Parto dal presupposto che i miei genitori non sono i peggiori in circolazione: lo so benissimo. Capita anche che mi vizino, comprandomi cose etc etc. e cercano di supportarmi come possono. Io li ringrazio rendendomi disponibile per la famiglia: faccio le pulizie, aiuto mio fratello coi compiti (perdendoci anche giornate intere), lavoro quando trovo da lavorare(mangiandomi spesso il weekend) e studio all'Università. Tutto questo non è mai abbastanza, ma per una volta non voglio parlare di questo.
E' necessario che faccia anche un'altra premessa: mio padre ha dovuto cambiare lavoro a 54 anni, ritrovandosi a fare un lavoro "umile". Mia madre soffre questa cosa come una vergogna, una sorta di estromissione dal suo ceto sociale, e lui la soffre perché, abituato ad essere un piccolo imprenditore, adesso si ritrova ad essere un sottoposto. Per questo molto spesso entrambi sono nervosi e irascibili. A dire il vero lo erano già, ma da qualche tempo la cosa è aumentata esponenzialmente.
Ora, il problema è uno solo: negli ultimi tempi hanno cominciato ad alzare le mani. Non spesso, ma abbastanza da farlo diventare una cosa a cui fare caso.Certo, lo facevano anche prima, qualche volta. Ma negli ultimi tempi la cosa è peggiorata, e questo mi porta a stasera.
A mio padre è venuta l'idea di farmi buttare via la roba "che non uso più", da due giorni non parla d'altro. E va benissimo, ho un sacco di roba che magari non uso nemmeno. Il problema è che per lui è praticamente una malattia, per lui non posso fare ordine senza riempire sacchi dell'immondizia di cose mie, che magari mi sono comprata, per cui ho speso soldi e...beh, è roba MIA. E' camera MIA. Ho 23 anni e non ho un c***o di posto in cui posso essere libera, neppure una dannata stanza. Controllano anche quella.
Stasera, all'ennesimo fregarsi le mani felice perché "domattina vado a comprare i sacchetti condominiali" mi sono innervosita, ed ho semplicemente detto "Ok, butterò via qualcosa, ma non così tante cose." Lui si è arrabbiato tantissimo e io gli ho risposto male, qualcosa del tipo "no, è inutile che tu urli. Non lo faccio.". Al che ha continuato ad arrabbiarsi, mi ha presa per i capelli e ha cominciato ad urlare "rispondimi di nuovo così e ti sfiguro, ti do tutte quelle che da piccola non hai preso. Ti sfiguro, hai capito?!" Tutto questo in mezzo alla strada, davanti a casa mia coi vicini che ci guardavano dalla finestra. Una vergogna incredibile. Capisco la rabbia, il perdere il controllo, la sensazione di non avere più la figlia in pugno, ma non poteva aspettare di essere dentro casa? Io ho reagito, come sono solita fare, con una scrollata di spalle.
La domanda che vi voglio porre dopo questo papiro è: cosa posso fare? Non voglio parlargliene, ha già i suoi pensieri e non capirebbe lo sbaglio. Inoltre ritengo sia solo una brava persona un po' stressata, a causa di cose più grandi di lui. Non è colpa sua. Non è cattivo. Quindi come posso evitare questa cosa? In fin dei conti dovrebbe essere educativo,no?
Ho bisogno di consigli anche perché tutto questo ha come conseguenza il mio sentirmi in colpa per "essere stata cattiva", che non riesco ad elaborare se non con forme autolesive di vario tipo (mi taglio con le forbici lasciandomi cicatrici, mi gratto fino a sanguinare, mangio fino a star male).
Grazie per aver letto questo sfogo lunghissimo. Un abbraccio forte.