Pensieri di un'anima in gabbia

MyHelp: Forum di mutuo aiuto, di prevenzione del suicidio e di gestione delle crisi.
A volte si pensa di non aver più nulla da perdere, nè più motivi di esistere.
E' facile pensarlo se non si ha qualcuno con cui confrontarsi. La vita è piena di insidie, ed è facile perdersi. Ma spesso basta una mano per rimettersi in piedi.
Ma questo è anche un forum sulla Morte, il più grande tabù nella storia dell'essere umano, la paura più grande.

Pensieri di un'anima in gabbia

Messaggioda stella* » 31/05/2018, 22:51



A volte sembra davvero non ci sia soluzione. Passi le tue giornate a proiettare i pensieri sul futuro e crei aspettative così alte e così apparentemente possibili nella tua testa che quasi dimentichi quanto faccia schifo il presente e quanto sarebbe sicuramente meglio chiudere gli occhi e semplicemente non riaprirli mai più.
Passi il tempo a cercare soluzioni, a navigare su internet, a domandarti come potresti essere felice, a guardare da lontano la felicità, e per brevi istanti avere anche l'illusione di poterla catturare. Ma la realtà è che vogliamo catturare cose che ci hanno già catturati per primi. Noi crediamo di voler catturare qualcosa solo perché ci ha già catturato, anche se noi non lo sappiamo. Un po' come quando stiamo camminando e all'improvviso l'eleganza di una farfalla appena uscita dal suo bozzolo cattura la nostra attenzione e noi, con la nostra mano, catturiamo lei.
La osserviamo, ci pensiamo e, presi da una inconscia invidia, lo chiediamo: quand'è che arriverà il momento di uscire da questo bozzolo e iniziare a volare?
Quante farfalle ho lasciato andare con invidia perché, per quanto più piccole e fragili di me da un punto di vista universale, rappresentavano ciò che io volevo interiormente essere: libera.
Già, a volte sembra davvero non ci sia soluzione. La cosa assurda è che non hai neanche capito quale sia poi il problema.
Le serate passate chiuse in bagno ad osservare il sangue scorrere, a ripetersi "è l'ultima volta", sapendo di stare mentendo. Forse era questo il problema. Forse era quel vuoto assurdo con cui mi svegliavo ogni mattina e poi andavo a dormire la sera. Forse un padre violento. Forse i sensi di colpa. Forse un ragazzo che non ti vuole.
Io non ho ancora capito quale fosse effettivamente il problema. Ultimamente quello più ricorrente era sentire il cuore battere come se stesse per esplodere, e il respiro correre lentamente, per quanto sembri un controsenso, e il corpo tremare come se ci fosse un terremoto interiore e intanto pensare "non ce la faccio più".
Mi sono sempre chiesta se ci fosse qualcuno al mondo che si sentisse proprio come me. Insomma, c'è sempre qualcuno che sta peggio di noi, ma chissà se c'è qualcuno che si sente esattamente come noi: con le stesse emozioni, gli stessi atteggiamenti, gli stessi problemi. Qualcuno che riesca a leggerti dentro pur essendo tu un libro chiuso, semplicemente perché avete gli stessi pensieri, e magari li riproducete spontaneamente ogni giorno, alla stessa ora, nello stesso istante. Chissà se non si è poi soli in questa infinita battaglia interiore.
E oggi mi viene da pensarci, a due giorni fa. Stavo migliorando, vedevo tutto un po' più a colori; il tempo scorreva di nuovo come se avessi ancora un mondo tutto nuovo da scoprire e io avevo addirittura trovato un po' di amore da dare a me stessa. Le cicatrici sulla pelle erano sparite, e il desiderio di riprovare quel dolore non c'era neanche più. Ma all'improvviso, ecco che, una frase, quella frase, ha cambiato tutto. Mi ha scombussolato del tutto e ha provocato in me un altro terremoto. Ma questa volta era diverso, questa volta è stato così diverso.
Ero così convinta che quella sarebbe stata l'ultima sera che avrei passato in questo mondo, ero così convinta che finalmente avrei trovato un po' di pace. Ho scritto una lettera. Quante cose possono cambiare da un momento all'altro? Quanto potere può avere una frase su di noi?
