C'era una volta un Principe. Questo Principe era senza parenti. In quei tempi questi Principi tenevano La'Abate per istruire i figli. Questo Principe si sposò. Allorché la moglie ingravidò. , quello prese l'Abate per il figlio che gli doveva nascere. Era un vecchio Abate di casa sua, che era stato di suo padre. Questo Abate sapeva tutto della casa, conosceva tutti gli incartamenti, era informato di tutto.
La Principessa partorì e fece un figlio maschio. Ma lei poveretta morì di parto. Il Principe, per la gran pena, ne morì. L'Abate, che sapeva tutto, licenzia la nutrice e dà il lattante ad una mugnaia che abitava in un giardino. Per un po' di tempo le pagò la mesata; poi non ci pensò più, e basta. Il piccolino cresceva ignorante della sua fortuna e faceva il giardiniere. Questa nutrice aveva un altro bambino, e questi due bambini litigano sempre. Un giorno il figlio del giardiniere gli disse: - Ma tu fratello mio sei?... Tu sei figlio di un'altra madre. Vai cercartela lí, tua madre, a Palermo. Il bambino che s'era sentito dire così tante volte di sua madre, si parte e viene a Palermo e si ferma l'inizio della Via dei Chiavettieri. C'era là un capomastro chiavettiere; e il bambino che aveva fame, si avvicinò a questo chiavettiere per allogarsi come garzone. Il capomastro se lo pigliò; gli dava mangiare e il bambino tirava i mantici.
Nella casa del chiavettiere si affezionarono questo bambino, e una volta gli chiesero: - Ora, tu di chi sei figlio? - Il piccolo dice: - Che so!... Mi hanno detto così e così, che sono figlio (tanto per dire) del Principe Cattolico, e mia madre morì di parto, e dei miei beni s'impadronì un Abate .
La padrona ebbe pietà di questo bambino figlio di Principe, che doveva fare il mozzo di stalla. Dice al marito: - E perchè non gli facciamo insegnare a leggere, a questo bambino, che è figlio di gente nobile? - Allora, gli hanno fatto insegna a leggere.
Arriviamo che questi poté richiedere il suo. Il chiavettiere gli procura l'albero genealogico, tutti gli incartamenti per la lite, sostenendo che l'erede di queste ricchezze non era l'Abate, ma questo giovanotto (già il bambino era cresciuto ed era diventato un bel giovanotto). Comincia la lite: l'Abate mandava regali a giudici presidenti, e la causa, dopo due anni fu decisa e perduta. Il giovane se l'appellò. I denari scorrevano come acqua: il chiavettiere vendette un bel corpo di case; ma siccome l'Abate mandava regali, L'Abate vinse.
Questo povero chiavettiere, vedendo che la cosa non andava per il verso giusto, s'imbarca per la Spagna; va alla Sanità, fa amicizie. Al Palazzo fa passare un'ambasciata per il Re: - Maestà, grazia! - dice, e gli porge le carte della lite. Il Re le lesse. Subito prende penna e calamaio, e gli fa una lettera. - Tenete, dice, andate in Sicilia che vi sarà fatta giustizia.
Il mastro con questa carta viene a Palermo. Ripiglia la causa, e i giudici decidono sfavorevolmente. Ma quello non se ne cura. Vede che ha di nuovo torto: si parte e torna in Spagna.
- Maestà la vostra firma non la fecero valere ad io ho rovinato la mia vita. Al Re si rizzarono i capelli. Si fa fare un abito d'Abate semplice semplice, e parte con il mastro. A Palermo quest'Abate andò ad abitare in casa del mastro. Il mastro riprese la causa, e l'Abate con lui. Nel dibattimento un giudice di questi, fece una sovercheria. Il Re vestito d'Abate, lento lento dice: - Ora perchè non giudicate con giustizia? -Ah! Padre Abate con le anche spezzate! - E gli stavano tirando il calamaio. Ne voleste più? L'Abate si toglie la tonachella e appare col tosone regale. I giudici allibirono. - Ah giudici infami, - dice quello, - che vendete la giustizia! Subito, che siano legati alle code dei cavalli e strascinati per la città!
Subito questi giudici furono presi e scosciati. Della pelle ne fecero quattro sedie, e sopra queste sedie seggono i giudici quando devono condannare a morte. [Per rucordarsi di fare giustizia e non di farsi corrompere] Poi furono strascinati per le strade, legati alle code dei cavalli. L'Abate dunque perse la causa, e il giovanotto di vento Principe, e sposò la figlia del mastro. Dopo fece fare la statua del Re di Spagna, che ora si trova di fronte alla casa del Presidente Airoldi, nel Vicolo degli Agonizzanti. Il vicoletto ti chiamò Il Cortile del Re, e la strada dove furono strascinati i giudici fu chiamata la Discesa dei Giudici.