Interessante questo thread, ottima proposta di riflessione, grazie! Da ragazzino ero estremamente timido, chiuso, ipersensibile: la fragilità fatta persona. Queste peculiarità caratteriali, associate alla mia calma e disponibilità di base (disturbi permettendo), mi rendevano preda facile e indifesa in mezzo agli altri. In prima età adulta cominciai a scambiare man mano queste caratteristiche (che non reputavo pregi) con altre che, precedentemente, avrei reputato disfunzionali (ma di cui all'epoca avevo assolutamente bisogno per ribellarmi e affermarmi), come in fondo tali le considero tutt'oggi che me ne sono liberato. Mi riferisco all'impulsività, alla rabbia e a una inaspettata quanto tracotante "falsa superbia" (in realtà più una iper-difesa, essendo in quegli anni una persona con la "pelle a nervi scoperti", a detta di un terapeuta). Mi bastava che qualcuno tentasse di umiliarmi facendo bruciare quelle mie ferite già aperte che, purtroppo, sentivo l'urgenza di dover asfaltare letteralmente quella persona per proteggermi, inondandola di attacchi verbali sino a che non avessi la certezza di averla abbattuta, sì da non provare mai più nemmeno a pensare di farmi del male ancora. No, non riuscivo a fermarmi, perciò parlo di rabbia e impulsività. Tante volte me ne sono pentito. Inoltre, non c'è cosa peggiore che tradire la propria essenza. Del resto, durante quelle crisi in cui provavo vergogna, non facevo altro che gettare benzina sul fuoco e offendere la mia persona. Ci facevo solo una pessima figura. Eppure, in quel difficile periodo di vita, avevo davvero bisogno di tutelarmi e affermarmi. Esistevo anche io, meritavo rispetto anche io. Per tutta la vita ho sopportato, ho subìto passivamente, come bambino obbediente e remissivo, spesso nella speranza di compiacere autentici carnefici. Da adulto sono "esploso", lo avevo scritto a una persona proprio su questo forum in un altro thread. Un'altra cosa strana di quegli anni, sempre collegandomi a questa esplosione necessaria per uscire dal guscio, fu l'abbandonare la timidezza per diventare socievole in maniera a volte quasi teatrale e "istrionica", vivace e a tratti clownesca. Nei tempi recenti sono tornato, però, sfuggente e solitario, quasi evitante per mia vera natura introversa. Oggi? Bah, non saprei. Oggi mi fanno notare tutti che sono esageratamente preciso e rigido, un perfezionista ambizioso (credo sia il mio modo di sublimare le mancanze di un'intera vita tramite dei "successi" o dei risultati positivi). Io invece mi reputo un "edonista" che, dopo un'esistenza misera e di stenti, cerca sempre la bellezza e il benessere come scopo finale. Sinceramente? A me queste non è che paiono proprio delle qualità e, come dico sempre anch'io, ne ho di strada di percorrere. Il mio cammino non è assolutamente terminato ed è per questo motivo che, pur non soffrendo da anni, mi sono messo nuovamente in discussione per affrontare ex novo un percorso psicodinamico e psicoanalitico, perché sento di non essere arrivato alla vetta. E forse, nella vita, non ci si dovrebbe mai considerare "arrivati". Nulla finisce, tutto cambia, anche noi mutiamo!