Forse non volevo morire. Forse volevo solo una pausa, e se sarei morta, tanto meglio.
Osservavo con attenzione la vena che avrebbe dovuto rendermi felice. Ma qualcosa mi ha bloccato: il viso di mia madre, preoccupato e accogliente, che avevo visto venti minuti prima.
Continuavo a vedere nella mia testa la sua immagine, i suoi occhi, l'amore che prova per me.
"Che cos'hai?"
"Niente".
Ero così convinta, sapete. Così convinta che quella sarebbe stata la nostra ultima conversazione. Avevo progettato tutto nei minimi dettagli.
Sono uscita dal bagno, ho strappato la lettera, e proprio di fianco quella vena non è rimasto che un leggero segno bloccatosi un po' più a destra; un segno che rappresenta paure, emozioni che fino ad un momento prima sembravano totalmente assenti e pensieri, come "e se potessi peggiorare tutto?"
A volte sembra davvero non ci sia soluzione. Forse non c'è davvero. È da tanto che la cerco, è da tanto che mi sveglio ogni mattina cercando di capire perché ho questo fottuto mostro nella testa che mi comanda, se sono proprio io sbagliata. È da tanto che mi addormento la sera sperando di non svegliarmi mai più e ogni mattina al mio risveglio ho solo tanta rabbia verso il mio cuore che batte e che batte e continua a battere, senza che nessuno glielo abbia chiesto. Ma forse la soluzione non è farlo smettere.
Salve, sono un'adolescente di 16 anni e non so perché io sia qui a parlarvi del mio dolore, che forse non è che la punta di un immenso iceberg che mi porto dietro e dentro da quando sono più piccola. Forse dovrei raccontarvi della sensazione che provo quando parlo con una persona, che passa dal menefreghismo assoluto, all'ansia totale; che sfocia dalla socievolezza al massimo, all'ansia sociale; qualcosa che va oltre la voglia di fare conoscenze, e che allo stesso tempo va oltre la semplice timidezza: forse tracce di un disturbo d'ansia ormai passato, ma non svanito del tutto. Forse dovrei parlarvi dei momenti in cui tremo di terrore perché mi sento intrappolata in una gabbia interiore, e vedo le persone la fuori che hanno problemi più seri, e io per rispetto non dico che vorrei tanto fare a cambio con loro perché i problemi esteriori puoi risolverli ma un mostro nella testa non lo puoi cacciare, ma vorrei tanto farlo.
Forse dovrei parlarvi delle notti che ho passato a sfogare la rabbia sul mio corpo, ad ingozzarmi di cibo per sfogare il nervoso, a portare avanti un progetto mentale per dimagrire il mio viso perché ne ero fissata e di tutti i pomeriggi passati a piangere davanti lo specchio, ad avere il terrore del mio riflesso, perché nascondeva in realtà disagi interiori che riflettevo su di esso; forse dovrei parlarvi di tutte le volte in cui a scuola mi domandavano "perché sei così strana?" e ciò che più mi feriva non era la loro pura cattiveria, ma più che altro la totale sincerità che traspareva dai loro occhi; avrei tanto voluto raccontare di quella volta che, tornata a casa, dopo aver ascoltato fin troppo parole di ragazzini forse più giusti di me, mi sono sentita dire da un padre con rabbia repressa "finirai come quelle ragazzine che si suicidano e faresti bene".
Però non l'ho fatto, non l'ho raccontato, perché dentro di me ho sempre nutrito la speranza che si sarebbe risolto tutto, che il tempo avrebbe cambiato le cose, e oggi sono qui, nel mio inferno più totale, non per raccontarvi del giorno in cui ho tentato il suicidio, di quello in cui anche la piccola lucina che sembrava illuminare quella caverna oscura che sento battere al posto del cuore, si è spenta. Ma bensì del giorno in cui sono morta.
Forse è accaduto tante volte, in tanti piccoli momenti, in tante brevi giornate, ma è solo da una, che non ho ancora raccontato, che è iniziato tutto.
Non so se qualcuno avrà mai voglia di leggere fino a qui, ma grazie per l'ascolto, ne avevo bisogno.
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Messaggioda Ensō » 01/06/2018, 9:34



