Lavoro e vita

Sfruttiamo questo spazio anche per parlare di scuola, di compagni, di colleghi, di materie. Chiediamo/diamo aiuto e spiegazioni su tutto ciò che concerne lo studio (scuola e università).
Inoltre, date le condizioni critiche in cui si trova l'Italia, ecco un forum che vuole raccogliere storie, idee, iniziative e proposte, qui e all'estero.

Lavoro e vita

Messaggioda Lena » 14/02/2022, 11:46



Ciao,
oggi è un lunedì piovoso e la mia mente divaga un po' (troppo).
Scrivo qui perché mi sento sempre più spesso al bivio di una strada che ha due sentieri e ne posso scegliere solo uno: libertà o stabilità economica.

La libertà, per me, ha sempre avuto un valore enorme. Sono insofferente alle regole e alle autorità imposte. Ho avuto spesso difficoltà con capi che ritenevo degli idioti e non li rispettavo. Questo, in ambiente lavorativo, mi ha spesso penalizzato perché non riesco a chinare la testa e a farmi andare bene che una persona incompetente mi dica cosa fare. Non ho mai fatto scenate ma ho deliberatamente ignorato gli ordini o ho fatto di testa mia, o ho fatto quanto mi veniva chiesto dimostrando quanto fosse inutile. In alcuni casi ho pure dato forfait e mi sono dimessa.
Tutto questo è successo in ambienti di lavoro italiani, mentre quando ho lavorato con datori di lavoro esteri è sempre andato tutto molto bene e di media le persone sopra di me erano sempre abbastanza competenti o comunque avevano skills che io non avevo e c'era qualcosa da imparare da loro.

Come immaginerete questo non mi aiuta a trovare un lavoro in Italia né (soprattutto) a mantenerlo, tanto che ultimamente lavoro solo con aziende estere per lavori saltuario e poi sto conseguendo un PhD (retribuito, fortunatamente...)
Il mio dubbio è cosa succederà quando terminerò il PhD e dovrò tornare a cercare attivamente lavoro in questo desolante mercato...

So per certo che lavorare 9-18 non fa per me, a meno che non faccia qualcosa per cui sento una vocazione tale da rendere il lavoro una mission (ma ahimé il lavoro che mi consentirebbe di fare questo è in uno dei settori più bistrattati dal nostro amato governo: la cultura). Il lavoro da remoto è la cosa che fin'ora ho trovato più congeniale per me, ma come contractor/freelance e non come dipendente (a meno che non sia un'azienda talmente all'avanguardia da avere ideali molto simili ai miei). La vita da freelance è comunque dura e amara, caratterizzata da periodi molto instabili.

L'idea di trasferirmi e abbandonare questo paese mi tenta ma la cosa che mi frena è che ho persone a cui voglio bene e con cui voglio condividere la quotidianità anche se non ci vivo insieme (amici, familiari, etc...) ed inoltre ho la responsabilità di due animali domestici che il mio ex compagno mi ha lasciato. Quindi non sono proprio libera di fare scelte impulsive e partire dall'oggi al domani per mete sconosciute, perlopiù senza un piano.

Non ho niente di proprietà e non lo avrò in futuro e questa è una cosa che mi fa sentire instabile il terreno sotto i piedi.

Mi sento ad un bivio e nessuna scelta mi rende pienamente felice: o meglio, la scelta della libertà è la strada che desidero percorrere ma temo davvero di ritrovarmi a navigare in cattive acque fra qualche anno.

Qualcuno che si sente come me?
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Messaggioda germano » 15/02/2022, 10:10



Sono insofferente alle regole e alle autorità imposte
non riesco a chinare la testa
ho deliberatamente ignorato gli ordini o ho fatto di testa mia
Tutto questo è successo in ambienti di lavoro italiani, mentre quando ho lavorato con datori di lavoro esteri è sempre andato tutto molto bene

Direi che è indispensabile che tu vada all'estero.
Saresti pazza a fare questa vitaccia che detesti.

