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La più bella poesia che abbiate letto

MessaggioInviato: 14/01/2023, 11:44
da Cordis
Chi sono?

Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell’anima mia:
« follìa ».
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell’anima mia:
« malinconìa ».
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c’è che una nota
nella tastiera dell’anima mia:
« nostalgìa ».
Son dunque… che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell’anima mia.

di Aldo Palazzeschi
pseudonimo di Aldo Pietro Vincenzo Giurlani
(Firenze, 2 febbraio 1885 – Roma, 17 agosto 1974)

La più bella poesia che abbiate letto

MessaggioInviato: 14/01/2023, 14:52
da ilfalsosnake
Non andartene docile in quella buona notte – Dylan Thomas (1951)

La più bella poesia che abbiate letto

MessaggioInviato: 14/01/2023, 16:24
da VeraVita
Una poesia che aveva scritto mio padre. Mi sembra che l'avessi già fatta questa domanda ;)
Ad ogni modo, bella questa domanda e bella anche la poesia. Mi ricorda tante cose ;)

La più bella poesia che abbiate letto

MessaggioInviato: 14/01/2023, 20:07
da Ātman
Difficile indicare una sola poesia. Già nominare un singolo autore sarebbe riduttivo.

La più bella poesia che abbiate letto

MessaggioInviato: 17/01/2023, 21:10
da Cordis
(Le Dit des ribauds de Grève) Il detto dei pezzenti della Grève, ca. 1260

Ribaldi, adesso siete a posto!
Gli alberi spogliano i rami delle loro foglie
E voi non avete vestiti;
Avrete freddo ai fianchi.
Quanto vi farebbe comodo ora un panciotto
O una sopravveste con le maniche foderate di pelliccia!
D’estate camminate così svelti
E d’intervo così intirizziti;
Le vostra scarpe non hanno bisogno di cera:
I vostri calcagni vi servono da suole.
Le mosche nere vi hanno punto,
Ora vi pungeranno quelle bianche.

Rutebeuf

NB: per me la poesia 'più bella' è una valutazione puramente personale, una poesia che mi ha colpito quando l'ho letta, abbastanza da non dimenticarla a distanza di anni.

La più bella poesia che abbiate letto

MessaggioInviato: 09/02/2023, 0:51
da Cordis
Và lenta la penna e ognor s'arresta
perché l'arte mia a ciò non si presta
fra cielo e mare vissi costante
non son scrittor son navigante

Tratto da "Avventure e viaggi di mare" di Folco Quilici
Si tratta di una raccolta di racconti di autori vari, riuniti e pubblicati da Quilici. Le righe di cui sopra erano l'incipit di un racconto/diario scritto attorno al 1920 da un vecchio marinaio di Lerici, era scritto da cani ed anche parecchio sgrammaticato, ma assolutamente coinvolgente perché l'uomo raccontava le sue peripezie di mozzo bambino su un imbarcazione da diporto, i fatti erano episodi di vita vissuta che, letti oggi, rappresentano uno spaccato illuminante di quell'ambiente e di quel tempo.
Il libro di cui sopra lo lessi da bambino, non ho idea di dove sia finito poi, eppure ricordo ancora quei semplici versi, messi insieme da un uomo a malapena alfabetizzato e non particolarmente bravo come narratore, però capace di fotografare la realta che viveva abbastanza bene da renderla visibile a distanza di un secolo.