Perché ho accettato serenamente di essere « inutile »

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Perché ho accettato serenamente di essere « inutile »

Messaggioda Rothko » 06/08/2013, 13:05



Autunno ha scritto:Il fatto è che, comunque, essere nato sotto una cattiva stella pregiudica tutto ciò.


è una frase che mi sembra tu ripeta abbastanza spesso. Ciascuno è libero di credere in quello che vuole e di interpretare il mondo come meglio crede. Personalmente non credo nelle "cattive stelle", anzi, credo che fare appello al destino sia quasi sempre un modo per evitare di assumersi le proprie responsabilità ("non è colpa mia, è che sono nato così, non sono in grado di..."). Che l'uomo non sia padrone del suo destino mi sembra un dato assodato, ma questo vale per tutti e non solo per quelli che si considerano "sfigati". Solo un esempio (mi pare che una volta se ne parlò en passant in chat): Ligabue, nato sotto una cattiva stella, passa una vita di merda, è "inutile" (altro termine ricorrente su questo forum), solo e depresso. Un giorno, per puro caso, un curatore lo nota e gli fa fare una mostra. inizia una vera e propria carriera che gli permette di comprarsi una moto, ma tutto ciò dura pochissimo perché muore proprio per un incidente stradale in moto.
Nato sotto una cattiva stella, sfottuto da tutti, solo. Ora è immortale e un sacco di gente si è fatta e si fa i soldi grazie a lui.
Essere nati sotto una cattiva stella non significa niente: siamo tutti sotto una cattiva stella o sotto una buona stella, a seconda di come interpretiamo l'esistenza. C'è gente ricca e piena di donne che sta malissimo e gente in mezzo alla strada felice. è un paradosso, ma è così: è solo una questione di interpretazione, meramente soggettiva. Certo, le patologie sono oggettive, ma nel tuo caso e nella maggior parte dei casi di cui discutiamo, non si parla di patologie ma di dati soggettivi. Vivere come gli altri, come la massa (e comunque sappiamo benissimo che di persone "nate sotto una cattiva stella" ce ne sono tantissime) è apparentemente più facile, ma basta poco per perdere tutto, e alla fine si perde tutto comunque. Il signor Mario Rossi potrebbe essere lasciato dalla moglie, potrebbe cadere in rovina a causa di un investimento sbagliato o di un evento inatteso e improbabile, il figlio potrebbe morire di tumore oppure lui stesso potrebbe morire prematuramente. Ma la nostra società ci fa credere che la "normalità" è il benessere e che chi non è conforme deve stare male. Noi ci crediamo, anche inconsciamente, perché ci è stato inculcato fin dalla più tenera età e ci immedesimiamo. Quindi soffriamo veramente, non per finta. Ci credo che se un giorno avrai una fidanzata, un lavoro e degli amici starai bene, ma sarai morto lo stesso. Siamo tutti morti. Chi è vivo non ha più bisogno di nulla perché in un certo senso non esiste come persona, non è più nessuno.
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Messaggioda Michele76 » 06/08/2013, 14:10



Il fatto che le condizioni in cui si nasce siano molto diverse fra una persona e l'altra è un dato di fatto.
In questo senso si può sicuramente dire che ci sono persone persone che nascono "fortunate", con una buona genetica (in senso ampio) e un buon ambiente e persone che nascono "sfortunate", quindi con una genetica pessima e/o in un ambiente
pessimo.
Questo per dire che non conta solo dove uno arriva nella vita, bisogna anche vedere da dove è partito.
Chiaramente per chi sta bene e non ha mai avuto certi problemi questi sono discorsi senza senso.
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Messaggioda Michele76 » 06/08/2013, 14:22



Detto in altre parole, per affrontare la vita bisogna essere equipaggiati.
C'è chi nasce equipaggiato con un carro armato e chi nasce equipaggiato con una fionda.
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Messaggioda Autunno » 06/08/2013, 19:50



Rothko ha scritto:
Autunno ha scritto:Il fatto è che, comunque, essere nato sotto una cattiva stella pregiudica tutto ciò.


