Salve, mi chiamo Baku.
Vorrei provare a sfogarmi un po', a scrivere "su carta" i miei problemi e le motivazioni che mi spingono a farla finita.
Non sarà un testo particolarmente complesso e forbito, lo sto scrivendo di getto.
Iniziamo.
Sono un diciassettenne, maschio, di famiglia benestante, non vivo nel lusso ma non mi è mai mancato nulla.
Sono socievole, posso fare amicizia con tutti ed adattarmi ad ogni situazione, un ragazzo che gli altri definirebbero solare.
Qualche anno fa ho provato a suicidarmi, mi sono iniettato dell'aria nelle vene e ho aspettato, non ho neanche scritto una lettera, solo un messaggio a mia madre "mi dispiace" o qualcosa di simile. Sfortunatamente/fortunatamente non ha funzionato, ho imparato a mie spese che ci vogliono un bel po' di cl di aria per morire.
Dopo quell' episodio sono andato da una psicologa e, credevo, di aver capito la causa della mia sofferenza: Mettevo una maschera con le persone, mi adattavo e cambiavo il mio comportamento con gli altri, riuscivo a capire perfettamente gli stati d'animo delle persone e agivo di conseguenza. Questo mi portava molto stress e mi sentivo falso.
Parlandone mi sono sfogato, ho smesso di andare dalla dottoressa, senza però risolvere i problemi, e ho ri-iniziato a vivere con tranquillità. Nel mentre però il problema non era risolto e io reprimevo lo stress e i pensieri negativi quasi inconsciamente.
Passa del tempo, noto che periodicamente ogni anno, a gennaio circa, lo stress aumentava e avevo bisogno di stare un mesetto da solo, in casa. Fingevo di star male e provavo a sconfiggere i pensieri negativi, provavo a capire perché soffrissi cosi tanto. Mi isolavo, meditavo e dopo un po' riprendevo a vivere, felice e tranquillo, seppellendo i miei problemi sotto la vita quotidiana.
E ora, adesso. A ottobre mi è venuta una delle mie "crisi" e non riesco ad uscire, ho paura di uscire.
Inizialmente ho pensato di dover imparare a togliermi la maschera, anzi le maschere, per stare meglio, imparare a essere me stesso. Però notavo che mi sentivo veramente me stesso poche volte, per qualche manciata di secondi. Io non ero il Baku sempre felice e paziente ma neanche il depresso con voce bassa. Per quanto mi impegno non riesco mai a sentirmi naturale, appaio sempre in modo diverso da come sono. Mi sento frammentato, con tante diverse versioni di me nel mio cervello. E questo mi fa stare male.
La situazione però con il tempo è peggiorata. Io volevo scoprire il vero me e sconfiggere la parte più negativa che si nascondeva dal mio sguardo, ma che come un burattinaio mi controllava. Ho iniziato a provare odio contro la società, la falsità di cui ne è intrisa, i miei coetanei (o per lo meno la maggior parte), tutte le persone che mi dicevano "Dai su, alzati e reagisci".
"Reagisci", che parola stupida. A cosa? Come faccio se neanche io so con cosa reagire?
Come ho già detto, le cose andavano peggiorando.
Ogni tanto questo odio mi prende, mi pervade e mi fa pensare cose brutte. Dal banale suicidio, all'ammazzare i miei cari, mio fratello o mio padre. Sentire il sangue che scorre sulle mie braccia. In questi episodi la mia empatia svanisce, la logica pure, voglio solo ammazzare o far male a qualcuno.
Sono preso da ciò. E più fingo, e quindi esco, e più questi desideri aumentano e si intensificano.
Io non so più come andare avanti. Ho paura della mia mente. Mi sento solo, abbandonato.
I miei genitori sottovalutano i miei problemi e difficoltà, pensano che sia una depressione adolescenziale, mi dicono "beh dai almeno studia per passare l'anno" o "su alzati dal letto, vieni a fare qualcosa". Non do la colpa a loro, sono io che maschero e ometto, loro vedono ciò che mostro.
Mi sento solo. Come se stessi correndo in un vicolo buio, e mi sentissi punzecchiato e pugnalato continuamente dal buio stesso. In mano ho una lanterna ma non riesco ad accenderla, non perché il buio che è fuori me lo impedisce, ma perché il buio più nero è dentro di me e blocca la mia mano.
Lo so, dovrei reagire, combattere. E come? Come si fa a combattere qualcosa che è dentro di te, qualcosa di forte che si è sviluppato negli anni?
Sono 6 mesi esatti che il mio pensiero fisso è il suicidio. Inizialmente perché non sapevo chi fossi, non vedevo un futuro per me. Ora perché ho paura della mia mente, ho paura di quello che potrei fare a qualcuno in un attacco.
Ne ho già parlato con uno psicologo, ma sia perché io nascondo la parte più oscura di me per apparire migliore ai suoi occhi e sia perché lui sottostima i miei problemi non trovo conforto. Non trovo supporto. Vorrei andare da qualche parte, a farmi aiutare, purtroppo i miei non avrebbero abbastanza denaro per una clinica o simili.
Ho provato allora a raccontare una mia "fantasia" omicida venuta durante un attacco allo psicologo, piena di dettagli e provando a trasmettere la mia angoscia e sapete la sua reazione? "Beh non è molto furbo accoltellargli la gola, può schizzare fino a due metri di distanza 4/5 litri di sangue. Tutta questa organizzazione per non farti scoprire sarebbe inutile, ti sporcheresti comunque di sangue". Riportata per parola.
Io non so cosa fare, sono mesi che ci provo ma va solo a peggiorare. Ho paura e voglio smettere di soffrire e far soffrire.
Tra una settimana e mezza mi toglierò la vita, aspettando che passi il compleanno di mio fratello.
Ho paura. Non so come sconfiggere i miei demoni. Non riesco neanche a vedere i miei demoni.
Questa è l'ultima volta che ci provo, perché ci ho provato, ho provato ovunque. Psicologi, genitori, amico, religione, meditazione, zio, fratello, me stesso. Mi sento sempre solo, e sempre impaurito.
Continuerò a scrivere, ci sono tante cose che ancora devo dire e tematiche che vorrei discutere con voi, se possibile.
P.s. so che non sarà proprio un piacere per gli occhi da leggere, se non capite qualcosa chiedete pure. Sono a vostra disposizione. Grazie.
P.P.s se volessi ancora scrivere è meglio aprire un nuovo argomento o scrivere su questo già esistente?