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Parliamo di psicofarmaci, depressione, ansia, insonnia, disturbi della personalità...

MessaggioInviato: 30/11/2014, 15:22
da Royalsapphire
-Ciao, gli psicofarmaci servono solo a rovinare,fino al punto di renderlo una larva,ki ne fa uso,Spesso, chi li assume è inconsapevole degli effetti della sostanza che sta assumendo mentre chi li prescrive ignora, o finge di ignorare, la pericolosità del farmaco stesso e trascura il diritto all'informazione del "paziente".
Chiunque si rivolga a una qualsiasi struttura psichiatrica ospedaliera o territoriale per cercare sollievo o ascolto al proprio "disagio psichico" incontra quasi sempre una risposta di tipo farmacologico. In questa logica lo psicofarmaco rischia di diventare una soluzione "valida" per tutte le circostanze o peggio ancora un imbonitore delle contraddizioni individuali e sociali.
Tutto e' fortemente condizionato da interessi economici.
Con questo nn intendo dire ke nn servano mai,purtroppo esistono forme neurologike gravissime come skizofrenie dv e' necessaria una terapia farmacologica.
Ma c'e' l'abitudine di ricorrervi troppo spesso anche solo per 1 lieve disagio,e' piu' facile assumere una pillola che ti fa dormire,pittosto che ricercare la causa del disagio
Serve + consapevolezza e informazione da parte di chi li assume e di chi li prescrive
Ciao,un abbraccio
-Servono come tutti gli altri farmaci che quando uno sta proprio male deve prendere! L'ostracismo verso gli piscofarmaci è solo causato dallo psico davanti perchè nella società è accettato che uno si rimpinzi di anabolizzanti per muscoli, pillole per ogni minimo doloretto, aspirine come fossero caramelle ma se uno deve prendere psicofarmaci subito viene schedato come matto!!
-io ho una mia amica che prende gli anti depressivi e vi riporti quelo che mi è stato detto,cioè che aiutano a vedere meglio le cose e la vita in genere,,,che aiutano a migliorare l' umore.
certo che se ..se ne fa un uso spropositato fanno male,ma non si va fuori di testa,,,ma anzi credo che se non se ne facesse uso si può finire così..
-Posso dire che sono migliorato moltissimo dal doc che mi assillava da ragazzo senza i farmici ma impiegando con l'aiuto dei miei genitori e un terapeuta.
-Negli individui ...
che soffrono di ansia ....
il cervello non produce come dovrebe ... una cellula chiamata SEROTONINA ... significa che ... nel cervello ci sono delle cellule che vengono prodotte insieme ... ad esempio ... in un momento di paura il tuo cervello produce adrenalina ... (e tutti sappiamo cos'e') e contemporaneamente produce serotonina .. che in poche parole e' quella vocina che parte dalla tua testa e ti dice "stai tranquilla tesoro ... va tutto bene fai finta di niente" ... adrenalina e serotonina .. insieme si bilanciano ... e tu anche in un momento di paura riesci a mantenere la calma!!!
In una persona che soffre d'ansia ... il cervello ha una disfunsione .. ( che non significa che sei matta sia chiaro) significa solo che non produce come dovrebbe la serotonina!!!
E se questo scompenso .. e' uno scompenso chimico ... come vorresti curarlo??? con le caramelle????
Io ero scettica come te .. e sai perche'???
Perche' la gente in giro mi diceva che i farmaci ti fanno diventare scema ... che i farmaci danno dipendenza ... che ti fanno ingrassare ...!!!
Purtroppo in giro .. i malesseri come la depressione o gli attacchi d'ansia .. sono visti male ... la gente e' ignorante .. e pensa che se una ragazza di 20 anni arriva a prendere gli antidepressivi .. allora e' pazza!!!
Io vi do un consiglio ... .... andate da uno specialista ... fatti curare ... perche' piu' vai avanti piu' i malesseri aumentano .... e piu' i malesseri aumentano piu' è peggio
Il farmaco ti fa solo bene ... fattelo dire da me che sono in cura da tempo...
-Ho letto che molti usano dei farmaci, consigliati dai medici, per l'ansia sociale. Usano: il Tavor, il Prozac, la Paroxetina. Ma sono realmente utili? Ho è meglio come ho letto iniziare una terapia?
-io credo che come in tutte le cose ci voglia la giusta via di mezzo...non possiamo rendere gli psicofarmaci uno spauracchio...nè sempre necessari...ma se aiutano a ripristinare un equilibrio...laddove la sola modificazione del comportamento non può arrivare allora...
-concordo con miriam nel ritenere che se la soluzione è quella qualche beneficio apportano anche se io personalmente mi sono sempre rifiutato di prenderli...ma forse io non ero nella condizione obbligatoria..o meglio non era l'unica soluzione.
-Una cosa è certa io se sto migliorando non lo devo ai farmaci ma a una brava terapeuta che mi aiuta a superare il panico e l'agorafobia.
-Condivido ciò che ho letto sul Blog dell'Istituto. Era necessario che qualcuno spiegasse tutti gli efftti collaterali degli psicofarmaci


