Grazie a tutti per aver risposto.
Ensō ha scritto:la vita è un intricato susseguirsi di eventi caratterizzato da imprevisti e probabilità. Tutto dipende dalla carta che peschiamo dal mazzo e questo, certamente, non può dipendere da noi.
In linea di massima sono d'accordo sul fatto che nella vita molto non dipenda da noi (casi, imprevisti, anche semplicemente nascere in un certo contesto piuttosto che in un altro...), che anche quando uno si impegna al massimo in qualcosa poi i risultati possono non esserci per fattori "esterni", ma questo non può fare altro che entrare in contraddizione con lo slogan, tanto di moda, "volere è potere", declinato nelle sue varie forme, nonché con l'idea che la responsabilità in tutti i casi è sempre condivisa (per esempio, se io mi preparo per un concorso ma questo era truccato sin dall'inizio e io non lo so, che responsabilità ho nel fatto di non passarlo?).
Ensō ha scritto:situazioni che garantiscano la nostra incolumità al 100%, credo non ne esistano
Questo è ovvio, ma ancora, se io mi comporto correttamente, seguendo le regole, e poi qualcuno mi fa del male o non mi rispetta, perché dovrei condividere con lui/lei la responsabilità del male subito? (non lo chiedo a te direttamente, il mio è solo uno "sfogo" nei confronti di cose che mi sono sentita ripetere troppe volte in vita mia, e che ormai mi danno la nausea)
Ensō ha scritto:La cosa migliore è seguire la corrente, abbandonandoci ad essa, senza cercare di contrastarla.
Non è qualcosa che rientra nell'ambito di ciò che posso accettare senza soffrire, visto che, al limite, significherebbe non cercare di contrastare nemmeno le mancanze di rispetto, le ingiustizie, i soprusi,...
Ensō ha scritto:Avere fiducia nel proprio destino non significa agire da incoscienti ma imparare a distinguere il reale pericolo da ciò che non è.
Non credo che sia davvero possibile distinguere un pericolo "reale" da uno "illusorio", salvo in casi estremamente semplici e banali.
Net ha scritto:Mmm, in effetti sembrano due casistiche che non collimano.
Lo so, ho fatto esempi "estremi" per rendere meglio l'idea, ma in mezzo ci sono un sacco di sfumature intermedie. Per dire, anche subire una "semplice" molestia da strada, per una persona già traumatizzata da esperienze passate, può rappresentare un reale pericolo, mentre per chi non ha esperienze traumatizzanti alle spalle può essere una semplice esperienza negativa senza conseguenze. Ma non mi sentirei di dire che nel primo caso la paura sia irrazionale, pena lo sminuire la sofferenza di quella persona che già ha sofferto - e fermo restando che nessuno dovrebbe subire molestie né violenze di nessun tipo, presupposto che però in terapia non viene mai sottolineato.
Net ha scritto:Chi passerebbe serenamente in un posto, zona sapendo di correre un rischio “ plausibile”, differenti secondo me sono altro tipo di ansie, che comunque , a parer mio, son sempre motivate da qualcosa, anche le fobie, ma ciò è curabile. Per i farmaci è soggettivo, gli ansiolitici dovrebbero far effetto, ma andrebbe valutata una cura che ti vesta come un guanto. Non tutti i farmaci o terapie hanno lo stesso effetto da soggetto a soggetto, idem ti direi per il terapista, se qualcosa non ti quadra, non ti senti a tuo agio, cambia. Poi ci sarebbe da scriverne ma diventerebbe un trattato.
Appunto, ogni "cura" ha effetti soggettivi, che a volte addirittura peggiorano il problema (mi è successo), e c'è una buona percentuale di pazienti che non risponde a nessun trattamento (mi pare circa il 30%, se non ricordo male). E gli ansiolitici, a dispetto del nome, non curano l'ansia (nessuno psichiatra serio curerebbe il DAP o il DAG con una cura a base di ansiolitici, e infatti lo psichiatra a cui mi ero rivolta me li aveva caldamente sconsigliati - che poi i medici di base li prescrivano come caramelle è un altro discorso). Ci sono anche dibattiti nella comunità scientifica sull'origine del panico: è il panico, concentrato in uno o più episodi, che dà origine all'ansia e poi, eventualmente, alla depressione, oppure da una base ansioso-depressiva scaturiscono gli attacchi di panico? che poi le due cose si intersechino in un circolo che si autoalimenta è abbastanza ovvio, ma qual è l'origine? Capirlo, in ogni singolo caso, credo che sarebbe molto d'aiuto per tarare delle "cure" appropriate a ogni persona, ma generalmente questo non interessa: a tutti la stessa pillola o le stesse "perle di saggezza" rifilate come soluzioni, e via.
Sono già alla seconda terapeuta, scelta dopo una lunga riflessione (condotta in solitaria, visto che nessuno, né medico di base né asl avevano dei nomi da consigliarmi né dei suggerimenti da darmi), e cambiare ancora non sarebbe così facile, anche perché andrei di nuovo "a naso".
crisbil ha scritto:La linea tra paura irrazionale e quella legata a un pericolo è concreto non sempre credo sia particolarmente ben definita... soprattutto se è legata a dei traumi o delle questioni personali "irrisolte"..
Concordo.
crisbil ha scritto:In ogni caso.. a me gli esempi che hai fatto tu non sembrano riguardare paure così del tutto irrazioni o astratte.. cioè, son cose abbastanza plausibili e concrete.
Come ho scritto sopra, ho fatto esempi "estremi" solo per rendere meglio l'idea, ma so bene che in mezzo ci sono molte sfumature.