Dalla paura all'ansia (irrazionale?)

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Dalla paura all'ansia (irrazionale?)

Messaggioda iddream » 11/07/2018, 21:21



Ciao a tutti e a tutte. Ci sono alcuni pensieri che mi ronzano in testa. In sintesi, durante l’ultima seduta di terapia, la terapeuta e io abbiamo parlato di emozioni, sentimenti e di come questi possono "evolvere" in ansia. Per esempio, dalla paura, legittima e utile in certe situazioni (es. mi trovo davanti uno con un coltello che mi minaccia), si passa all'ansia o a una fobia (es. ho paura di usare un coltello anche solo per sbucciare una mela). L'idea della terapeuta è che, razionalizzando, cioè rendendosi conto che quella paura diventata ansia è irrazionale e irragionevole, l'ansia stessa sparisce o comunque si attenua molto. I problemi sono due.
Anzitutto, l’esempio che mi ha fatto lei, simile a quello del coltello che ho scritto qui, è troppo semplice, mentre le situazioni reali sono molto più complesse. Per esempio, posso aver paura di frequentare un certo luogo (un parco, un parcheggio, ecc.) perché so che lì sono accaduti diversi casi di aggressioni (scippi, aggressioni sessuali, …) anche se non sono accadute a me. Ma potrei trovarmi nella necessità di dover passare di lì, magari per recarmi al lavoro o per altri motivi. A quel punto, la mia ansia sarebbe razionale o irrazionale? Se iniziassi a evitare quella zona, per esempio facendo un giro molto più lungo, o rinunciando agli impegni che mi portavano lì, allora diventerebbe "evitamento" indotto dall'ansia. D'altro canto, se passassi di lì comunque, e mi succedesse qualcosa, ne sarei comunque in parte responsabile (almeno, secondo la terapeuta, visto che per lei la responsabilità non è mai di una sola parte, e inoltre qualcuno potrebbe dire: "sapevi che era una brutta zona, avresti dovuto evitare di andarci"). Dunque, che fare per non lasciare che le paure limitino la propria libertà, ma al tempo stesso per non incorrere in situazioni spiacevoli (e, ancor peggio a parer mio, per non essere accusati di "essersela andata a cercare")?
In secondo luogo, ho già constatato che la razionalizzazione non funziona: posso raccontarmi che quella che sento è solo ansia immotivata e irragionevole, in certi casi (quelli più semplici) posso anche esserne davvero convinta, ma la sensazione resta (di psicofarmaci ne ho già provati, anche senza convinzione, e i risultati non sono esattamente quelli che mi erano stati prospettati). L'ho detto alla terapeuta, ma lei ha ribadito che l'ansia come minimo si attenua molto (ma allora, se con me non funziona, cosa devo pensare? di essere del tutto "difettosa"?).
E niente, stasera non riesco a trovare una via d'uscita da questi pensieri.
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iddream
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Dalla paura all'ansia (irrazionale?)

Messaggioda Ensō » 12/07/2018, 7:12



Ciao iddream,

la vita è un intricato susseguirsi di eventi caratterizzato da imprevisti e probabilità. Tutto dipende dalla carta che peschiamo dal mazzo e questo, certamente, non può dipendere da noi. E' vero, se affrontiamo delle situazioni a rischio avremo maggiori possibilità di incappare in qualcosa di spiacevole ma, a volte, nostro malgrado siamo costretti a farlo. E poi, a ben pensarci situazioni che garantiscano la nostra incolumità al 100%, credo non ne esistano, non per questo dobbiamo essere in ansia per ogni secondo che passa. La cosa migliore è seguire la corrente, abbandonandoci ad essa, senza cercare di contrastarla. Avere fiducia nel proprio destino non significa agire da incoscienti ma imparare a distinguere il reale pericolo da ciò che non è.
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Dalla paura all'ansia (irrazionale?)

Messaggioda Net » 12/07/2018, 11:07



Mmm, in effetti sembrano due casistiche che non collimano. Chi passerebbe serenamente in un posto, zona sapendo di correre un rischio “ plausibile”, differenti secondo me sono altro tipo di ansie, che comunque , a parer mio, son sempre motivate da qualcosa, anche le fobie, ma ciò è curabile. Per i farmaci è soggettivo, gli ansiolitici dovrebbero far effetto, ma andrebbe valutata una cura che ti vesta come un guanto. Non tutti i farmaci o terapie hanno lo stesso effetto da soggetto a soggetto, idem ti direi per il terapista, se qualcosa non ti quadra, non ti senti a tuo agio, cambia. Poi ci sarebbe da scriverne ma diventerebbe un trattato.
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Dalla paura all'ansia (irrazionale?)

Messaggioda crisbil » 12/07/2018, 18:34



La linea tra paura irrazionale e quella legata a un pericolo è concreto non sempre credo sia particolarmente ben definita... soprattutto se è legata a dei traumi o delle questioni personali "irrisolte"..

In ogni caso.. a me gli esempi che hai fatto tu non sembrano riguardare paure così del tutto irrazioni o astratte.. cioè, son cose abbastanza plausibili e concrete.

Evitare - soprattutto se si è da soli - un luogo in cui si sa avvengono crimini o che è pericoloso .. a me non sembra c'entrare nulla con l'evitamento da ansia (che riguarda l'evitare a priori anche situazioni presumibilmente "sicure").. è solo precauzione (nemmeno così estrema)

Se uno, invece, arriva a considerare "pericoloso" ed evitare qualsiasi luogo sconosciuto.. compresi quelli dove non accade mai niente, solo perché sono sconosciuti.. allora l'ansia inizia ad avere un suo peso, certamente, nella percezione che se ne ha...
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Messaggioda iddream » 12/07/2018, 22:37



Grazie a tutti per aver risposto.

