A volte ci penso, e fa ancora tanto, tanto male.
Penso a come la vita mi abbia dato tantissimo da un lato, e tolto tutto dall'altro. Ho avuto tante cose fantastiche, girato posti stupendi, fatto esperienze bellissime, come lampi in un cielo grigio.
Ma il cuore piange. E meno male, perchè se piange, vuol dire che c'è ancora.
"Arriverà anche per te", mi hanno detto. Non è mai successo.
Non è mai neanche andato vicino a succedere. Mai interessato a nessuna, scivolo tra gli sguardi delle persone senza lasciare la minima traccia di me.
Facile dare la colpa agli altri. E qui gli stessi che dicevano "arriverà anche per te", ora dicono "sai solo piangerti addosso".
Piangersi addosso, vuol dire provare una specie di conforto nel commiserarsi. Io lo provavo, poi ho provato a cambiare le cose.
Mi sono messo in gioco.
E alla fine, era molto meglio il comfort della commiserazione, quando ho scoperto che non serviva a niente, che comunque il risultato era lo stesso, ovvero l'essere il nulla.
Ma il percorso a cui ci sono arrivato mi ha fatto un male indescrivibile.
Io devo andare avanti. Devo raccogliere le forze, devo lottare. Devo essere felice di poter vedere il sole sorgere al mattino, della fatica del mio lavoro, perchè non ho diritto ad altro.
A volte ci riesco. Il più delle volte, a dire il vero.
A volte mi convinco di essere unico, come unici siamo tutti noi. A volte mi convinco che le mie passioni molto poco convenzionali sono un mio tratto distintivo, che il risultato di lavorare da anni non è da buttare via, anzi è un grande traguardo.
Ma poi arriva il conto, salatissimo. Gli altri parlano, soffrono, gioiscono, godono e poi piangono, e poi ridono.
Io no.
Per colpa mia, o per colpa degli altri, non ho mai gioito, non ho mai goduto, non ho mai riso. Ma non posso neanche dire di aver mai sofferto, perchè chi non è niente, non prova niente.
Andrò avanti, continuerò a onorare il mio mondo, in cui non c'è spazio per relazioni complesse, dove per "complesso" si intende anche qualcosa che vada un passo oltre una stretta di mano. Godrò del mio lavoro, delle esperienze uniche (quale ironia) che ho la possibilità di vivere.
Ma resterà per sempre il rimpianto di non aver mai, veramente, vissuto.