Ciao Stella,

forse non vuoi avere risposte perché le risposte ai tuoi perché li hai già dentro di te. Posso solo tentare di provare il tuo dolore sulla mia pelle, sfiorare i tuoi pensieri per poterli accarezzare. Solo offrirti un po' di calore umano per poter sciogliere la tua sofferenza al suo tepore.
Ti chiedo solo di dirmi, se te la senti, qual è stata la frase, quella frase che ti ha distrutto?
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Pensieri di un'anima in gabbia

Messaggioda dieramente » 01/06/2018, 10:56



Ciao, ho letto tutto. Non darla vinta a quegli stronzi, resisti. Se vuoi scrivimi che ne parliamo.
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Pensieri di un'anima in gabbia

Messaggioda Einstein » 01/06/2018, 18:11



Tante parole, ma il concetto è semplice e sempre lo stesso: la vita fa schifo.
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Messaggioda TheDarkKnight » 01/06/2018, 19:52



Premetto che ciò che dirò probabilmente non ti piacerà ma quando leggo certe storie penso sempre: poverina ne avrà passate di tutti i colori, avrà tipo 50anni e non ce la fa più, poi l'età viene svelata e tutto assume contorni leggermente diversi.
Possibile che nel pieno della vita ci sia tanta debolezza? Non dico fragilità perché si può anche cadere nella vita ma l'importante e se subito dopo ci si rialza. Non sei la prima, non sarai l'ultima, ma 20anni fa queste cose per quanto mi ricordo non succedevano. Io stesso alla tua età avevo tutti i motivi per covare certi pensieri ma ho sempre creduto che tutto si sarebbe sistemato con il tempo e anche se non è cambiato praticamente nulla e i sogni sono divenuti ormai rimpianti sono ancora qui per poterlo scrivere. L'unica cosa di cui mi sono reso conto in tutti questi anni è che se resisti alla botta diventi sempre più forte. ;)
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“Con suo disappunto, non poter scegliere il proprio percorso è la triste condizione dell’uomo. Gli è solo dato di scegliere come atteggiarsi quando il destino chiamerà sperando che non gli manchi il coraggio di rispondere”.

"...tu per loro sei solo un mostro come me..."

"Sono cambiato, mi sono abituato, sono un sopravvissuto."

"Se Dio non può sconfiggere il male allora non è onnipotente,
Se può sconfiggerlo e non vuole farlo allora Dio è malvagio,
Se invece non vuole e non può farlo allora perché chiamarlo Dio???"


"Ho provato a essere come loro. A vivere come loro. Ma finisce sempre nello stesso modo.Mi hanno portato via tutto."

"Combattere per sopravvivere, come se foste già morti; lottare per la vittoria, come se foste già sconfitti"

Se la vita è un dono perché ne pago io il prezzo?

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Messaggioda stella* » 03/06/2018, 0:11



