[sfogo "random", con focus su mio padre]
Ho 26 anni, vivo ancora con i miei genitori. In questa casa mi sono annullata, o forse tale sono, in un certo senso, semplicemente nata.
Ho un brutto rapporto con mio padre, fatto di segni indelebili di bullismo subito da bambina e durante il resto della vita. Mio padre si comporta con me (e con mia sorella; non di rado con mia madre) come il classico bulletto annoiato e attaccabrighe. Leone a casa, agnello fuori. Frase brutta e offensiva, me ne rendo conto. Ma che descrive bene il suo atteggiamento. Mi ha umiliata in diverse occasioni. E' contorto. Di certo non ha avuto a sua volta grandi esempi educativi (infanzia difficile, padre violento, madre esaurita), ma mi resta sempre difficile comprendere come un adulto possa scegliere di fare figli e poi ancorarsi al passato e trascinarceli dentro come "per ripicca", secondo la logica del "io non l'ho avuto/fatto. quindi non lo avrai/farai nemmeno tu", o giustificarsi con "tuo nonno con me faceva di molto peggio", e simili. Vivendo la famiglia come un peso, un impiccio, qualcosa di brutto, qualcosa su cui sputare, da disprezzare. So che non è facile diventare e fare i genitori. Mi sembra comunque errato giustificare. Il sentirsi costretto in un rapporto (quello con mia madre, poco convinto da entrambe le parti per quel che so ad oggi... fatto di mancanza di rispetto e litigi, aggressività di mio padre), facendo sentire noi figlie come delle vere e proprie disgrazie... con parentesi di violenza psicologica e verbale anche a sfondo sessuale.
Non riesco a guardarlo più in faccia, e ci ho provato a recuperare il dialogo. Sembra che con l'età stia peggiorando e basta. Come se avesse preso la pillola IM di Maccio Capatonda. Niente dialogo, non vuole parlare e discutere. Solo tv accesa, rumore, offese e umiliazioni. Sono disoccupata da un anno. Non ho fatto l'università. Entrambe le cose girano la parte del manico del coltello dalla sua.
Ho sviluppato un disturbo che ho scoperto solo da poco essere piuttosto diffuso: si chiama "scopofobia", che è simpatico se penso che ho qualche problema sul lato sessuale. Non riesco a farmi vedere da lui, per stare tranquilla metto tonnellate di vestiti addosso. Credo sia detto anche body shaming, forse è una variante.
Ogni tanto guardo mia sorella. Lei quella buona, equilibrata, quella che non discute mai (saggiamente) e vedo i segni di questo rapporto anche su di lei, che non ha mai sviluppato un minimo di amor proprio. Si tratta male, è insicura, fatica a vedere il suo valore. E come è possibile, quando chi dovrebbe amarti e rassicurarti un minimo, almeno, ti tratta come uno straccio, come un qualcosa di scarso valore?
Cerco di prendere da questa esperienza insegnamenti utili, e andare avanti. Penso che non avrò figli, che sarò gentile con il prossimo. Ma certi giorni è difficile... quando mi faccio troppo schifo e non trovo alcun senso alla mia esistenza.