Salve a tutti,
do voce alla tristezza ed alla malinconia che vorticano in questa asettica stanza d'ospedale minacciando di mangiarmi viva.
E' appena finito l'ultimo orario visite e sono nuovamente sola. Dopo tutti questi anni di ricoveri dovrei essermi abituata agli ospedali ed alle cliniche eppure non è così e mi ritrovo a fissare ad intermittenza il pc (grazie a Dio lo posso tenere) e la flebo che scende con lentezza cinica, quasi facendolo apposta.
Sono una persona che cerca sempre di pensare positivo e giuro che lo sto facendo anche ora ma è difficile pensare quando nelle vene ti scorrono antidolorifici, ansiolitici e tranquillanti.
La cosa più brutta è il non sapere nulla: non sapere per quanto tempo starò dentro, non sapere cosa ha procurato la ricaduta, non sapere se domani verrà come promesso il medico anche se è sabato e addirittura non sapere che cosa mangerò domani è fastidioso perchè mi lascia nell'incertezza del mio labile tentativo di rimanere positiva.
Mi manca già casa mia, mia manca il mio gatto, mi mancano i miei genitori; nonostante abbia quasi 23 anni non mi vergogno a dire che l'unica cosa che mi da conforto è il piccolo Procione di peluche che mia madre mi ha portato come portafortuna da casa, facendomi una sorpresa ben gradita. Non riuscirò a dormire questa notte e so che inizierò a pensare a cose che mi faranno agitare, passare il sonno e forse riuscirò nuovamente a spaventare me stessa con i torbidi pensieri che la mia mente riesce a generare.
Forse cercherò ulteriore conforto nelle parole stampate sulla profumata carta dei libri che ho con me o mi lascerò cullare dalle mie melodie preferite o magari finirò con lo scrivere un altra poesia sulla prigionia dell'animo umano.
Scusate per lo sfogo ma avevo bisogno di scrivere a qualcuno, però in fondo una cosa positiva c'è: qui dentro non fa caldo, concentriamoci sul fresco che c'è qui dentro, almeno proviamoci...
Grazie a tutti quelli che avranno voglia di rispondere.