è una frase che mi sembra tu ripeta abbastanza spesso. Ciascuno è libero di credere in quello che vuole e di interpretare il mondo come meglio crede. Personalmente non credo nelle "cattive stelle", anzi, credo che fare appello al destino sia quasi sempre un modo per evitare di assumersi le proprie responsabilità ("non è colpa mia, è che sono nato così, non sono in grado di..."). Che l'uomo non sia padrone del suo destino mi sembra un dato assodato, ma questo vale per tutti e non solo per quelli che si considerano "sfigati". Solo un esempio (mi pare che una volta se ne parlò en passant in chat): Ligabue, nato sotto una cattiva stella, passa una vita di cacca, è "inutile" (altro termine ricorrente su questo forum), solo e depresso. Un giorno, per puro caso, un curatore lo nota e gli fa fare una mostra. inizia una vera e propria carriera che gli permette di comprarsi una moto, ma tutto ciò dura pochissimo perché muore proprio per un incidente stradale in moto.
Nato sotto una cattiva stella, sfottuto da tutti, solo. Ora è immortale e un sacco di gente si è fatta e si fa i soldi grazie a lui.
Essere nati sotto una cattiva stella non significa niente: siamo tutti sotto una cattiva stella o sotto una buona stella, a seconda di come interpretiamo l'esistenza. C'è gente ricca e piena di donne che sta malissimo e gente in mezzo alla strada felice. è un paradosso, ma è così: è solo una questione di interpretazione, meramente soggettiva. Certo, le patologie sono oggettive, ma nel tuo caso e nella maggior parte dei casi di cui discutiamo, non si parla di patologie ma di dati soggettivi. Vivere come gli altri, come la massa (e comunque sappiamo benissimo che di persone "nate sotto una cattiva stella" ce ne sono tantissime) è apparentemente più facile, ma basta poco per perdere tutto, e alla fine si perde tutto comunque. Il signor Mario Rossi potrebbe essere lasciato dalla moglie, potrebbe cadere in rovina a causa di un investimento sbagliato o di un evento inatteso e improbabile, il figlio potrebbe morire di tumore oppure lui stesso potrebbe morire prematuramente. Ma la nostra società ci fa credere che la "normalità" è il benessere e che chi non è conforme deve stare male. Noi ci crediamo, anche inconsciamente, perché ci è stato inculcato fin dalla più tenera età e ci immedesimiamo. Quindi soffriamo veramente, non per finta. Ci credo che se un giorno avrai una fidanzata, un lavoro e degli amici starai bene, ma sarai morto lo stesso. Siamo tutti morti. Chi è vivo non ha più bisogno di nulla perché in un certo senso non esiste come persona, non è più nessuno.


Lo so che è incredibile, che è difficile credermi, ma ogni cosa mi sfuma misteriosamente. Io non mi sento un soggetto eccezionale, non lo sono affatto, però, sinceramente, non sono neanche un soggetto da buttare via. Se io sono "combinato in questo modo", non oso pensare allora come dovrebbero essere " combinati " certuni, che, eppure, hanno tutto. Se io sono stato incapace a fare una determinata professione, allora, congiuntamente a me, un buon 60% di quei determinati professionisti non dovrebbe esserci. Se io sono solo come un cane, certuni non dovrebbero stare neanche in un centro cittadino. Se io non ho una donna, molti altri non dovrebbero averla. Sento come se stessi espiando una pena, una pena inflitta da non so chi o cosa. La mia psicologa dice che sono un caso unico nella sua carriera, un caso " limite "; dice che sono nato semplicemente sfortunato, nessuno può farci niente.
Io non avrei voluto una carriera brillante, soldi, donne a raffica etc.. Vorrei solo la " norma " e serenità.
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Messaggioda Boh » 07/08/2013, 11:28