Ciao a tutti, grazie per il vostro ascolto e le risposte.
Thedarknight, è comprensibile quello che chiedi, anche io me lo sarei chiesta e tutt'ora a volte leggendo storie simili me lo domando, perché per quanto una persona possa essere empatica è quasi impossibile immedesimarsi al 100% nelle emozioni degli altri. Conosco mie coetanee con un passato/presente felice e una famiglia perfetta dire di stare male, e io mi arrabbio perché vorrei tanto stare al posto loro.. come a dire "io ho tutte le ragioni per lamentarmi, voi no", ma poi in alcuni momenti vedevo che stavano male davvero e, informandomi anche sulla psicologia, ho scoperto che ognuno di noi ha tutto un mondo interiore a sé e che non posso giudicarlo. Apparte questo, vorrei spiegarti meglio. A causa di problemi famigliari che ho avuto in passato, a 5-6 anni non ero molto serena, e ho sofferto di un disturbo dell'ansia che non mi permetteva di parlare e che mi faceva sentire stranissima, e io non ne capivo il perché. Credo che non sia quello che vivi, ma più che altro quello che provi, a distruggerti: vorrei a volte mostrare anche solo a qualcuno come ci si sentisse a camminare in un semplice corridoio e sentire il cuore battere all'impazzata e io sentivo un vuoto dentro di me.. una sorta di insoddisfazione.. non saprei descrivere come stavo ma stavo sempre male..
Avete presente la timidezza? Amplificatela mille volte di più.. io non ero timida, ero paralizzata emotivamente!
Mi sentivo una delusione per i miei genitori e per il mondo intero. Anche la psicologa da cui andavo mi sgridava perché diceva che ero un'aliena rispetto agli altri bambini, che non aveva mai avuto casi come il mio (infatti era un'incompetente). E io invece mi chiedevo perché. Mi chiedevo "cosa mi succede?" e non avevo la forza di chiederlo perché avevo le corde vocali congelate. E anche se lo avessi fatto, forse nessuno mi avrebbe risposto.
Questo disturbo è continuato per un altro anno, poi ne sono uscita, ma ne ho avuti dei residui fino a tre anni fa (primo superiore).
Avevo però tante speranze verso il futuro. In prima media sono capitata in una classe dove mi dicevano che ero strana, lì sono caduta in una sorta di depressione che a volte mi prende ancora oggi.. perdo le speranze, non ho voglia di fare niente.. e lì ho iniziato a fare tanti pensieri sul suicidio.. ma mi è passata perché mi sono tornate ancora le speranze..
Poi quando tutto è continuato a restare uguale, ho di nuovo iniziato a pensarci..
Non so.. credo di avere dei problemi a livello di umore. Sto sempre male.. vorrei solo morire.. non perché la vita faccia schifo, ma perché so che arriverà sempre qualcuno che toccandomi metaforicamente con un dito mi farà crollare a terra.. succederà sempre qualcosa che mi farà sentire un vuoto assurdo.. qualcosa che io non so spiegare.. e a volte mi prendono crisi di rabbia e ho bisogno di prendere me stessa a pugni.. ho iniziato ad autolesionarmi alle elementari ma solo da due anni lo faccio costantemente. Ora però sto cercando di smetterla perché non ha senso..
A volte mi sento ancora in quel modo.. in gabbia.. oppure mi sento sbagliata, ma non sbagliata tipo brutta o con qualcosa di sbagliato: mi sento come se non sarei dovuta nascere, un errore della natura.. sono cose così forti che non le so spiegare.. e non ne parlo con nessuno perché nessuno mi saprebbe capire..
Quello che ho passato non mi ha rafforzato.. a volte la sera prima di dormire sento la voce di mio padre che mi dice "non ho mai visto una bambina che fa schifo come te", "dovresti essere diversa" "forse dovresti suicidarti". A volte sento le voci dei miei compagni delle medie dirmi "ma perché sei così strana? Che schifo, non dovresti vivere proprio". A volte sento la voce del primo ragazzo che mi è piaciuto dire che faccio schifo in ogni modo, a volte rivedo gli occhi di mia madre colmi di delusione verso di me. E mi viene in mente che io non ho mai vissuto del tutto. Cosa ci sto a fare ancora qui se tanto starò sempre male?
Questa non mi sembra forza. Nel mio caso non è stato così. Ma so che voglio vivere ancora.. e resisterò ancora. Solo che a volte mi prendono momenti no e non mi controllo, come se non fossi io.

