da Darlene » 11/08/2017, 21:42
[...] Durante quelle tre ore, infinite ed intense, riuscii anche a sciogliere le mie consuete riserve, a godermi il momento a ciò che il mio elenco di rimpianti esistenziali non si ampliasse gravosamente con quella sconfitta.
In una innaturale solitudine, certo. Ma in quel contesto assunse una connotazione quasi positiva rendendo ogni cosa ancora più ricca ed intimamente toccante ai miei occhi.
Il futuro non mi parve mai più radioso e promettente come in quei momenti, con le colonne sonore d'una vita che suonavano incontrollabili, per me.
Che puttanata, eh? Sì, adesso lo penso anch'io.
Eppure proprio non seppi restare coi piedi per terra. Non seppi rinunciare al pensiero di riprendermi la mia vita, ricominciare a progettare un futuro e, soprattutto, riuscire a godermi quel presente di cui ero stata privata negli ultimi anni prima che fosse tardi per davvero.
Ci credevo così intensamente in quell'illusoria tregua...
Nei giorni a seguire mantenni la (pro)positività scaturita da quella parentesi felice.
Finché, un giorno, mi accorsi che il velo d'angoscia era flebilmente tornato a vestire i miei pensieri inficiandone il senno.
"Sarà nulla", pensai.
Ma non potevo ingannarmi, quel tormento soffocante lo conoscevo bene.
Continuai comunque a farmi forza. Invano.
Giorno dopo giorno, tornò tutto. Ancora più intensamente. E fu devastante.
Ancora, mi trovai a rinunciare alla vita.
E stavolta fu anche peggio, ben consapevole dell'amaro destino cui - a quanto pare - non potevo evitare di ricongiungermi.
Caddi ancora nell'ansia, nel panico, nella disperazione.
Ritrovai la familiarità di quella condizione miserabile che avevo creduto di poter abbandonare.
Caddi nelle ingannevoli insidie della mia mente provata, nei pensieri più disfunzionali, nella forzosa apatia.
Nessuna scheggia di felicità ha più saputo restituirmi la speranza.
Era il 20 giugno 2014, caddi e non mi alzai mai più.