EMIGRARE

lavorare lontani da casa

Sfruttiamo questo spazio anche per parlare di scuola, di compagni, di colleghi, di materie. Chiediamo/diamo aiuto e spiegazioni su tutto ciò che concerne lo studio (scuola e università).
Inoltre, date le condizioni critiche in cui si trova l'Italia, ecco un forum che vuole raccogliere storie, idee, iniziative e proposte, qui e all'estero.

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Messaggioda Premio Nobel » 05/10/2016, 21:46



Secondo la teoria economica studiata a scuola, un individuo deve considerare il proprio valore atteso, conseguentemente per decidere se andare a lavorare all'estero, dovrà avere valida la seguente equazione:

SUM ( Y t ) / ( 1 + i)^t = SUM (Yt ext) / (1 + i ext)^t - F ( con T che va da 0 ad infinito, o da 0 a 40 anni) { la somma delle rendite supposte ed attualizzate localmente dev'essere al massimo uguale alla somma dei ricavi supposti ed attualizzati all'estero, al netto di un costo fisso per l'emigrazione; ciò ha validità sia in capo ai singoli, ma ha maggiore applicazione in ambito generale}.

Questa equazione dice in realtà tutto, ma allo stesso tempo nulla ( in quanto descrive ma probabilmente non riesce a dare suggerimenti pratici, almeno immediati --- non è però sbagliata, in quanto trova anche applicazioni in molti studi ed analisi di redditività).

Di conseguenza, che cosa può essere consigliato ad una persona se essa è veramente interessata ad emigrare all'estero?? ( e quindi, da un punto di vista meramente teorico, quantificare quegli indici presenti all'interno della formula sovra citata?)

Quando una persona dovrebbe prendere in seria considerazione la possibilità di emigrare??
A chi affidarsi? Andare all'avventura o avere già una base?

Ps. La domanda riguarda anche me personalmente, in quanto sto prendendo in considerazione per me la possibilità di emigrare, ma tuttavia, anche volendo, non saprei probabilmente come agire nell'atto pratico
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Messaggioda mmirko » 06/10/2016, 9:14



onestamente non ci ho capito granché..hai messo l'equazione e pensavo ci dessi delle indicazioni sui parametri..

ma poi invece chiedi a noi cosa dovresti considerare per andare all'estero..io ci vivo ed ero appunto interessato all'equazione..come ci sono arrivato?..per lavoro e non parlavo bene neanche l'inglese..diciamo che un po mi ci sono ritrovato per caso e incuriosito ci sono venuto senza pensarci più di tanto...anche perché non avevo idea del costo della vita qui..ho deciso avendo un lavoro ed essendo curioso..di quello che sarebbe stato..

il mio datore di lavoro mi ha pagato 3 mesi in hotel finché poi, avendo deciso di tenermi mi ha aiutato a cercare casa..

un amico recentemente si é trasferito anche a manchester non avendo neanche un posto dove stare..ha trovato quindi lavoro..poi andato li 5 giorni per prendere casa...dopo aver preso vari appuntamenti online..si é un po accontentato ma dopo qualche mese ha cambiato..adesso é li..

se mi ci trovo bene o male?..dipende..tutto non si puo' avere..la vita all'estero non é facile ma dipende molto da come sei fatto..e ci sono anche i pro sicuramente
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Messaggioda La Musica del Vento » 06/10/2016, 13:23



Ciao Nobel Prize,
È un argomento interessante quello dell'emigrazione all'estero. Io non ne so praticamente nulla, ma ci ho sempre visto una prospettiva attraente.
Cambiare paese, casa, lingua, ... è un salto totale, come un salto nel buio dove ciò che conta di più è avere fede.

Bisogna aspettarsi qualunque cosa.
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Messaggioda tom 2.0 » 06/10/2016, 16:57



NobelPrize1992 ha scritto:Di conseguenza, che cosa può essere consigliato ad una persona se essa è veramente interessata ad emigrare all'estero?? ( e quindi, da un punto di vista meramente teorico, quantificare quegli indici presenti all'interno della formula sovra citata?)

Quando una persona dovrebbe prendere in seria considerazione la possibilità di emigrare??
A chi affidarsi? Andare all'avventura o avere già una base?

