Depressione da disoccupazione

..sentirsi inutili..

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Depressione da disoccupazione

Messaggioda Rothko » 18/03/2014, 11:55



"Un tizio"? Silvano Agosti, uno dei più grandi intellettuali del nostro tempo?
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Re: Depressione da disoccupazione

Messaggioda Rage » 18/03/2014, 11:58



Esatto, avendolo visto diversi anni fa, non ricordavo il nome. Come avrei dovuto chiamarlo se non rimembravo il nome?
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Depressione da disoccupazione

Messaggioda Rothko » 18/03/2014, 12:13



Scusa, non voleva essere una reprimenda, è solo che ci ricordiamo tutti dei calciatori, dei personaggi televisivi, di anonimi idioti da reality e non di persone importanti. Ma questo non è rivolto a te, dico in generale. Anzi, mi fa piacere che ti sia piaciuto quel video.
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Depressione da disoccupazione

Messaggioda Meiko » 18/03/2014, 14:36



maddy4ever ha scritto:Buon per chi non riesce a deprimersi nonostante la mancanza di un lavoro. per me in questo periodo è il pensiero principale, praticamente mi assilla ovunque vada, anche quando esco e sento "domani devo entrare in ufficio alle 7" oppure "ho il turno di pomeriggio" ecc ecc.. non vi dico quanto mi senta umiliata. A volte vorrei sparire quando si parla di lavoro, e anche uscire sta diventando sempre più difficile. :'(

Mi sento uguale uguale!!! :(
Akorgentil ha scritto:Il lavoro è la condanna della società, ma chi ha deciso che deve essere il punto fondante di una persona? c'è gente che veramente basa una vita sul "lavorare", ma è davvero questo il senso della vita? sgobbare 50 anni sperando di campare a lungo per poter fare qualcosa da vecchio? :(

Veramente, il lavoro dovrebbe nobilitare l'uomo, ovvero rappresentare il mezzo tramite il quale l'uomo riesce a realizzare se stesso. Il lavoro DOVREBBE rappresentare un'estensione dell'uomo stesso, un modo attraverso il quale esso trova il suo posto nella società, nel mondo.
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Depressione da disoccupazione

Messaggioda Rothko » 18/03/2014, 19:50



Meiko ha scritto:Veramente, il lavoro dovrebbe nobilitare l'uomo, ovvero rappresentare il mezzo tramite il quale l'uomo riesce a realizzare se stesso. Il lavoro DOVREBBE rappresentare un'estensione dell'uomo stesso, un modo attraverso il quale esso trova il suo posto nella società, nel mondo.


Se la nostra fosse una società sana e funzionante, sarebbe così. Ma in una società in cui ci sono criminali o fiancheggiatori ai vertici del potere, in cui la corruzione e il clientelismo sono la regola, in cui i valori sono quelli che tutti sappiamo, non occorre che li ripeta, cosa ci possiamo aspettare? Credo che l'unica cosa che ci si possa aspettare (ma che a quanto pare non andrà in porto comunque, nonostante si tratti di un semplice palliativo) sia il reddito di cittadinanza. Il problema del "non c'è lavoro" in realtà è posto male: non è che non c'è. è ovvio che molti lavori che prima c'erano, ora non ci sono più a causa del progresso tecnologico. Ma ciò non significa che il lavoro non ci sia, soprattutto in una società che va a rotoli, nella quale di lavoro da fare ce ne sarebbe parecchio.... i nostri genitori, i nostri nonni, hanno creduto (è stato loro fatto credere, sarebbe più corretto dire) ai Rothschild, ai Kissinger, a famiglie di criminali che da tre secoli continuano a dettare legge, hanno creduto ai falsi ideali del capitalismo avanzato visti come unico baluardo contro il male di qualsiasi altra forma alternativa di gestione del pubblico e del privato. Il male è stato sconfitto in ogni sua forma, il muro di Berlino, ultimo simbolo del male, è stato fatto a pezzi e ancora oggi si vendono i pezzetti come souvenir. Questo è il risultato.
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