sussurri scordati d'emozioni

La Setta Dei Poeti Estinti.
Poesie, racconti, libri, letteratura, miti, leggende barzellette... Condividiamo le creazioni dei Grandi e... anche nostre!

sussurri scordati d'emozioni

Messaggioda io sono Nessuno » 30/03/2016, 13:14



Dal libro "Prigionieri del silenzio" di Giampaolo Pansa, una poesia scritta da una persona,
Andrea Scano, che era tutt'altro che un poeta, ma non per questo è meno significativa.
Questa poesia fu scritta per rispondere alla nipote di Scano, Rina,
che si era presa amorevolmente cura di lui per molti anni
e che gli aveva detto di essere stanca della vita.


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Il contesto storico del libro è ben esposto nel link sotto.

http://fsblendorio.blogspot.it/2008/08/ ... -2008.html




La pioggia di sangue


Se è all’inferno che sono destinato,
non preoccupatevi per me
che già ci sono stato!
Oggi ti vedo triste e preoccupata.
In silenzio ti osservo,
da quando sei entrata.
Gli occhi tristi, il mento sulle mani,
forse cerchi le parole per dirmi
che per me non c’è domani.
Per distrarti
Faccio anche il buffone.
Diventi rossa,
a stento trattieni il tuo magone.
Cosa ha oggi la mia nipote preferita?
Tu mi rispondi:
sono stanca della vita!
E’ giunta l’ora che non avrei voluto mai
di raccontarti una storia che non sai.
C’è un isola deserta
in mezzo al lare.
Io ne conosco il nome,
ma non ti dirò quale.
C’è un isola
Che ricorderò in eterno.
E’ l’isola del male.
E la chiamerò Inferno.
In fila indiana ci hanno accompagnati
con pugni e calci ci hanno massacrati.
Alzammo gli occhi per guardare i nemici.
Sbigottiti, scoprimmo che erano nostri amici.
Due file eran di uomini.
In mezzo dovevamo passare.
Gli ordini dicevano:
li dovete massacrare.
Molti di loro fingevano
troppi di loro godevano.
E non distingui più gli amici dai nemici.
Non si distingue più l’odio dall’amore.
Non bruciano il tuo corpo, ma il tuo onore.
Non è il tuo corpo a essere bruciato.
A vivere esso è condannato.
Non conosco le parole
per descrivere a te
la vita su quell’isola che non sai dov’è.
Ma se per caso un giorno
qualcuno parlerà,
un coraggioso più di me,
scoprirai dov’è e ci andrai.
Guarda il cielo e copriti.
Una pioggia di sangue
potrebbe bagnarti.
Una pioggia di sangue
sull’isola cadrà.
E se l’inferno voi volete visitare
è su quell’isola che dovete andare.
Passati sono orami tant’anni,
ma sono sicuro che
quando la bora soffia
porterà con sé,
più in alto che potrà,
una pioggia di sangue
che sull’isola cadrà.
E venne un giorno che a Fiume ritornai.
Cadavere vivente,
passavo tra la gente.
Questo per dire a te
che tu non puoi e non devi
stancarti della vita
a cui tanto tenevi.
Tutto quello che so
io non lo volli dire.
Andò in pezzi la mia anima
e tutto il mio ardire!
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Messaggioda ilungamwepu » 30/03/2016, 22:18



Non ce l’ho con la primavera
perché è tornata.
Non la incolpo
perché adempie come ogni anno
ai suoi doveri.

Capisco che la mia tristezza
non fermerà il verde.
Il filo d’erba, se oscilla,
è solo al vento.

Non mi fa soffrire
che gli isolotti di ontani sulle acque
abbiano di nuovo con che stormire.

Prendo atto
che la riva di un certo lago
è rimasta – come se tu vivessi ancora –
bella come era.

Non ho rancore
contro la vista per la vista
sulla baia abbacinata dal sole.

Riesco perfino ad immaginare
che degli altri, non noi
siedano in questo momento
sul tronco rovesciato d’una betulla.