Germano
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Messaggioda Massimiliano89 » 15/02/2022, 11:29



Mi sento esattamente come te. Nella mia vita ho avuto pochissimi impieghi, e li ho mandati a p......e sia per il fatto di ostinarmi a non voler chinare la testa e voler essere - come dici tu - libero, sia per la mia difficoltà di attenzione che è fortemente invalidante. Mi sono dimesso ben tre volte durante tre impieghi diversi da dipendente. L'idea di essere comandato a bacchetta - spesso essendo dalla parte della ragione - mi faceva ( e mi fa tutt'ora ) letteralmente impazzire.
Lavorare all'estero? Perchè no? Il mio consiglio è di seguire il tuo istinto. Dici che qui in Italia ci sono delle persone a cui tieni... è vero che le vedrai molto meno, ma nemmeno sparirai per sempre dalla loro vista. Continuerai a nutrire affetto per loro.
La psicoanalista svizzera Marie - Louise von Franz scrisse che reprimere o ignorare il proprio istinto porta alla malattia. Ho fatto di questo concetto una ragione di vita.
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Messaggioda Malky » 15/02/2022, 12:32



Mi ricordi qualcuno cui ero molto affezionato. Non c'entra niente ma volevo dirlo. Forse potresti vedere del buono anche in quei capi, apprendere per contrasto, ti hanno aiutato a capire cosa realmente vorresti.
Io iniziai a lavorare presto, per pagarmi l'università, cose semplici. Grazie all'università capii che odiava più i sicofanti del duro lavoro in mezzo a persone grette. Ho sempre lavorato come un mulo, ma da quando ho smesso di lavorare mi sento meglio; eppure l'incertezza del futuro mi sta plagiando con dubbi di ogni sorta. Ogni giorno è una guerra per fare anche il minimo gesto e tutto viene ridotto all'osso. Persino mangiare è un optional, nonostante abbia i giusti soldi da parte per mangiare ogni giorno e provvedere ad una vita dignitosa.
Spesso ti chiedono "che fai nella vita" sottintendendo il tuo lavoro. Perché spesso per gli altri siamo il nostro lavoro, esso determina una categoria di appartenenza non solo economica o sociale, ma anche culturale. Nel lavoro è per forza incluso il concetto di schiavitù, ed in realtà comprare un oggetto è comprare ore o minuti della vita di una persona che ha usato il suo tempo per fare quella cosa invece che per seguire le sue inclinazioni. Questo vale un poco per tutti, ma quando la vita è la tua il prezzo che sei disposto a pagare lo scegli tu, semplicemente scoprirai se ne vale la pena o meno. In Italia non c'è nemmeno un minimo, alcuni lavori possono pagarti anche 4 euro all'ora. Paghiamo per avere la vita degli altri, con gli interessi di altri ancora.
Tu quanto pensi che valga la tua vita? Ho conosciuto una ragazza che si è incasinata da sola, ma che stava risolvendo tutto proprio senza piano. La scelta paralizza, immobilizza, fa paura e l'ignoto, o l'incertezza, è una delle più grandi paure. Dovresti prenderti qualche tempo per parlarne con coloro cui vuoi tanto bene e sentire cosa ne pensano, giusto per avere un confronto. In cattive acque ci siamo già, quindi tanto vale godersi il rafting =)
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Messaggioda VeraVita » 15/02/2022, 12:50



Lena ha scritto:Ciao,
oggi è un lunedì piovoso e la mia mente divaga un po' (troppo).
Scrivo qui perché mi sento sempre più spesso al bivio di una strada che ha due sentieri e ne posso scegliere solo uno: libertà o stabilità economica.

La libertà, per me, ha sempre avuto un valore enorme. Sono insofferente alle regole e alle autorità imposte. Ho avuto spesso difficoltà con capi che ritenevo degli idioti e non li rispettavo. Questo, in ambiente lavorativo, mi ha spesso penalizzato perché non riesco a chinare la testa e a farmi andare bene che una persona incompetente mi dica cosa fare. Non ho mai fatto scenate ma ho deliberatamente ignorato gli ordini o ho fatto di testa mia, o ho fatto quanto mi veniva chiesto dimostrando quanto fosse inutile. In alcuni casi ho pure dato forfait e mi sono dimessa.
Tutto questo è successo in ambienti di lavoro italiani, mentre quando ho lavorato con datori di lavoro esteri è sempre andato tutto molto bene e di media le persone sopra di me erano sempre abbastanza competenti o comunque avevano skills che io non avevo e c'era qualcosa da imparare da loro.

Come immaginerete questo non mi aiuta a trovare un lavoro in Italia né (soprattutto) a mantenerlo, tanto che ultimamente lavoro solo con aziende estere per lavori saltuario e poi sto conseguendo un PhD (retribuito, fortunatamente...)
Il mio dubbio è cosa succederà quando terminerò il PhD e dovrò tornare a cercare attivamente lavoro in questo desolante mercato...