Elopram...ma è normale?
-vorrei aprire un sondaggio..quanti prendono l' elopram e hanno notato un abbassamento del desiderio sessuale?? no perchè non capisco se sono io o il farmaco..
-Ho un amico che assume elopram da quattro anni e mi ha parlato di un calo di desiderio sessuale... Personalmente ho fatto un pò di ricerche in merito per offrirgli sostegno.. ho letto che i farmaci come l'Elopram possono, come effetto non desiderato, allungare i tempi di orgasmo, per cui se un paziente ha dei tempi "normali" i tempi possono allungarsi di parecchio creando dei problemi di ipo- anorgasmia; se una persona ha invece dei tempi troppo brevi Elopram può risolvere anche la situazione sessuale.... e purtroppo nelle mie ricerche ho letto di molte persone che hanno avuto anche un calo della libido in concomitanza all'assunzione del farmaco.. forse dovresti chiedere ad uno specialista di aiutarti a cambiare il farmaco...
-ciao a tutte alla fine ho cambiato e sono al mio terzo giorno di zoloft 50 mg.
volevo sapere se è normale avere mal di testa con relativo senso di stordimento che fa venir voglia solo di dormire..
è normale anche un po di mal di stomaco vero?
qualcuna di voi sa dopo quanto passano qs effetti?
so che ognuna ha una esperienza diversa, ma mi farebbe cmq piacere leggere i vs pareri.


Farmaci per fobie
-Ci sono dei farmaci per le paure? Io ho quella dei gatti. Chissa se un farmaco me la potrebbe togliere, magari mi calma un pò quando vado dai miei amici che hanno i gatti.
-Bella domanda!sarebbe interessante!
-Mia moglie è riusita a superare l'agorafobia senza usare farmaci. Ritengo che se si segue un programma è possibile farcela. Non credo molto nelle scorciatoie.


Senza Lexotan
-non riesco più ad uscire di casa senza Lexotan...qualche mese fa mi è stato prescritto per il panico ma ora che non ne ho più...non posso uscire senza la mia boccetta in tasca!c'ho provato e mi venuta un'ansia!ma è dipendenza?!?
-Non credo che sia una dipendenza.. credo sia più una forma di rassicurazione.. magari non hai tanto fiducia nella possibilità di affrontare situazioni negative sfruttando le tue risorse... insomma.. magari è come la coperta di linus per i bambini.. se si trattasse di dipendenza saresti costretto ad assumerne continuamente... e sempre in dosi maggiori perchè ti sei assuefatto..non credi?
-grazie per la risposta ma Walter...allora come mai mi sento male se provo anche solo ad immaginare di uscire senza?!?
Linus dopo un pò cresce e la deve abbandonare la sua coperta, o no?come faccio a ritornare libero?
-Beh... secondo me puoi provare a uscire senza la boccettina le volte che sai che starai fuori poco (es.: scendi a prendere il pane.. e ci metti mezz'ora) .. e pian piano aumenti ... magari dillo a qualcuno che possa starti vicino ed incoraggiarti!


Cipralex
-Ciao, questa sezione cade ad hoc perchè il mio psichiatra mi ha prescritto il Cipralex..c'è qualcuno che lo conosce? mi spaventano gli effetti collaterali..
-Io prendo cipralex più di un mese, controindicazioni non ne ho avute perche ho associato degli ansiolitici che ti permettono di tenere a bada i peggioramenti previsti nei primi giorni di assunzione di psicofarmaci. Comunque tra le controindicazioni più frequenti ci sono: perdita dell'appetito, nausea, vertigini, testa pesante, insonnia, debolezza.... Verifica! Poi al limite ti fai cambiare il dosaggio.. comunque posso consigliarti di associare la terapia farmacologica ad un supporto psicologico! Funziona!!!
in bocca al lupo.