La frase che mi ha distrutto l'altro giorno, non è stata tanto brutta.. ma io ingigantisco le cose sul momento.. mi è stato detto scherzando "ma tu non parli mai" e altre cose.. cosa che non è vera (non che ci sia qualcosa di male) perché io parlo anche troppo per distrarmi (e scrivo troppo..) ma in quel momento mi è venuta una crisi d'ansia, perché mi ricorda tante cose.. cioè ora anche leggendola inizia a battermi forte il cuore.. mi è stata ripetuta per anni ed anni..
Ultimamente non riesco più a fingere di stare bene e le persone intorno a me se ne stanno accorgendo.. il mio corpo parla attraverso le crisi..
Quando sono con i miei amici inizio a vivere con tanta leggerezza e dico cose a caso quindi mi sento finalmente in pace con me stessa.. mi distraggo da ciò che mi fa stare male.. ma appena torno a casa mi tornano brutti pensieri. Oggi sono stata tanto male.. ho solo il terrore paralizzante di non essere mai abbastanza per nessuno.. ho paura di non meritare di esistere..

Infine io non credo che la vita faccia schifo: la vita è meravigliosa. È l'ego, i meccanismi mentali, le ferite emotive di ognuno di noi che ci fanno vedere il mondo da un punto di vista molto diverso. Non è la vita a fare schifo, è la nostra mente a fare schifo (faccio molta meditazione.. e adoro informarmi su queste cose che si collegano alla psicologia.)
Grazie ancora!
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Messaggioda Einstein » 03/06/2018, 7:27



Però sai che ti dico? Fai discorsi molto profondi per la tua età, scrivi bene, quello che dici è interessante.
Insomma proprio sbagliata non sei, hai delle qualità.
Probabilmente sei troppo profonda nelle riflessioni e alla fine non trovi risposte.
Vivono molto meglio le persone superficiali.
  • 0

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Messaggioda TheDarkKnight » 03/06/2018, 10:17



Einstein ha scritto:Però sai che ti dico? Fai discorsi molto profondi per la tua età, scrivi bene, quello che dici è interessante.
Insomma proprio sbagliata non sei, hai delle qualità.
Probabilmente sei troppo profonda nelle riflessioni e alla fine non trovi risposte.
Vivono molto meglio le persone superficiali.


E' normale, si sviluppa una profonda interiorità in casi di introversione/timidezza, se non ha modo di uscire rimane dentro e lì covata si evolve.
Si dice che ad una certa età non c'è sufficiente maturità per fare discorsi di un certo livello, eppure basta prendere due persone cresciute in modo differente e si capisce che la maturità mentale spesso non è direttamente correlata all'età anagrafica. Qui ne abbiamo svariati esempi ed è triste rendersi conto che là fuori ci sono parecchie persone che vivono principalmente di superficialità.
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Messaggioda Ātman » 03/06/2018, 10:22



ho solo il terrore paralizzante di non essere mai abbastanza per nessuno.. ho paura di non meritare di esistere..


È più che comprensibile, visto quello che hai vissuto. Ma sembri anche consapevole che la scarsa autostima non rispecchia ciò che sei realmente, ma è dovuta appunto a quelle figure, genitoriali e non, che non hanno fatto altro che demolirti psicologicamente.

È l'ego, i meccanismi mentali, le ferite emotive di ognuno di noi che ci fanno vedere il mondo da un punto di vista molto diverso.


Esattamente.


Non è la vita a fare schifo, è la nostra mente a fare schifo (faccio molta meditazione.. e adoro informarmi su queste cose che si collegano alla psicologia.)


La mente di per sé è neutra, è uno strumento, tutto dipende da come la utilizziamo e come la riempiamo. In meditazione si impara ad osservare tutto quello che la attraversa con distacco, come nuvole che passano nel cielo senza sporcarlo, o come immagini sullo schermo cinematografico che non lo intaccano.

