La notizia di un suicidio, continuo a notare, scatena un range di reazioni piuttosto limitato.
Ci si chiede perché lo abbia fatto, quale disperazione lo tormentava e si risponde
chi dà colpe al sistema, come se il presidente del consiglio con 2 anni di attività possa portare una persona sanissima a volere la morte. C'è poi chi ne approfitta per propinarci sermoni su quanto in realtà la vita abbia milioni di alternative e quanto sia bella.
Quelli che si scordano che empatia non significa expertise e sostengono di aver provato anche loro la disperazione, ma che alla fine si deve resistere, si risale e ti accorgi di quanta bellezza avresti perso.
È troppo doloroso capire una persona che smette di esistere...per questo nessuno si domanda "perché invece io vivo?"
Ci sono tante, tante persone sul filo del rasoio, ma questo lo si può accantonare infondo... ci si spaventa sempre solo per i 'pochi' suicidi.
Io credo che semplicenente faccia troppa paura pensarci davvero.
Non vive solo chi è felice di vivere
Vive chi ha più paura della morte
Vive chi non si pone troppe domande
Vive chi lo fa per altri
Vivono gli indecisi
Vive chi non può scegliere
Vive chi non pensa di avere scelta
Vivono gli orgogliosi
Vive chi è sadicamente curioso di esserci fino alla fine della storia.
E tutti loro non sono felici, ma hanno qualcosa, non per forza bella, solo qualcosa. Per il resto del tempo si distraggono.
L'ipocrisia è figlia della paura.
In memoria di Michele (un amico) e di coloro che con tutto questo non c'entravano nulla.