dici cose giuste, ma non è facile arrivare alle tue conclusioni quando si sta male...
ognuno è diverso, c'è chi reagisce anche quando gli muore un figlio o un padre, c'è chi cade in depressione se gli muore un gatto...
il cervello è un organo ancora molto misterioso, chissà quali meccanismi scattano veramente al suo interno...
son comunque d'accordo con te, spesso ci si crogiola nel proprio dolore per paura di affrontare la vita...
è un meccanismo che, ho capito, mi riguarda molto da vicino...
nella mia depressione, che a volte va, a volte ritorna, non mi son mai lasciato andare completamente...
ho lottato, ho usato il doppio delle energie per fare quello che molti fanno facilmente...
ho avuto esperienze normali in fin dei conti, però non son mai felice di quello che ho...
credo che questa società ci ha confuso molto le idee e se già si è un minimo deboli psicologicamente, il modo in cui viviamo (o almeno vive la maggior parte delle persone) ci da un bel colpo di grazie...
io sto cercando di cambiare stile di vita, ma le ansie mi schiacciano...
è un bel circolo vizioso purtroppo: per star meglio dovrei cambiare vita ma non riesco perchè non sto bene quindi non cambio e sto ancora peggio e via così...
concludendo, ti do ragione, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare...
ovvero, si possono anche capire a livello razionale certe cose, ovvero che si è autori del proprio destino, che bisogna agire per cambiare, che bisogna accettarsi e via dicendo, ma a livello inconscio è un meccanismo automatico lo stare male purtroppo, e non basta pensare di non esserlo, perchè il malessere ti butta giù e lotta contro di te...
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Perché ho accettato serenamente di essere « inutile »

Messaggioda Bastet » 07/08/2013, 11:53



Mi trovo perfettament d'accordo con Boh. Razionalizzare è il primo passo, ma non sempre si riesce a trasferire al proprio "interno" i pensieri ragionati. O almeno, non subito. E c'è sempre un continuo rischio di ricadute...
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Messaggioda Rothko » 07/08/2013, 12:53



Autunno ha scritto:
Rothko ha scritto:
Autunno ha scritto:Il fatto è che, comunque, essere nato sotto una cattiva stella pregiudica tutto ciò.


è una frase che mi sembra tu ripeta abbastanza spesso. Ciascuno è libero di credere in quello che vuole e di interpretare il mondo come meglio crede. Personalmente non credo nelle "cattive stelle", anzi, credo che fare appello al destino sia quasi sempre un modo per evitare di assumersi le proprie responsabilità ("non è colpa mia, è che sono nato così, non sono in grado di..."). Che l'uomo non sia padrone del suo destino mi sembra un dato assodato, ma questo vale per tutti e non solo per quelli che si considerano "sfigati". Solo un esempio (mi pare che una volta se ne parlò en passant in chat): Ligabue, nato sotto una cattiva stella, passa una vita di cacca, è "inutile" (altro termine ricorrente su questo forum), solo e depresso. Un giorno, per puro caso, un curatore lo nota e gli fa fare una mostra. inizia una vera e propria carriera che gli permette di comprarsi una moto, ma tutto ciò dura pochissimo perché muore proprio per un incidente stradale in moto.
Nato sotto una cattiva stella, sfottuto da tutti, solo. Ora è immortale e un sacco di gente si è fatta e si fa i soldi grazie a lui.
Essere nati sotto una cattiva stella non significa niente: siamo tutti sotto una cattiva stella o sotto una buona stella, a seconda di come interpretiamo l'esistenza. C'è gente ricca e piena di donne che sta malissimo e gente in mezzo alla strada felice. è un paradosso, ma è così: è solo una questione di interpretazione, meramente soggettiva. Certo, le patologie sono oggettive, ma nel tuo caso e nella maggior parte dei casi di cui discutiamo, non si parla di patologie ma di dati soggettivi. Vivere come gli altri, come la massa (e comunque sappiamo benissimo che di persone "nate sotto una cattiva stella" ce ne sono tantissime) è apparentemente più facile, ma basta poco per perdere tutto, e alla fine si perde tutto comunque. Il signor Mario Rossi potrebbe essere lasciato dalla moglie, potrebbe cadere in rovina a causa di un investimento sbagliato o di un evento inatteso e improbabile, il figlio potrebbe morire di tumore oppure lui stesso potrebbe morire prematuramente. Ma la nostra società ci fa credere che la "normalità" è il benessere e che chi non è conforme deve stare male. Noi ci crediamo, anche inconsciamente, perché ci è stato inculcato fin dalla più tenera età e ci immedesimiamo. Quindi soffriamo veramente, non per finta. Ci credo che se un giorno avrai una fidanzata, un lavoro e degli amici starai bene, ma sarai morto lo stesso. Siamo tutti morti. Chi è vivo non ha più bisogno di nulla perché in un certo senso non esiste come persona, non è più nessuno.


