Nasciamo condizionati, ci educano condizionati e verso l'adolescenza si verifica il culmine della scelta: che ne facciamo di questi condizionamenti? Li rivediamo alla luce del nostro essere unico e specifico, oppure ci adeguiamo per una vasta massa di motivi?
DI solito si fa un po' e un po', ma quel che determina le vie è quanto si rimane fedeli a se stessi e soprattutto quanto questa fedeltà è tra le nostre priorità. Spesso essere fedeli a se stessi è scomodo, quasi sempre va contro qualche norma invece riconosciuta e condivisa, rigida e senza senso (cioè senza ragione e verità), per quanto funzionale (a chi? Di solito al mantenimento di una certa cultura che molti trovano vantaggiosa). Anche qui si pone una scelta: essere "out" o più "comodamente" ingoiare il rospo e sottomettersi.
Man mano che il tempo passa non si riesce più a distinguere tra quello che è condizionante e quello che è autentico, si ha dentro una grande confusione. Anche qui si pone una scelta: affrontare o meno questa confusione, mettere a tacere o risolvere i conflitti interiori? Secondo quanto si sceglie si sta male e bene, cioè si sta sempre male per la parte che viene mortificata, e bene per quella soddisfatta. Solo che , se la parte motificata è la propria autenticità, prima o poi questo male esploderà, magari in età avanzata, con un conflitto lacerante interiore che molto spesso trova come canale di espressione gli affetti: la famiglia, gli amori, gli amici.
Bene, tutto questo pistolotto per cosa? Forse per tentare un'ipotesi sui motivi dell'indecisione confittuale alla quale il suo amore è evidentemente sottoposto.
Probabilmente è storia antica, che va oltre il vostro rapporto, che investe tutta la sua vita, perchè se così non fosse l'avrebbe già velocemente risolto.
Non voglio fare la sibilla, naturalmente tutto questo può non riguardare affatto la persona di cui parliamo, sarebbe assai scorretto e menzognero affibbiargli queste interpretazioni. Sono semplicemente i temi che il suo racconto mi ha evocato, e siccome li trovo importanti, ho pensato di porgerli a tutti come riflessione.
Conseguenza di quanto ho descritto di solito è:
- affezione al passato straziante, anche alle proprie catene. Perchè non c'è nessuna cosa che è solo brutta e negativa, e se non si ha un criterio di scelta superiore (un ideale, una fedeltà a sè, uno scopo trascendente) non si riesce a liberarsi del passato, anche se non lo si vive bene
- indecisione soprattutto affettiva, perchè si sviluppa per compensazione la capacità di fare scelte veloci e precise magari in altri campi (per esempio lavorativi) e questo è un male dal punto di vista dellla soluzione del conflitto, perchè non mette mai in quelle condizioni di "è tutto un disastro" che spingono per forza a muoversi (o morire)
- cristalizzarsi dello stato, entrando in un circolo vizioso per cui più passa il tempo più i "vantaggi" si assommano agli svantaggi e diventa sempre più difficile risolversi
- scelte parziali, per esempio lasciare qualcuno ma non lasciarlo del tutto, accompagnarsi a qualcuno ma non farlo del tutto. Desiderare una cosa e il suo contrario (come è logico che sia per tutti, visto quanto detto, che niente è solo brutto o solo bello, dipende dal punto di vista) senza riuscire a decidere vista la mancanza di una scala personale di priorità corrispondente alla conoscenza e al rispetto per se stessi. Col risultato di mancare di rispetto a molti altri, soprattutto ai più cari.
- Ecc. Ecc. Non voglio scrivere un manuale
Che fare? Non si può indurre un altro a essere/fare neppure il proprio bene, per cui ciascuno deve valutare cosa è disponibile a vivere e cosa no, per se stesso. Così come riuscire a valutare istintivamente oltre le promesse e le parole. Bisogna anche aggiungere che questo tipo di problematica (peraltro sempre più diffusa, con l'aumentare della consapevolezza) rende le persone molto affascinanti perchè in grado di esprimere il meglio di sè come individui e come partner, un po' come in vacanza possiamo essere al massimo, visto che "sappiamo" già di non doverlo fare a lungo termine.
C'è da domandarsi: quale "incastro" mi tiene incastrata ?
Qual è la mia, di storia affettiva e di rapporto con la mia autenticità? Perchè nulla è mai a caso.
Ci sono crisi passeggere, che ci mettono in questo stato tutti, per un po'. Ci sono problematiche incancrenite che invece trasformano questo stato in una specie di tratto caratteriale. Difficile scalzare tale modo, soprattutto da adulti navigati; è possibile farlo con un lavoro su di sè più complessivo...
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