Farmaci per l'obesità
Sono sempre stato obeso e ho provato di tutto anche i farmaci, l'ultimo che ho provato, sotto consiglio del medico è l'orlistat.
Mi ha fatto stare male e non ha funzionato. Aggiungo ciò che avevo trovato su internet. Vedete voi
L'orlistat (Xenical) impedisce la trasformazione dei grassi introdotti con la dieta in particelle più piccole che vengono assimilate dall'intestino, bloccando particolari enzimi (lipasi) che intervengono nella digestione dei grassi stessi. Questo si traduce in un minor assorbimento (-30% circa) dei grassi alimentari: ciò significa che, con una dieta media intorno alle 2.000 calorie, si risparmiano 180 calorie al giorno. Questo farmaco provoca spiacevoli effetti indesiderati: i grassi non assorbiti infatti, rimangono nell'intestino e possono causare bisogno urgente di ''andare di corpo'', perdita incontrollata delle feci, emissione di feci molli, liquide o oleose, mal di pancia e formazione di gas nell'intestino. Tali disturbi compaiono soprattutto all'inizio del trattamento e si risolvono alla sua sospensione. Anche il tipo di alimenti che si ingerisce ha una notevole influenza sulla comparsa di effetti indesiderati: un regime dietetico a basso contenuto di grassi aumenta la tollerabilità del farmaco, producendo nel contempo migliori risultati. Se si salta un pasto o il pasto non contiene grassi, il farmaco non deve essere assunto. L'orlistat deve essere sospeso nel caso in cui, dopo 12 settimane, non si sia perso almeno



il medico aveva detto di togliere la paroxetina 10 o le en ma io ho un pò paura x il fatto dell'ansia ... stavo pensando di ridurre le en, sto scendendo di 1 goccia al giorno e sono a 9 gtc mattina e 9 sera ... e stavo abbracciando l idea di ritornare a paroxetina 20 x il suo molteplice effetto sia depressivo che dell'ansia in generale ... così da togliere del tutto il delorazepam e lasciare la funzione ansiosa solo alla paroxetina che cmq agirebbe anche a livello depressivo ... poichè sono confuso e incerto sul da farsi ora sto continuando a fare samyr 200 e paroxetina 10 e l en scalando una goccia al mattino e una alla sera ogni 2-3 giorni ... xkè: samyr da un lato mi tira su e nn ha effetti collaterali ma nn agisce sull'ansia; paroxetina tira su e ha effetto pure ansiolitico ed è selettivo nell azione ma ha qualche effetto collaterale ... x cui nn credo sia il caso di escludere nessuno dei 2 quanto forse meglio togliere le en ... ciò che mi preoccupa della paroxetina sono gli effetti collaterali e la dipendenza e toglierla significherebbe mantenere le en ..

a maggio giugno del mese scorso feci un ciclo di samyr400 ed è stato l'inizio
della ripresa, mi diede forze a livello fisico e anche psichico, un miracolo
...

dopo aver consultato il medico di base, e tu stessa mi dicesti che samyr era
buono, continuai e continuo tutt'ora con il samyr 200 e poi prendo anche la
paroxetina non da 20 ma da 10 da qualche mese xkè voglio scalare gradualmente
...

Spesso sto in ansia ma credo sia normale xkè con una mamma che nn sta bene, il
lavoro che nn c'è e a livello amoroso nulla di che, ma cmq prendo le en ...

In pratica ora prendo al giorno: samyr 200
paroxetina 10 (20 fino a
settembre scorso)
13 gocce di en mattina e
sera

stavo pensando di togliere del tutto la paroxetina ... il neurologo ha detto di toglierla che nn me ne accorgerò neanche, il medico di
base ha detto nè sì nè no, che faccio? xkè nn vorrei che l'ansia fosse dovuta a
un dosaggio eccessivo di antidepressivo tra samyr e paroxetina ... avevo
pensato di prendere un pò di magnesio al posto della paroxetina, un'amica lo prende e si sente su di tono ... e la sera beve la valeriana ...
lei usa rimedi naturali xkè ha passato un brutto momento ...


