da maralgizi » 03/04/2020, 16:43
Ciao Massimiliano
Le difficoltà attentive e di memorizzazione non sono una colpa. La colpa sussiste solo se è premeditata, se è il risultato di un comportamento intenzionale.
Tieni presente che nelle persone ansiose (timide, sociofobiche ecc) la memorizzazione e l'attenzione sono mortificate dalla enorme quantità di risorse mentali e psicologiche assorbite dai processi cognitivi inconsci che sono tutti di natura emotiva, per cui di energie sufficienti per ricorrere alla memoria e memorizzare ne restano in quantità insufficienti.
L'ansioso sociale vive, al di là delle proprie intenzioni, in una condizione mentale permanente, di sofferenza interiore. Questo stato è avvertito a bassa intensità emotiva perché situati negli stati inconsci della mente e che si avvertono solo come sottofondo che il soggetto trova difficile da spiegare o descrivere, non sa spiegarsene le cause, il perché. Ciò in quanto essendo inconscio è alimentato da processi automatici a base emotiva.
Le emozioni sono allocate nell'area limbica e nel tratto tronco encefalico del cervello, anche se innescate da pensieri negativi che solo in minima parte raggiungono lo stato cosciente superiore (quello umano, per intenderci). Le aree cerebrali deputate alla loro gestione sono allocate nella corteccia dove risiedono le funzioni di elaborazione critica e dialettica.
Come puoi essere colpevole di ciò su cui non hai il controllo?
Tuttavia ti senti colpevole. Forse perché pensi di non essere come gli altri e vedi in ciò una colpa. Forse ritieni che l'attentività sia una prerogativa squisitamente intenzionale, una questione di volontà, svogliatezza, forse, un dovere. Non è così.
Qualcosa si può fare, di certo non da soli. Si tratta di intraprendere un percorso di cambiamento lento e molto lungo e in ciò bisogna procedere con gradualità, e facendo ricorso a strategie e tecniche che vanno apprese. È in questo che c'è il ruolo importante della psicoterapia, soprattutto quella a indirizzo cognitivo comportamentale o cognitivo sistemico processuale. Hai provato questa strada?
Pensar male di sé, ritenere di avere qualità negative, non significa e non implica che corrispondano alla realtà oggettiva, ma di sicuro sono espressione di emozioni di sofferenza.