da Darkness67 » 10/07/2017, 14:56
Per quanto mi riguarda, la risposta più congrua è la solitudine. La situazione sarebbe lunga da spiegare, ma il risultato è che a 50 anni mi ritrovo quasi da solo. Quasi, perché ho un fratello che soffre da ormai 30 anni di una grave malattia psichiatrica. Ormai da 7 anni vive in una comunità per pazienti psichiatrici, dopo lunghi anni di sofferenze per lui e per una famiglia disastrata come la nostra, di cui siamo gli unici sopravvissuti. Sopravvissuti direi che è la parola giusta, visto che è quello che faccio da circa 30 anni. Sopravvivere a me stesso. Lo so che la maggior parte della gente penserebbe a me come un egoista, visto che sono stufo di stare qua e vorrei andarmene per sempre. L'unica cosa che imparato è però fregarmente dei giudizi degli altri. Ogni santa sera l'unico desiderio che mi accompagna è quello di non svegliarmi più il giorno successivo.
Sono stato in cura per circa 25 anni da una psicologa, la quale alla fine m'ha detto che "non poteva più fare niente per me", e che dovevo rivolgermi ad uno psichiatra. Aggiunse anche che "non ha mai creduto nelle terapie farmacologiche, ma che forse nel mio caso erano l'unica soluzione". Ahah, lo so che è difficile crederci, ma è andata proprio così! Del resto, vista anche l'esperienza di mio fratello, vedo che gli psicologi non servono a molto. Forse potranno essere d'aiuto per le ricche signore disposte a tirar fuori almeno 90 Euro a seduta (tariffa minima imposta dall' "ordine"), quelle ricche signore che si sentono inadeguate perché non sono abbastanze ricche e fighe o perché il loro maritino non è abbastanza importante, o perché il loro figlio non è diventato il grande avvocato o chirurgo che sognavano, o perché perfino il loro amatissimo cane non è bello ed affettuso come quello delle loro amiche.
Gli psichiatri prescrivono farmaci che annullano le pulsioni distruttive dei malati mentali, anestetizzandoli. Certo una vita migliore di chi potrebbe farsi del male o fare del male al prossimo, ma si può chiamare vita? Con questo non voglio dire che si devono ammazzare tutti o che bisogna farli fuori, ma almeno, fintantoché c'è un minimo di lucidità, lasciare il libero arbitrio, senza GIUDICARE.
A un certo punto quindi ho deciso che è il momento di trovare una soluzione. La maniera migliore di andarsene, secondo me, è quella di affidarsi al suicidio assistito. Nessun clamore (a meno che qualcuno non voglia per forza ficcare il naso per i soliti proclami da cultura giudeo-cristiana falsa, ipocrita ed oppressiva), nessun disturbo (ho sempre pensato con orrore ad esempio a quelli che si buttano dal famoso Ponte di Roana, con i vigili del fuoco che devono impazzire e rischiare a loro volta l'incolumità per recuperare il corpo, o a quelli che fanni esplodere un'intera palazzina).
Ultimamente ho letto con interesse che il Belgio ammette l'eutanasia anche per i casi di depressione grave. Il problema è che sembra che sia necessario almeno essere residenti là (sembra, perché non ho ancora capito se sia sufficiente la residenza o sia necessaria la cittadinanza). Naturalmente strali di tutti i tipi sono stati lanciati contro la presunta "barbarie". Io invece credo che quella belga sia una legge equa, e che evita la barbarie (quella sì) di tanti suicidi portati a termine con modalità disumane.
La scelta finale compete comunque al "paziente". Nessuno sicuramente lo obbligherà a farlo se non vuole.