Ensō ha scritto:la vita è un intricato susseguirsi di eventi caratterizzato da imprevisti e probabilità. Tutto dipende dalla carta che peschiamo dal mazzo e questo, certamente, non può dipendere da noi.


In linea di massima sono d'accordo sul fatto che nella vita molto non dipenda da noi (casi, imprevisti, anche semplicemente nascere in un certo contesto piuttosto che in un altro...), che anche quando uno si impegna al massimo in qualcosa poi i risultati possono non esserci per fattori "esterni", ma questo non può fare altro che entrare in contraddizione con lo slogan, tanto di moda, "volere è potere", declinato nelle sue varie forme, nonché con l'idea che la responsabilità in tutti i casi è sempre condivisa (per esempio, se io mi preparo per un concorso ma questo era truccato sin dall'inizio e io non lo so, che responsabilità ho nel fatto di non passarlo?).

Ensō ha scritto:situazioni che garantiscano la nostra incolumità al 100%, credo non ne esistano


Questo è ovvio, ma ancora, se io mi comporto correttamente, seguendo le regole, e poi qualcuno mi fa del male o non mi rispetta, perché dovrei condividere con lui/lei la responsabilità del male subito? (non lo chiedo a te direttamente, il mio è solo uno "sfogo" nei confronti di cose che mi sono sentita ripetere troppe volte in vita mia, e che ormai mi danno la nausea)

Ensō ha scritto:La cosa migliore è seguire la corrente, abbandonandoci ad essa, senza cercare di contrastarla.


Non è qualcosa che rientra nell'ambito di ciò che posso accettare senza soffrire, visto che, al limite, significherebbe non cercare di contrastare nemmeno le mancanze di rispetto, le ingiustizie, i soprusi,...

Ensō ha scritto:Avere fiducia nel proprio destino non significa agire da incoscienti ma imparare a distinguere il reale pericolo da ciò che non è.


Non credo che sia davvero possibile distinguere un pericolo "reale" da uno "illusorio", salvo in casi estremamente semplici e banali.

Net ha scritto:Mmm, in effetti sembrano due casistiche che non collimano.


Lo so, ho fatto esempi "estremi" per rendere meglio l'idea, ma in mezzo ci sono un sacco di sfumature intermedie. Per dire, anche subire una "semplice" molestia da strada, per una persona già traumatizzata da esperienze passate, può rappresentare un reale pericolo, mentre per chi non ha esperienze traumatizzanti alle spalle può essere una semplice esperienza negativa senza conseguenze. Ma non mi sentirei di dire che nel primo caso la paura sia irrazionale, pena lo sminuire la sofferenza di quella persona che già ha sofferto - e fermo restando che nessuno dovrebbe subire molestie né violenze di nessun tipo, presupposto che però in terapia non viene mai sottolineato.

Net ha scritto:Chi passerebbe serenamente in un posto, zona sapendo di correre un rischio “ plausibile”, differenti secondo me sono altro tipo di ansie, che comunque , a parer mio, son sempre motivate da qualcosa, anche le fobie, ma ciò è curabile. Per i farmaci è soggettivo, gli ansiolitici dovrebbero far effetto, ma andrebbe valutata una cura che ti vesta come un guanto. Non tutti i farmaci o terapie hanno lo stesso effetto da soggetto a soggetto, idem ti direi per il terapista, se qualcosa non ti quadra, non ti senti a tuo agio, cambia. Poi ci sarebbe da scriverne ma diventerebbe un trattato.


Appunto, ogni "cura" ha effetti soggettivi, che a volte addirittura peggiorano il problema (mi è successo), e c'è una buona percentuale di pazienti che non risponde a nessun trattamento (mi pare circa il 30%, se non ricordo male). E gli ansiolitici, a dispetto del nome, non curano l'ansia (nessuno psichiatra serio curerebbe il DAP o il DAG con una cura a base di ansiolitici, e infatti lo psichiatra a cui mi ero rivolta me li aveva caldamente sconsigliati - che poi i medici di base li prescrivano come caramelle è un altro discorso). Ci sono anche dibattiti nella comunità scientifica sull'origine del panico: è il panico, concentrato in uno o più episodi, che dà origine all'ansia e poi, eventualmente, alla depressione, oppure da una base ansioso-depressiva scaturiscono gli attacchi di panico? che poi le due cose si intersechino in un circolo che si autoalimenta è abbastanza ovvio, ma qual è l'origine? Capirlo, in ogni singolo caso, credo che sarebbe molto d'aiuto per tarare delle "cure" appropriate a ogni persona, ma generalmente questo non interessa: a tutti la stessa pillola o le stesse "perle di saggezza" rifilate come soluzioni, e via.
Sono già alla seconda terapeuta, scelta dopo una lunga riflessione (condotta in solitaria, visto che nessuno, né medico di base né asl avevano dei nomi da consigliarmi né dei suggerimenti da darmi), e cambiare ancora non sarebbe così facile, anche perché andrei di nuovo "a naso".

crisbil ha scritto:La linea tra paura irrazionale e quella legata a un pericolo è concreto non sempre credo sia particolarmente ben definita... soprattutto se è legata a dei traumi o delle questioni personali "irrisolte"..


Concordo.

crisbil ha scritto:In ogni caso.. a me gli esempi che hai fatto tu non sembrano riguardare paure così del tutto irrazioni o astratte.. cioè, son cose abbastanza plausibili e concrete.


Come ho scritto sopra, ho fatto esempi "estremi" solo per rendere meglio l'idea, ma so bene che in mezzo ci sono molte sfumature.
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