In genere 30 mg di paroxetina sono una terapia a dosaggio medio, considerando che é possibile ancora raggiungere i 40 mg. La residua sintomatologia ansiosa andrebbe esaminata nelle sue componenti e valutato un eventuale trattamento che potrebbe consistere nell'aumento del dosaggio della paroxetina o ricercando altri tipo sei azioni farmacologiche. Tuttavia questo sarà compito del suo specialista. Il ritorno alla normalità del desiderio sessuale é un ottimo segno, probabilmente correlato al fatto che, in genere, gli effetti sessuali degli ssri tendono a ridursi nel corso dei primo mesi di assunzione.


Farmaci per la depressione
-Ciao a tutti! Non ha ma preso farmaci... vorrei sapere se ad una ragazza (34 anni) come possano essere utili.. Possono farmi ritrovare la speranza e la fiducia nella vita e nel mondo? Come funzionano? Ti fanno sentire più felice di vivere.. scusate ma io non ho proprio la minima idea di come funzionino!
-E' da tempo che uso i farmaci. Per un pò mi aiutano ma ho frequentemente delle ricadute ora sto male. La rossima volta vi darò una descrizione dettagliata dei farmaci che mi hanno dato.
-sono una trappola....io sono più di 5 anni che li prendo.....ormai ne sono dipendente...ma gli effetti non sono poi più così positivi...ma continuo a prenderli perchè sono uno stupido e mi nascondo dietro una pillola..per paura di affrontare di petto la realtà.
-Ma dai... io proprio non posso farcela a cominciare a prendere i farmaci se devo diventarne dipendente ..sono troppo giovane .. e poi non garantiscono una Reale riuscita! Per me non servono a nulla!
-Buongiorno a tutti, ho letto tutti messaggi rigurado all'efficacia degli psicofarmaci e più che riportarvi la mia personale e professioanle idea in merito vi riporto un articolo molto interessante che parla delli inefficacia dei farmaci ed in particolar modo degli antidepressivi.
Vi invito a leggerlo.
Cordiali saluti

ARTICOLO
Confermata l’inefficacia degli antidepressivi
Avevo già letto di studi che dimostrano l’inefficacia degli antidepressivi. Poi ho letto una smentita. Ora ecco che se parla di nuovo sull’Espresso dell’11 febbraio.
Sono dati fondati? E, se sì, quando la medicina dovrà prenderne atto che cosa cambierà nella psichiatria?