Tralasciando l'equazione, che se avessi scritto qualcosa in arabo probabilmente ci avrei capito di più XD ti rispondo a qualcosina, anche in maniera realistica e cruda (premettendo che mie esperienze personali all'estero sono uguali a zero, se escludiamo le vacanze).
Prima cosa in assoluto che metterei in conto è il fallimento più totale. Trasferendosi all'estero tocca avere bene presente l'ipotesi che prima o poi (dopo poche settimane, o dopo anni) ci si potrebbe ritrovare nella posizione di fare ritorno a casa per l'impossibilità di riuscire ad andare avanti, per questioni economiche soprattutto, ma anche personali/ambientali (non tutti riuscirebbero a ritrovarsi bene in un paese straniero, culturalmente differente e lontano dalla propria famiglia e conoscenze).
E questo dev'essere un punto di partenza fondamentale di cui essere consapevoli, per 2 semplici motivi:
1 è una possibilità reale e concreta;
2 bisogna appunto essere realisti e non vivere nell'illusione che l'estero sia la terra promessa.
Sento tanta gente dire "me ne vado a Londra che si sta meglio, o New York, o alle Canarie o dove ti pare" col presupposto che si vive meglio, si trova facilmente lavoro, si guadagna bene e tante altre cose positive. Sentire questi discorsi mi fa un pò ridere, come quando sento amici che dicono che sono andati in vacanza spendendo 300 euro e mangiavano aragosta tutti i giorni con 2 euro. Si, no, forse, vero o falso? Boh, fatto stà che io in vacanza con 300 euro non sono mai riuscito ad andare (anche volendo accontentarmi su destinazione e sistemazione) men che meno l'aragosta a 2 soldi XD quindi per me quando si parla in maniera totalmente esaltante ed ottimistica dell'estero sotto ogni punto di vista bo, lascia il tempo che trova.
Quindi bisogna mettere in conto di partire ed alla fine tornare con un pugno di mosche in mano, avendo perso tempo e denaro (ma avendo un'esperienza in più nel proprio bagaglio, per carità, ma in questo caso non credo si vada per fare l'esperienza e basta).
Come detto prima, si tratta comunque di un cambio totale di vita, bisogna esserne consapevoli, saperlo affrontare ed anche esserci portati.
Io personalmente, se dovessi andare, lo farei avendo già dei punti fermi, ovvero un tetto sicuro per gli inizi, magari qualcuno che conosco sul posto, ed in questo caso mi affiderei appunto alla conoscenza per trovare una sistemazione ed un possibile lavoro. Insomma non andrei mai all'avventura ed allo sbaraglio più totale.
In finale, ultima considerazione, è davvero necessario andare all'estero? Cioè, per carità, in Italia non stiamo messi bene eh, ma si è certi che all'estero si troverà quello che cerchiamo che qui non troveremo mai? E questo dipende molto dalle aspettative, possibilità, contesto sociale in cui ci si trova. Un pò come andare al mare all'estero d'estate solo per poter dire di esserci andati, quando abbiamo (almeno su questo si) posti stupendi ed incantevoli un pò in tutta la nostra penisola (e si, ammetto di essere uno di quelli che se può va all'estero, sapendo cosa mi perdo del nostro paese, ma sapendo pure che in linea di massima posso fare 2 settimane di vacanza al costo di 1 nostrana, quindi una motivazione ce l'ho :D ).
Può sembrare che io denigri chi prende la decisione di partire, tutt'altro, anzi, ammiro chi ha il coraggio di fare una scelta simile, ma bisogna valutare i molti pro ed i molti contro e soprattutto avere una visione realistica (tendente a quella pessimistica) per non rischiare di uscirne con le "ossa inaspettatamente rotte".
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Messaggioda Premio Nobel » 06/10/2016, 19:49



SUM ( Y t ) / ( 1 + i)^t = SUM (Yt ext) / (1 + i ext)^t - F ( con T che va da 0 ad infinito, o da 0 a 40 anni)

Nell'equazione:
-SUM: sta per sommatoria
- Y ed Y ext: sono rispettivamente i guadagni locali ed esteri che ciascuno ottiene
- i ed i ext: rappresentano i tassi d'interesse
- F: il costo fisso di trasferimento
- t: tempo

E' meno difficile di quanto sembri, anche se secondo me probabilmente ha più senso da un punto di vista generale.
Innanzi tutto i guadagni che si considerano posso essere sia certi ( se devo considerare differenti proposte di lavoro che sono arrivate), oppure incerti.
Nel secondo caso, in particolar modo, da un punto di vista generale, si possono considerare i redditi medi ( ex: quanto guadagna un 25-enne laureato in Francia?)
I tassi d'interesse servono per "scontare" i valori futuri, generalmente si usano i tassi d'interesse legali ( che variano da 0 all 1% di solito in Italia).
Il costo fisso, infine, tiene conto sia dei costi di viaggio, e quindi di trasferimento, sia anche il fatto di rinunciare alle proprie relazioni o comunque al più naif allontanarsi da casa.
Ps. Non è considerato il tasso di cambio in questa formula; è però molto importante da considerare

