Infero

Caduto dentro me stesso

La Setta Dei Poeti Estinti.
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Infero

Messaggioda Elle1 » 06/12/2019, 16:08



Nella mia vita ci sono stati, ci sono e ci saranno tanti demoni. Alcuni di essi sono nati con me, perché sono vivo, e moriranno con me. Altri sono nati nel corso del tempo, perché sono vivo, e alcuni di essi sono già morti. Ogni giorno tentano di risucchiare via la mia anima, la mia conoscenza e la mia curiosità. Mi vogliono mettere davanti agli occhi una realtà che non esiste, creata solo per me. Lo scopo è creare nuovi demoni che possano ogni giorno togliermi un pezzo di anima, rubarmi la vita. Questi nuovi demoni nascono, si cibano di me e crescono. Alcuni dentro di me, altri prendono parte alle mie carni e al mio sangue. Spesso diventano me, uccidono per qualche istante la mia esistenza per agire. Questo lo fanno, lo possono fare anzi, perché io ero sempre all’oscuro di tutto. Come un uccellino rinchiuso in gabbia da sempre, non vede il mondo nonostante lo spazio tra le sbarre. Io non vedevo nulla nonostante fossi libero nell’intero spazio tra la terra e il cielo. Uno dei demoni più forti, che credevo in qualche modo un angelo, è morto portandomi via gran parte della mia anima che si è dovuta riprendere da sola, un ammasso di cicatrici, ferite sanguinanti, lo schifo che usciva da ogni dove. Un’anima corrotta fin nelle sue profondità. Poi, la morte. Centinaia di demoni morti, ricaduti nelle viscere oscure e fiammeggianti dell’inferno. Crepe e fratture della terra lunghe ed enormi come se venisse squarciata da unghie affilate e d’acciaio. Nonostante l’aspetto minaccioso, ripugnante e da brividi, quello era un angelo. Egli era lento per la sua mole gigantesca, la schiena piegata e storta da un lato, fatto solo di pelle grigia e ossa tanto era magro. La testa enorme con un occhio dalla pupilla nera dilatata e l’altro maciullato. Le dita che affondavano nel terreno era come alberi spogli d’inverno. Senza la bocca emetteva dei latrati che arrivavano dallo stomaco vuoto e affamato. Uno dopo l’altro, i demoni caddero senza la più pallida e cerea possibilità di risalire nel freddo e sicuro mondo che stagliava su tutto l’inferno. Ecco, quel giorno il mondo si era dipinto di un rosso accesso. E poi nacque un altro demone. Bellissimo, aveva le sembianze di una giovane donna, non osavo definirla una Dea ma la sua natura tirava dalla bocca quelle parole: sembrava una Dea. Ma non era ciò che devastava la mia anima già martoriata. La sua bellezza era grandiosa, certo, un piccolo raggio di sole attraverso le tenebrose nuvole di un cielo chiuso e inaccessibile. Ma quel demone era di più, sovrastava gli ammassi di corpi neri, portati al macello per diventare fumo dall’angelo. Non pareva affatto debole come tutti gli altri. Prese una parte della mia anima con fin troppa facilità, la accompagnò fuori dalla mia coscienza e la divorò lentamente, assaporando ogni più piccolo elemento che componeva la mia povera anima. Mangiò le mie cicatrici, prosciugò il sangue dalle mie ferite aperte e continuò a prendermi sempre di più, ancora e ancora e ancora. L’angelo girò la sua testa deforme verso di me e verso quel magnifico demone. Allungò il suo ossuto braccio e afferrò la mia anima con la punta di quei rami secchi che erano le sue dita. Iniziò a tirare gettando grugniti di disperazione. Il demone sembrò essere affaticato, continuava a mangiare, a nutrirsi di me con più fatica ma non cedeva. Aveva fame, tanto terribile da stringerle lo stomaco che chiedeva cibo e che non era mai soddisfatto. Mentre mi divorava i rumori di una fame incessante echeggiavano per tutta la terra. Non ero abbastanza per lei. L’angelo continuò a tirare e a strattonare anche il mio povero corpo che subiva ogni tipo di lesione ed era ridotto a una carcassa morta. Rimanemmo in questo stato pietoso per anni, fino a quando non caddi nella bocca dell’inferno assieme agli altri due.
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