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La tua poesia preferita?
Inviato:
19/04/2016, 9:25
da Mezzovalente
La Quarta Casa - Washington Benavides (poeta uruguagio)
Qui manca la rosa, non il muschio.
Le azzurre pareti stonacate
agitano come angeli i loro monconi di ali.
Casa popolare, meglio che casa.
Pareti di corrosi colori nazionali
dove il mattone mostra
il suo sorriso d’ammalato.
E come penetrare in questa casa
se è come penetrarci nel fondo dell’anima?
Lì c’è Perico,
che aggiusta le scarpe degli altri.
E Amaranto,
che costruisce muri disuguali;
e Zenón,
che è semplicemente un negro
nella città che il bianco ha fatto a sua somiglianza;
e Pedro,
che suono l’armonica in un’orchestra tipica,
ma è della campagna…
A volte li riunisce
la sera confidente
in un tango che dal soffietto
e la tastiera madreperla
vola fino a incontrare nei gesti di ciascuno
il gregge disperso delle loro anime.
Amaranto, Zenón, Pedro, Perico,
si sfogano nel mate e nelle chiacchiere…
Sanno che sono state briciole
i pani delle loro tavole,
e il destino a buon mercato che gli è toccato,
non è stata divina provvidenza,
non è stata roba di Dio. (Qualcosa dice loro
che il festino degli altri
è la somma di tutti i loro rattoppi…
Ma non sentono odio).
Casa popolare, meglio che casa.
Le azzurre pareti stonacate
agitano come angeli i loro monconi di ali …
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Inviato:
19/04/2016, 22:48
da non.identificata
BONTA'
(a un amico)
De Amicis
Quella bontà che nel mio cor rinviene
La bella anima tua fervida e pia
Non è che un’amorosa cortesia,
La cortesia dell’anime serene.
È una bontà che dal voler non viene,
È un istinto di pace e d’armonìa,
È una dolcezza che la madre mia
Mi trasfuse nell’ossa e nelle vene.
E non è mia virtù, ma mio destino;
Non merta il nome benedetto e santo
A cui la fronte reverente inchino;
Ho l’indulgenza, la dolcezza, il pianto,
Come ha il trillo gentile il cardellino:
La mia bontà, diletto amico, è un canto.
E chi m’offende con maligna mente
Non lo sdegno o lo sprezzo o l’odio o l’ira,
Ma una grande tristezza in cor m’ispira,
Una grande tristezza solamente.
E non solo a colui che il fa dolente
Il cor perdona, e l’amor suo sospira,
Ma sè stesso condanna e in sè s’adira
Chè altrui non sa ispirar quello ch’ei sente.
E le censure acerbe, e il franco e duro
Disdegno, e i colpi apertamente intesi
A umiliar l’orgoglio mio, non curo;
È l’odio freddo che il mio cor deride,
È l’odio di color che non offesi,
Questa è l’arma spietata che m’uccide.
Oh chi afflisse o ferì l’anima mia,
O nei begli anni dell’età ridente,
O nell’età che in lotte aspre e cruente
La gentilezza del perdono obblía,
Venga, venga da me, qualunque sia
La sua fede, il suo nome e la sua mente,
Venga superbo o triste o sorridente,
E incontrerà il mio bacio per la via.
Venga da me in un giorno di dolore,
Mi troverà una lacrima negli occhi
Ed un fraterno palpito nel core;
E stringerò il suo capo sul mio petto
E gli porrò i miei bimbi sui ginocchi
E sarà benvenuto e benedetto
E mi si disse: — Muterai natura
Sotto il morso crudel dei disinganni;
L’angelo de’ bei sogni aprirà i vanni,
Aprirà i vanni coll’età matura.
Voce bugiarda! È giunta la sventura
E l’onda amara dei virili affanni;
Ma sento sempre il cor come a vent’anni
E il sogno dell’antico angelo dura.
E cangi il mondo, rimarrò qual sono;
E vecchio, solo, derelitto, irriso,
Avrò ancora nell’anima il perdono;
E fin che non sarò nel cataletto,
Sulla mia bocca brillerà un sorriso
E nel mio core fremerà un affetto.
