Con il termine Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) si fa abitualmente riferimento a un disturbo o disagio caratterizzato da un alterato rapporto con il cibo e con il proprio corpo. Nei disturbi alimentari l’alimentazione può assumere caratteristiche assai disordinate, caotiche, ossessive e ritualistiche tali da compromettere la possibilità di consumare un pasto in modo “abbastanza normale” e da mantenere normali attitudini verso il cibo e il momento del pasto.
Tutti possiamo avere nel nostro stile alimentare aspetti peculiari, ma quando questi elementi divengono tali da compromettere la qualità della nostra vita e dei nostri rapporti sociali dobbiamo pensare ad un disturbo alimentare. Accanto all’alterazione del comportamento alimentare vi è una alterata valutazione del corpo e delle sue forme, con la sensazione di essere grassi e brutti e quindi socialmente non accettabili. Questa condizione può fortemente influenzare la propria autostima. Quando le caratteristiche del disturbo alimentare divengono importanti e coincidono con i criteri diagnostici di uno stato patologico specifico come quelli riportati nei manuali medici, allora si può parlare di vera e propria malattia. Tra questi disturbi, classificati come ben precise patologie, sono comprese l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e i disturbi non altrimenti specificati (nella terminologia inglese definiti come EDNOS: Eating Disorders Not Otherwise Specified).
ANORESSIA:L'anoressia (dal greco ἀνορεξία anorexía, comp. di an- priv. e órexis 'appetito'), è la mancanza o riduzione volontaria dell'appetito. Può condurre alla morte se persiste.
Si tratta di un sintomo che accompagna numerose e distinte malattie, ed è dovuto a diverse cause.
L'anoressia diventa una vera e propria malattia quando essa è disturbo psichico primitivo. In questo caso è meglio parlare di anoressia nervosa. Esiste anche la pseudoanoressia: una persona mangia di nascosto, e in pubblico asserisce di non avere mai fame.
Secondo il DSM-IV, per potere effettuare diagnosi di anoressia nervosa è necessaria la presenza contemporanea dei seguenti quattro criteri diagnostici:
1. Severa perdita di peso: richiesto un valore minimo corrispondente al 85% del peso standard che il soggetto dovrebbe avere per età ed altezza. Se si hanno variazioni repentine di peso, dell'ordine di 1-2 kg persi a settimana questo costituice un criterio di urgenza ed emergenza
2. Paura di ingrassare: da intendere come preoccupazione costante ed insopportabile di aumentare peso indipendentemente da quello attuale.
3. Dismorfismo corporeo: eccessiva influenza del peso e della forma corporea sull'autostima, alterazione dell'immagine di sè, rifiuto di ammettere la gravità della situazione di sottopeso
4. Amenorrea: assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi
BULIMIA:
La bulimia (dal greco βουλιμία, boulimía, composto di βους (bôus) "bue" e λιμός (limós) "fame"; propr. 'fame da bue') è un disturbo del comportamento alimentare.
Infatti, la bulimia nervosa è, insieme all'anoressia nervosa, uno dei più importanti disturbi del comportamento alimentare, detti anche Disturbi Alimentari Psicogeni (DAP). Ciò che contraddistingue la bulimia è un problema dell'alimentazione per cui una persona ingurgita una quantità di cibo esorbitante per poi ricorrere a diversi metodi per riuscire a non metabolizzarlo e, quindi, ingrassare (vomito autoindotto, utilizzo di lassativi e purghe).
Clinicamente la bulimia è denotata da episodi in cui il soggetto sente un bisogno compulsivo di ingerire spropositate quantità di cibo, correlati da una spiacevole sensazione di non essere capace di controllare il proprio comportamento.
L'episodio bulimico è caratterizzato dall'atteggiamento compulsivo con cui il cibo è ingerito e non dal desiderio di mangiare un determinato alimento.
È frequente negli adolescenti e nei giovani adulti. Colpisce prevalentemente soggetti di sesso femminile (90%).[1] Generalmente compare attorno ai 12-14 anni (tarda preadolescenza) o nella prima età adulta (18-19 anni).
Si distinguono due tipi di bulimia:
* con condotte di eliminazione, che vede il soggetto ricorrere regolarmente a vomito autoindotto oppure all'uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi.
* senza condotte di eliminazione, che vede il soggetto bulimico adottare regolarmente comportamenti compensatori inappropriati, ma non dedicarsi al vomito autoindotto o all'uso di lassativi, diuretici o enteroclismi.
Gli episodi bulimici possono essere scatenati da alterazioni dell'umore, stati d'ansia o stress. In alcuni casi gli episodi bulimici possono anche essere programmati anticipatamente.
Non vengono considerati episodi bulimici quei casi in cui vi è un'elevata assunzione di cibo saltuariamente e in contesti e situazioni particolari, né il continuo "spiluccare" durante la giornata.
Le cause sono di varia natura, sia psicologica che sociale o biologica. Per la sua natura deve essere differenziato dall'anoressia nervosa, che in una delle sue forme mostra lo stesso desiderio di ingurgitare al momento una smisurata quantità di cibo, nell'altra malattia si assiste più ad un rituale che ad un qualcosa di improvvisato, e la differenzazione maggiore è quella del rapporto dei pazienti verso il loro peso: sottopeso negli anoressici ma peso normale o anche in sovrappeso per quanto riguarda i bulimici.
Il DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) ne trova le caratteristiche in:
* Ricorrenti abbuffate: dove per abbuffate si intende il mangiare in un determinato periodo di tempo, una quantità di cibo decisamente maggiore a quello che la maggior parte della popolazione mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili. Durante queste abbuffate si ha la sensazione di non poter controllare le proprie azioni (si sente di non riuscire a smettere di mangiare e a controllare cosa e quanto si sta mangiando).
* Atti compensatori ricorrenti ed inappropriati: per evitare l'aumento di peso, vengono utilizzate tecniche come quella del vomito autoindotto (dita in gola), abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo.
* Le abbuffate, assieme alle condotte compensatorie, devono manifestarsi mediamente almeno due volte la settimana per tre mesi.
* Valutazione dell'autostima decisamente influenzata dalla forma e dal peso corporeo.
Per quanto concerne le terapie consigliate per la bulimia si fa riferimento a quelle impiegate per l'anoressia, tranne ovviamente per il regime alimentare. L'approccio terapeutico pluridisciplinare con l'ausilio dello psicoterapeuta, del neuropsichiatra, del nutrizionista, e spesso di altre figure diverse da caso a caso, è attualmente consigliato per contrastare tale patologia. Come farmaci si utilizzano la fluoxetina e in casi particolari la sibutramina. D'ausilio alle varie forme terapeutiche elencate si evidenzia spesso il ricorso ai gruppi di auto-mutuo-aiuto presenti attualmente anche all'interno di alcune strutture ospedaliere.
n caso di trattamento della patologia si registrano migliorie anche nel 50% dei casi, di casi studiati anche a distanza di anni dall'avvenuta "guarigione". Da notare che il disturbo è molto incline a recidive. Il 20% dei casi mostra fallimento delle terapie.
FONTE:wikipedia.it