Vorrei un aiuto a capire.

Quante volte ci lasciamo attraversare istintivamente da vergogna e senso di colpa?
In quanti siamo stati abbandonati? In quanti ci ritroviamo oggi completamente soli? In quanti possiamo dire di avere tanti amici quando sorridiamo, ma nessuno accanto quando piangiamo? ...Forse abbiamo qualcosa in comune.
Abbattiamo la solitudine instaurando dei legami forti tra noi, sfogandoci, ascoltandoci e costruendo qualcosa di importante tra noi. Cerchiamo di trarre dalla nostra unione la forza necessaria per rimettere in piedi la nostra vita.

Vorrei un aiuto a capire.

Messaggioda La Musica del Vento » 27/11/2019, 15:11



Tesoro non sto dicendo che abbiamo vissuto le stesse cose perché ogni persona è diversa e naturalmente lo sono anche le esperienze di vita, ma anche a me era stato diagnosticato il borderline oltre a tremila altri disturbi e il fatto che quegli psichiatri mi definissero così mi dava fastidio. Forse saranno loro, che hanno coniato questo termine, a non capire che una persona sensibile e che sta passando un bruttissimo periodo è più che naturale che abbia scatti d'ira o non ce la faccia più a provare tutte quelle emozioni stipate dentro di se, ma se solo l'avessi capito prima mi sarei tirata fuori dal loro incasinarmi secoli fa. :facepalm: E infatti ora che sto bene, chiedi a mia madre o al mio ragazzo come fossi in quel periodo e vediamo come ti descrivono la differenza.
Due sole psicologhe avevano fatto il loro lavoro con me, inutile comunque perché finché non è la persona in questione a scegliere di mettere da parte i ragionamenti tossici e ad essere indirizzata verso cose che veramente possono aiutarla, non se ne viene a capo.
Chi mi vedeva quando ero anoressica, gli scatti d'ira che facevo, i pianti angoscianti, mi avrebbero detto che ero pazza (cosa che è successa ma da persone che mi vogliono bene), ed era il mio stato d'animo in certi periodi depressivi, probabilmente concomitanti con chi mi aveva diagnosticato il borderline. Questa categoria di medici a cui piace così tanto inquadrare anche le piccole cose e trasformarla in qualcosa di grave, e noi che per colpa o non colpa loro stiamo a rifletterci così tanto e a sentire queste definizioni come un peso da portarsi dietro.
Mi fa piacere che ti senta rassicurata dal fatto che qualcuno ti dica cosa stia succedendo, ma questa continua ricerca di risposte porta solo ad altre domande e un termine non è in grado di spiegare ciò che ci accade dentro. Mi auguro che chi ti ha in cura cercerà di fare un buon lavoro, altrimenti diventa un fardello. In psicoterapia è importante che gli psicologi ti facciano capire che la visione della vita non è unidirezionale, che non esiste soltanto la tua “malattia”, ma che c'è altro che sta succedendo che non vedi e che ogni altra cosa merita la stessa attenzione.
L'ansia, il sentirsi fuori dal comune, per quanto sgradevoli, ci dicono una cosa importantissima. Che siamo diversi dagli altri, da chi finge, da chi si omologa, da chi non ha mai avuto una visione della vita vera. Queste cose che passiamo, brutte e dolorose, ci dicono che siamo diversi. Ma chi vuole essere davvero uguale ad un'altra persona? Una copia di qualcun'altro? Sarebbe un incubo! Magari desideriamo quella caratteristica che ha quella persona, ma come ho già scritto ci ammaliamo proprio perché l'omologazione ci toglie la vita.
Quello che stiamo passando non avviene mai per caso, ma ci da la possibilità di uscire da un guscio che ci siamo creati sacrificando noi stessi.
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Re: Vorrei un aiuto a capire.

