genitoriale e Bambino Libero (BL) quando esibiamo forme di comportamento autonomo, senza l’influsso genitoriale. Sia il BA che il BL possono essere positivi o negativi a seconda che siano efficaci ed adeguati alla situazione. La struttura del B è quella parte della nostra personalità che ci fornisce le motivazioni principali del nostro agire.


Per facilitare la comprensione illustriamo degli esempi (adattati da Wollams & Brown, 1978):

Il GA + si prende cura di un’altra persona con amore, quando quest’ultima ne ha bisogno e lo desidera – “Certo farò questo per te”.

Il GA – è sia troppo permissivo, sia troppo affettivo, in quanto fa per gli altri cose che non erano richieste o di cui non avevano bisogno – “Fammi fare questo per te”.

Il GC + è forte e dogmatico e prende le difese dei diritti suoi o degli altri senza umiliare nessuno – “basta! Questo non è giusto!”

Il GC – cerca di togliere l’autostima ad un’altra persona – “perché fai sempre così?”

L’A calcola le probabilità usando termini definibili operativamente – “Se usiamo questo tipo di acciaio c’è un’alta probabilità che il ponte resisterà a un vento di 150 miglia all’ora”.

Il BA + ottiene ciò che vuole o almeno evita il dolore compiacendo a ciò che, secondo lui, i “grandi" si aspettano da lui – “Sissignore”, a un superiore, e “per piacere” e “grazie” quando sono richiesti.

Il BA – si comporta in modo autodistruttivo per ottenere l’attenzione degli altri – dimentica di fare il saluto al Generale, e poi si meraviglia che le cose vadano sempre così male per lui.

Il BL + esprime direttamente quello che passa nella sua mente, si diverte, vive in intimità con gli altri e non fa del male a nessuno nel far ciò – “Ehi, giochiamo”

Il BL – fa del male agli altri o a se stesso nell’esprimersi e nel divertirsi – “Andiamo più veloci” anche quando è pericoloso. Ci sono pochi esempi di questo comportamento. Per lo più molti comportamenti che a prima vista possono essere del BL negativo sono in realtà azioni del BA autodistruttivo.


E’ importante sottolineare che ciascuno di noi possiede ed utilizza tutti e tre gli Stati dell’Io, sebbene possa esservi la tendenza a utilizzare in modo privilegiato uno dei tre. Vi è patologia quando vi sono i meccanismi dell’esclusione (una persona può funzionare solo con uno o due stati dell’Io) e della contaminazione (la persona utilizza informazioni non corrette come dati di realtà, ovvero il suo A non costruisce criticamente la realtà attuale ma prende per buoni dati provenienti dal G o dal B).


L’Analista Transazionale guida il paziente al riconoscimento e alla consapevolezza degli stati dell’Io che la persona attiva affinché egli possa utilizzarli tutti e tre in modo positivo, arricchendo così le proprie opzioni e migliorando la qualità della propria vita e delle proprie relazioni. L’obiettivo principale del terapeuta AT è, infatti, decontaminare l’A, in tal modo il paziente potrà agire nel presente in modo appropriato ed efficace, integrando nel suo modo di agire sia gli insegnamenti introiettati nel suo G, sia le esperienze vissute e contenute nel suo B. L’A integrato ascolta e verifica i dati che arrivano dagli altri stati dell’Io: esamina se le informazioni provenienti dal G sono avvalorate dalla realtà dei fatti e se sono funzionali, come pure se quelle provenienti dal suo B sono aggiornate e appropriate ala realtà attuale.



2) Analisi delle transazioni:

L’Analisi Transazionale prende il nome dalle transazioni, definita come l’unità del rapporto sociale: ogni volta che una persona è in relazione con un’altra persona si avranno delle transazioni. Ogni transazione è composta da uno stimolo e da una risposta; le transazioni vengono scambiate tra i rispettivi stati dell’Io di due persone.


Le transazioni sono classificate in Complementari, Incrociate, Ulteriori e a ciascun tipo di esse corrispondono diverse regole della comunicazione.


L’analisi delle transazioni costituisce il ponte tra livello intrapsichico e livello interpersonale nella psicoterapia; essa si occupa della diagnosi degli stati dell’Io che hanno emesso gli stimoli o le risposte, con la finalità di favorire il controllo sociale, cioè il controllo del comportamento nelle relazioni sociali, da parte della struttura dell’A. La persona divenendo maggiormente consapevole degli stati dell’Io che attiva quando comunica con gli altri raggiunge una maggiore efficacia nella comunicazione e un conseguente benessere relazionale. Tale approccio costituisce una peculiarità dell’A.T. e uno dei suoi punti di forza.

3) Analisi dei giochi psicologici:

“Il gioco psicologico è una serie di transazioni ulteriori [che hanno uno scopo ulteriore, incongruente con il messaggio verbale] ripetitive a cui fa seguito un colpo di scena con una scambio di ruoli, un senso di confusione accompagnato da uno stato d’animo spiacevole come tornaconto finale, in termini di rinforzo di convinzioni negative su di sé, sugli altri, sul mondo”. L’A.T. aiuta ad essere consapevoli dei propri giochi, a smettere di giocare o a giocare in modo meno “pericoloso”.