Lo so che è incredibile, che è difficile credermi, ma ogni cosa mi sfuma misteriosamente. Io non mi sento un soggetto eccezionale, non lo sono affatto, però, sinceramente, non sono neanche un soggetto da buttare via. Se io sono "combinato in questo modo", non oso pensare allora come dovrebbero essere " combinati " certuni, che, eppure, hanno tutto. Se io sono stato incapace a fare una determinata professione, allora, congiuntamente a me, un buon 60% di quei determinati professionisti non dovrebbe esserci. Se io sono solo come un cane, certuni non dovrebbero stare neanche in un centro cittadino. Se io non ho una donna, molti altri non dovrebbero averla. Sento come se stessi espiando una pena, una pena inflitta da non so chi o cosa. La mia psicologa dice che sono un caso unico nella sua carriera, un caso " limite "; dice che sono nato semplicemente sfortunato, nessuno può farci niente.
Io non avrei voluto una carriera brillante, soldi, donne a raffica etc.. Vorrei solo la " norma " e serenità.


Autunno, ho riflettuto bene prima scriverti questa replica, soprattutto perché ho paura che ti offenda, e non è certo questa la mia intenzione. Se vuoi fare l'avvocato devi avere il "pallino" per fare l'avvocato. Chi vuole fare veramente una cosa si identifica a tal punto con quella cosa che ad un certo punto "diventa" quella cosa. Io mi sono sbattuto i c******* nel "perorare" una causa incentrata sulla falsità di certi preconcetti quali il successo, la normalità, il destino, la fatalità o predestinazione (puoi anche chiamarlo "la sfiga") e nel criticare la società ipercapitalista postindustriale. Tu non hai argomentato nulla, hai solo detto che non è giusto che c'è gente più incompetente e più cinica di te che ha più successo di te e che vorresti tanto una sana vita borghese normale. Benissimo, ti credo. Non c'è nulla di male in tutto ciò, puoi volere quello che vuoi e pensare quello che vuoi... La tua psicologa è una donna fortunata ad avere un paziente come te che non sospetta minimamente che sia un'ignorante inetta, ma d'altronde nessuno può farci niente, è "la norma".
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Messaggioda Rothko » 07/08/2013, 13:03



Boh ha scritto:concludendo, ti do ragione, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare...
ovvero, si possono anche capire a livello razionale certe cose, ovvero che si è autori del proprio destino, che bisogna agire per cambiare, che bisogna accettarsi e via dicendo, ma a livello inconscio è un meccanismo automatico lo stare male purtroppo, e non basta pensare di non esserlo, perchè il malessere ti butta giù e lotta contro di te...


Il meccanismo delle depressioni reattive, anche quando diventano croniche (non so se uso i termini giusti, mi riferisco al disagio dovuto alla mancata affermazione sociale e a tutti le conseguenze che esso implica) è perfettamente razionale, infatti tutti ne parlate in modo concreto, chiaro, elencando le cause dalle più remote alle più attuali. Nel caso della depressione endogena non c'è alcuna coscienza razionale dei motivi del malessere, ma negli altri casi non c'è nulla di inconscio. Si sta male per questioni culturali radicate e difficilmente estirpabili.
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Messaggioda Autunno » 07/08/2013, 13:52



Rothko ha scritto:
Autunno ha scritto:
Rothko ha scritto:
Autunno ha scritto:Il fatto è che, comunque, essere nato sotto una cattiva stella pregiudica tutto ciò.


