Mia.Elle ha scritto:Charlie, se la consapevolezza non nasce in te o nella coppia che hai formato, qualunque cosa io o noi possiamo dirti non riuscirà a smuoverti dal tuo malessere.
Il problema è come tu ti poni di fronte a tutto quello che hai detto. Cosa ne pensa il tuo ragazzo? come vive lui la sua omosessualità e il vostro rapporto ? ma se non riesci ad essere tu positivo verso la tua vita, il tuo sentimento, il tuo essere, non troverai mai riscontro negli altri.
Quindi non attribuire al tuo orientamento sessuale tutta la responsabilità del tuo malessere.
Dopo il tuo prima messaggio ho parlato con un mio amico gay-felice e gli ho detto in sintesi del tuo sfogo e della tua domanda alla mia replica "Vorrei tanto capire quali sono le convinzioni che possono far vivere bene una non-vita come quella che sento sulle spalle..." e lui ha risposto sorridendo "perchè? è diversa invece la vita di un etero? migliore? più facile?"
Charlie, io sono con te
Oggi provo a rispondere.
La consapevolezza di chi sono c'è, il vero problema è il non accettarlo: corpo e mente reagiscono in maniera diversa.
Fisicamente un uomo mi "accende" di interesse ma mentalmente mi sento in errore. Questa è la quadratura del cerchio... L'errore degli errori... Quel qualcosa su cui non hai possibilità di intervenire e che devi accettare.
Ho accettato coming out ed outing ma non riesco ancora a gioire di essere libero. Per rispondere anche a Tom: si, per un periodo sono riuscito a vivere la vita di facciata. Non cercavo ne facevo sesso con gli uomini ma solo con la tipa della vita di facciata e facevo tutto quello che andava fatto. Non era esaltante ma non mi sentivo peccatore.
Divido la popolazione in due macro gruppi perché i gay non escono e si relazionano poco con gli etero e gli etero a volte feriscono senza rendersene conto.
Un altro punto a sfavore dei gay è l'atteggiamento medio: parlare al femminile, scheccare, essere marcatamente superficiali... Avete presente l'immagine del pride? Eccessi, nudità e quanto altro? È vero che in TV ci fanno vedere ciò che vogliono, puntando il dito agli eccessi, ma se non sei eccessivo sei fuori... Ed io lo sono da anni.
Usiamo la letteratura? Mi sento come nel purgatorio: distante dal paradiso e dall'inferno e non è che essere gay sia l'inferno... Le posizioni sono intercambiabili ma io mi sento nel mezzo di due modi di essere assoluti e questo è per me il vero dramma.
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