Forse al momento al primo posto c'è questo:
Per dire il motivo dovrei dilungarmi, comunque tempo fa scrissi questa brevissima recensione:
Non so se consigliare questo libro; dipende dal destinatario del consiglio. Forse lo consiglierei a chi ha letto Beckett e Joyce (non state a sentire tutte le solite storie in cui il nome di DFW è associato a Pynchon o De Lillo o a chiunque altro. Non c’entra niente con nessuno, è tremendamente solitario) perché è frastagliato, discontinuo, complesso (non solo sintatticamente). In un certo senso si potrebbe dire che Infinite Jest è l’Ulisse del nostro tempo, e forse è un bene che sia così e che non tutti lo leggano. Chiaramente se volete una lettura da portarvi al mare o in vacanza è meglio che lo lasciate perdere: è troppo pesante, ha 1281 pagine, 388 note e diverse note alle note. Al di là del problema fisico del peso, del carattere minuscolo delle note, inadatto a soprattutto agli astigmatici (colpa dell'Einaudi) e della difficoltà della lettura, si tratta di un libro troppo importante per essere un best-seller democratico, per tutti; magari molti lo compreranno, ma pochi lo leggeranno. Il problema poi è che non basta leggerlo una volta sola perché implica delle capacità mnemoniche e analitiche avanzate. Riassumere la trama non serve a niente: se siete curiosi potete dare un’occhiata a Wikipedia o a i tanti siti, forum e blog che ne parlano. Leggerlo è un’esperienza, come d’altronde è per tutti i libri che vale la pena di leggere; di conseguenza non è una cazzata, non è una cosa che si può leggere per rilassarsi, o per “cultura”, per dire che lo si è letto. Leggerlo è un’esperienza (si, lo ripeto, citando Foucault: un’esperienza), e non è nemmeno detto che sia un’esperienza positiva, vi avverto.
Detto questo si sarà capito che Infinite Jest è forse il romanzo più importante della fine del secolo; e si sarà anche capito che chi vuole capirci qualcosa della nostra epoca è bene che lo legga.