è una frase che mi sembra tu ripeta abbastanza spesso. Ciascuno è libero di credere in quello che vuole e di interpretare il mondo come meglio crede. Personalmente non credo nelle "cattive stelle", anzi, credo che fare appello al destino sia quasi sempre un modo per evitare di assumersi le proprie responsabilità ("non è colpa mia, è che sono nato così, non sono in grado di..."). Che l'uomo non sia padrone del suo destino mi sembra un dato assodato, ma questo vale per tutti e non solo per quelli che si considerano "sfigati". Solo un esempio (mi pare che una volta se ne parlò en passant in chat): Ligabue, nato sotto una cattiva stella, passa una vita di cacca, è "inutile" (altro termine ricorrente su questo forum), solo e depresso. Un giorno, per puro caso, un curatore lo nota e gli fa fare una mostra. inizia una vera e propria carriera che gli permette di comprarsi una moto, ma tutto ciò dura pochissimo perché muore proprio per un incidente stradale in moto.
Nato sotto una cattiva stella, sfottuto da tutti, solo. Ora è immortale e un sacco di gente si è fatta e si fa i soldi grazie a lui.
Essere nati sotto una cattiva stella non significa niente: siamo tutti sotto una cattiva stella o sotto una buona stella, a seconda di come interpretiamo l'esistenza. C'è gente ricca e piena di donne che sta malissimo e gente in mezzo alla strada felice. è un paradosso, ma è così: è solo una questione di interpretazione, meramente soggettiva. Certo, le patologie sono oggettive, ma nel tuo caso e nella maggior parte dei casi di cui discutiamo, non si parla di patologie ma di dati soggettivi. Vivere come gli altri, come la massa (e comunque sappiamo benissimo che di persone "nate sotto una cattiva stella" ce ne sono tantissime) è apparentemente più facile, ma basta poco per perdere tutto, e alla fine si perde tutto comunque. Il signor Mario Rossi potrebbe essere lasciato dalla moglie, potrebbe cadere in rovina a causa di un investimento sbagliato o di un evento inatteso e improbabile, il figlio potrebbe morire di tumore oppure lui stesso potrebbe morire prematuramente. Ma la nostra società ci fa credere che la "normalità" è il benessere e che chi non è conforme deve stare male. Noi ci crediamo, anche inconsciamente, perché ci è stato inculcato fin dalla più tenera età e ci immedesimiamo. Quindi soffriamo veramente, non per finta. Ci credo che se un giorno avrai una fidanzata, un lavoro e degli amici starai bene, ma sarai morto lo stesso. Siamo tutti morti. Chi è vivo non ha più bisogno di nulla perché in un certo senso non esiste come persona, non è più nessuno.


Lo so che è incredibile, che è difficile credermi, ma ogni cosa mi sfuma misteriosamente. Io non mi sento un soggetto eccezionale, non lo sono affatto, però, sinceramente, non sono neanche un soggetto da buttare via. Se io sono "combinato in questo modo", non oso pensare allora come dovrebbero essere " combinati " certuni, che, eppure, hanno tutto. Se io sono stato incapace a fare una determinata professione, allora, congiuntamente a me, un buon 60% di quei determinati professionisti non dovrebbe esserci. Se io sono solo come un cane, certuni non dovrebbero stare neanche in un centro cittadino. Se io non ho una donna, molti altri non dovrebbero averla. Sento come se stessi espiando una pena, una pena inflitta da non so chi o cosa. La mia psicologa dice che sono un caso unico nella sua carriera, un caso " limite "; dice che sono nato semplicemente sfortunato, nessuno può farci niente.
Io non avrei voluto una carriera brillante, soldi, donne a raffica etc.. Vorrei solo la " norma " e serenità.