So per certo che lavorare 9-18 non fa per me, a meno che non faccia qualcosa per cui sento una vocazione tale da rendere il lavoro una mission (ma ahimé il lavoro che mi consentirebbe di fare questo è in uno dei settori più bistrattati dal nostro amato governo: la cultura). Il lavoro da remoto è la cosa che fin'ora ho trovato più congeniale per me, ma come contractor/freelance e non come dipendente (a meno che non sia un'azienda talmente all'avanguardia da avere ideali molto simili ai miei). La vita da freelance è comunque dura e amara, caratterizzata da periodi molto instabili.

L'idea di trasferirmi e abbandonare questo paese mi tenta ma la cosa che mi frena è che ho persone a cui voglio bene e con cui voglio condividere la quotidianità anche se non ci vivo insieme (amici, familiari, etc...) ed inoltre ho la responsabilità di due animali domestici che il mio ex compagno mi ha lasciato. Quindi non sono proprio libera di fare scelte impulsive e partire dall'oggi al domani per mete sconosciute, perlopiù senza un piano.

Non ho niente di proprietà e non lo avrò in futuro e questa è una cosa che mi fa sentire instabile il terreno sotto i piedi.

Mi sento ad un bivio e nessuna scelta mi rende pienamente felice: o meglio, la scelta della libertà è la strada che desidero percorrere ma temo davvero di ritrovarmi a navigare in cattive acque fra qualche anno.

Qualcuno che si sente come me?


Mi sento come te. Aggiungici, poi la storia del covid. Non ho mai, mi dispiace, creduto a questa storia. Ad ogni modo, il mondo del lavoro non mi piace. Perchè per come la vedo io, siamo solo mucche da mungere.
Per me, se vuoi partire all'estero, come ti hanno già consigliato in molti, di partire. Incontrerai nuove persone e nuovi amici. E, continuerai a sentire i tuoi amici in Italia. Oppure, puoi chiedergli di seguirti. Non porti limiti se senti questo bisogno.
Tante belle cose!
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Messaggioda Lena » 20/02/2022, 9:03



@Germano

Non necessariamente, oggi per fortuna il lavoro da remoto sta prendendo sempre più piede ed io ho una professionalità per cui potrei letteralmente lavorare senza mai mettere piede in ufficio. Il punto è che qui in Italia vogliono la presenza pure per lavori nati per essere fatti in remoto.

@Massimiliano89

Bella citazione. A volte è difficile capire se ci si reprime o meno perché in questa società piena di stimoli si perdono di vista i proprio desideri più profondi

@Malky

Tu invece mi ricordo un amico, con cui parli spesso di queste cose e anche lui dice che il lavoro ci definisce. Questa cosa è abbastanza triste perché non sempre siamo il nostro lavoro.
La cosa del lavoro dipendente che più mi fa venire l'orticaria è che lavori per arricchire gli altri e l'imprenditore medio italiano si aspetta che io dia tutto per la SUA azienda.
È un problema di mentalità


@VeraVita

Il sistema capitalistico prevede che i lavoratori siano da sfruttare.
Non fraintendere, non sono anti capitalista, perché non si può ragionare per assoluti ma ci vorrebbe più etica nel mondo.
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Messaggioda Malky » 20/02/2022, 12:24



Sono d'accordo sul problema di mentalità: spesso chiedono anche cose sul filo dell'illegalità per soddisfare una sua esigenza o rinunciare ai tuoi diritti per il suo bene.
Io in realtà dico che il lavoro non ci definisce, ma per molti lo fa. Spero non mi somigli troppo, altrimenti sciagurato lui xD
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Messaggioda Lena » 15/03/2024, 17:36



Sfrutto questo thread per un breve aggiornamento e per chiedere un consiglio.

Sto per conseguire questo PhD, ed ho al momento una specie di rifiuto per il mio campo di studi. Tuttavia si profila la possibilità di un assegna di ricerca, ma la sola prospettiva mi fa sentire male, a livello emotivo.

Razionalmente so che ha senso sfruttare l'opportunità di fare un anno di lavoro retribuito, ma c'è una parte di me che è assolutamente refrattaria ad ogni vincolo e che vorrebbe letteralmente mandare all'aria questa opportunità. Mi sento di non avere alternative, di non avere un libero arbitrio.

