«Nel tranquillo e ordinato branco sociale i "diversi" si notano immediatamente e irritano l'acuto senso estetico dei vigili custodi dell'armonia del mondo. Allora si provvede ad emarginarli, isolarli, abbatterli poiché essi emergono come fastidiose protuberanze nel piatto mondo degli arrivati. E così l'uomo, orrendo essere pensante e malvagio, s'arroga il diritto di decidere vita e morte su tutto il creato.»
«Ogni volta che penso a Erto, il mio vecchio paese, quello abbandonato dopo il Vajont, con le vetuste case una attaccata all'altra e le vie di acciottolamento buie e strette, la memoria va verso l'inverno. Il primo ricordo è il tempo degli inverni, la memoria è quella della neve. Notti infinite, silenzi laboriosi, lunghi, pazienti, interrotti solo ogni tanto da sprazzi di allegria nelle feste di Natale e capodanno.»
«Le montagne attirano, catturano, affascinano proprio perché non fanno niente per attirare, catturare, affascinare. Stanno lì e basta. Se qualcuno vi sale, bene, se no è lo stesso. La natura non chiede nulla, non gioca scherzi, né si lamenta. Se ne sta lì impassibile, a condurre la sua vita scandita dalle stagioni.»
«La tristezza non se ne va via dalle case dei morti. Un fuoco si può riaccendere, come l'amore, le vite no, quando si spengono è per sempre.»
«Vivere è come scolpire, occorre togliere, tirare via il di più, per vedere dentro.»