Se t'interessa discutere di meditazione ti segnalo questo topic:
viewtopic.php?f=62&t=17938
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Messaggioda TheDarkKnight » 03/06/2018, 11:17



stella* ha scritto:Ciao a tutti, grazie per il vostro ascolto e le risposte.
Thedarknight, è comprensibile quello che chiedi, anche io me lo sarei chiesta e tutt'ora a volte leggendo storie simili me lo domando, perché per quanto una persona possa essere empatica è quasi impossibile immedesimarsi al 100% nelle emozioni degli altri. Conosco mie coetanee con un passato/presente felice e una famiglia perfetta dire di stare male, e io mi arrabbio perché vorrei tanto stare al posto loro.. come a dire "io ho tutte le ragioni per lamentarmi, voi no", ma poi in alcuni momenti vedevo che stavano male davvero e, informandomi anche sulla psicologia, ho scoperto che ognuno di noi ha tutto un mondo interiore a sé e che non posso giudicarlo. Apparte questo, vorrei spiegarti meglio. A causa di problemi famigliari che ho avuto in passato, a 5-6 anni non ero molto serena, e ho sofferto di un disturbo dell'ansia che non mi permetteva di parlare e che mi faceva sentire stranissima, e io non ne capivo il perché. Credo che non sia quello che vivi, ma più che altro quello che provi, a distruggerti: vorrei a volte mostrare anche solo a qualcuno come ci si sentisse a camminare in un semplice corridoio e sentire il cuore battere all'impazzata e io sentivo un vuoto dentro di me.. una sorta di insoddisfazione.. non saprei descrivere come stavo ma stavo sempre male..
Avete presente la timidezza? Amplificatela mille volte di più.. io non ero timida, ero paralizzata emotivamente!
Mi sentivo una delusione per i miei genitori e per il mondo intero. Anche la psicologa da cui andavo mi sgridava perché diceva che ero un'aliena rispetto agli altri bambini, che non aveva mai avuto casi come il mio (infatti era un'incompetente). E io invece mi chiedevo perché. Mi chiedevo "cosa mi succede?" e non avevo la forza di chiederlo perché avevo le corde vocali congelate. E anche se lo avessi fatto, forse nessuno mi avrebbe risposto.
Questo disturbo è continuato per un altro anno, poi ne sono uscita, ma ne ho avuti dei residui fino a tre anni fa (primo superiore).
Avevo però tante speranze verso il futuro. In prima media sono capitata in una classe dove mi dicevano che ero strana, lì sono caduta in una sorta di depressione che a volte mi prende ancora oggi.. perdo le speranze, non ho voglia di fare niente.. e lì ho iniziato a fare tanti pensieri sul suicidio.. ma mi è passata perché mi sono tornate ancora le speranze..
Poi quando tutto è continuato a restare uguale, ho di nuovo iniziato a pensarci..
Non so.. credo di avere dei problemi a livello di umore. Sto sempre male.. vorrei solo morire.. non perché la vita faccia schifo, ma perché so che arriverà sempre qualcuno che toccandomi metaforicamente con un dito mi farà crollare a terra.. succederà sempre qualcosa che mi farà sentire un vuoto assurdo.. qualcosa che io non so spiegare.. e a volte mi prendono crisi di rabbia e ho bisogno di prendere me stessa a pugni.. ho iniziato ad autolesionarmi alle elementari ma solo da due anni lo faccio costantemente. Ora però sto cercando di smetterla perché non ha senso..
A volte mi sento ancora in quel modo.. in gabbia.. oppure mi sento sbagliata, ma non sbagliata tipo brutta o con qualcosa di sbagliato: mi sento come se non sarei dovuta nascere, un errore della natura.. sono cose così forti che non le so spiegare.. e non ne parlo con nessuno perché nessuno mi saprebbe capire..
Quello che ho passato non mi ha rafforzato.. a volte la sera prima di dormire sento la voce di mio padre che mi dice "non ho mai visto una bambina che fa schifo come te", "dovresti essere diversa" "forse dovresti suicidarti". A volte sento le voci dei miei compagni delle medie dirmi "ma perché sei così strana? Che schifo, non dovresti vivere proprio". A volte sento la voce del primo ragazzo che mi è piaciuto dire che faccio schifo in ogni modo, a volte rivedo gli occhi di mia madre colmi di delusione verso di me. E mi viene in mente che io non ho mai vissuto del tutto. Cosa ci sto a fare ancora qui se tanto starò sempre male?
Questa non mi sembra forza. Nel mio caso non è stato così. Ma so che voglio vivere ancora.. e resisterò ancora. Solo che a volte mi prendono momenti no e non mi controllo, come se non fossi io.