Lettera firmata

TESTO ARTICOLO
L’Espresso 11.2.2010, n. 6/2010, pp. 134-138
Autore: Agnese Codignola
Bluff depressione
Uno studioso americano ha messo le mani sulle carte segrete delle aziende che producono antidepressivi. E ha scoperto che non sono più efficaci dei placebo. Lo abbiamo intervistato. Colloquio con Irving Kirsch
L’imperatore è nudo: parola di Irving Kirsch, professore al Department of Psychology dell’Università di Hull, in Gran Bretagna, e docente emerito dell’Università del Connecticut. Che ha pubblicato diversi studi per dire che quei farmaci che dovrebbero aiutare a sconfiggere il male di vivere, al contrario, non fanno nulla. Per dimostrarlo, Kirsch si è avvalso del Freedom of Information Act, la legge statunitense che tutela il diritto di accesso alle informazioni di interesse pubblico. E ha costretto l’Fda a tirare fuori dai cassetti ciò che, altrimenti, non sarebbe mai diventato di dominio pubblico, ossia i dati in base ai quali erano stati approvati sei tra gli antidepressivi più venduti, e cioè citalopram (elopram e altri), fluoxetina (prozac e altri), nefazodone (reseril, ritirato per danni epatici), paroxetina (seroxat e altri), sertralina (zoloft e altri), venlafaxina (efexor e altri).
Kirsch ha così dimostrato che, in 47 studi clinici controllati, in gran parte sponsorizzati dalle industrie produttrici, solo il 10-20 per cento dei pazienti avverte un beneficio dovuto effettivamente all’azione farmacologica della molecola, mentre l’80-90 per cento dei depressi si sente meglio grazie al placebo. E aggiunge: tutti lo sanno, ma tutti continuano a sostenere le pillole della felicità. Per questo ha voluto intitolare un suo articolo ‘I farmaci nuovi dell’imperatore: la disintegrazione del mito degli antidepressivi’.
Un mito che oggi vacilla sotto l’autorità di un grande studio pubblicato su ‘Jama’ che sostiene chiaramente l’inutilità di questi farmaci in chiunque non sia depresso in maniera molto grave. La ricerca si basa sui dati ottenuti sulle 160 mila donne partecipanti alla Women’s Health Initiative, così come quella che dimostra come gli antidepressivi nelle donne in menopausa aumentino il rischio di ictus e morte (dati pubblicati sugli ‘Archives of Internal Medicine’). Un colpo ferale, che arriva dopo anni di polemiche su quanto l’uso intenso di questi farmaci aumenti il rischio di suicidio. Che cosa concludere? Ecco che cosa ne pensa lo studioso.
Professor Kirsch: dati nascosti, per coprire la scarsa efficacia, ambiguità degli enti regolatori per farmaci sostenuti da imponenti campagne pubblicitarie. Come è stato possibile?
“Ci si muove su un terreno scivoloso. Nelle sperimentazioni, i malati che assumono questi farmaci spesso migliorano; tuttavia, ciò che non si è detto per anni è che anche i pazienti trattati col placebo migliorano all’incirca allo stesso modo. In altre parole, i farmaci funzionano non grazie al loro meccanismo d’azione, bensì all’effetto placebo, ma questa verità è stata taciuta per anni. Nella pratica clinica, d’altro canto, se un depresso migliora, il medico non ha alcun modo per stabilire perché ciò accade. E quindi, spesso, pensa sia a causa del farmaco e continua a darlo”.
Nessuna cattiva coscienza dei medici, allora? Chi ha sbagliato?
“Le informazioni più rilevanti sono state tenute nascoste per due decenni, anche se tutti gli specialisti erano a conoscenza di quello che qualche mio collega coinvolto negli studi registrativi ha in seguito pubblicamente e senza vergogna definito ‘il nostro piccolo sporco segreto’”.
Che ruolo hanno - o dovrebbero avere - oggi gli antidepressivi?
“Iniziano a esserci timidi segnali di cambiamento, via via che vengono pubblicati nuovi risultati: per esempio, un recente sondaggio condotto in Gran Bretagna ha mostrato che il 44 per cento degli specialisti incomincia a considerare alternative a questi medicinali. Tuttavia non bisogna illudersi, i consumi sono ancora in aumento, e molti medici li prescrivono subito, come primo approccio a depressioni anche lievi, mentre nella stragrande maggioranza dei casi dovrebbero essere considerati come l’ultima spiaggia, e usati solo dopo che tutte le altre cure hanno fallito”.