Messaggioda malika » 27/11/2019, 15:55



La Musica del Vento ha scritto:Tesoro non sto dicendo che abbiamo vissuto le stesse cose perché ogni persona è diversa e naturalmente lo sono anche le esperienze di vita, ma anche a me era stato diagnosticato il borderline oltre a tremila altri disturbi e il fatto che quegli psichiatri mi definissero così mi dava fastidio. Forse saranno loro, che hanno coniato questo termine, a non capire che una persona sensibile e che sta passando un bruttissimo periodo è più che naturale che abbia scatti d'ira o non ce la faccia più a provare tutte quelle emozioni stipate dentro di se, ma se solo l'avessi capito prima mi sarei tirata fuori dal loro incasinarmi secoli fa. :facepalm: E infatti ora che sto bene, chiedi a mia madre o al mio ragazzo come fossi in quel periodo e vediamo come ti descrivono la differenza.
Due sole psicologhe avevano fatto il loro lavoro con me, inutile comunque perché finché non è la persona in questione a scegliere di mettere da parte i ragionamenti tossici e ad essere indirizzata verso cose che veramente possono aiutarla, non se ne viene a capo.
Chi mi vedeva quando ero anoressica, gli scatti d'ira che facevo, i pianti angoscianti, mi avrebbero detto che ero pazza (cosa che è successa ma da persone che mi vogliono bene), ed era il mio stato d'animo in certi periodi depressivi, probabilmente concomitanti con chi mi aveva diagnosticato il borderline. Questa categoria di medici a cui piace così tanto inquadrare anche le piccole cose e trasformarla in qualcosa di grave, e noi che per colpa o non colpa loro stiamo a rifletterci così tanto e a sentire queste definizioni come un peso da portarsi dietro.
Mi fa piacere che ti senta rassicurata dal fatto che qualcuno ti dica cosa stia succedendo, ma questa continua ricerca di risposte porta solo ad altre domande e un termine non è in grado di spiegare ciò che ci accade dentro. Mi auguro che chi ti ha in cura cercerà di fare un buon lavoro, altrimenti diventa un fardello. In psicoterapia è importante che gli psicologi ti facciano capire che la visione della vita non è unidirezionale, che non esiste soltanto la tua “malattia”, ma che c'è altro che sta succedendo che non vedi e che ogni altra cosa merita la stessa attenzione.
L'ansia, il sentirsi fuori dal comune, per quanto sgradevoli, ci dicono una cosa importantissima. Che siamo diversi dagli altri, da chi finge, da chi si omologa, da chi non ha mai avuto una visione della vita vera. Queste cose che passiamo, brutte e dolorose, ci dicono che siamo diversi. Ma chi vuole essere davvero uguale ad un'altra persona? Una copia di qualcun'altro? Sarebbe un incubo! Magari desideriamo quella caratteristica che ha quella persona, ma come ho già scritto ci ammaliamo proprio perché l'omologazione ci toglie la vita.
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Per quanto riguarda la diagnosi ci stiamo chiarendo, perché effettivamente non me abbiamo mai parlato in modo approfondito. Giusto per chiarire, borderline in psichiatria (dove comunque ci trovo delle affinità) non è il borderline in psicoanalisi, quindi io guardavo altrove. Poi vabbè sarà uno psichiatra a dirmelo. Più che altro a me serviva una diagnosi per capire a che punto della situazione ero, perché ho continue ricadute (normalissime nel mio caso) e quanto tempo più o meno ci vorrà. Si parla probabilmente di anni, quindi mi metto il cuore in pace.
Non mi voglio concentrare sul disturbo (purtroppo se sono in fase down lo faccio) ma non posso ignorare o minimizzare il fatto che i problemi ci sono (ci pensano già i miei genitori a farlo) e con il tempo si possono risolvere.


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Re: Vorrei un aiuto a capire.