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Inviato:
21/04/2016, 21:47
da ilungamwepu
Io sono verticale
Ma preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con radici nel suolo
succhiante minerali e amore materno
così da poter brillare di foglie a ogni marzo,
né sono la beltà di un'aiuola
ultradipinta che susciti grida di meraviglia,
senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali.
Confronto a me, un albero è immortale
e la cima di un fiore, non alta, ma più clamorosa:
dell'uno la lunga vita, dell'altra mi manca l'audacia.
Stasera, all'infinitesimo lume delle stelle,
alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.
Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso.
A volte io penso che mentre dormo
forse assomiglio a loro nel modo piu' perfetto -
con i miei pensieri andati in nebbia.
Stare sdraiata è per me piu' naturale.
Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio,
e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre:
finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me.
Sylvia Plath (1932 - 1963)
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Inviato:
22/04/2016, 15:27
da Mezzovalente
Dostoevskij - da Memorie dal sottosuolo
"Noi sentiamo perfino il peso di essere uomini: uomini con un autentico e nostro corpo e sangue; ce ne vergogniamo, lo consideriamo come un disonore e cerchiamo di essere non so che immaginari uomini universali. Siamo dei nati-morti, ed è già un pezzo che non nasciamo più neppure da padri vivi, e questo ci piace sempre di più.Ci prendiamo gusto. Presto escogiteremo il mezzo di nascere in qualche modo da un'idea. Ma basta; non voglio più scrivere dal sottosuolo."
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Inviato:
23/04/2016, 16:18
da Mezzovalente
T.S.Eliot - La Morte della Duchessa
Questa è una sua poesia poco conosciuta, scartata dal poema The Wasteland.
La poesia è divisa in due sezioni; la prima è una descrizione satirica degli abitanti di Hampstead, l'elegante quartiere londinese.
La seconda, presenta le meditazioni nevrotiche di un soggetto solo con una donna che gli parla con le parole d'amore della Duchessa di Amalfi di J.Webster.
A me personalmente piacciono tutte queste citazioni, simboli o riferimenti ad altre sue opere che rendono il ritmo un po' angosciante.
I.
Gli abitanti di Hampstead hanno capelli di seta
La domenica pomeriggio escono per il tè
Il sabato giocano a tennis sul prato, e il tè
Il lunedì in città, e poi il tè.
Sanno cosa devono sentire e cosa devono pensare,
Lo sanno dall'inchiostro della stampa mattutina
Hanno un'altra domenica quando l'ultima è passata
Sanno cosa pensare e cosa sentire
Gli abitanti di Hampstead sono incatenati per sempre sulla ruota.
Ma cosa c'è per te e me
Per me e te
Cosa c'è per noi da fare?
Dove le foglie s'incontrano nella fogliosa Marylebone?
A Hampstead non c'è niente di nuovo
E la sera, dietro tendine di pizzo, l'aspidistra s'addolora.
II.
Nella sera la gente s'appoggia al parapetto del ponte
come cipolle sotto la gronda.
Nella piazza s'appoggiano l'uno contro l'altro, come covoni
O camminano come dita sul tavolo
Stanno nelle loro teste quando fissano lo sguardo
Supponendo ch'essi abbiano teste d'uccelli
Becchi e niente parole,
Che parole abbiamo noi?
Vorrei stare in una folla di becchi senza parole
Ma è terribile stare soli con un'altra persona.
Dovremmo avere pavimenti di marmo
E luce di caminetto sui tuoi capelli
Non ci saranno passi su e giù per la scala
La gente che s'appoggia, l'un con l'altro, nella piazza
Discute le notizie della sera, e altre cose da uccelli.
Stanotte i miei pensieri hanno code, ma non ali.
S'appendono a grappoli sul candeliere
O cadono uno ad uno sul pavimento.
Sotto la spazzola i suoi capelli
Schizzavano in piccole punte infuocate di risoluzione
Ardevano in parole, poi restavano selvaggiamente fermi.