Perché invece sono tanto amati, dai medici in primo luogo?
“Negli ultimi vent’anni ci hanno raccontato che tutto era dovuto alla serotonina. Ma i dati genetici e di laboratorio (vedi box di pag 138, ndr) dimostrano che non è così. Così come lo dimostra il fatto che esistono antidepressivi che aumentano la serotonina (come la fluoxetina), altri che la diminuiscono (come la tianepina) e altri che non hanno alcun influenza su di essa, e il loro effetto è identico. Perché la serotonina non c’entra: ciò che funziona è l’effetto placebo”.
Riducendo il ruolo dei farmaci, qual è il modo più efficace per affrontare la depressione?
“I dati degli ultimi anni dimostrano che la psicoterapia, soprattutto quella di tipo cognitivo-comportamentale, è l’alternativa migliore ai farmaci. Infatti, anche se i benefici immediati possono essere analoghi a quelli ottenibili con gli antidepressivi, quelli a lungo termine sono molto più consistenti e stabili. Sappiamo che la maggior parte dei depressi trattati con i farmaci è destinato prima o poi a ricadere, ma la psicoterapia dimezza tale rischio. Inoltre, anche se i suoi costi iniziali possono essere superiori a quelli di un protocollo farmacologico, molti dati dimostrano che negli anni è costo-efficace e più economica rispetto agli antidepressivi. A essa poi si può aggiungere la lettura di alcuni libri scritti da specialisti. In commercio se ne trovano diversi, incentrati su aspetti differenti quali il perseguimento di attività gradite, il rafforzamento delle relazioni sociali, la percezione di sé e così via, che anch’io consiglio sovente ai miei pazienti; riconosco che il ricorso ai libri potrebbe sembrare una soluzione semplicistica e inadeguata, ma ci sono ormai diversi studi che dimostrano che alcuni testi, da soli o in aggiunta alla psicoterapia, hanno un’efficacia ancora misurabile dopo tre anni, soprattutto quando la depressione non è troppo grave. Come lo sport”..
L’attività fisica? Che ruolo ha?
“Ha un ruolo fondamentale e spesso sottovalutato nella cura delle depressioni. Molti studi lo hanno rilevato, mentre altri hanno messo a confronto l’efficacia di vari tipi di esercizi con quella delle diverse psicoterapie e dei farmaci, e altri ancora hanno provato a sommare l’effetto degli uni e degli altri. Il risultato, così come emerso in alcune rassegne di studi, è sempre lo stesso: lo sport aiuta a controllare le depressioni lievi, e la sua efficacia è paragonabile a quella delle terapie psicologiche o farmacologiche, soprattutto sul lungo periodo. Da queste ricerche, inoltre, sono emersi risultati sorprendenti. Per prima cosa le ricerche hanno rilevato che l’esercizio fisico ancora funziona meglio sulle depressione medio-gravi che su quelle più lievi. E hanno visto che gli effetti benefici dello sport sono duraturi e, anzi, aumentano nel tempo, se il depresso è costante nello svolgimento dell’attività scelta, che deve consistere in media in venti minuti di allenamento tre volte alla settimana”.
Qualunque attività?
“Va bene tutto, purché sia gradito e ben accetto. Sul perché lo sport faccia così bene, per ora ci sono solo teorie: probabilmente in gran parte è dovuto al rilascio di endorfine. Comunque, anche se tutto causato dall’effetto placebo, per convincersi di quanto lo sport sia positivo basta confrontare i suoi effetti collaterali con quelli dei farmaci. Con questi ultimi il depresso va incontro a disfunzioni sessuali, nausea, vomito, insonnia, convulsioni, diarrea, cefalea, rischio di pensieri suicidi e sonnolenza. Con lo sport si ha la possibilità di mettere sotto controllo il proprio colesterolo, di perdere il peso in eccesso, di dormire meglio, di avere un miglioramento della libido, del tono muscolare, della funzionalità cardiaca e vascolare e, in definitiva, di vedere la propria aspettativa di vita allungarsi. Non mi resta che dire: potendo scegliere, quale dei due effetti placebo preferireste?”.