Messaggioda malika » 27/11/2019, 15:59



Alcuni risolvete altri migliorare. Purtroppo non posso pensare a una guarigione, a una cancellazione delle problematiche, però su quello mi ha rassicurato, non faccio parte dei casi in cui si può solo contenere il tutto, c'è margine (come c'è già stato) di miglioramento. Ci vorrà tanto tempo in po' perché molte cose sono radicate ormai da tempo e quindi è difficile smuovere o cambiarle e poi perché vivo in un ambiente che non mi fa migliorare, ma mi fa peggiorare.

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Re: Vorrei un aiuto a capire.

Messaggioda malika » 27/11/2019, 16:42



Omologazione, trovare una strada alternativa.
È una frase che senti spesso ma che non riesco a interpretare.
Alla fine dove sta il non omologarsi e quale è la strada alternativa?
Comunque un lavoro lo devo trovare (e non posso spostarmi), dovrò andare via di casa, non so se ci sarà spazio per quello che desidero. E queste fanno parte dell'essere omologati.

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Vorrei un aiuto a capire.

Messaggioda Run » 27/11/2019, 18:16



La Musica del Vento ha scritto:Tesoro non sto dicendo che abbiamo vissuto le stesse cose perché ogni persona è diversa e naturalmente lo sono anche le esperienze di vita, ma anche a me era stato diagnosticato il borderline oltre a tremila altri disturbi e il fatto che quegli psichiatri mi definissero così mi dava fastidio. Forse saranno loro, che hanno coniato questo termine, a non capire che una persona sensibile e che sta passando un bruttissimo periodo è più che naturale che abbia scatti d'ira o non ce la faccia più a provare tutte quelle emozioni stipate dentro di se, ma se solo l'avessi capito prima mi sarei tirata fuori dal loro incasinarmi secoli fa. :facepalm: E infatti ora che sto bene, chiedi a mia madre o al mio ragazzo come fossi in quel periodo e vediamo come ti descrivono la differenza.
Due sole psicologhe avevano fatto il loro lavoro con me, inutile comunque perché finché non è la persona in questione a scegliere di mettere da parte i ragionamenti tossici e ad essere indirizzata verso cose che veramente possono aiutarla, non se ne viene a capo.
Chi mi vedeva quando ero anoressica, gli scatti d'ira che facevo, i pianti angoscianti, mi avrebbero detto che ero pazza (cosa che è successa ma da persone che mi vogliono bene), ed era il mio stato d'animo in certi periodi depressivi, probabilmente concomitanti con chi mi aveva diagnosticato il borderline. Questa categoria di medici a cui piace così tanto inquadrare anche le piccole cose e trasformarla in qualcosa di grave, e noi che per colpa o non colpa loro stiamo a rifletterci così tanto e a sentire queste definizioni come un peso da portarsi dietro.
Mi fa piacere che ti senta rassicurata dal fatto che qualcuno ti dica cosa stia succedendo, ma questa continua ricerca di risposte porta solo ad altre domande e un termine non è in grado di spiegare ciò che ci accade dentro. Mi auguro che chi ti ha in cura cercerà di fare un buon lavoro, altrimenti diventa un fardello. In psicoterapia è importante che gli psicologi ti facciano capire che la visione della vita non è unidirezionale, che non esiste soltanto la tua “malattia”, ma che c'è altro che sta succedendo che non vedi e che ogni altra cosa merita la stessa attenzione.
L'ansia, il sentirsi fuori dal comune, per quanto sgradevoli, ci dicono una cosa importantissima. Che siamo diversi dagli altri, da chi finge, da chi si omologa, da chi non ha mai avuto una visione della vita vera. Queste cose che passiamo, brutte e dolorose, ci dicono che siamo diversi. Ma chi vuole essere davvero uguale ad un'altra persona? Una copia di qualcun'altro? Sarebbe un incubo! Magari desideriamo quella caratteristica che ha quella persona, ma come ho già scritto ci ammaliamo proprio perché l'omologazione ci toglie la vita.
Quello che stiamo passando non avviene mai per caso, ma ci da la possibilità di uscire da un guscio che ci siamo creati sacrificando noi stessi.