Autunno, ho riflettuto bene prima scriverti questa replica, soprattutto perché ho paura che ti offenda, e non è certo questa la mia intenzione. Se vuoi fare l'avvocato devi avere il "pallino" per fare l'avvocato. Chi vuole fare veramente una cosa si identifica a tal punto con quella cosa che ad un certo punto "diventa" quella cosa. Io mi sono sbattuto i c******* nel "perorare" una causa incentrata sulla falsità di certi preconcetti quali il successo, la normalità, il destino, la fatalità o predestinazione (puoi anche chiamarlo "la sfiga") e nel criticare la società ipercapitalista postindustriale. Tu non hai argomentato nulla, hai solo detto che non è giusto che c'è gente più incompetente e più cinica di te che ha più successo di te e che vorresti tanto una sana vita borghese normale. Benissimo, ti credo. Non c'è nulla di male in tutto ciò, puoi volere quello che vuoi e pensare quello che vuoi... La tua psicologa è una donna fortunata ad avere un paziente come te che non sospetta minimamente che sia un'ignorante inetta, ma d'altronde nessuno può farci niente, è "la norma".


Che i successi vengano raggiunti da gente col pallino e grinta, benchè ignoranti, potrebbe apparire anche cosa giusta.
Purtroppo, ho visto diverse persone, che, oltre al fatto di essere ignoranti, avevano un totale disinteresse verso l'esame e la professione; ho visto gente a cui non importava nulla apprendere e crescere professionalmente, gente alzarsi alle ore 12 per capriccio e pensare solo alla bella vita etc..Tutte queste persone, misteriosamente, ce l'hanno fatta. Probabilmente, anzi certamente, non saranno mai bravi professionisti, ma intanto ce l'hanno fatta.
A prescindere da quanto possa essere brava o meno la mia psicologa, di certo, i numerosi eventi negativi che mi hanno colpito, si sarebbero concretizzati lo stesso a prescindere. Questo è un dato oggettivo e inconfutabile.
La forza sta nel rialzarsi e andare avanti.
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Messaggioda Boh » 07/08/2013, 15:08



Rothko ha scritto:
Boh ha scritto:concludendo, ti do ragione, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare...
ovvero, si possono anche capire a livello razionale certe cose, ovvero che si è autori del proprio destino, che bisogna agire per cambiare, che bisogna accettarsi e via dicendo, ma a livello inconscio è un meccanismo automatico lo stare male purtroppo, e non basta pensare di non esserlo, perchè il malessere ti butta giù e lotta contro di te...


Il meccanismo delle depressioni reattive, anche quando diventano croniche (non so se uso i termini giusti, mi riferisco al disagio dovuto alla mancata affermazione sociale e a tutti le conseguenze che esso implica) è perfettamente razionale, infatti tutti ne parlate in modo concreto, chiaro, elencando le cause dalle più remote alle più attuali. Nel caso della depressione endogena non c'è alcuna coscienza razionale dei motivi del malessere, ma negli altri casi non c'è nulla di inconscio. Si sta male per questioni culturali radicate e difficilmente estirpabili.


Si sta male Anche per questioni culturali radicate, ma Anche per questioni personali e vissuti che riguardano solamente i casi specifici...
almeno questo è quello che penso io...anche perchè lo vivo sulla mia pelle ripeto...
la depressione è, secondo me, il male del nostro tempo e lo specchio di quanto questa società ci dia il benessere materiale ma non quello "spirituale"...
però ognuno ha avuto esperienze diverse, in alcuni casi eventi traumatici che hanno potuto scatenare un malessere già presente e in più alimentato da uno stile di vita molto innaturale a mio parere...
poi non mi va di introdurre l'argomento chimica del cervello, che comunque dovrebbe essere preso in considerazione...cioè il malessere non è solamente psicologico molto spesso, ma è anche biologico, mancanza di serotonina e quant'altro...
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