PARERE DEL PROF. PAOLO MIGONE

I dati riportati in questo articolo del n. 6/2010 de L’Espresso sono corretti, anzi - cosa che qui non viene detta - lo studio di Kirsch et al. del 2002 di cui si parla è stato replicato da altri autori ottenendo gli stessi risultati (vedi ad esempio Whittington et al., 2004; Kirsch & Moncrieff, 2007; Turner et al., 2008¸ Hughes & Cohen, 2009; vedi anche Kirsch, 2009). Per di più, i successivi studi sono stati pubblicati su riviste molto prestigiose (ad esempio anche sul New England Journal of Medicine, una delle riviste più qualificate al mondo, su cui ad esempio scrivono i premi Nobel). Tutti i ricercatori hanno sempre saputo che i farmaci antidepressivi hanno una efficacia molto simile al placebo (c’è una piccola significatività statistica ma non una significatività clinica). Questo infatti è sempre stato considerato dai ricercatori il loro “piccolo sporco segreto” (little dirty secret), come è stato detto testualmente (Hollon et al., 2002). Nessun ricercatore ha mai contraddetto questi risultati. Esiste solo uno studio molto recente (Fournier et al., 2010) che mostra che i farmaci possono essere un po’ efficaci ma solo nelle depressioni gravi, mentre nella stragrande maggioranza dei casi sono inefficaci (Kirsch et al. invece non avevano trovato differenze tra pazienti lievi e gravi).
Sono stato io per primo a pubblicizzare queste ricerche in Italia in un articolo uscito sul n. 3/2005 di Psicoterapia e Scienze Umane, che è reperibile anche su Internet (”Farmaci antidepressivi nella pratica psichiatrica: efficacia reale“). Esistono anche dati di ricerca ben consolidati che dimostrano che la psicoterapia è nettamente superiore ai farmaci. A proposito di psicoterapia, nel n. 1/2010 di Psicoterapia e Scienze Umane, che esce tra circa un mese, vi è un importante review di Shedler sull’efficacia della terapia psicodinamica in cui, tra le altre cose, vi è una tabella che paragona le “dimensioni del risultato” (effect size) di vari tipi di psicoterapia, emerse dalle principali meta-analisi esistenti (15 in tutto, 2 delle quali sono “mega-analisi”, cioè meta-analisi di meta-analisi), e in questa tabella vengono mostrate anche, come elemento di paragone, le effect size dei farmaci antidepressivi: queste variano da .17 a .31, mentre quelle della psicoterapia variano da .62 a 1.46 secondo le diverse meta-analisi, è cioè enormemente più efficace la psicoterapia dei farmaci (se può interessare un paragone tra le diverse tecniche psicoterapeutiche, da questo studio emerge che la terapia psicodinamica [PDT] è più efficace della terapia cognitivo-comportamentale [CBT]: le effect size della terapia psicodinamica variano da .69 a 1.46, mentre quelle della terapia cognitivo-comportamentale variano da .58 a 1.0; questo è un dato nuovo, che va in controtendenza rispetto a precedenti studi, che penso farà molto discutere). Questa review di Shedler esce proprio in questi giorni sulla rivista American Psychologist, organo dell’American Psychological Association, e viene pubblicata quasi in contemporanea in italiano grazie a un accordo tra Psicoterapia e Scienze Umane e l’American Psychological Association.
Qual è la ripercussione di questi studi sulla pratica psichiatrica in generale? Forse non molta, perché queste cose si sapevano da tempo eppure i farmaci antidepressivi hanno continuato ad essere prescritti a vasti settori della popolazione, anzi sempre di più, e vengono proposti persino per i bambini. Vi sono varie forze che sinergicamente spingono verso a un massiccio uso di farmaci. Innanzitutto la pressione delle case farmaceutiche che condiziona pesantemente la cultura dei medici, finanziando pressoché quasi tutte le riviste scientifiche, i congressi, “informando” costantemente i medici tramite i rappresentanti farmaceutici i quali pagano la loro partecipazione ai congressi scientifici e così via. Poi vi è in molti pazienti una grande aspettativa verso il farmaco che risolva in modo rapido i problemi di cui soffrono, e questa aspettativa deriva da una cultura diffusa (alla cui diffusione non sono estranee le case farmaceutiche); questa cultura del resto è quella da cui deriva il potente effetto placebo (però pochi ricordano che i benefìci ottenuti coi farmaci potrebbero essere ottenuti quasi allo stesso modo con un placebo). Infine gli psichiatri, che molto spesso hanno poca cultura psicoterapeutica, non sono preparati a rispondere ai pazienti trasmettendo altri valori, anzi, quasi sempre colludono con loro elargendo farmaci antidepressivi (cioè in sostanza placebo) e quindi “non curandoli” nel senso scientifico del termine. E’ stato dimostrato infatti che i farmaci antidepressivi non solo producono risultati inferiori alla psicoterapia, ma anche più ricadute e una graduale diminuzione del risultato raggiunto, mentre la psicoterapia produce meno ricadute e un progressivo aumento dell’effetto terapeutico nel tempo, come se si mettessero in moto processi psicologici autonomi che evolvono negli anni.
Come fare per aumentare la consapevolezza di questi dati nei medici e nella cultura psicologica in generale, migliorando così le prestazioni psichiatriche? Non è facile dirlo, occorrerebbe una modificazione dei processi formativi, introducendo maggiormente una cultura psicodinamica e interpersonale nella formazione degli psichiatri, che tra l’altro è più in linea con le evidenze scientifiche che paradossalmente vengono vantate proprio da quel mondo accademico che, in sinergia con le case farmaceutiche, continua a diffondere una cultura secondo la quale sono soprattutto le variabili farmacologiche, e non psicologiche, quelle importanti nella salute mentale.
Non è possibile qui approfondire ulteriormente questa problematica, che è abbastanza specialistica (ad esempio riguardo a come si calcolano le effect size, a cosa è una meta-analisi, ecc.), per cui rimando ai lavori segnalati nella bibliografia riportata qui: Paolo Migone - Condirettore di Psicoterapia e Scienze Umane.
-Interessante! Grazie... Mi hanno prescritto degli antidepressivi 4 anni fa..ed ho avuto una serie di attacchi di panico a raffica.. Ogni tanto per la disperazione mi viene ancora la tentazione di riprenderli.. ma quel ricodo mi blocca...meno male.
-io condivido in pieno il contenuto dell'articolo...ma con disperazione e vergogna io purtroppo al momento non posso farne a meno.....
spero che un giorno io possa liberarmene cosi da non far più aricchire le case farmaceutiche
-Bellissimo l'articolo..........dovrebbe essre divulgato sempre di più...perchè sono tante le persone che cadono nella trappola o nel tunnel dei farmaci....