Infatti Musica del Vento ho letto diverse storie dove c'è gente che va dagli psicologi e viene soltanto incolpata su tutto, aggredita, invitata all'omologazione e come dicevi tu fanno una tragedia su tutto inventandosi anche fandonie sui pazienti. Io non giudico chi ci va, dico solo che andarci soltanto per ricavarne un altro danno non va bene. Vogliono scavare nella mente portando almeno in certi casi ricordi dolorosi che non servono al caso e sempre a tuo giusto dire ti senti anche dare giudizi sbagliati e offensivi, proprio come accaduto a me in altri ambiti. La mente è una cosa delicata, guai se ti danno il colpo di grazia finale. O ce la fai da solo nella vita o non ce la fai, a me così è capitato. Ti dico anche un'altra cosa: a volte c'è anche chi non è pazzo ma lo fanno diventare a furia di sentirsi dire cose sbagliate e maltrattamenti di ogni tipo. Fate attenzione a questa cosa.

@Malika: andarsene di casa non è per forza omologazione, dipende da come la vivi, può essere un atto di pazienza a tuo favore. Lo dico per te, renditi conto che anche se ti omologhi alla massa non per forza stai meglio. Ma poi per fare cosa, diventare come gli altri? Questa poi è una scelta tua.
Tra l'altro concordo anche io con Musica, se stai sempre a farti domande ne escono sempre altre e non si viene mai a capo di niente. Hai mai sentito che pensare troppo fa male? Sei arrivata alle tue giuste conclusioni, è proprio come vedi tu le cose, la tua famiglia non è interessata al tuo bene. Fa attenzione, lo dico per te.
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Messaggioda maralgizi » 27/11/2019, 18:24



La psicoanalisi ha una propria strutturazione. I psicodinamici non insegnano tecniche, essi ritengono solo di spiegare perché si sta soffrendo. Ciò perché secondo la loro logica ciò che è inconscio non è percepibile o conoscibile o raggiungibile dalla persona, ma solo attraverso terze parti che ne da la spiegazione. Loro non insegnano, ti spiegano perché stai male.
Sono i cognitivisti (e i cognitivi comportamentali) a ritenere che l'inconscio è raggiungibile, è conoscibile e che si può apprendere a gestire le emozioni e i pensieri negativi. Questi non credono alla tesi freudiana di un inconscio e un conscio in conflitto tra loro, ma che le due dimensioni interagiscono tra loro scambiandosi informazioni, che sono due livelli complementari. Secondo questa visione il livello conscio lavora a integrazione e sintesi di quello inconscio. Ma qua il discorso diventa molto complesso.
Direi che l'approccio psicoanalitico non fa per te. Prova con un psicoterapeuta cognitivista o cognitivo comportamentale.
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Pensar male di sé, ritenere di avere qualità negative, non significa e non implica che corrispondano alla realtà oggettiva, ma di sicuro sono espressione di emozioni di sofferenza.
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Re: Vorrei un aiuto a capire.

