Ottima la risposta di @Crisbil.
La paura è essenzialmente un
meccanismo evolutivo di sopravvivenza, che ci porta ad evitare tutto ciò che è pericoloso o doloroso - inclusa la morte.
Senza aver paura, semplicemente non sopravvviveremmo: finiremmo sbranati dalla prima belva o sotto il primo camion.
Quindi abbiamo paura di tutto quello che potrebbe danneggiarci o farci soffrire - o che noi pensiamo possa farlo, anche quando non è vero.
L'aspetto curioso e paradossale della paura, è che questo meccanismo si è sviluppato nell'arco di milioni di anni adattandosi ai
pericoli reali:
animali feroci, insetti, cibi velenosi, persone minacciose, fenomeni naturali, esclusione dalla tribù, ecc.
Oggi però questi pericoli sono spariti o molto rari, ma quel meccanismo non si rilassa e continua ad operare, occupandosi di rischi molto meno consistenti: p.es. siamo spesso paralizzati dalla paura delle brutte figure, o di venire respinti, ecc. Ma questi rischi ci spaventano esageratamente rispetto al reale pericolo (rispetto ad una tigre o ad una lancia nel petto, una brutta figura è un rischio minimo).
Sembra quasi che l'amigdala continui ad operare "a cento all'ora" anche se adesso potrebbe benissimo rallentare

E' quindi utile, quando abbiamo paura e ne siamo influenzati, chiederci "
Ma questa cosa è realmente così minacciosa o grave?Se faccio ciò che mi spaventa, quali potrebbero essere le reali conseguenze?".
Perché molto spesso non ci saranno conseguenze serie, ma se non mettiamo in discussione la paura continuiamo ad obbedire ad essa.
PS: Immagino che l'OP volesse una risposta più "viscerale", non razionale; ma finché si rimane su un piano viscerale (tipico dell'amigdala), è impossibile liberarsi dalla paura.