sussurri scordati d'emozioni

La Setta Dei Poeti Estinti.
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sussurri scordati d'emozioni

Messaggioda io sono Nessuno » 09/02/2017, 14:20



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Domani 10 febbraio ricorre la solennità civile Giorno del Ricordo, avente lo scopo di conservare la memoria delle vittime Veneziane delle foibe e del susseguente esodo forzato (una vera e propria pulizia etnica,
un genocidio) da Istria, Fiume e Dalmazia. Posto dunque qui una bella poesia, opera di un allora giovanissimo Sergio Endrigo, che fu uno dei tantissimi strappati alle loro case, ai loro affetti,
alle loro quotidianità. A differenza degli infoibati, poterono almeno testimoniare.
La ricorrenza fu istituita solo nel 2004 dall'allora presidente Ciampi.


1947


Da quella volta
non l’ho rivista più,
cosa sarà
della mia città.
Ho visto il mondo
e mi domando se
sarei lo stesso
se fossi ancora là.

Non so perché
stasera penso a te,
strada fiorita
della gioventù.

Come vorrei
essere un albero, che sa
dove nasce
e dove morirà.

È troppo tardi
per ritornare ormai,
nessuno più
mi riconoscerà.

La sera è un sogno
che non si avvera mai,
essere un altro
e, invece, sono io.

Da quella volta
non ti ho trovato più,
strada fiorita
della gioventù.

Come vorrei
essere un albero
che sa
dove nasce
e dove morirà...


Nel 1969 Sergio Endrigo la mise in musica, e ne nacque una bellissima, struggente canzone.


Guarda su youtube.com


Link diretto per vedere la canzone : https://www.youtube.com/watch?v=uBakNsE ... RQ&index=2


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Messaggioda io sono Nessuno » 12/02/2017, 10:09



Le tracce dei Celti, le legioni di Roma, e il peregrinare di Maria Maddalena,
limes delle guerre Goto-Bizantine, Corti Longobarde, Abbazie Benedettine,
le vie dei Franchi, le vite dei Santi, le vie dei Romei, pellegrini, viandanti,
veglie, doglie, famiglie, i fuochi e le pertinenze,
il sangue, la terra, la storia, la fede, le usanze.
Mai aiu ‘n padron, mai mort ed famma ingun
mai.


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Nel link sotto, alcuni interessanti appunti di Andrea Lonardo su Saga. Il canto dei canti. Opera equestre

di Giovanni Lindo Ferretti


http://www.gliscritti.it/blog/entry/2061
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Messaggioda Violet92 » 12/02/2017, 11:02



Quante belle parole! Grazie di condividerle :)
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Messaggioda io sono Nessuno » 12/02/2017, 14:08



Violet92 ha scritto:Quante belle parole! Grazie di condividerle :)



Grazie di vero cuore a te Violet, fa piacere vedere che questi nostri contributi
non cadano nel vuoto e siano invece apprezzati! :hi:
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Messaggioda Eos » 15/02/2017, 12:01



TOTH ARPAD (Arad, 14 aprile 1886 – Budapest, 7 novembre 1928)

Árpád frequentò gli studi di ungherese e tedesco presso l'Università di Budapest (Eötvös Loránd Tudományegyetem).
Nel 1911 scriverà come critico teatrale per il giornale ungherese Debreceni Nagy Újság.
Nel 1913 diventerà tutore presso una famiglia benestante, percependo un incomodo, tuttavia vivrà in povertà. Colpito da tubercolosi decise di ritirarsi a scopo curativo presso i Monti Tatra. Durante il governo rivoluzionario succeduto alla Prima guerra mondiale sarà nominato segretario dell'Accademia Vörösmarty, ma perderà il lavoro dopo la caduta del governo e non avrà più possibilità di trovare lavoro. Condurrà il resto della sua vita da povero tubercoloso, uno stato che lo porterà a pensare al suicidio come soluzione.

L'INNESTATOIO DI DIO

Soldi, salute, successo,
agli altri hai dato di più,
ma io non Ti accuso, Signore,
e non mi lamento con te.

A soffrire non sono certo il primo,
benedico la lama del tuo coltello
con cui mi trafiggi di nuovo;
della rabbia degli stupidi sorrido.

Perché so e sento che tu mi ami,
benedetto il tuo innestatoio
che serve per far sorgere
nuova bellezza in me.

Soffro, ma stringo le labbra,
so che è tua la mia lotta,
la mia faccia di lacrime è bella,
guarda in distanza e a Te somiglia.


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Messaggioda io sono Nessuno » 20/02/2017, 9:59



Due ciliegi erano nati abbastanza vicini per potersi guardare ma non abbastanza per potersi toccare. Crescendo, i due ciliegi innamorati si guardavano tristemente, senza che mai i loro rami potessero sfiorarsi. La cosa diventava particolarmente struggente in primavera, quando entrambi si rivestivano di splendidi fiori bianchi e rosa che emanavano un delicatissimo profumo, ma non potevano ancora avvicinarsi. Li vide una Nuvola che colse la loro tristezza. La nuvola pianse condividendo il loro dolore,
e mossa a compassione si diede ad agitare le loro fronde, ma non fu sufficiente, i due ciliegi non si toccarono. Li vide anche una Tempesta e anche lei, di solito tanto irruente, fu colta da grande tristezza,
e mossa a compassione prese ad urlare dal dolore, agitando i loro rami con tutto il suo vigore, ma non fu sufficiente, i due ciliegi non si toccarono. Li vide allora una Montagna, che mossa anch'essa a compassione, tremò dal dolore, si scosse e si agitò, franò, cercando in tal modo di avvicinare i loro tronchi, ma anche questo fu insufficiente, i due ciliegi nemmeno stavolta si toccarono. Nuvola, Tempesta e Montagna, però ignoravano che sotto la terra le radici dei due ciliegi erano intrecciate in un abbraccio d'AMORE senza tempo...

<3

Antichissima favola indiana.


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