Messaggioda malika » 27/11/2019, 18:25



Run ha scritto:
La Musica del Vento ha scritto:Tesoro non sto dicendo che abbiamo vissuto le stesse cose perché ogni persona è diversa e naturalmente lo sono anche le esperienze di vita, ma anche a me era stato diagnosticato il borderline oltre a tremila altri disturbi e il fatto che quegli psichiatri mi definissero così mi dava fastidio. Forse saranno loro, che hanno coniato questo termine, a non capire che una persona sensibile e che sta passando un bruttissimo periodo è più che naturale che abbia scatti d'ira o non ce la faccia più a provare tutte quelle emozioni stipate dentro di se, ma se solo l'avessi capito prima mi sarei tirata fuori dal loro incasinarmi secoli fa. :facepalm: E infatti ora che sto bene, chiedi a mia madre o al mio ragazzo come fossi in quel periodo e vediamo come ti descrivono la differenza.
Due sole psicologhe avevano fatto il loro lavoro con me, inutile comunque perché finché non è la persona in questione a scegliere di mettere da parte i ragionamenti tossici e ad essere indirizzata verso cose che veramente possono aiutarla, non se ne viene a capo.
Chi mi vedeva quando ero anoressica, gli scatti d'ira che facevo, i pianti angoscianti, mi avrebbero detto che ero pazza (cosa che è successa ma da persone che mi vogliono bene), ed era il mio stato d'animo in certi periodi depressivi, probabilmente concomitanti con chi mi aveva diagnosticato il borderline. Questa categoria di medici a cui piace così tanto inquadrare anche le piccole cose e trasformarla in qualcosa di grave, e noi che per colpa o non colpa loro stiamo a rifletterci così tanto e a sentire queste definizioni come un peso da portarsi dietro.
Mi fa piacere che ti senta rassicurata dal fatto che qualcuno ti dica cosa stia succedendo, ma questa continua ricerca di risposte porta solo ad altre domande e un termine non è in grado di spiegare ciò che ci accade dentro. Mi auguro che chi ti ha in cura cercerà di fare un buon lavoro, altrimenti diventa un fardello. In psicoterapia è importante che gli psicologi ti facciano capire che la visione della vita non è unidirezionale, che non esiste soltanto la tua “malattia”, ma che c'è altro che sta succedendo che non vedi e che ogni altra cosa merita la stessa attenzione.
L'ansia, il sentirsi fuori dal comune, per quanto sgradevoli, ci dicono una cosa importantissima. Che siamo diversi dagli altri, da chi finge, da chi si omologa, da chi non ha mai avuto una visione della vita vera. Queste cose che passiamo, brutte e dolorose, ci dicono che siamo diversi. Ma chi vuole essere davvero uguale ad un'altra persona? Una copia di qualcun'altro? Sarebbe un incubo! Magari desideriamo quella caratteristica che ha quella persona, ma come ho già scritto ci ammaliamo proprio perché l'omologazione ci toglie la vita.
Quello che stiamo passando non avviene mai per caso, ma ci da la possibilità di uscire da un guscio che ci siamo creati sacrificando noi stessi.



Infatti Musica del Vento ho letto diverse storie dove c'è gente che va dagli psicologi e viene soltanto incolpata su tutto, aggredita, invitata all'omologazione e come dicevi tu fanno una tragedia su tutto inventandosi anche fandonie sui pazienti. Io non giudico chi ci va, dico solo che andarci soltanto per ricavarne un altro danno non va bene. Vogliono scavare nella mente portando almeno in certi casi ricordi dolorosi che non servono al caso e sempre a tuo giusto dire ti senti anche dare giudizi sbagliati e offensivi, proprio come accaduto a me in altri ambiti. La mente è una cosa delicata, guai se ti danno il colpo di grazia finale. O ce la fai da solo nella vita o non ce la fai, a me così è capitato. Ti dico anche un'altra cosa: a volte c'è anche chi non è pazzo ma lo fanno diventare a furia di sentirsi dire cose sbagliate e maltrattamenti di ogni tipo. Fate attenzione a questa cosa.

@Malika: andarsene di casa non è per forza omologazione, dipende da come la vivi, può essere un atto di pazienza a tuo favore. Lo dico per te, renditi conto che anche se ti omologhi alla massa non per forza stai meglio. Ma poi per fare cosa, diventare come gli altri? Questa poi è una scelta tua.
Tra l'altro concordo anche io con Musica, se stai sempre a farti domande ne escono sempre altre e non si viene mai a capo di niente. Hai mai sentito che pensare troppo fa male? Sei arrivata alle tue giuste conclusioni, è proprio come vedi tu le cose, la tua famiglia non è interessata al tuo bene. Fa attenzione, lo dico per te.
Per quanto riguarda gli psicologi, non saprei. Io ho avuto esperienze negative e positive. Sicuramente mi sta dando delle risposte (non la psicologa perché più delle volte ci arrivo prima che me lo dica), e mi sta aiutando a tornare "sulla retta via" (per retta via intendo un pensiero non condizionato dall'ambiente in cui vivo o le mie convinzioni fisse). Se mi da un consiglio...è perché alla fine gliel'ho detto io.