L'applicazione di questa formula può dare vari risultati statistici:
Di solito ad esempio sono le persone giovani ad emigrare con maggiore facilità ( sia per una maggiore propensione, ma soprattutto perché hanno più possibilità di guadagnarci dall'Investimento all'estero, diversamente da una persona anziana che ha presumibilmente meno anni a disposizione prima della pensione per poter rientrare dal costo fisso)
Di solito si emigra in regioni con maggiore integrazione culturale ( come lingua simile, oppure religione o cultura simile) perché è minore l'indice F ( non a caso, ad esempio in Francia, molti immigrati derivano dagli ex-possedimenti coloniali)
Di solito le persone con un livello maggiore di istruzione, o con un maggiore livello di produttività, tendono ad andare in regioni dove il salario non è sindacalizzato e vice versa ( poiché, una persona con un maggiore livello di produttività presumibilmente potrà auspicare di avere un salario maggiore rispetto alla media del salario sindacalizzato, e quindi sarà più propenso ad andare in zone dove il salario garantitogli sarà più in funzione della sua produttività e vice-versa: ad esempio, sapevo che esiste proprio per ciò un flusso migratorio dalla Svezia agli Usa)
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Messaggioda mmirko » 06/10/2016, 20:53



NobelPrize1992 ha scritto:SUM ( Y t ) / ( 1 + i)^t = SUM (Yt ext) / (1 + i ext)^t - F ( con T che va da 0 ad infinito, o da 0 a 40 anni)

Nell'equazione:
-SUM: sta per sommatoria
- Y ed Y ext: sono rispettivamente i guadagni locali ed esteri che ciascuno ottiene
- i ed i ext: rappresentano i tassi d'interesse
- F: il costo fisso di trasferimento
- t: tempo

E' meno difficile di quanto sembri, anche se secondo me probabilmente ha più senso da un punto di vista generale.
Innanzi tutto i guadagni che si considerano posso essere sia certi ( se devo considerare differenti proposte di lavoro che sono arrivate), oppure incerti.
Nel secondo caso, in particolar modo, da un punto di vista generale, si possono considerare i redditi medi ( ex: quanto guadagna un 25-enne laureato in Francia?)
I tassi d'interesse servono per "scontare" i valori futuri, generalmente si usano i tassi d'interesse legali ( che variano da 0 all 1% di solito in Italia).
Il costo fisso, infine, tiene conto sia dei costi di viaggio, e quindi di trasferimento, sia anche il fatto di rinunciare alle proprie relazioni o comunque al più naif allontanarsi da casa.
Ps. Non è considerato il tasso di cambio in questa formula; è però molto importante da considerare

L'applicazione di questa formula può dare vari risultati statistici:
Di solito ad esempio sono le persone giovani ad emigrare con maggiore facilità ( sia per una maggiore propensione, ma soprattutto perché hanno più possibilità di guadagnarci dall'Investimento all'estero, diversamente da una persona anziana che ha presumibilmente meno anni a disposizione prima della pensione per poter rientrare dal costo fisso)
Di solito si emigra in regioni con maggiore integrazione culturale ( come lingua simile, oppure religione o cultura simile) perché è minore l'indice F ( non a caso, ad esempio in Francia, molti immigrati derivano dagli ex-possedimenti coloniali)
Di solito le persone con un livello maggiore di istruzione, o con un maggiore livello di produttività, tendono ad andare in regioni dove il salario non è sindacalizzato e vice versa ( poiché, una persona con un maggiore livello di produttività presumibilmente potrà auspicare di avere un salario maggiore rispetto alla media del salario sindacalizzato, e quindi sarà più propenso ad andare in zone dove il salario garantitogli sarà più in funzione della sua produttività e vice-versa: ad esempio, sapevo che esiste proprio per ciò un flusso migratorio dalla Svezia agli Usa)


grazie..

tornando al discorso..secondo me vero e giusto tutto quello che ho letto finora..ma in ogni caso dipende solo da come ti senti tu..come esperienza..pro e contro insieme..anche solo per qualche anno..é comunque un'esperienza positiva..ma é sempre soggettivo..c'é chi torna a casa...chi resta fuori..chi torna a casa e poi ritorna ancora fuori..é soggettivo..io fossi in te la farei..poi al massimo torni..e comunque, anche se avessi possibilità economica, penso che avere un lavoro prima di partire é sempre una cosa buona..anche un lavoretto..ti fa stare più tranquillo..
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Messaggioda mmirko » 06/10/2016, 20:53