La frase che mi ha distrutto l'altro giorno, non è stata tanto brutta.. ma io ingigantisco le cose sul momento.. mi è stato detto scherzando "ma tu non parli mai" e altre cose.. cosa che non è vera (non che ci sia qualcosa di male) perché io parlo anche troppo per distrarmi (e scrivo troppo..) ma in quel momento mi è venuta una crisi d'ansia, perché mi ricorda tante cose.. cioè ora anche leggendola inizia a battermi forte il cuore.. mi è stata ripetuta per anni ed anni..
Ultimamente non riesco più a fingere di stare bene e le persone intorno a me se ne stanno accorgendo.. il mio corpo parla attraverso le crisi..
Quando sono con i miei amici inizio a vivere con tanta leggerezza e dico cose a caso quindi mi sento finalmente in pace con me stessa.. mi distraggo da ciò che mi fa stare male.. ma appena torno a casa mi tornano brutti pensieri. Oggi sono stata tanto male.. ho solo il terrore paralizzante di non essere mai abbastanza per nessuno.. ho paura di non meritare di esistere..

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Grazie ancora!


Anche se magari sono cose diverse la mia esperienza rispetto la tua deriva ugualmente dal non riuscire a controllare le emozioni e di conseguenza a non poter vivere serenamente, ancora adesso ci convivo ma non posso negare che c'è stato un miglioramento. Ho vissuto i primi anni di vita all'ombra di un famigliare che con l'arroganza pretendeva e otteneva ciò che voleva e a pagarne ero spesso io, per questo motivo non ho potuto sviluppare una sana socialità attraverso le comuni attività sportive che si fanno da ragazzini, anzi ho avuto modo solo di isolarmi ancor di più tanto che fino alle scuole superiori ho avuto un solo amico anche se a dirla tutta in estate era solito dimenticarsi di me... Sono morto e rinato all'incirca alla tua età, la causa scatenante fu rendermi conto che mentre i miei coetanei avanzavano io rimanevo fermo, a nessuno importava di me, l'errore lì credo fu quello di non accorgermi che intorno a me c'erano compagni di classe in condizioni simili alle mie ma probabilmente psicologicamente più forti o forse semplicemente più impegnati, io a parte andare a scuola non facevo nulla, le uscite pur volendo erano rarissime, cercavo sul web di avvicinarmi a qualcuno ma non trovavo nessuno, ero fragile ma abbastanza forte per continuare a procedere. Ma tornando alle emozioni ciò che non riuscivo a gestire era il caos che si scatenava in presenza degli altri, più il numero di loro aumentava e più il livello cresceva. Due sono gli episodi che mi sento di citare: Età 14anni entro per la prima volta nella mia futura classe, avrei voluto scomparire all'istante. Età 18anni entro per la prima volta nella mia futura classe sono tranquillo. Nella mia vita ho sempre evitato di fare cose per non provare quelle sensazioni incontrollate fino a quando non ho dovuto sbatterci contro più e più volte. Ora mi sento di fare praticamente tutto, ho accettato anche di farmi riprendere per un'intervista, ma ho notato che il disagio oggi è stato sostituito dal pragmatismo. Non mi vedrai mai fare cose a caso soprattutto se dietro c'è un gran dispendio di energie psicofisiche e nulla da guadagnarci. Ad una cena tra conoscenti (anche famigliari stretti) preferisco un bel film, mi soddisfa di più. Non so se hai letto la mia storia ma dopo il "periodo nero" ho trovato anche un lavoro cosa che pensavo mi fosse stata preclusa a quel punto credevo di aver ottenuto tutto ma in realtà non ho nulla. Vorrei stravolgere tutto ma non so da dove iniziare. Ci sono equilibri difficili da raggiungere e se non hai una corda di sicurezza un'eventuale caduta adesso può essere fatale.
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"Ho provato a essere come loro. A vivere come loro. Ma finisce sempre nello stesso modo.Mi hanno portato via tutto."

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