Il fatto è che alternative di reddito non ne ho al momento, se non qualche prospettiva da freelance (di cui una abbastanza concreta, in realtà) e una di start-up (ergo, non retribuita per i primi x anni). Ma sono scoraggiata dall'aprire p.iva in questo paese o anche solo dal diventare socia di una start-up.

La verità è che io ho chiuso a doppia chiave in un cassetto il sogno che ho sempre avuto (scrivere sceneggiature, girare e produrre media) per andare a fare tutt'altro (in un campo neanche poi così spendibile). Ho veramente fatto una serie di scelte poco oculate, diciamo così (anche se avevano un senso a loro tempo), spinta fondamentalmente dalla paura di fallire nell'unica cosa che avrei voluto fare. E ora, che ho superato i 30, che posso fare?
Inseguire il mio sogno come se di anni ne avessi 19? Quando al tempo, invece, ho gettato la spugna senza neanche provarci?

Il passato non si può cambiare, ma ne ho tratto un doloroso insegnamento. Non vorrei, però, di nuovo, rinunciare a qualcosa di importante per me, anche se la prospettiva alta di fallimento mi spaventa un sacco e mi fa sentire troppo vecchia ora per provarci.
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Messaggioda occhigrandi » 16/03/2024, 14:18



Ciao Lena,
nonostante si dica che non è mai troppo tardi per fare le cose, lasciami dire che, sicuramente non è mai troppo tardi ma ci vuole davvero tanto tempo per vedere dei risultati. Questo non lo dico per scoraggiarti, ci mancherebbe, cerco solo di essere realista.
Nella vita facciamo scelte, giuste o sbagliate per noi o per gli altri, di cui ci pentiamo o andiamo fieri. E' chiaro che ti sei pentita, ma se hai intrapreso una strada anziché un'altra lo hai fatto per un motivo, ricordi quale? Cerca di interrogarti e capire se quel motivo è ancora valido o meno, ora al presente. Se l'unica ragione dietro le tue azioni è la paura del fallimento, ti dico che non puoi avere sempre paura e, allo stesso tempo, che tutti falliamo, perché tutti incorriamo in situazioni spiacevoli, contrattempi, imprevisti che ci impediscono o ci hanno impedito di raggiungere un determinato obiettivo.
Questo per dire che il fallimento è una delle possibilità, insieme al successo, è una cosa concreta ma la paura che qualcosa vada storto o che non vada per il verso giusto non ti deve mai bloccare nel fare quella cosa. Se fallisci va bene, non vuol dire che non sei brava, competente ecc. perché può capitare, succede, fa parte della vita e dei suoi aspetti. Quello che conta è reagire a quel fallimento.

Ad ogni modo, sempre considerando un'ottica realista, qualsiasi scelta comporta un sacrificio o compromesso più o meno grande, qualsiasi, la via "semplice e sicura" non esiste.

Io lavoro con la partita iva e, come dici anche tu, in Italia non è una strada conveniente, non la consiglierei davvero a nessuno.
Per le start-up ti riporto la mia indiretta esperienza: un membro della mia famiglia ha cercato più volte di lavorare all'interno di aziende legate all'innovazione, è una persona estremamente capace, con anni di esperienza, un genio praticamente; ebbene, nonostante sia stato assunto poco tempo fa con addirittura la possibilità di avere introiti come socio, l'azienda stessa si è unita a un'altra e lo hanno licenziato. Facendo questo lavoro aveva comunque fatto una cosa che lo appassionava, perché è patito di informatica ecc, eppure non è andata bene. Ha "fallito" (per colpa di altri) e nonostante lo scoraggiamento si è attivato per trovare altri lavori.
Puoi studiare, mettere tutta te stessa nelle cose che fai, crederci, ma può sempre capitare di fallire, questo lo dico non per fare terrore psicologico ma per sottolineare che è del tutto normale che succeda e noi tutti dobbiamo prendere consapevolezza di questa cosa, anche se fa male.

Ti faccio gli auguri per ogni tua scelta!
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Messaggioda Lanoia » 17/03/2024, 13:51



Io mi sento peggio ancora di te, lavorando mi sono pure ammalato e ora mi sto leggermente riprendendo...e c'è sempre l'incertezza di essere lasciati a casa non avendo l'indeterminato..
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