NobelPrize1992 ha scritto:SUM ( Y t ) / ( 1 + i)^t = SUM (Yt ext) / (1 + i ext)^t - F ( con T che va da 0 ad infinito, o da 0 a 40 anni)

Nell'equazione:
-SUM: sta per sommatoria
- Y ed Y ext: sono rispettivamente i guadagni locali ed esteri che ciascuno ottiene
- i ed i ext: rappresentano i tassi d'interesse
- F: il costo fisso di trasferimento
- t: tempo

E' meno difficile di quanto sembri, anche se secondo me probabilmente ha più senso da un punto di vista generale.
Innanzi tutto i guadagni che si considerano posso essere sia certi ( se devo considerare differenti proposte di lavoro che sono arrivate), oppure incerti.
Nel secondo caso, in particolar modo, da un punto di vista generale, si possono considerare i redditi medi ( ex: quanto guadagna un 25-enne laureato in Francia?)
I tassi d'interesse servono per "scontare" i valori futuri, generalmente si usano i tassi d'interesse legali ( che variano da 0 all 1% di solito in Italia).
Il costo fisso, infine, tiene conto sia dei costi di viaggio, e quindi di trasferimento, sia anche il fatto di rinunciare alle proprie relazioni o comunque al più naif allontanarsi da casa.
Ps. Non è considerato il tasso di cambio in questa formula; è però molto importante da considerare

L'applicazione di questa formula può dare vari risultati statistici:
Di solito ad esempio sono le persone giovani ad emigrare con maggiore facilità ( sia per una maggiore propensione, ma soprattutto perché hanno più possibilità di guadagnarci dall'Investimento all'estero, diversamente da una persona anziana che ha presumibilmente meno anni a disposizione prima della pensione per poter rientrare dal costo fisso)
Di solito si emigra in regioni con maggiore integrazione culturale ( come lingua simile, oppure religione o cultura simile) perché è minore l'indice F ( non a caso, ad esempio in Francia, molti immigrati derivano dagli ex-possedimenti coloniali)
Di solito le persone con un livello maggiore di istruzione, o con un maggiore livello di produttività, tendono ad andare in regioni dove il salario non è sindacalizzato e vice versa ( poiché, una persona con un maggiore livello di produttività presumibilmente potrà auspicare di avere un salario maggiore rispetto alla media del salario sindacalizzato, e quindi sarà più propenso ad andare in zone dove il salario garantitogli sarà più in funzione della sua produttività e vice-versa: ad esempio, sapevo che esiste proprio per ciò un flusso migratorio dalla Svezia agli Usa)


grazie..

tornando al discorso..secondo me vero e giusto tutto quello che ho letto finora..ma in ogni caso dipende solo da come ti senti tu..come esperienza..pro e contro insieme..anche solo per qualche anno..é comunque un'esperienza positiva..ma é sempre soggettivo..c'é chi torna a casa...chi resta fuori..chi torna a casa e poi ritorna ancora fuori..é soggettivo..io fossi in te la farei..poi al massimo torni..e comunque, anche se avessi possibilità economica, penso che avere un lavoro prima di partire é sempre una cosa buona..anche un lavoretto..ti fa stare più tranquillo..
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Messaggioda Th3 Filmmak3R » 09/10/2016, 21:11



