Non avevo mai considerato l'idea che altri potessero avere esperienze simili o condividere i miei pensieri e le mie paure.
Mi dicevo che è bello aver trovato un forum sulla solitudine e sull'ansia, perché in queste cose almeno ci si capisce...dando però per scontato che nessuno avrebbe capito tutti il resto, quel che ci sta dietro. Perché a me l'ansia è venuta soffrendo, gli altri invece si sono alzati l'altro ieri e gli è iniziata, così, perché non sapevano cosa fare di meglio che farsela venire

Avviso subito che la concisione non è il mio forte, perciò se non amate leggere è meglio lasciar perdere.
Dunque, da piccola mi pare di essere stata nella norma, un pochino timida ma nulla di preoccupante. Giocavo, ridevo, ero fantasiosa e rompiscatole, a scuola e con gli amici tutto bene. In famiglia anche, a parte il fatto che mio papà era sempre fuori per lavoro e a me dispiaceva vederlo così poco, ma fin qui niente di eccezionale. Mia mamma era iperprotettiva.
Quando avevo 10 o 11 anni, non mi ricordo di preciso, mio papà ha avuto un incidente d'auto che l'ha ridotto parecchio male. è stato in ospedale per mesi, e mia mamma doveva stare con lui, abbastanza lontano da dove abitavamo. Poi sono iniziate fisioterapia, operazioni successive, riabilitazione, esami e altre operazioni...e mia mamma sempre con lui, ovviamente. Il tutto è durato circa un anno e mezzo, durante il quale sono stata da vari parenti, amici e vicini dei miei genitori. Nei primi tempi specialmente mi capitava di dormire in una casa, andare a scuola e non sapere chi sarebbe venuto a prendermi e quindi dove sarei stata quel giorno.
Non è un caso che prima abbia citato il fatto che mia madre fosse troppo protettiva: sono passata dal troppo al nulla, in quanto ad affetto, attenzioni, protezione, etc. Certo la maggior parte delle persone che mi ospitavano o stavano a casa dei miei per badare a me erano gentili e sono state di grande aiuto, ma trovarmi improvvisamente in questa situazione di precarietà, mancanza di punti fermi, per me è stato un trauma.
Mi sono chiusa, probabilmente mi sono sentita abbandonata, chissà. Non so di preciso cosa mi sia successo, sta di fatto che ho iniziato a comportami in modo strano.
Non ho idea di quali comportamenti avessi fuori dalla norma, ma a un certo punto le mie amiche mi hanno detto che mi trovavano troppo strana e non volevano più avere a che fare con me. Probabilmente in condizioni normali la cosa si sarebbe risolta facilmente, ma non avevo nessuno a cui dirlo e che potesse spiegarmi cosa stava succedendo, o consigliarmi. Perciò da lì è iniziato i mio inferno.
Ho circa un anno di vuoto, non ricordo assolutamente niente: la scuola, da chi stavo e per quanto, come passavo il tempo, come mi sentivo. Poi è tornato a casa mio papà, la situazione si è stabilizzata abbastanza, ma io non ho mai raccontato ai miei o a qualcun altro cosa fosse successo. Negli anni delle medie ho avuto altre amicizie, anche se continuavo a essere considerata strana da quelle precedenti (che avevo intorno perché andavamo a scuola insieme). Credo mi vedessero troppo ingenua, indietro rispetto a loro, in qualche modo diversa. E hanno fatto dei tentativi per verificare questa cosa, me ne sono accorta poco dopo.
Alle superiori è andata sempre peggio, mi sentivo sbagliata dentro, ho passato i cinque anni chiedendomi cosa non andasse in me. Cercavo di osservare gli altri per capire dove sbagliavo, facevo di tutto per adattarmi. C'è stata tanta solitudine.
Sono andata all'università in un'altra città, pensando che con persone nuove tutto sarebbe cambiato. Naturalmente mi sbagliavo, la sofferenza è continuata...anche lì ho costruito delle amicizie, ma a parte quelle mi sentivo uno schifo. Ero sempre in ansia e arrabbiata, continuavo come prima a volermi migliorare per essere accettata, ma non sapevo in cosa non andassi bene.
All'inizio del secondo anno non ce la facevo più, andare ai corsi era una tortura, uscire di casa era una tortura, e stare da sola non aiutava perché comunque sapevo che poi avrei dovuto fare una delle due cose. Litigavo con i miei alla grande e mi sentivo costantemente sola. In pochi mesi, forse un paio, ho iniziato a fissarmi su cose trasgressive, un altro paio di mesi e ho iniziato a usare sostanze. Mi piaceva pensare di appartenere a qualcosa, essere come qualcuno e non meno. Avevo il mio mondo, per quanto distruttivo e contorto.
Poi sono fatta beccare dai miei, l'ho proprio cercato, probabilmente era un modo per fargli vedere che stavo male e avevo bisogno di loro.
Naturalmente si sono presi un mezzo infarto, non sospettavano niente anche se ormai la cosa continuava da un po'. Adesso mi dispiace averli fatti soffrire così, non lo meritavano. Mi hanno spedita al sert minacciando di non pagarmi più gli studi, e io ci sono andata perché tenevo a quello che stavo studiando...ho raccontato un mare di cavolate per qualche mese, dopodiché ho smesso di andarci dicendo ai miei che andava tutto bene. E ho fatto peggio di prima.
Ho iniziato ad andare male all'università, i 28 sono diventati 18 o anche meno. Così ho anche incominciato a pensare di essere stupida, senza collegare la vita sregolata che facevo con il basso rendimento...sembrerà strano, ma al momento non lo vedevo. Per me se uno era bravo lo era e basta, a prescindere da tutto il resto

poi una volta ho fatto una grande cavolata, sono rimasta derealizzata, depressa e chissà che altro per mesi. Nel frattempo non si sa come mi sono laureata, con una tesi spaventosa che non voglio neanche più vedere tanto è fatta male. Mi mangio le mani, perché ero brava in quello che studiavo e avrei potuto fare qualcosa di interessante. Comunque, l'incubo è continuato finché non sono stata mandata in una comunità terapeutica, da dove sono scappata dopo poco più di un mese. Però l'ho fatto con l'intenzione di darmi una regolata e impegnarmi in una psicoterapia seriamente, così non potevo continuare e non potevo neanche stare come prima. Adesso è quasi un anno e mezzo che la sto portando avanti, sono migliorata in molti aspetti anche se sto ancora combattendo con l'ansia.
Niente, ho scritto mezzo libro, ma avevo bisogno di tradurre in parole tutto questo, parole che qualcuno può leggere. Credo anche possa aiutarmi a sentirmi meno sola e "sbagliata".