Rispetto il loro diritto
a sussurrare, ridere
e a tacere felici.

Suppongo perfino
che li unisca l’amore
e che lui la stringa
con il suo braccio vivo.

Qualche giovane ala
fruscia nei giuncheti.
Auguro loro sinceramente
di sentirla.
Non pretendo alcun cambiamento
dalle onde vicine alla riva,
ora leste, ora pigre
e non a me obbedienti.

Non pretendo nulla
dalle acque fonde accanto al bosco,
ora color smeraldo,
ora color zaffiro,
ora nere.

Una cosa non accetto.
Il mio ritorno là.
Il privilegio della presenza –
ci rinuncio.

Ti sono sopravvissuta solo
e soltanto quanto basta
per pensare da lontano.



Wislawa Szymborska
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Messaggioda io sono Nessuno » 02/04/2016, 8:28



Tieni chi ami vicino a te

Poesia del Premio Nobel per la Letteratura 1982, Gabriel Garcia Marquez, colombiano (1927 - 2014).
Il suo "Cent'anni di solitudine" è considerato come la più importante opera letteraria ispanica che sia
mai stata scritta, seconda soltanto al Don Chisciotte de la Mancha, di Miguel De Cervantes.


Tieni chi ami vicino a te,
digli quanto bisogno hai di loro,
amali e trattali bene,
trova il tempo per dirgli
mi spiace,
perdonami,
per favore,
grazie,
e tutte le parole d’amore che conosci.


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Messaggioda io sono Nessuno » 07/04/2016, 9:51



In un libro del 1997, Lettere a un aspirante romanziere, Mario Vargas Llosa, scrittore peruviano Nobel
per la Letteratura 2010, si concedeva delle affermazioni abbastanza provocatorie e, nello stesso tempo,
non prive di buon senso psicologico riguardo la natura della scrittura letteraria. Al suo interlocutore
fittizio che gli chiedeva consigli su come scrivere buoni romanzi, Vargas Llosa rispondeva così:

«Quale origine ha quella disposizione precoce a inventare esseri e storie che è il punto di partenza della vocazione di scrittore? Credo che la risposta sia: la ribellione. Sono convinto che chi si abbandona a elucubrare vite diverse da quella che vive nella realtà manifesta in questo modo indiretto il suo rifiuto e la sua critica della vita quale è, del mondo reale, e il suo desiderio di sostituirli con quelli che fabbrica con l’immaginazione e con i desideri. Perché mai dovrebbe dedicare il proprio tempo a qualcosa di così evanescente e chimerico – la creazione di realtà fittizie – una persona intimamente soddisfatta della realtà reale, della vita così come la vive? Ebbene: chi si ribella contro questa vita servendosi dell’espediente di creare un’altra vita e altre persone può farlo spinto da innumerevoli ragioni. Altruistiche o ignobili, generose o meschine, complesse o banali. L’indole di questa radicale messa in discussione della realtà reale che, secondo la mia opinione, si ritrova al fondo di ogni vocazione di scrittore di storie, non ha nessuna importanza. Quel che conta è che quel rifiuto sia tanto radicale da alimentare l’entusiasmo per quella operazione – donchisciottesca quanto scagliarsi lancia in resta all’assalto di mulini a vento – che consiste nel sostituire illusoriamente il mondo concreto e oggettivo della vita vissuta con quello sottile ed effimero della finzione »

MARIO VARGAS LLOSA

Lettere a un aspirante romanziere, Einaudi Editore, traduzione italiana di G. Felici

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Messaggioda Eos » 07/04/2016, 19:14



-------SE TU NON PARLI--------
------Rabindranath Tagore-----


Se tu non parli
riempirò il mio cuore del tuo silenzio
e lo sopporterò.
Resterò qui fermo ad aspettare come la notte
nella sua veglia stellata
con il capo chino a terra
paziente.

Ma arriverà il mattino
le ombre della notte svaniranno
e la tua voce
in rivoli dorati inonderà il cielo.