Zoloft
-Vi spiego...soffro di depressione/bulimia da anni.
Ora con la psicoterapia la bulimia va decisamente meglio.
In questi anni ho iniziato lo Zoloft per ben 3 volte, ogni volta andava proprio meglio, mi sembrava di tornare a vivere e a distanza di circa 8 mesi scalando gradualmente smettevo.
Dopo pochi mesi per...ricominciava l'incubo...e riprendevo...so che non bisogna arrestare i farmaci così bruscamente, ma l’ idea di diventarne dipendente, mi spaventa.
-Sto usando lo Zolof da mesi per il mio disturbo ossessivo. Per un pò sto meglio ma poi ho delle ricadute. Mi hanno detto, i medici, che la cura puo essere lunga e richiede del tempo. Sarà vero?
-Ho chiesto a Coccinella se ha degli effetti collaterali usando lo Zolof? Tu ne hai?
-Ma funziona questo farmaco per la depressione e il D.O.C? E' necessario utilizzare altri farmaci. Sono andata da due psichiatri e un neurologo e ho avuto pareri diversi.
-io non voglio più prendere farmaci..ma non ci sono terapie per stare meglio che non comportino l' utilizzo di farmaci?



Samefast?
-è indicato?me l'ha prescritto il medico come integratore per i miei continui capogiri... io non so se fidarmi!
-Ciao il Samefast è un integratore a base di S-Adenosil-L-Metionina (SAME), vitamina B12 e Acido Folico. Io lo uso come antistress ..cioè periodicamente. Serve per regolare il tono dell'umore e si può trovare in comprese orosolubili (prima era disponibile solo via iniezioni (dolorosissime!!!) Contiene anche acido folico e vitamina b12 che a loro volta sono cofattori per la produzione della SAME nel corpo umano. In poche ore dovresti sentire una senzazione di benessere (per me è così) però per una buona efficacia va utilizzato per un periodo di diversi giorni... Non so dirti come funziona con i capogiri.. chiedi conferme da un esperto!
-a me tempo fa il medico aveva consiliato semplicemente il magnesio..
-si anche a me il medico ha consigliato più volte il magnesio..solo che mi sembra che abbia più che altro un effetto placebo..


Paura verso i farmaci
-Ciao! Mi sono stati consigliati dei farmaci per il doc che io non ho preso... Zoloft(ssri) e risperdal(neurolettico).
Mi spaventano gli effetti collaterali che potrebbero manifestarsi e che sono permanenti(disturbi del movimento, parkinson pssd...). Cioè non si parla di effetti collaterali blandi cavolo...
Possibile che non esista per il doc qualcosa da prendere che non comporti l'accettazione di tali rischi?

Parliamo di psicofarmaci, depressione, ansia, insonnia, disturbi della personalità...

MessaggioInviato: 06/02/2025, 16:05
da Graziella87
Ciao a tutte! :hi:

Volevo solo prendere un attimo per dire grazie a questo forum. Sono una di quelle che spesso trova risposte utili anche nei vecchi post, quelli di 10 anni fa, che magari pensavi fossero ormai obsoleti, ma qui c'è davvero un sacco di roba preziosa. Spesso attingo informazioni da voi e mi sento meno sola nel mio percorso.

Per quanto mi riguarda, soffro da molto di disturbi legati all'ansia e ad altre cose che mi han messo a dura prova. In questo momento, Zoloft è l'unica cosa che davvero sembra funzionare per me, anche se devo dire che non è che tutto sia rose e fiori. So che ci sono alti e bassi, ma almeno riesco a gestire meglio la situazione.

So bene che la strada non è facile, e che a volte ci si sente quasi sopraffatti, ma il solo fatto di poter parlare e confrontarsi con chi vive situazioni simili è già un gran passo avanti. Continuate a scrivere, perché davvero, ogni esperienza è un piccolo faro in mezzo alla nebbia.

Un abbraccio a tutte voi! :love: