Salve,
ho già scritto scritto un paio di mesi fa su questo forum e mi ritrovo sfortunatamente ancora oggi a volerlo fare. Mentre un paio di mesi fa era più una richiesta di aiuto, adesso invece questa richiesta è arricchita da una riflessione.
Apparentemente non mi manca nulla, anzi. Ho 25 anni, ho molti amici, ho una vita sociale intensa, sono un ragazzo piacente fisicamente, con le ragazze pochi problemi, ho una famiglia che mi vuole bene, vado d'accordo con tutti, ho sempre lavorato e ho due lauree (una in finanza con lode), quindi ottime possibilità di carriera. Sembrerebbe tutto perfetto, ma in realtà non è così. Cinque mesi fa ho cominciato ad avvertire un dolore al fianco e da quel momento è un calvario che mi accompagna ancora adesso. Mal di schiena dal mattino alla sera, in qualunque posizione, impossibilitandomi ad avere una vita normale. Ho già speso più di 700 euro, fatto due esami specifici, consultato cinque specialisti, ognuno dei quali sembra avere la sfera di cristallo, ma senza risultati. Tutto quello che ho scritto poc'anzi sulla mia “bella vita” pian piano, se continuo in questo stato, sparirà completamente e già adesso comunque ne sto subendo le conseguenze. In più nessuno sembra capirmi perché non ho una patologia diagnosticata, tutti mi dicono: “Sei giovane, un paio di settimane e torni come prima”. Sono passati cinque mesi. Non ho più interessi, non ho più ambizioni, ogni giorno spero che “qualcuno” possa far cessare il mio dolore, indipendentemente se con la guarigione o la morte. Sono due mesi che pianifico il mio suicidio, però non trovo mai la forza, ma entro fine estate ci devo almeno provare perché non ce la faccio più e sto perdendo tutto.
La mia riflessione è: quanto può essere strana e, nel complesso, insensata, la vita? Credo di aver raggiunto il punto più alto della mia vita il 27 marzo di quest'anno quando il presidente della commissione ha esclamato: “... 110 e lode”, in quel momento mi sono sentito la persona più sicura di sé, mi stavo già facendo una miriade di film mentali su come potesse essere il mio roseo futuro, non sapendo che un paio di settimane prima quel banale dolore al fianco si sarebbe trasformato nel mio incubo peggiore. Il 27 di marzo il momento più alto della mia vita e neanche qualche mese più tardi il periodo più buio. Non ci trovo proprio senso in tutto ciò, come ad indicarmi: “Hai ottenuto quello che volevi, adesso è meglio che lasci questo mondo”.