Maddy ha scritto:@Masquerade vacci piano. Non sminuire i vari corsi di laurea.
Ti assicuro che ci sono andata piano.
E giusto per essere precisi, non sminuisco i corsi di laurea. Puntualizzo sull'uso che si decide di farne. Quindi la mia attenzione non è sulla laurea, ma su chi decide di conseguirla e soprattutto sul perché.
Di sicuro la laurea non è una bacchetta magica che apre le porte. E lo dico perché ho visto i diversi approcci dei laureati al mondo del lavoro. Chi aspetta il lavoro giusto (anche all'infinito) perché è laureato e chi invece si getta comunque nel mondo del lavoro sicuro che quella laurea potrà servirgli. Che gli si dia la giusta importanza e cioè quella di aver conquistato un mezzo in più.
Laurea o no, nella vita, in ogni campo, stare a lamentarsi e a colpevolizzare gli altri serve a poco e a nulla. Serve darsi da fare.
Serve anche saper scegliere in base a ciò che un Paese offre.
O essere disposti a spostarsi se la materia di studio è richiesta altrove.
Per quanto riguarda i dati, circa vent'anni fa ne emerse uno che fu portato negli istituti superiori, rivolto soprattutto a chi era all'ultimo anno di studi. L'Italia si apprestava a veder crescere il numero di laureati in modo sproporzionato rispetto agli incarichi che poteva offrire. Si avvertiva quindi di valutare bene la scelta dell'indirizzo universitario e, soprattutto, se continuare gli studi, in quanto si prospettava l'eventualità quasi scontata di doversi accontentare, anche con una laurea, di impieghi più modesti, accessibili con un semplice diploma. Ci fu anche qualche figura politica che consigliò ai giovani di lasciar perdere l'università e di gettarsi quanto prima nel mondo del lavoro. Tale consiglio (molto pratico, inutile negarlo) sollevò aspre critiche.
Quindi, questo scenario attuale non mi stupisce.