Ciao a tutti, ormai è da parecchio tempo che non scrivo qualcosa.
Ho iniziato il mio percorso di psicoterapia da quasi un anno. Ho raggiunto già qualche risultato, ricevendo i complimenti dalla dottoressa, non tanto per quelli ma per l'impegno che ho messo nel cercare di lavorare su me stesso.
Accanto a alcune cose che ho risolto, o almeno razionalizzato e imparato ad affrontare, resta comunque il solito senso di inutilità, di non essere necessario, di non essere voluto.
Mi rendo conto e so, anche grazie alla mia esperienza decennale con mia madre in cura, che se c'è un miglioramento è soggetto a ricadute, la dottoressa utilizza la metafora della marea, e tutto ciò mi può star bene. Momenti buono che si alternano a momenti brutti è comunque molto megluio di star male sempre come mi capitava prima.
Il problema è che questo costante rumore di fondo che mi dice che non valgo niente e non servo, non mi permette di star bene nei momenti "buoni"
Quando ho tempo per me e nessun problema nell'immediato, me ne sto da solo a compatirmi, a odiarmi, a ritenermi abbandonato a me stesso quando sono io che mi impongo di star da solo il più delle volte, per un immotivata sensazione di "essere di peso" a tutti. Tanto poi, da un po', mi sento solo anche in mezzo alla gente.
E niente, avevo voglia di scriverlo. Anche se non è un granché interessante