Per le domande non so come fermarle. Da una parte farmi delle domande mi aiuta ad arrivare alle risposte che cerco. Dall'altra riconosco un rimurgino continuo, che non so come fermare. C'è anche se faccio altro o sono impegnata.

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Messaggioda Run » 27/11/2019, 18:31



Pensa che alla base nessuno ha il diritto di maltrattarti, il resto è accessorio quando si parla di vessazioni. Spero che ciò possa essere uno spunto utile per te.
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Re: Vorrei un aiuto a capire.

Messaggioda malika » 27/11/2019, 18:36



maralgizi ha scritto:La psicoanalisi ha una propria strutturazione. I psicodinamici non insegnano tecniche, essi ritengono solo di spiegare perché si sta soffrendo. Ciò perché secondo la loro logica ciò che è inconscio non è percepibile o conoscibile o raggiungibile dalla persona, ma solo attraverso terze parti che ne da la spiegazione. Loro non insegnano, ti spiegano perché stai male.
Sono i cognitivisti (e i cognitivi comportamentali) a ritenere che l'inconscio è raggiungibile, è conoscibile e che si può apprendere a gestire le emozioni e i pensieri negativi. Questi non credono alla tesi freudiana di un inconscio e un conscio in conflitto tra loro, ma che le due dimensioni interagiscono tra loro scambiandosi informazioni, che sono due livelli complementari. Secondo questa visione il livello conscio lavora a integrazione e sintesi di quello inconscio. Ma qua il discorso diventa molto complesso.
Direi che l'approccio psicoanalitico non fa per te. Prova con un psicoterapeuta cognitivista o cognitivo comportamentale.
Grazie per la spiegazione. Dopo molte ricerche sono arrivata alla conclusione che forse anche un cognitivista mi direbbe le stesse cose. Ho un piccolo libro di tcc, l'ho riletto e mi piace molto, ma non spiega forse cosa cerco (forse in modo fittizio).
Tenete sempre conto che il primo post è stato scritto in un momento di crisi, rabbia, dove non sapevo alcune cose (sono poi domande a cui ho ricevuto risposta). Tenete conto che io ciclicamente arrivo in terapia e me la prendo con la terapeuta, l'attacco come attacco tutti, e come mia madre (disgrazia che abbia imparato ciò) attacca tutti. Io con la terapeuta non ce l'ho veramente, davvero io non mi fido di nessuno e non sono abituata a vivere un rapporto come lo vivono tutti: devo costantemente mettere alla prova l'altro, testare il fatto che non mi abbandonerà come sarà successo in passato (o ho subito qualche trauma). E ho notato che la psicologa cerca di farmi spostare l'attenzione dai miei a me. Non credo che faccia male il suo lavoro, sennò davvero non avrei fatto i progressi che ho fatto. Poi ok ci sono esperienze negative: se vi dico che ho passato 6 mesi in terapia a piangere senza capire perché andassi e perche questa voleva che le portassi i miei sogni (corrente adleriana, condivisibile o meno).
E poi guardate che non è così semplice dire "prendo lascio la terapia e la chiudo li". Si è comunque creato un clima di fiducia che difficilmente ho sperimentato in tutta la vita (neanche con i fidanzati, con le amiche ci sto provando ora).

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Re: Vorrei un aiuto a capire.

Messaggioda malika » 27/11/2019, 18:38



Run ha scritto:Pensa che alla base nessuno ha il diritto di maltrattarti, il resto è accessorio quando si parla di vessazioni. Spero che ciò possa essere uno spunto utile per te.
Che non possano farlo è chiaro, per questo esco di casa. Per proteggermi e non alimentare quel brusio inutile e sfiancante.

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