Grazie a chi avrà la voglia di conoscermi un po'.
Ho 21 anni, quasi un battito ci ciglia, giusto il tempo di imparare a "camminare con le mie gambe", metaforicamente parlando. Questo per dire che sono consapevole di non sapere ancora bene come gira il mondo.
Nella vita ho sempre studiato, liceo scientifico e università a seguire, ed è sempre andato tutto relativamente liscio come l'olio. Mi considero privilegiata a poter studiare senza dover lavorare, un privilegio che i miei genitori non hanno avuto quando alla mia età dovevano sudare sotto al sole cocente per mantenersi. E sono grata per questo.
Mi piace studiare, mi è sempre piaciuto, sono convinta che il modo migliore che ho per sfruttare il tempo che mi è concesso sia tentare di capire come funziona il mondo. Non credo nel Dio biblico ma credo nella Natura e nella possibilità di comprenderne i meccanismi.
Mi piace studiare ma sta diventando un inferno.
Ovviamente, questa storia non poteva essere solo rose e fiori, raramente è tutto fantastico.
Sono al terzo anno, non mi mancano molti esami, ma sono due mesi che sono su un esame in particolare che ritengo il più difficile della carriera, ovvero Biochimica. Mio padre si aspettava che io dessi 3 esami tra giugno e luglio, lui si aspetta che mi laurei presto e bene, dice che solo quelli che fanno così hanno successo. Dice anche che mi mantiene affinché io porti i risultati, e quando come in questo caso le cose non vanno come previsto perché nessuno è infallibile, mi comunica che non faccio abbastanza con il suo tono autoritario che mi fa sentire piccolissima e in trappola, ma non è mai abbastanza. Sapevo cosa sarebbe successo quando avrei comunicato che le cose non sarebbero andate secondo i Suoi piani, avrei potuto mentire e dire che stavo facendo gli esami, ma poi ho pensato: non è così che si finisce poi spappolati davanti l'ingresso della facoltà perché si è finto troppo e non si vede via d'uscita? Avevo pensato di trovarmi un lavoro part time, di modo da non dovermi sentire così, ma lui non vuole, dice che devo concentrarmi sullo studio e che ci pensa lui a me. Nonostante questo io comunque i CV li ho distribuiti, senza nessuna chiamata di risposta, probabilmente perché puoi avere tutti i certificati di lingua e titoli vari, ma se non hai mai lavorato in vita tua è difficile che ti considerino.
Sono in trappola e questo mi fa piangere e mi fa venire voglia di sparire. Penso: cosa dovrei fare per far capire ai miei genitori che certe volte vorrei avere il coraggio di morire per non dover sostenere questo peso che mi accompagna da anni? È una idea egoistica, stupida, dato che ho una casa, la possibilità di studiare, tutti i confort necessari. Però è come mi sento.
Ho provato a parlarci, a esporre il mio punto di vista sperando che venisse accolto, perché per me il modo migliore di risolvere i problemi è con il dialogo, ma la risposta è sempre e puntualmente "adesso non fare la vittima". E così, qualcuno se ne lava le mani e qualcun'altro cade sempre più nel baratro.
Non mi dilungo oltre.
Mi ha fatto bene scrivere, vi ringrazio.