Allora le tue parole
nel canto
prenderanno ali
da tutti i miei nidi di uccelli
e le tue melodie
spunteranno come fiori
su tutti gli alberi della mia foresta.


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Il Bacio di Gustav Klimt
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Messaggioda io sono Nessuno » 08/04/2016, 14:48



La mia felice bocca

di Federico Garcia Lorca


La mia felice bocca nuovamente incontrare vuole
le tue labbra che baciando mi benedicono
le tue dita care voglio tenere
e giocando congiungerle con le mie dita
saziare il mio assetato sguardo col tuo
avvolgere il mio capo nei tuoi folti capelli


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Messaggioda ilungamwepu » 14/04/2016, 22:11



E NON CHIEDERE NULLA

Ora invece la terra
si fa sempre più orrenda:

il tempo è malato
i fanciulli non giocano più
le ragazze non hanno
più occhi
che splendono a sera.

E anche gli amori
non si cantano più,
le speranze non hanno più voce,
i morti doppiamente morti
al freddo di queste liturgie:

ognuno torna alla sua casa
sempre più solo.

Tempo è di tornare poveri
per ritrovare il sapore del pane,
per reggere alla luce del sole
per varcare sereni la notte
e cantare la sete della cerva.
E la gente, l'umile gente
abbia ancora chi l'ascolta,
e trovino udienza le preghiere.

E non chiedere nulla.


DAVID MARIA TUROLDO
(da “O SENSI MIEI… Poesie 1948-1988”)
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Messaggioda ilungamwepu » 19/04/2016, 21:10



Nàufraghi sugli scogli
ognuno narra
a sé solo – la storia di una dolce casa
perduta,
sé solo ascolta
parlare forte
sul deserto pianto
del mare –

Triste orto abbandonato l’anima
si cinge di selvagge siepi
di amori:
morire è questo
ricoprirsi di rovi
nati in noi.

Antonia Pozzi

19 dicembre 1933

da “Parole: diario di poesia”, Mondadori, 1964
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Messaggioda Eos » 23/04/2016, 7:49



Tratto da "Il Profeta" di Kahlil Gibran

Il vostro AMICO è il vostro bisogno saziato.
E' il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza.
E' la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace.

Quando l'AMICO vi confida il suo pensiero,
non negategli la vostra approvazione, né abbiate paura di contraddirlo.
E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore:
nell'amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa nasce in silenzio
e viene condiviso con inesprimibile gioia.

Quando vi separate dall'AMICO non rattristatevi:
La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate,
come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura.
E non vi sia nell'amicizia altro scopo che l'approfondimento dello spirito.
Poiché l'amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero
non è amore,
ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano.

E il meglio di voi sia per l'AMICO vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea,
fate che ne conosca anche la piena.
Quale AMICO è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell'amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose
il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.


TI VOGLIO TANTO BENE AMICO MIO, TESORO CARO... <3
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Messaggioda ilungamwepu » 30/04/2016, 21:39



Avevo bisogno di parlare con mia sorella
parlarle al telefono intendo
come facevo ogni mattina
e anche la sera quando
i nipotini dicevano qualcosa che
ci stringeva il cuore

Ho chiamato il suo telefono ha squillato quattro volte
potete immaginarmi trattenere il respiro poi
c'è stato un terribile rumore telefonico
una voce ha detto questo numero non è
più attivo che meraviglia ho
pensato posso
ancora chiamare non hanno assegnato
il suo numero a un'altra persona malgrado
due anni di assenza per morte.


I needed to talk to my sister
(from "Fidelity")

I needed to talk to my sister
talk to her on the telephone I mean
just as I used to every morning
in the evening too whenever the
grandchildren said a sentence that
clasped both our hearts

I called her phone rang four times
you can imagine my breath stopped then
there was a terrible telephonic noise
a voice said this number is no
long in use how wonderful I
thought I can
call again they have not yet assigned
her number to another person despite
two years of absence due to death.



GRACE PALEY
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