Credo di aver già scritto la mia avventura da qualche parte, ma non trovandola, la trascrivo nuovamente. Due anni fa, a quasi 39 anni, ho deciso di chiudere con questo paese per svariati motivi. Quello principale era che, volendo diventare un giorno padre, i miei figli non sarebbero dovuto crescere in una nazione “sull’orlo di una crisi di nervi”. Ho rinunciato al posto fisso (1900 euro netti mensili ripetuti quattordici mesi) che mi era stato regalato su un vassoio d’argento, dalla proprietà di un club di calcio dove avevo svolto l’incarico di dirigente sportivo per 8 stagioni consecutive.
Dell’equazione che hai lasciato, personalmente, concordo dove hai sottolineato “..non dice nulla..” per innumerevoli motivi (budget finanziario prima della partenza, agganci in loca per alloggio/lavoro, oppure se si è da soli o in più di uno, etc. etc. etc.) che elencherò dettagliatamente se mi verranno richiesti, ma tanto sono più che intuibili.
Perché andare via Fabio? Fare impresa in Italia è da suicidio (non è una mia opinione: o meglio; è anche una mia opinione) per via dell’accesso al credito, pressione fiscale al 63% e governi sempre ballerini (oltre ad incapaci e corrotti) che non garantiscono stabilità alle imprese (naturalmente lasciamo da parte Luxottica, Ferrero, Fininvest, Saras etc. etc.) che continuano a chiudere o ad emigrare in Slovenia, Carinzia, Croazia etc. per ragioni fiscali in primis ma anche per una serie di altre motivazioni come ad es. internet. E’ impensabile che nel 2016, in Italia, la banda larga non riesca a coprire oltre il 65% del suolo: in Albania, a Tirana, viaggiano a fibre ottiche e la connessione in città è gratuita per tutti. Avete letto bene, ho scritto Tirana (Albania) e non New York City, perché non mi piace vincere facile..
Cosa scriverti Fabio; se vorrai fare impresa l’Italia non è certamente la nazione indicata. Dimostra il fatto, tra le tante cose, che gli investitori stranieri non vengono praticamente più ad investire concretamente da noi, fatta eccezione per chi acquista un Hotel in viale Ceccarini a Riccione, oppure un Resort nella Versilia o un ristorante a Venezia. Tolta la Philip Morris che ha imposto al governo alcune regole (controllate su internet se non mi credete) e ovviamente i nostri(vostri) amministratori hanno risposto “Signor Sì” altri investimenti sono quasi inesistenti.
Cosa vuoi fare (lavorativamente parlando) nella vita? La risposta per emigrare all’estero è presto data. Per non parlare della mentalità: Roma e Milano (mentalmente) sono indietro alle grandi metropoli europee anni luce. Non mi riferisco alle infrastrutture etc., ma proprio in merito alla mentalità (chiaramente non di tutti, perché se mi “legge” un milanese o un romano si offende) superficiale e bigotta, diffusa particolarmente a Milano; di questo sono rimasto molto sorpreso, a differenza di Roma, che nonostante sia la capitale e anche più grande, ha sempre mantenuto un “carattere” più “provinciale” e alla buona, ma con il grande difetto (a parer mio) di non essersi mai evoluta culturalmente.
Io Fabio sono andato abbastanza all’avventura da un punto di vista “logistico” ma con l’idee chiare su cosa voler fare. Poi quando arrivi a NYC vieni letteralmente catturato dal magnetismo della capitale dell’universo (come la definì John Lennon) e se hai determinazione e meritocrazia, in qualsiasi settore lavorativo (anche impiegatizio, non solo nelle start up) vai avanti.
Le uniche due questioni negative di NY (la città, e non lo stato) a mio modo di vedere sono i costi troppo alti di Manhattan e Brooklyn (ad oggi acquistare un appartamento è a dir poco improbabile se non sei un top manager) degli affitti (infatti io ora che torno mi trasferisco a Long Island, dove abbandono l’affitto e accendendo un mutuo per la compera: ecco un altro tema importante. In Italia non avevo accesso al credito solo con il mio stipendio, e non prendevo male, ma era necessario anche la firma di mio padre o di mia madre che hanno una casa di proprietà. Negli Usa, in soli due anni di storia bancaria, ho ottenuto un mutuo ipotecario a firma unica) e la city è troppo “sola”. Allacciare rapporti sociali e/o sentimentali a NYC è un’impresa da EthanHunt di Mission Impossible; infatti non consiglio questa città a chi si reca da solo o non ama particolarmente mangiare da solo, andare al cinema da solo, a teatro etc. (è normalissimo fare tutte queste cose da soli nella Mela..).
Proprio per questo motivo speravo di trovare moglie in Italia ma temo che dovrò tornare in Brasile a cercare moglie..
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Messaggioda Ātman » 10/10/2016, 8:27



Se inizio a rifletterci, passo dal pensare di cambiare nazione al cambiare continente, poi pianeta, universo e qualunque forma di esistenza possibile e immaginabile.
Non c'è un qualche nirvana disponibile, radicale e definitivo?
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Messaggioda Premio Nobel » 10/10/2016, 19:53



Vorrei però spezzare una lancia a favore dell'equazione che ho citato.
Per quanto comunque di solito non è molto usata per dare suggerimenti pratici , dal punto di vista descrittivo ( e quindi anche per lo studio stesso di questi fenomeni) riesce ad applicarsi molto bene.
Dei dati sulla banda larga non so nulla... tuttavia, conosco uno della mia università che ha origini albanesi, vicino a Durazzo ... in teoria li dove va lui non dovrebbe esserci, anche se però non lo so con precisione.

So però che esistono anche agenzie di lavoro internazionali, che oltre a fare la normale attività di una agenzia di lavoro locale, gestiscono anche il trasferimento stesso dell'utente.
Per quanto possano essere molto differenti tra di loro: qualcuno ne ha mai avuto a che fare?? le consigliereste??
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