Paolo19 ha scritto:Ciao, se sono qui è perché ho bisogno di un consiglio da parte vostra, da parte di qualcuno che sa cosa vorrebbe o meno ciò che una persona "ignorante" come me e/o chiunque non viva un dsa facesse dall'altra parte.
Paolo19 ha scritto:Grazie Adama, hai ragione non ho dato molti dettagli sulla questione. Comunque sei stata molto comprensibile, il problema è che questo disturbo non è razionale. Il punto quindi è che questa battaglia è un demone irrazionale, più forte della mia razionalità, del mio amore e di quello dei nostri amici, un disturbo che va e viene, un qualcosa di altalenante....io ci sono h 24, sono sempre presente, ma dopo tanto tempo con pochi miglioramenti, con momenti sempre più tristi e la mia grinta che va pian piano scemando, capirai che essere comprensivo e non avere reazioni o ripercussioni come una lastra di ghiaccio è pressocché impossibile.
Immyguru ha scritto:Ciao Paolo19. Una persona che amo è affetta da un disturbo con cui dovrà convivere a vita. Cosa posso fare? Assolutamente niente. Credimi, la mia non è rassegnazione. Ho provato ogni cosa, ogni via, sia sacra che profana. Ma non ha funzionato. E sai perchè? Perchè per quanto io mi possa impegnare, non sono io che sono affetta da quel disturbo. Io non posso capire. Non so cosa pensa, non so cosa prova e perciò non posso pretendere di sapere cosa è meglio per lui. E per quanto ciò mi faccia soffrire, in guerra non ci sono io, c'è chi mi sta accanto. È lui che sta lottando. E io posso solo amarlo, dimostrargli che sarò presente sempre e comunque, anche quando prenderà scelte irrazionali, anche quando vorrei solo fuggire da questa situazione così assurda da non sembrare reale. Quello che possiamo fare è accettare il fatto che le persone a volte non vogliono o non possono guarire, o non possono farlo come vorremmo noi, e imparare a conviverci così per come sono.
Immyguru ha scritto:Ciao Paolo19. Una persona che amo è affetta da un disturbo con cui dovrà convivere a vita. Cosa posso fare? Assolutamente niente. Credimi, la mia non è rassegnazione. Ho provato ogni cosa, ogni via, sia sacra che profana. Ma non ha funzionato. E sai perchè? Perchè per quanto io mi possa impegnare, non sono io che sono affetta da quel disturbo. Io non posso capire. Non so cosa pensa, non so cosa prova e perciò non posso pretendere di sapere cosa è meglio per lui. E per quanto ciò mi faccia soffrire, in guerra non ci sono io, c'è chi mi sta accanto. È lui che sta lottando. E io posso solo amarlo, dimostrargli che sarò presente sempre e comunque, anche quando prenderà scelte irrazionali, anche quando vorrei solo fuggire da questa situazione così assurda da non sembrare reale. Quello che possiamo fare è accettare il fatto che le persone a volte non vogliono o non possono guarire, o non possono farlo come vorremmo noi, e imparare a conviverci così per come sono.
Adamas ha scritto:Paolo19 ha scritto:Grazie Adama, hai ragione non ho dato molti dettagli sulla questione. Comunque sei stata molto comprensibile, il problema è che questo disturbo non è razionale. Il punto quindi è che questa battaglia è un demone irrazionale, più forte della mia razionalità, del mio amore e di quello dei nostri amici, un disturbo che va e viene, un qualcosa di altalenante....io ci sono h 24, sono sempre presente, ma dopo tanto tempo con pochi miglioramenti, con momenti sempre più tristi e la mia grinta che va pian piano scemando, capirai che essere comprensivo e non avere reazioni o ripercussioni come una lastra di ghiaccio è pressocché impossibile.
Capisco bene la tua difficoltà, io stesso ho esperienza di assistenza a persone che hanno disturbi psicologici e può essere molto debilitante per chi cerca di aiutare. Ed al contempo ho esperienza di cosa significa stare dall'altra parte e provare imperiosi impulsi (scusa il bisticcio di parole) che ti portano a compiere azioni apparentemente poco sensate. Anche se ti rendi perfettamente conto che dovresti smettere quell'impulso è così forte che non riesci a resistergli. Ma non era una battaglia impossibile da vincere, rendersi conto di questo è stato il primo passo. Smettere progressivamente di assecondare il disturbo è stato il secondo.
Non è necessario che tu sia una lastra di ghiaccio, anzi usare le tue emozioni anche negative nel modo giusto potrebbe essere d'aiuto. La cosa importante è farlo sempre in modo propositivo e costruttivo, non distruttivo. Deve sempre essere chiaro che non vuoi offendere o far del male ma al contrario che soffri e vuoi che lei stia bene. Un'esortazione fatta con voce alta ed accorata certe volte può essere più efficace di una fatta con un tono calmo ed indifferente. Se non si riesce a domare un disturbo usando la ragione e la razionalità può essere possibile usando l'intelligenza emozionale ed il legame affettivo/di fiducia. Anche in questo caso comunque ogni situazione è differente, per questo ti consigliavo di parlare con un terapeuta, anche per conto tuo per consigliarti una linea d'azione efficace.
E non dimenticare di trovare del tempo per te. Altrimenti potresti esplodere. Trovare del tempo per staccare la spina e rilassarsi aiuta anche ad essere più in grado di aiutare quando si è presenti.
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