"You have cause to love me, I did enter you in my heart
Before ever you vouchsafed to ask for the Key." nota 1
Il dorso voltato, le sue braccia erano nude
Immobili in una domanda, le sue mani dietro i capelli
E la luce del caminetto risplendente dove il muscolo si tendeva
I miei pensieri in un mazzo aggrovigliato di teste e code
Uno, d'improvviso rilasciato, cadde sul pavimento
Uno che conoscevo:
"Tempo di riguadagnare la porta".
Attraversò il tappeto e spirò sul pavimento
E se dicessi "Ti amo" respireremmo,
Ascolteremmo musica, andremo a caccia, come prima?
Si rilasserebbero le mani, e procederebbe la spazzola?
Domattina quando apriremo alla cameriera
Quando apriremo la porta
Potremo rivolgerci a lei o avremo paura?
Se è terribile da soli, è squallido con un altro.
Se dicessi "Non ti amo" respireremmo
Si rilasserebbero le mani, e procederebbe la spazzola?
Com'è terribile che debba essere lo stesso!
La mattina, quando battono alla porta
Diremmo: Di questo e questo abbiamo bisogno
E se piove, la vettura chiusa alle quattro.
Giocheremmo una partita a scacchi
Gli uomini d'avorio fanno compagnia fra di noi
Giocheremmo una partita a scacchi
Comprimendo occhi senza palpebre e aspettando un rintocco alla porta.
Tempo di riguadagnare la porta.
"When I grow old, I shall have all the court
Powder their hair with arras, to be like me". nota 2
Poi suppongo che la trovarono
mentre si voltava
A interrogare il silenzio fermo alle sue spalle.
Io sono il sovrintendente delle sue rendite
Ma io so, e so che lei sapeva…
nota 1 "Hai ragione d'amarmi, ti feci entrare nel mio cuore prima ancora che tu ti degnassi di chiederne la chiave" citazione da Duchess of Malfi Webster
nota 2 "Quando diventerò vecchia, vorrò che tutta la corte si incipri i capelli con radice di giaggiolo, perché siano come me" citazione de Duchess of Malfi di Webster
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Inviato:
28/04/2016, 9:47
da non.identificata
Trilussa.
La Tartaruga
Mentre, una notte, se n'annava a spasso,
la vecchia tartaruga fece er passo
più lungo de la gamba e cascò giù
co' la casa vortata sottoinsù.
Un rospo je strillò: - "Scema che sei!
Queste so' scappatelle
che costeno la pelle... -
Lo so: - rispose lei -
ma, prima de morì, vedo le stelle.
Re: La tua poesia preferita?
Inviato:
28/04/2016, 15:08
da Aspera
Non.identificata ha scritto:(Di certo non è l'unica, ma tra le prime che mi vengono in mente.)
Senza di te tornavo
(Pierpaolo Pasolini)
Senza di te tornavo, come ebbro,
non più capace d'esser solo, a sera
quando le stanche nuvole dileguano
nel buio incerto.
Mille volte son stato così solo
dacché son vivo, e mille uguali sere
m'hanno oscurato agli occhi l'erba, i monti
le campagne, le nuvole.
Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
della fatale sera. Ed ora, ebbro,
torno senza di te, e al mio fianco
c'è solo l'ombra.
E mi sarai lontano mille volte,
e poi, per sempre. Io non so frenare
quest'angoscia che monta dentro al seno;
essere solo.
Bellissima, non la conoscevo!
Grazie
Re: La tua poesia preferita?
Inviato:
28/04/2016, 15:18
da non.identificata
giuggi91 ha scritto:
Bellissima, non la conoscevo!
Grazie
Difficile non apprezzarla
La tua poesia preferita?
Inviato:
30/04/2016, 21:56
da ilungamwepu
Tu sei il mio amore e la mia disperazione.
Tu sei la mia follia e la mia saggezza.
E sei tutti i luoghi in cui non sono stato
e che mi chiamano da tutti gli angoli del mondo.
Tu sei queste sei righe
cui devo limitarmi per non gridare.
Henrik Nordbrandt
La tua poesia preferita?
Inviato:
30/04/2016, 23:32
da mauro00:21
"M'illumino d'immenso"