NobelPrize1992 ha scritto:Di conseguenza, che cosa può essere consigliato ad una persona se essa è veramente interessata ad emigrare all'estero?? ( e quindi, da un punto di vista meramente teorico, quantificare quegli indici presenti all'interno della formula sovra citata?)
Quando una persona dovrebbe prendere in seria considerazione la possibilità di emigrare??
A chi affidarsi? Andare all'avventura o avere già una base?
Tralasciando l'equazione, che se avessi scritto qualcosa in arabo probabilmente ci avrei capito di più
ti rispondo a qualcosina, anche in maniera realistica e cruda (premettendo che mie esperienze personali all'estero sono uguali a zero, se escludiamo le vacanze).
Prima cosa in assoluto che metterei in conto è il fallimento più totale. Trasferendosi all'estero tocca avere bene presente l'ipotesi che prima o poi (dopo poche settimane, o dopo anni) ci si potrebbe ritrovare nella posizione di fare ritorno a casa per l'impossibilità di riuscire ad andare avanti, per questioni economiche soprattutto, ma anche personali/ambientali (non tutti riuscirebbero a ritrovarsi bene in un paese straniero, culturalmente differente e lontano dalla propria famiglia e conoscenze).
E questo dev'essere un punto di partenza fondamentale di cui essere consapevoli, per 2 semplici motivi:
1 è una possibilità reale e concreta;
2 bisogna appunto essere realisti e non vivere nell'illusione che l'estero sia la terra promessa.
Sento tanta gente dire "me ne vado a Londra che si sta meglio, o New York, o alle Canarie o dove ti pare" col presupposto che si vive meglio, si trova facilmente lavoro, si guadagna bene e tante altre cose positive. Sentire questi discorsi mi fa un pò ridere, come quando sento amici che dicono che sono andati in vacanza spendendo 300 euro e mangiavano aragosta tutti i giorni con 2 euro. Si, no, forse, vero o falso? Boh, fatto stà che io in vacanza con 300 euro non sono mai riuscito ad andare (anche volendo accontentarmi su destinazione e sistemazione) men che meno l'aragosta a 2 soldi
quindi per me quando si parla in maniera totalmente esaltante ed ottimistica dell'estero sotto ogni punto di vista bo, lascia il tempo che trova.
Quindi bisogna mettere in conto di partire ed alla fine tornare con un pugno di mosche in mano, avendo perso tempo e denaro (ma avendo un'esperienza in più nel proprio bagaglio, per carità, ma in questo caso non credo si vada per fare l'esperienza e basta).
Come detto prima, si tratta comunque di un cambio totale di vita, bisogna esserne consapevoli, saperlo affrontare ed anche esserci portati.
Io personalmente, se dovessi andare, lo farei avendo già dei punti fermi, ovvero un tetto sicuro per gli inizi, magari qualcuno che conosco sul posto, ed in questo caso mi affiderei appunto alla conoscenza per trovare una sistemazione ed un possibile lavoro. Insomma non andrei mai all'avventura ed allo sbaraglio più totale.
In finale, ultima considerazione, è davvero necessario andare all'estero? Cioè, per carità, in Italia non stiamo messi bene eh, ma si è certi che all'estero si troverà quello che cerchiamo che qui non troveremo mai? E questo dipende molto dalle aspettative, possibilità, contesto sociale in cui ci si trova. Un pò come andare al mare all'estero d'estate solo per poter dire di esserci andati, quando abbiamo (almeno su questo si) posti stupendi ed incantevoli un pò in tutta la nostra penisola (e si, ammetto di essere uno di quelli che se può va all'estero, sapendo cosa mi perdo del nostro paese, ma sapendo pure che in linea di massima posso fare 2 settimane di vacanza al costo di 1 nostrana, quindi una motivazione ce l'ho
).
Può sembrare che io denigri chi prende la decisione di partire, tutt'altro, anzi, ammiro chi ha il coraggio di fare una scelta simile, ma bisogna valutare i molti pro ed i molti contro e soprattutto avere una visione realistica (tendente a quella pessimistica) per non rischiare di uscirne con le "ossa inaspettatamente rotte".