Salve a tutti. Qualche giorno fa ho scritto un breve post per annunciare l'inizio di una collaborazione familiare per cercare di risolvere delle problematiche che stanno da tempo intossicando l'ambiente in cui viviamo, peggiorando la nostra salute psicologica. Ebbene, dopo solo pochi giorni, temo di dover constatare che il progetto è già fallito, anzi forse ora potrebbe andare anche peggio di prima.
Spiego la situazione. Un grosso problema nella nostra famiglia è rappresentato dal rapporto problematico che abbiamo con mia sorella. Parliamo di una ragazza molto timida, insicura, incapace di controllare l'ansia che scaturisce da qualsiasi problema lei si trovi a dover affrontare; ma anche un'egocentrica, egoista, maniaca del controllo, moralista e testarda nelle sue convinzioni, senza più amicizie, che cerca di sfruttare a proprio vantaggio noi familiari, arrivando a insultarci, sminuirci o a ricorrere alla violenza fisica qualora non ci rivelassimo all'altezza dei suoi standard di efficienza di servizio, o anche solo per aver criticato un suo comportamento o pensiero che troviamo sbagliato nei nostri e negli altrui confronti. Frasi tipiche sono "non mi volete abbastanza bene", "quando c'è bisogno d'aiuto ve ne andate sempre via", "non potete darmi quello che voglio", eccetera. Palesi bugie, ovviamente, visto che chi più chi meno siamo tutti a sua disposizione, e ci dobbiamo sorbire tutto questo per evitare il più possibile di scatenare una crisi nervosa da parte sua. Perché nonostante tutto gli vogliamo bene. Però vedere mia madre stressatissima nel tornare a casa dal lavoro, sapendo che in qualsiasi momento potrebbe essere "convocata" in camera di mia sorella per ricevere un consiglio o un aiuto su qualsiasi cosa. Non che un genitore non debba aiutare suo figlio, ci mancherebbe, ma arrivare a diventare il tramite di qualcun altro per un sacco di incombenze che potresti (e dovresti) sbrigare da sola, con il pensiero che se dovessi aspettare troppo (nell'ottica di mia sorella) o se dovessi fare qualche sbaglio, scateneresti una reazione violenta da parte sua, metterebbe ansia a chiunque.
Ancora mi ricordo quando per interi pomeriggi, a volte anche giornate, dovevo aiutare mia sorella con i suoi compiti di liceo in varie materie, arrivando a volte a non poter fare le cose che mi piacevano, come uscire o leggere, nel mentre stavo affrontando un periodo complicato del mio percorso universitario. Per tre anni sono andato avanti così, arrivando in rari casi anche a coinvolgere amici e conoscenti per risolvere problemi quando non ce la facevo da solo. Il tutto risparmiando quindi un sacco di soldi per delle ripetizioni private che sarebbero state altrimenti necessarie, oppure al posto mio ci sarebbero stati i miei. Il tutto quasi ogni giorno per oltre due anni della mia vita. E quando dopo tantissime ore passate a dare una mano, al meglio delle tue possibilità, sapendo che magari non sarebbe stato sufficiente per gli standard attesi, sbottavo, ecco che arrivavano gli insulti o la violenza fisica, Porto ancora sul braccio il segno di quando mia sorella mi ha letteralmente pugnalato con una penna in un impeto di rabbia. Per colpa di questa situazione ero addirittura diventato un bestemmiatore abituale, non ce la facevo più. Infatti quando quando si è iscritta all'università mi sono categoricamente rifiutato di continuare. Ogni tanto però si fa aiutare (per aspetti minori degli studi) dai miei, soprattutto da mia madre. Che ormai è vittima di un ricatto psicologico che va avanti da anni e anni. Io ne sono uscito, ma io sono un caso a parte, visto che ad esempio non posso mangiare a tavola con gli altri escluse le feste o in caso di ospiti, perché a suo dire sono un fallito che non riesce a trovarsi un lavoro; oppure vengo sempre sminuito per le mie idee, se non proprio apostrofato con espressioni del tipo "andicappato", "pezzo di merda" o peggio. Che sono "il cocco di mamma" (quando io, giustamente, sono sempre stato punito per i miei sbagli mentre lei se l'è spessissimo cavata con poco o nulla). E io sopporto, quanto posso, per evitare polemiche, e quando sono chiamato a dare una mano lo faccio sempre. E anche quando non ci riesco, poi la finisco lì. Ah, ovviamente ci sono stati innumerevoli tentativi di discussione per trovare una soluzione comune, tutti andati in fumo perché lei non crede di aver fatto nulla di male e gli stronzi siamo sempre noi.
Fatte queste premesse, mi sentivo veramente fiducioso che questo proposito di voler cambiare le cose potesse portare anche a modificare, gradualmente, questo rapporto tossico e malato che ci lega a mia sorella. Ne ho parlato insistentemente con mia madre fino a ieri, e anche lei è sembrata voler fare qualcosa di concreto per iniziare a cambiare queste dinamiche dannose. Quindi ieri sera, durante l'ora di cena, approfittando dell'ennesimo insulto nei miei confronti, ho tirato fuori tutto quello che pensavo su di lei e sui comportamenti che teneva nei nostri confronti, a voce alta ma rimanendo sui fatti e non cercando di offendere come avrei fatto in passato, per non dargli appigli per giustificare parole o azioni violente. Ovviamente lei ha negato tutto, come mi aspettavo, e ha cercato in tutti i modi di sminuire le mie parole, soffermandomi sui singoli aspetti senza voler vedere il quadro d'insieme. Ma il mio vero obiettivo era spingere i miei a prendere una posizione netta nei confronti delle mie parole, appoggiandomi e martellando su questi temi, per spingerli a cominciare a cambiare una situazione che anche loro sono consci essere insostenibile e profondamente sbagliata. Il risultato è stato che, dopo un iniziale scontro, i miei non hanno voluto andare oltre, sempre per colpa del ricatto psicologico descritto sopra, e quindi il tutto è finito a tarallucci e vino. Anzi, ora dovrò aspettarmi di essere trattato ancora peggio da mia sorella, mentre i miei temo che non vorranno fare altri sforzi per cambiare la situazione. Sono veramente avvilito, perché speravo sul serio che stavolta sarebbe cambiato qualcosa, e invece ho commesso l'errore di illudermi che ci fosse una vera volontà di smuovere la palude delle nostre dinamiche familiari. Ho fatto una cazzata, quindi, e chissà che non mi costi cara.
Ringrazio in anticipo chi tra di voi vorrà leggere questo papiro. Perdonatemi se ci saranno passaggi poco chiari o ripetizioni inutili, ma ho scritto queste righe di getto, a volte dovendomi fermare per la sofferenza emotiva provata nel mentre, e sinceramente ora non ce la faccio a rimettermi a rileggere tutto, altrimenti rischio di non pubblicare più nulla. Quindi, se volete scrivere qualcosa, fatelo, che sia un consiglio, delle parole di conforto, siete sempre i benvenuti.
Detto questo, chiedo scusa in anticipo se quanto ho scritto farà stare male qualcuno. Vi auguro una buona serata e ci sentiamo prossimamente.