I vantaggi che si hanno nel giocare i giochi possono essere così riassunti (Novellino, 2003):

a. ottenere carezze (da intendersi in A.T. come “unità di riconoscimento”).;

b. strutturare il tempo (cioè il procurarsi ed organizzare il proprio bisogno di contatto sociale);

c. mantenere la posizione esistenziale (atteggiamento più o meno positivo nei confronti di sé e degli altri);

d. portare avanti il copione;

e. evitare l’intimità;

f. continuare ad avere un rapporto emotivo anche dopo il fallimento di una relazione di ricatto;

g. accumulare bollini, ossia reazioni emotive che verranno usate in seguito come giustificazione di un dato comportamento;

h. rendere la gente prevedibile.


In breve i giochi sono modalità reciprocamente distorti di procurarsi carezze a cui fa seguito una svalutazione di sé, degli altri e del mondo esterno e con i quali pertanto le persone procrastinano la loro sofferenza; essi possono essere abbandonati solo quando la persona ha trovato modi alternativi e sani di procurarsi carezze positive che contengono il messaggio “tu sei ok”.


4) Analisi del Copione psicologico:


Berne in “Ciao e Poi” (1972) definisce il copione come: “un piano di vita basato su una decisione presa nell’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli eventi successivi e culminante in una scelta decisiva”. E’ dunque un piano di vita personale che un individuo decide da piccolo in base alla sua interpretazione degli eventi, esterni ed interni, dei messaggi ricevuti dai genitori e che viene sostenuto da decisioni successive. Il bambino decide il suo copione tra i 3 e i 6 anni; le decisioni prese sul corso della vita, rimangono inalterate anche se le situazioni si modificano, infatti, man mano che il bambino entra nelle fasi successive di sviluppo struttura versioni aggiornate del copione, allo scopo di adattarlo alle nuove realtà che vive ma mantenendone inalterato lo schema base.


Spesso le persone hanno un copione limitante e sofferente, un percorso terapeutico può aiutarle a divenire consapevoli del proprio copione e a modificarlo. All’interno del quadro di riferimento dell’A.T., ciò che rende efficace un intervento è aiutare la persona a tornare a quelle prime esperienze di vita, mediante le quali, il bambino, per proteggersi, aveva inibito le proprie potenzialità prendendo delle decisioni, che allora erano necessarie per la sua sopravvivenza fisica o psichica (es. “non fidarsi degli altri”), ma che ora non sono più funzionali; nell’ambiente protetto della terapia la persona può ridecidere di comportarsi in modo diverso per vivere una vita più soddisfacente nel presente.


Il terapeuta A.T. nel percorso di ridecisione con la persona amplifica l’efficacia del trattamento usando le 3 P: permesso, protezione, potenza. Il terapeuta, attraverso l’ascolto, implicitamente dà il permesso di cambiare. In seguito, in modo esplicito, potrà dare permessi per lasciare che la persona sperimenti modalità alternative alle vecchie decisioni di copione. Inoltre, rispettando il paziente in ogni sua azione e facendo un buon contratto di terapia, dà protezione al paziente e a se stesso. Il terapeuta è potente nella relazione con il paziente perché usa in modo integrato tutti e tre gli stati del suo Io : “ha un G che incoraggia e si prende cura del benessere del cliente; ha un A che ascolta, coglie informazioni importanti, fa ipotesi e le verifica; ha un B liberato che si diverte, ha energia, usa le sue capacità creative e intuitive, ed è in grado di concedere permessi dando protezione”. (Castagna, 2003).


Una considerazione importante sulla quale voglio nuovamente portare l’attenzione è che, nel modello ridecisionale dell’A.T., non vi è viene una visione deterministica per la quale i genitori sono i soli responsabili della natura del copione, ma viene sottolineato ampiamente anche il ruolo attivo del bambino. I messaggi negativi esterni inviati dalle figure significative, sono visti come convinzioni proibitive profonde, ma che hanno avuto anche origine dalla elaborazione, ovvero dall’interpretazione degli eventi, da parte del bambino piccolo. (Goulding & Goulding, 1983). Se da una parte i messaggi negativi, accettati dal bambino, possono divenire fonte di malessere perché troppo rigidi e limitanti, dall’altra parte hanno permesso a quel bambino una sorta di sicurezza e protezione, a cui l’A, nel processo ridecisionale, può scegliere di rinunciare per sbloccare la sua crescita.
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Eric Berne e l'Analisi Transazionale

Messaggioda backpacker » 16/03/2014, 22:45



Anni fa comprai il libro di Stewart/Joines, ma in quel periodo non avrei capito nemmeno un libro di Fabio Volo. Dovrei riprenderlo e dargli un'occhiata.
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