da Ātman » 30/12/2016, 10:26
Ieri accennavo al problema della traduzione di quelle righe. In effetti, confrontandole con una versione inglese, emergono alcune cose interessanti:
In truth, one is one's own master, for what other master can there be?
By mastering oneself, one acquires a mastery which is difficult to achieve.
Che potremmo tradurre, fin troppo letteralmente (ma per cogliere le assonanze presenti anche nell'originale in lingua pāli):
In verità, ciascuno è il proprio padrone (signore), poiché quale altro padrone può esserci?
Padroneggiando se stessi, si ottiene una padronanza che è difficile conquistare.
Da questo deduciamo che la traduzione italiana in apertura del topic, basata su una versione inglese, traduce alternativamente "master" come "maestro" e "padrone": ma, mentre in inglese il termine può essere reso nei due modi, in pāli (la lingua originale) no.
Per evitare ulteriori fraintendimenti, quell' "essere padrone di se stessi" è riferito alla capacità di seguire una retta condotta etica controllando la mente e i sensi, non alla possibilità di fare quello che ci pare (come nuocere al prossimo). Il Dhammapada si focalizza infatti principalmente sull'ambito etico, senza troppi slanci metafisici (che in verità preferisco).